Io ho scelto voi

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"Dov'è, o morte, la tua vittoria?"

Messaggero e portatore del Regno, Gesù ha dovuto affrontare il momento dell'oscurità e la tentazione della delusione.

Egli aveva tutto operato in funzione del mondo nuovo che stava per venire.

La sua stessa persona era totalmente legata a questa causa.

Il Regno veniva per mezzo di lui.

Ma, mentre sale a Gerusalemme, Gesù manifesta ai suoi discepoli la chiara coscienza che il Padre gli chiede una fedeltà fino alla morte ( Mc 10,32-34 ).

Domanda a lui di marcire, come la semente gettata nella terra ( Gv 12,24 ).

È la grande prova.

Come avrebbe potuto giungere agli uomini la pienezza del Regno proprio nella sconfitta e nella morte di colui che era venuto a portarlo?

Gesù soffre con angoscia indicibile questo dramma.

La lotta interiore del Getsemani ne è la più chiara testimonianza.

La morte che gli era davanti non è solo il momento tragico del dolore fisico e morale, ma è anche il tunnel oscuro dentro il quale sembra spegnersi la luce del mondo nuovo, che egli aveva acceso.

È il punto zero della speranza.

Per questo dalla bocca di Gesù esce l'invocazione: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!".

Ma, proprio nell'ora delle tenebre più dense, Gesù lancia la propria fiducia e la propria speranza al di là dell'abisso della morte: "Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" ( Lc 22,42 ).

Si affida totalmente all'amore e alla potenza di suo Padre ed è sicuro, pur nell'angoscia, che il Padre gli donerà, in modo nuovo, quel Regno per il quale egli muore.

La risurrezione conferma la speranza sconfinata di Gesù.

Essa rivela che anche nelle delusioni, nelle sconfitte, nel dolore e persino nel nulla della morte è lecito attendere e sperare.

Per quanti si abbandonano fiduciosamente a lui, Dio Padre è capace di creare, attraverso le esperienze più oscure, l'alba di una nuova vita.

È l'annuncio sconvolgente che l'apostolo Paolo trasformerà in augurio per ogni credente: "Possa ( Dio ) davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli" ( Ef 1,18-20 ).

A. Mantegna, Cristo morto

Inno a Cristo

Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.

Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, troni, dominazioni, principati e potestà.

Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.

Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose.

Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, riappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.

E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro. ( Col 1,12-23 )

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