Eucaristia, comunione e comunità

Indice

Capito IV - Per edificare la Chiesa

26. La comunità di Corinto

Tra le fonti bibliche dell'Eucaristia, accanto al racconto di Emmaus e degli Atti, si colloca con rilevanza la prima lettera ai Corinzi.

Paolo amava teneramente tutte le comunità da lui fondate, ma circondava di affetto particolare la comunità di Corinto, forse per i pericoli di contaminazione della fede cui la esponeva la sua posizione di città mercantile, e ancor più per le tensioni che la travagliavano all'interno.

Strettamente legati alla più antica testimonianza sull'istituzione dell'Eucaristia, ( Cfr. 1 Cor 11,17-34 ) emergono alcuni grandi ideali che provocano costantemente l'esistenza storica della comunità:

- lo stile di vita cristiana nell'impatto con la complessa e spesso problematica situazione dell'ambiente sociale;

- la scelta di comunione dinanzi alle ricorrenti divisioni, sperequazioni e reciproche indifferenze tra quanti consumano l'unico pane;

- l'esercizio dei carismi e dei ministeri che costruiscono l'unica Chiesa nella potenza dello Spirito e nel vincolo della carità.

27. Mangiare degnamente il corpo del Signore

L'Apostolo stigmatizza anzitutto uno stile di vita ibrido: sotto il segno del compromesso, c'è chi pretende di vivere la vita cristiana senza ripudiare quella pagana.

« Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni, non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni » ( 1 Cor 10,21 ) dichiara severamente l'Apostolo.

La scelta cristiana domanda coerenza: l'Eucaristia, fonte di vita nuova, non è compatibile con la vita di prima.

Perciò « chi crede di stare in piedi guardi di non cadere » ( 1 Cor 10,12 ).

Al monito di Paolo fanno eco queste riflessioni dei Padri della Chiesa.

I1 Papa Pelagio I avverte: « Coloro che non vogliono essere nell'unità e non possiedono quindi lo Spirito che abita il corpo di Cristo, non possono avere il sacrificio »;42 e Sant'Agostino rileva: « Chi assume il sacramento dell'unità e non rispetta il vincolo della pace non si appropria la grazia del sacramento ma si attira una condanna ».43

Queste voci costituiscono per noi, oggi, un deciso richiamo a vivere limpidamente la fede, demolendo gli idoli di un paganesimo risorgente: edonismo, potere, possesso.

E poiché la fragilità e la debolezza minacciano di intaccare la nostra fedeltà, quando questa è incrinata bisogna ricorrere al sacramento della Riconciliazione.

La degna ricezione della Eucaristia lo esige, perché « chiunque in modo indegno mangia o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore … mangia e beve la propria condanna »
( 1 Cor 11,27-29 ).

28. Celebrare l'Eucaristia nel segno dell'unità

Di grande attualità è anche la seconda linea di riflessione legata al simbolismo dell'unico pane: « Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo di un'unico pane »
( 1 Cor 10,17 ).

Nell'Eucaristia c'è la radice dell'unità e della fraternità.

Ogni divisione è chiusura su di sé, ogni settorialismo la inquina alla radice.

L'attenzione al povero e il servizio reciproco per farci carico « gli uni dei pesi degli altri » ( Gal 6,2 ) la rendono autentica.

In nome dell'Eucaristia, la comunità cristiana non può lacerare la veste senza cuciture del Cristo, non semina discordie e malumori, non emargina nessuno e neppure si emargina, staccandosi dagli altri.

L'Eucaristia è forza che plasma la comunità e ne accresce il potenziale di amore: la rende una casa accogliente per tutti, la fontana del villaggio che offre a tutti la sua acqua sorgiva, come amava dire Papa Giovanni.

In essa ogni diversità si compone nell'armonia, ogni voce implorante riceve ascolto, ogni bisogno trova qualcuno che si curva su di esso con amore.

Incontro, dialogo, apertura e festa ne sono le note caratteristiche.

29. Anche il rito della celebrazione dell'Eucaristia, vissuto con riferimento concreto alla vita di ogni giorno, mette in stretta connessione Eucaristia e carità.

Giustino, nella Chiesa primitiva, la descrive così: « Quelli che sono nell'abbondanza donano liberamente, e quanto viene raccolto è messo nelle mani di colui che presiede perché assista gli orfani, le vedove, i malati, gli indigenti, i forestieri, i prigionieri … in una parola perché porti soccorso a tutti quelli che sono nel bisogno ».45

La « diaconia » ecclesiale, che prolunga quella del Signore Gesù, va verso l'Eucaristia e da essa procede.

E un servizio esigente che vuole afferrare tutto l'essere: tempo, energie, salute, cultura.

Tutte le realtà della vita sono raggiunte in uno stile di servizio.

Il credente uscito dall'Eucaristia, non può dormire sonni tranquilli; è inquieto della inquietudine di Dio, invaso dalla passione per l'uomo.

La porta aperta a Cristo, si apre insieme sul mondo e sulla storia.

Dice la Didaché: « Se condividiamo il pane celeste, come non condivideremo il pane terreno? ».46

30. Chiamati e abilitati a servire

La comunità descritta da Paolo si presenta articolata in una serie di ministeri che in modo convergente la costruiscono e la vivacizzano: « A ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per l'utilità comune »
( 1 Cor 12,7 ).

Essi sono in stretta dipendenza dallo Spirito e hanno nell'Eucaristia la loro fonte.

Inoltre, nessun carisma è dato per l'utilità propria, ma è per gli altri, e deve essere messo a disposizione della comunità.

La loro convergenza è indispensabile perché essi si inseriscono in una struttura organica, quella del corpo ecclesiale, dove ogni membro esercita la sua funzione per l'utilità di tutti e la crescita del corpo.

Spesso i doni dello Spirito, anziché condurre a unità, possono essere spesi in contrapposizioni per nulla ecclesiali, o consumarsi, di fatto in atteggiamenti e lottizzazioni che sono in forte contrasto con l'unica Eucaristia.

31. I carismi e i ministeri trovano nell'Eucaristia la loro fonte ispiratrice e il primo campo di esercizio.

Nella celebrazione non tutti devono fare tutto, ma tutti hanno qualcosa da fare.

Ognuno deve fare tutto quello che gli spetta.47

La partecipazione attiva esige una pluralità di interventi che vanno dal ministrante, al lettore, al salmista, al cantore …

E in questa coralità armonizzata di servizi, la liturgia offre una immagine della Chiesa che, in tutte le sue esperienze, si costruisce con l'apporto di tutti.

Fuori della liturgia, si apre ai ministeri il vasto campo del mondo.

In tutti gli ambiti in cui si svolge la vicenda umana e si snoda la storia, sono necessarie testimonianze robuste.

Il ministero di chi si ciba dell'Eucaristia è quello di farla sentire oggi « corpo dato e sangue versato » per gli uomini, perché il nostro vivere diventi più umano.

32. Eucaristia e sacerdozio ministeriale

Tra i vari ministeri eccelle quello che configura in modo particolare a Cristo capo, maestro, pastore, e servo del suo gregge: quello cioè del Vescovo e dei presbiteri a lui associati.

Secondo una celebre espressione di San Tommaso, essi, nel fare l'Eucaristia, agiscono « in persona di Cristo ».

E se è vero che soggetto dell'Eucaristia è tutto il popolo santo di Dio, è altrettanto vero che senza questo ministero nessuna Eucaristia può essere celebrata.

Proprio perché agiscono « in persona di Cristo », la presidenza del Vescovo o del presbitero è essenziale alla comunità cristiana.

Ma occorre evidenziare - in linea con la viva tradizione della Chiesa - la stretta unità che amalgama il presbiterio con il suo Vescovo, e fa della loro comunione il segno di Cristo-capo.

Ecco come si esprime Sant'Ignazio di Antiochia in una delle sue caratteristiche esortazioni: « Tutti coloro che sono di Dio e di Gesù Cristo costoro sono con il Vescovo, e tutti coloro che si pentiranno e verranno all'unità della Chiesa, costoro saranno di Dio, purché vivano secondo Gesù Cristo …

Sentite il bisogno di partecipare a una sola Eucaristia; perché non vi è che una sola carne di nostro Signore Gesù Cristo e un solo calice per unirci al suo sangue, un solo altare, come un solo Vescovo con il presbiterio ed i suoi diaconi, miei compagni di servizio ».48

33. Tale unità traspare con particolare efficacia quando il Vescovo celebra l'Eucaristia nella chiesa cattedrale.

Ha una significativa espressione nella concelebrazione dei sacerdoti con il Vescovo come nel giorno dell'ordinazione dei presbiteri, o il Giovedì Santo.

Anche le concelebrazioni dei soli presbiteri manifestano lo stesso significato di unità.

In ogni caso l'Eucaristia non può essere celebrata in verità se non è presieduta dal Vescovo o da un presbitero in comunione con lui.

E il Vescovo che assicura il vincolo con la comunità apostolica e, perciò, l'identità delle nostre Eucaristie con quella che Cristo ha celebrato insieme ai Dodici.

Per volontà di Cristo la Chiesa locale, a partire dall'Eucaristia, si costruisce intorno alla persona e al ministero dell'apostolo.49

Il vincolo sacramentale col Vescovo si esprime in una obbedienza matura e in una corresponsabilità fattiva.

Per tale via la comunione dell'Eucaristia passa al ministero e alla vita dei battezzati.

Indice

42 Pelagio I , Epistula Viatori et Pancratio, A
43 Agostino Sermone 272
45 Giustino Apologia prima, 67
46 Didaché, IV, 8
47 Cfr. Sacrosancturn Concilium, n. 28
48 Ignazio di Antiochia Ai cristiani di Filadelfia, III,3-4
49 Cfr. Istruzione Generate Messale Romano, n. 74