Comunione e Comunità Missionaria  

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Conclusione

52. - La missione apre la Chiesa a una prospettiva di letizia pasquale che è carica di speranza per il futuro.

Il Signore risorto quando manda i suoi li accompagna sempre con le parole: « Non temete e Io sono con voi ( cfr. Mt 28,10.20 ).

È la certezza della presenza di Cristo che rende serena e fiduciosa la missione, pur in mezzo a difficoltà e limiti.

Il suo invito a non temere ci spinge come Chiesa in ogni luogo e in ogni situazione.

In questo spirito potremo vivere la comunione ecclesiale che allarga gli spazi, rompe i ghetti, supera le visioni parziali e, secondo il proprio carisma, rende coi-responsabili pastori e popolo, preti e laici, religiose e religiosi, diaconi e catechisti, tutti coloro cioè che in una Chiesa ministeriale sono chiamati ad essere autenticamente missionari.

Il Vangelo è potenza di Dio.

Chiede la donazione dell'Agnello che si è immolato e il coraggio del Pastore che dà la vita per le sue pecore.

Con la decisione ad essere più missionari non intendiamo proporre una qualche strategia di una logica puramente umana.

Ci affidiamo allo Spirito Santo e, sull'esempio di Gesù: « Ecco, io vengo » ( Eb 10,7 ) anche noi diciamo al Padre: « Eccomi, manda me! » ( Is 6,8 ).

E guardando all'immensa folla dell'umanità che attende la Parola, la Chiesa sente tutta la sua umana impotenza, ma prega e canta come Maria il suo « Magnificat » perché sa che la sua povertà sarà colmata dalla ricchezza di Dio e la sua debolezza dalla forza di Colui che compie meraviglie.

La Madre di Dio sia modello e aiuto per tutti noi, Vescovi, presbiteri, religiosi e laici, uomini e donne, e ci tenga uniti nella comunione ecclesiale, fonte e radice della missione.

Roma, 29 giugno 1986 Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

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