Le Aggregazioni Laicali nella Chiesa

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Introduzione

L'impegno pastorale della Chiesa che è in Italia, fin dagli anni '80, è stato caratterizzato dallo sforzo di rendere sempre più visibile e trasparente nelle nostre comunità il dono soprannaturale della comunione ecclesiale, che le edifica e le anima, come riflesso della Comunione trinitaria.

Con gli orientamenti pastorali per gli anni '90, Evangelizzazione e testimonianza della carità, esso ha avuto un ulteriore impulso e più profonde motivazioni.

Se il Vangelo della carità, infatti, è al centro della "nuova evangelizzazione", la sua testimonianza ne costituisce una condizione ineludibile di credibilità e di efficacia.

All'interno della comunità cristiana la prima testimonianza della carità è data dalla "comunione": è questo il nome ecclesiale della carità.

Si tratta di un "grande dono dello Spirito", che tutte le realtà ecclesiali devono accogliere con gratitudine e responsabilmente valorizzare per l'incessante costruzione della casa comune.

Un compito specifico, a tale riguardo, hanno le aggregazioni dei fedeli laici.

Da quelle più antiche a quelle più recenti, nella loro molteplicità e varietà, esse sono segni "della ricchezza e della vers. atilità delle risorse che lo Spirito del Signore Gesù alimenta nel tessuto ecclesiale" ( Christifideles laici, 31 ).

La fedeltà al medesimo Spirito esige, di conseguenza, che tutte convergano nella comunione ecclesiale: in essa trovano la loro origine, la principale ragione d'essere e la più autentica finalità; ad essa devono offrire il proprio contributo nel cuore di ogni Chiesa particolare e nella necessaria apertura alla Chiesa universale, per essere fermento di Cristo nel mondo e rifare il tessuto cristiano del nostro Paese, bisognoso oggi, come non mai, di un supplemento d'anima.

È un'esigenza, questa, che i Vescovi italiani hanno messo costantemente in luce nei principali documenti dell'ultimo decennio: essi non se ne sono nascosti mai le difficoltà, ma sempre hanno manifestato fiducia nella volontà e nella capacità delle aggregazioni laicali di essere un segno di comunione e di unità, "perchè il mondo creda" ( Gv 17,20 ).

Rinsaldare la comunione per rendere più fruttuosa la missione fu l'intento principale della Nota pastorale Criteri di ecclesialità dei gruppi, movimenti e associazioni, pubblicata dalla Commissione Episcopale per il Laicato agli inizi degli anni '80: un intento ampiamente ribadito nel documento Comunione e comunità, ripreso nella nota La Chiesa in Italia dopo Loreto, riproposto in Comunione e comunità missionaria e rimotivato in Comunione, Comunità e Disciplina ecclesiale.

Nell'ultimo documento pastorale Evangelizzazione e testimonianza della carità, si riconosce che le aggregazioni laicali ( "portano un contributo originale alla vita e alla missione della Chiesa del nostro tempo"; ma anche per loro si precisa che ogni sforzo "resterebbe vano se non convergesse nell'impegno di edificare insieme la Chiesa e di cooperare alla missione": e si auspica una partecipazione sempre più concorde alla pastorale organica e unitaria, sotto la guida del Vescovo.

È questa la finalità anche della presente Nota pastorale.

Essa non è un rifacimento o un aggiornamento di quella precedente.

La suppone certamente e, per diversi aspetti tuttora validi, ad essa rimanda.

Ma va oltre, perchè ne integra e ne sviluppa i contenuti, nel quadro più vasto della nuova stagione aggregativa dei fedeli laici, alla luce del nuovo Codice di Diritto Canonico e della Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II Chrisfifideles laici.

Nella prima parte si richiamano i principi ecclesiologici, che fondano e regolano il diritto di aggregazione dei fedeli nella Chiesa, come mistero di comunione e di missione, e il servizio dei Pastori per il necessario discernimento e riconoscimento della ecclesialità delle aggregazioni in base ai criteri indicati nella Christifideles laici.

Nella seconda si enuclea la normativa del nuovo Codice di Diritto Canonico, riguardante le associazioni dei fedeli, per il giusto orientamento di tutti, Pastori e fedeli, nella convinzione che la nuova codificazione canonica è l'interpretazione più autorevole e quindi più sicura dell'ecclesiologia conciliare, l'ecclesiologia di comunione, nella quale si collocano il diritto e la libertà aggregativa dei fedeli laici.

Nella terza si offrono alcune indicazioni pastorali.

Si parte dal doveroso coinvolgimento di tutte le aggregazioni laicali nella "nuova evangelizzazione" soprattutto nei campi propri dei fedeli laici, per sottolinearne tre condizioni:

la partecipazione nella comunione alla missione e alla pastorale della Chiesa particolare;

l'urgenza che esse siano sempre più scuole di formazione permanente e integrale ( umana, spirituale, dottrinale e culturale )

e la necessità della collaborazione affettiva ed effettiva fra le realtà aggregative nella reciproca stima e nel vicendevole scambio di doni.

Fondamentale, in questa prospettiva, è il ministero dei Pastori, del quale si delineano i tratti essenziali.

Ma a tale servizio dell'autorità deve corrispondere l'impegno convinto e responsabile di tutte le aggregazioni.

Ad esse, nella conclusione, si rinnova la fiducia dell'episcopato, come espressione delle attese e della speranza di tutte le Comunità ecclesiali che sono in Italia.

+ Salvatore De Giorgi
Arcivescovo emerito di Taranto
Presidente della Commissione Episcopale per il laicato

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