Linee comuni per la vita dei nostri seminari

Indice

Introduzione

La questione formativa e il suo orizzonte

1. - Dentro l'orizzonte di un vivo interesse

Sono numerosi e qualificati i segnali nella Chiesa che attestano una crescita di interesse, di riflessione e di azione nell'assumere, dal Concilio Vaticano II a oggi, la questione cruciale delle vocazioni al presbiterato: del loro sorgere come dono e mistero, del loro numero, dell'incisività della loro formazione, della loro perseveranza.1

La rassegna analitica dei documenti magisteriali maggiori, dei sinodi diocesani, degli interventi pastorali dei singoli vescovi, delle trattazioni teologiche, dei convegni nazionali e regionali, dell'assiduo lavoro di adeguamento compiuto nei seminari testimonia che l'argomento è stato mantenuto ben vivo e presente nella coscienza ecclesiale italiana.

L'"oggetto" della formazione del prete non è davvero sconosciuto nelle sue linee fondamentali e attuali.

Riconsiderando soprattutto il dettato della Pastores dabo vobis, lo facciamo senz'altro nostro: « La vocazione sacerdotale è un dono di Dio, che costituisce certamente un grande bene per colui che ne è il primo destinatario.

Ma è anche un dono per l'intera Chiesa, un bene per la sua vita e per la sua missione.

La Chiesa, dunque, è chiamata a custodire questo dono, a stimarlo e ad amarlo: essa è responsabile della nascita e della maturazione delle vocazioni sacerdotali ».2

Perciò, nostre sono anche la riconoscenza e la preghiera dell'apostolo Paolo: « Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli.

Di questa speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di verità del Vangelo che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa [ … ].

Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce » ( Col 1,3-6.9-12 ).

2. - Ai seminari e a tutte le comunità cristiane

Sono destinatarie di questa nota anzitutto e più direttamente le comunità del seminario, per la loro specifica competenza.

Ma ci rivolgiamo anche alle nostre Chiese locali nel loro insieme: al presbiterio di ciascuna di esse, alle parrocchie, a tutte le persone attente che, grazie alla loro specifica vocazione cristiana, assumono volentieri il compito di trasmettere la fede, di educare, e di contribuire al rinvigorimento della pastorale.

I tempi sono maturi perché tutti, secondo il dono ricevuto, condividano la responsabilità di quanto una Chiesa può e deve fare per desiderare e preparare ministri idonei e sufficienti per l'annuncio del Vangelo e la cura della comunità cristiana.

Servire le vocazioni è un grande atto di amore, richiede intelligenza, rinnova la gioia della fecondità ecclesiale.

Se le nostre comunità sono chiamate, in ogni campo, a ricomprendere la dimensione formativa della crescita cristiana, devono anche approfondire la conoscenza di ciò che comporta oggi la formazione del prete.

L'alunno, che si affida all'iter formativo del seminario, deve avere la certezza che il progetto che lo riguarda appartiene davvero allo spirito della sua Chiesa.

3. - Il riferimento sostanziale all'evangelizzazione, alla carità pastorale, al presbiterio

L'esperienza maturata in questi decenni riguardo alla formazione dei presbiteri ha avuto la grazia di potersi riferire ad alcune idee guida luminose:

innanzitutto il tema dell'evangelizzazione, nel quale è stato riconosciuto il primo dovere della Chiesa alla fine di questo millennio;

il tema della carità pastorale, quale indicatore della spiritualità del prete e della sua formazione personale;

il tema del presbiterio, inteso come dimensione previa dell'agire pastorale e come testimonianza di comunione, oltre al rapporto sempre attuale ed essenziale con l'Eucaristia.

Quanto più si è accolta l'implicazione pastorale e pedagogica espressa da questi temi e da questi termini, tanto più se ne è percepita la fecondità per tutta la comunità cristiana.

Concretamente: perché l'obiettivo della carità pastorale non si svuoti del suo senso più proprio e più suggestivo, riducendosi a una disponibilità, generosa o più spesso stanca, alla gestione corrente degli affari ecclesiastici e delle tensioni che essi generano, è necessario che l'obiettivo dell'evangelizzazione sia custodito dall'intera Chiesa in tutta la sua forza e nell'originalità che continuamente può attingere dal Vangelo e dal comando missionario di Gesù.

L'impegno che ci sta dinanzi è quello di saper proporre l'esistenza di Gesù come possibile esistenza compiuta e felice per tutti gli uomini: « Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena » ( Gv 15,11 ).

Ciò richiede senz'altro un aggiornamento dei linguaggi, tali da consentire un'effettiva trasmissione del Vangelo agli uomini del nostro tempo, ma anche di affrontare un compito più radicale: mostrare come il Vangelo sappia rendersi visibile dentro forme di vita che hanno accolto in sé il dono della salvezza.

La vera urgenza pastorale contemporanea sta sul fronte di questa concretezza: questo è vero per tutti i battezzati; questo è vero, per la parte loro propria, per i pastori.

« Nell'esercizio della sua missione profetica, la Chiesa sente incombente e irrinunciabile il compito di annunciare l'evangelo e di testimoniare il senso cristiano della vocazione, potremmo dire "l'evangelo della vocazione".

Avverte, anche in questo campo, l'urgenza delle parole dell'apostolo "Guai a me se non evangelizzassi!" ( 1 Cor 9,16 ).

Tale ammonimento risuona innanzitutto per noi pastori e riguarda, insieme con noi, tutti gli educatori nella Chiesa.

La predicazione e la catechesi devono sempre manifestare la loro intrinseca dimensione vocazionale: la parola di Dio illumina i credenti a valutare la vita come risposta alla chiamata di Dio e li accompagna ad accogliere nella fede il dono della vocazione personale ».3

4. - Le molte attese nei confronti dell'opera formativa dei seminari

Molte attese si sono concentrate sui seminari e sulla qualità della vita che vi si conduce: nel pensiero comune, infatti, essi sono tenuti ad attrezzarsi per affrontare la sfida di una formazione affidabile anche nelle circostanze attuali, perché questa è la ragione della loro esistenza e questo è il compito specifico loro affidato.

Intanto riconosciamo un dato problematico, che tocca non superficialmente la natura stessa del seminario tradizionale: il progressivo attenuarsi in molti seminari di una sufficiente e plausibile consistenza comunitaria.

Alcuni parametri non possono in alcun modo essere sottovalutati:

il numero degli alunni,

l'effettiva presenza di sufficienti figure educative,

il respiro della proposta formativa,

le condizioni abitative proporzionate,

la possibilità di frequentare studi seriamente organizzati

e di collegarsi con significative esperienze ecclesiali, che rappresentino una qualificata introduzione alla mentalità pastorale.

È evidente che le singole Chiese locali, le quali comprensibilmente aspirano ad assumersi direttamente il compito della formazione dei propri sacerdoti, sono chiamate a compiere un discernimento delicato circa le reali possibilità di garantire la qualità e la continuità dei contesti formativi.

Esse devono considerare lucidamente le situazioni di fatto e disporsi a qualche coraggiosa decisione.

Le Conferenze Episcopali Regionali non tardino a promuovere un'analisi esauriente di questa problematica, che interseca più di un settore della loro azione comune: si pensi, ad esempio, alla domanda di teologia e di accompagnamento spirituale che sorge in tutti i campi della formazione.

Essa riguarda sia i ministri ordinati, presbiteri e diaconi permanenti, sia i laici impegnati.

A tal riguardo sono da sviluppare con nuova sensibilità le intuizioni e le esperienze che hanno condotto, anche in tempi recenti, alla creazione di seminari e di istituti di teologia regionali, se si vuole approdare a qualche scelta profetica di fraterna cooperazione in un campo tanto rilevante.

5. - La qualità dei formatori e il lavoro d'équipe

L'attenzione si è rivolta costantemente e con la massima autorevolezza al tema della preparazione degli educatori che operano nei seminari.

La Pastores dabo vobis ne ha ribadito l'istanza, privilegiando il profilo collegiale, ecclesiale e spirituale dei formatori: « Il compito della formazione dei candidati al sacerdozio certamente esige non solo una qualche preparazione speciale dei formatori che sia veramente tecnica, pedagogica, spirituale, umana e teologica, ma anche lo spirito di comunione e di collaborazione nell'unità per sviluppare il programma, così che sempre sia salvata l'unità nell'azione pastorale del seminario sotto la guida del rettore.

Il gruppo dei formatori dia testimonianza di una vita veramente evangelica e di totale dedizione al Signore.

È opportuno che goda di una qualche stabilità e abbia residenza abituale nella comunità del seminario.

Sia intimamente congiunto con il vescovo, quale primo responsabile della formazione dei sacerdoti ».4

Ricordiamo che, nella medesima linea, la Congregazione per l'educazione cattolica ha dato ampio risalto al tema col suo intervento Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari ( 1993 ).

Il consenso su questa istanza è risultato unanime ed ha suscitato molteplici iniziative, vivaci ed apprezzate, sia a livello nazionale sia a livello locale.

Per parte nostra riconosciamo particolarmente promettente la scelta di avvalersi di cammini sistematici, con proposte di alto profilo, rispetto a pur interessanti interventi occasionali.

Le diocesi prevedano con sufficiente lungimiranza solidi itinerari di preparazione degli educatori.

Segnaliamo inoltre il valore rigenerante di un abituale esercizio d'aggiornamento all'interno di ogni équipe educativa seminaristica.

A questo proposito potrebbero essere individuati e offerti alcuni percorsi e alcune iniziative specifiche sia a livello regionale, sia a livello nazionale.

Non ci nascondiamo, infine, che occorre contrastare la tendenza, sempre più facile in tempi di penuria e di affanno, a ricambi troppo frequenti e frettolosi nelle équipes di formazione.

6. - Il volto nuovo della ministerialità e i riflessi sulla vita e il ministero del presbitero

Si pensi, ancora, ai riflessi che ricadono sulla formazione seminaristica dalla crescente presenza di diaconi permanenti e dall'istanza di trasformazione che la ripresa di questo ministero tiene alta nell'orizzonte delle nostre Chiese: un'istanza che implicherà salti di qualità nella conduzione pastorale delle comunità.

Anche l'incremento di nuove e motivate responsabilità di laici, uomini e donne, e persino di interi nuclei familiari, che attingono dal loro Battesimo energie di gratuita dedizione a forme qualificate di servizio, offre ai presbiteri e ai seminaristi stimoli non trascurabili a ripensare con maggior rigore la propria figura ministeriale e ad assumere con animo più grande e insieme più umile la propria specifica missione.

Tanto più quando le nuove testimonianze laicali godono di autorevolezza largamente riconosciuta e affondano le loro radici in una non comune sensibilità umana, teologale ed ecclesiale.

7. - La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana - Orientamenti e norme per i seminari: il cammino continua

I seminari italiani, dal canto loro, non si sono mai sottratti alla sfida formativa.

Essi hanno ascoltato numerose ed autorevoli indicazioni: ciascuno proporzionatamente alle proprie risorse e al tono della rispettiva collaborazione diocesana o interdiocesana o regionale, valorizzando le proprie tradizioni e aprendosi alle diverse esperienze maturate un po' ovunque, mantenendo come riferimento La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana - Orientamenti e norme per i seminari ( 1980 e 1989 aggiornato al 2006 ).

Il disegno teologico e spirituale di questo documento e i suoi suggerimenti strutturali conservano, per unanime giudizio, la loro validità.

I seminari riconoscono di averne ricavato stimolo per affrontare meglio non solo il "che cosa", ma anche il "come" della formazione del prete.

Il profilo dell'evoluzione pedagogica che ne è scaturita è ben noto al loro interno e verificato nei loro frequenti scambi; ma forse non è stato sufficientemente percepito presso le nostre comunità ecclesiali, le cui attese circa la formazione dei preti si mantengono piuttosto astratte, quando non addirittura in bilico tra un immaginario ormai superato e la illusoria attesa che il seminario da solo riesca a far fronte a tutte le esigenze formative necessarie a generare presbiteri capaci di essere all'altezza delle sfide dei nostri tempi.

Sembra sfuggire la percezione che anche le comunità seminaristiche rispecchiano lo stato effettivo della vita cristiana e delle condizioni familiari e giovanili della società attuale, come pure il grado di vitalità pastorale delle nostre Chiese, nella loro ricchezza ma anche nelle loro povertà.

Per questo sentiamo il dovere di ricordare a tutti i membri del popolo di Dio che è ingenua, e alla fine infeconda, un'enfasi che demandasse alla sola istituzione seminaristica l'onere di suscitare un sostanzioso flusso vocazionale, di impartire una solida formazione umana e spirituale, di fornire un compiuto bagaglio esperienziale, tale da assicurare un riuscito approdo del giovane prete al complesso e intricato contesto dell'odierna relazione e attività pastorale.

« Poiché la formazione dei candidati al sacerdozio appartiene alla pastorale vocazionale della Chiesa, si deve dire che è la Chiesa come tale il soggetto comunitario che ha la grazia e la responsabilità di accompagnare quanti il Signore chiama a divenire suoi ministri nel sacerdozio.

In tal senso proprio la lettura del mistero della Chiesa ci aiuta a precisare meglio il posto e il compito che i suoi diversi membri, sia come singoli sia come membri di un corpo, hanno nella formazione dei candidati al presbiterato ».5

8. - Obiettivi e struttura del presente documento

È sembrato utile, dunque, presentare una riflessione aggiornata in ordine alla vita e alla formazione nei seminari, quasi uno strumento propedeutico o di accompagnamento alla revisione del documento La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana.

Orientamenti e norme per i seminari.

Si è tentato di tracciare una sorta di inventario dei problemi emergenti che potrà costituire un interessante orizzonte di riferimento.

Intanto vogliamo riaffermare con forza che il filo conduttore di tutta l'azione formativa nei seminari è l'educazione della fede di un credente che è chiamato a farsi carico dei cammini di fede dei fratelli.

La figura spirituale del prete ha qui la sua grazia, attinge qui le sue dinamiche, sviluppa da questa radice le sue qualità umane e cristiane: la Pastores dabo vobis ne traccia una validissima sintesi.

Sullo sfondo di questa visione, le pagine che seguono si limitano ad individuare alcune precise esigenze che, con crescente frequenza, sono avvertite come sintomatiche dai nostri seminari.

Di esse si ragiona in vista di alcuni orientamenti.

L'ordine in cui le presentiamo riflette le istanze e i momenti più caratteristici dell'iter formativo canonicamente previsto per i seminari.

Il primo capitolo

L'esigenza di favorire nella persona le condizioni per una vera e fruttuosa formazione, cerca di cogliere, per la prima volta in forma organica, la natura di questa esigenza, la sua corretta lettura e qualche criterio per un prudente utilizzo delle competenze psicopedagogiche.

La novità dell'argomento e la sua delicatezza spiegano l'ampiezza con cui se ne tratta.

Secondo le più recenti indicazioni del Magistero su questa materia, tentiamo di illustrare sia il nesso tra il primato della vita spirituale e l'apporto delle scienze umane, sia gli aspetti di maturità umana implicati nel ministero presbiterale.

Il secondo capitolo

L'esigenza propedeutica: tra percorsi tradizionali e nuove risposte, affronta numerosi problemi che si riferiscono alle condizioni per preparare un promettente percorso formativo nel seminario teologico.

Il terzo capitolo

L'esigenza di un progetto di formazione per ogni seminario: aspetti fondamentali, offre alcune utili considerazioni a proposito della natura, della utilità e della genesi del progetto formativo del seminario.

Se ne mettono in luce l'intento pedagogico-spirituale, la rigorosa implicazione ecclesiale, il valore ispirativo per una vera e propria regola di vita comunitaria.

Esso dev'essere pensato a servizio dei contenuti teologici e dei richiami spirituali del più recente Magistero, alla cui ricchezza qui semplicemente si rimanda: ogni seminario adotterà il metodo più proficuo per la loro trascrizione nella concreta vicenda formativa.

Il quarto capitolo

L'esigenza formativa di dare spessore esistenziale alla figura teologica del presbitero, si addentra in una delle problematiche più acutamente sentite: quella del tono effettivo dell'azione formativa e della sua assimilazione.

La maturazione da promuovere è quella che sa sostenere la qualità relazionale richiesta dal ministero odierno.

Il quinto capitolo

L'esigenza formativa di elaborare e trasmettere la proposta teologica per il pastore d'oggi, non mira a indicare un nuovo piano di studi, ma vuole incoraggiare lo sforzo di ripensare una proposta teologica sempre più adatta alla vocazione e alla vita spirituale dei candidati al presbiterato.

Il sesto capitolo

L'esigenza formativa di preparare l'approdo alle dirette responsabilità di ministero, traccia qualche suggerimento circa i tempi e i modi per un graduale e guidato ingresso nel ministero.

Chiarito che non si intende sminuire il valore insostituibile della stagione seminaristica, ci si chiede se non sia giunto il momento di immaginare un tratto non propriamente seminaristico della formazione, prima dell'ordinazione.

Un aggiornamento di tale portata è un'operazione impegnativa.

Essa potrebbe forse essere incoraggiata da qualche sperimentazione "esemplare" sulla linea dei suggerimenti qui espressi: tale sperimentazione, condotta col rigore di un solido progetto e diffusa attraverso documentate comunicazioni, sarebbe di stimolo per tutti i seminari italiani.

Indice

1 Non si può fare a meno di ricordare l'Esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II Pastores dabo vobis ( 1992 )
e il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri della Congr. per il Clero ( 1994 )
2 Giovanni Paolo II, Esort. ap. Pastores dabo vobis, 41
3 Ibid., 39
4 Ibid., 66
5 Ibid., 65