La sala della comunità un servizio pastorale e culturale

Indice

II. I protagonisti della vita della sala della comunità

18. La comunità cristiana nel suo insieme

Soggetto dell'animazione della sala della comunità è la comunità cristiana dislocata su un territorio, ovvero presbiteri, religiosi e laici nella condivisione dell'unica passione per il Vangelo di Gesù Cristo e la sua accessibilità all'uomo contemporaneo.

È proprio della comunità cristiana promuovere e realizzare un attento discernimento culturale, espressione dinamica della comunione ecclesiale e metodo di formazione spirituale oltre che di lettura della storia e di progettazione pastorale, nonché percorso propedeutico allo stesso discernimento comunitario.

Il discernimento culturale diventa una scuola di vita cristiana, una via per sviluppare il confronto, la corresponsabilità, l'inserimento nel mondo a cominciare dal proprio territorio.

Nell'attuale situazione di pluralismo culturale, la comunità cristiana deve assumersi, in modo più diretto e consapevole, il compito di plasmare una mentalità cristiana, che in passato era affidato alla tradizione familiare e sociale.

Per realizzare questo obiettivo, dovrà andare oltre i luoghi ed i tempi dedicati al sacro e raggiungere i luoghi ed i tempi della vita ordinaria - famiglia, scuola, lavoro, sport, arte, ecc. - e attraversare il variegato e complesso mondo della comunicazione spettacolare.

Questo sporgersi oltre i tempi e i luoghi del sacro esprime la natura essenzialmente missionaria della comunità cristiana e conferma « che il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell'esistente, ma della missione ».11

Le sale della comunità devono diventare « propedeutiche al tempio, punto di riferimento e di interesse anche per i lontani, servizio al popolo di Dio, ma anche a tutti i figli di Dio ovunque dispersi ».12

19. Il gruppo di coloro che animano

Per una gestione efficace e qualificata della sala, la comunità cristiana è chiamata ad individuare persone che, per dono di Dio e per competenze proprie, possano assumere uno specifico servizio pastorale nei settori della cultura e della comunicazione.

È bene che nella fase del discernimento e poi nell'affidare l'incarico da parte della comunità cristiana ad operare nella sala della comunità, si tenga conto della necessaria passione e della competenza che il mondo della comunicazione richiede.

La Chiesa, infatti, accoglie la sfida della comunicazione non come un ambito di servizio strumentale, ma anzitutto perché ha la passione di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo ad ogni uomo e non riuscirà a realizzare se stessa come Chiesa di Gesù Cristo se non prenderà sul serio le domande e le attese, insieme alle inquietudini e alle contraddizioni, degli uomini e delle donne di oggi.

Il gruppo animatore dunque ha il compito di intercettare le domande e di cogliere le aspettative del territorio in cui opera, facendo riferimento al piano pastorale diocesano e agli orientamenti pastorali della Chiesa italiana.

20. - Ritorna ancora una volta l'importanza e la centralità della formazione, che si deve sviluppare in una forma di aggiornamento continuo.

Il progetto formativo deve tener conto delle priorità del piano pastorale ma, al tempo stesso, deve essere sviluppato secondo le esigenze della comunità e le novità che emergono dal quadro socio-culturale di riferimento.

Il gruppo che anima, in sostanza, deve essere in grado di rinnovarsi e di incrementare progressivamente la propria capacità di interpretare le nuove modalità del comunicare, individuando possibili percorsi di senso e in definitiva di spiritualità.

Questa ricerca di un orizzonte trascendente e fondante tende ad esprimersi, soprattutto nel settore audiovisivo, in forme nuove che esigono un costante aggiornamento.

Va da sé che di fronte a queste sfide non ci si può affidare all'approssimazione, anticamera della banalità e dell'ovvietà, ma è necessario, al contrario, sollecitare l'approfondimento critico e l'impegno creativo.

21. Il contributo delle associazioni

In ordine alla vita e all'animazione della sala della comunità, è auspicabile una sinergia tra associazioni con profilo culturale e pastorale coerente, con una configurazione giuridica ben definita e che si occupano di comunicazione.

In molti casi queste realtà già esistono; si tratta soltanto di consolidarle e di assecondarne gli sforzi.

Tali associazioni hanno il pregio di essere dotate di una competenza specifica nel settore della comunicazione e, opportunamente supportate, possono diventare una fucina di operatori da impiegare in questo delicato ambito della pastorale.

Non si deve trascurare, inoltre, la capacità d'attrazione che esse esercitano specialmente sulle giovani generazioni, sempre alla ricerca di luoghi e spazi, non solo fisici, che sappiano soddisfare la loro ansia di aggregazione.

È auspicabile che le strutture associative vengano coinvolte attivamente nei progetti pastorali delle parrocchie: il loro ruolo non può essere ridotto a quello di meri esecutori di progetti già elaborati; è necessario, al contrario, valorizzarne le potenzialità creative sulla base delle priorità e degli obiettivi del piano pastorale.

Alla luce delle esperienze in atto si può verificare come la vita associativa interna e le proposte che tali associazioni suggeriscono per l'animazione della sala della comunità sono importanti occasioni per la maturazione di adulti nella fede con un alto profilo di competenza nel mondo dei media.

22. Un servizio per tutti

Il destinatario principale di questa attività di inculturazione della fede è l'intera comunità locale.

I messaggi e le situazioni mediati dagli strumenti di comunicazione sociale, pur nell'apparente lontananza da un interesse propriamente pastorale, sono quelli che mettono maggiormente in risalto il contesto storico nel quale si perpetua l'azione salvifica del Signore attraverso la mediazione della Chiesa.

In quest'ottica, occorre stabilire i criteri che consentano non soltanto un'azione di crescita interna della comunità ecclesiale, ma anche un'azione di testimonianza e di evangelizzazione nei confronti di coloro che non sentono l'appartenenza alla comunità.

L'azione della sala va oltre i confini del luogo di culto, ma il suo obiettivo ultimo resta quello di un dialogo che assume la forma della testimonianza: testimonianza alla verità e all'amore di Cristo data con la parola, la vita e attraverso i mezzi della comunicazione sociale.

23. - Coloro che non appartengono alla comunità dei credenti non possono essere considerati come soggetti estranei o passivi delle sollecitazioni della comunità cristiana, ma devono essere accolti come interlocutori attivi per un confronto dialettico sul terreno delle questioni e dei problemi umani, in tutta l'estensione della loro gamma, su cui i cristiani sono sfidati a mostrare di avere una parola credibile da dire alla luce della loro fede, per rendere ragione della loro speranza ( cf. 1 Pt 3,15 ).

È dalla validità e dai risultati di questo approccio che nasce una possibilità concreta di evangelizzare chi non ha fede.

I cristiani hanno l'opportunità di verificare la solidità della propria fede, la capacità di trasmettere il messaggio cristiano con i linguaggi correnti e la qualità della loro carità.

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11 Giovanni Paolo II, Discorso all'Assemblea del III Convegno ecclesiale, 2
12 12 Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al IV Congresso naziolzale dell'ACEC 3