Volto missionario delle parrocchie nel mondo che cambia

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Comunicazione del Vangelo e parrocchia nel cambiamento

2 Gli orientamenti pastorali del decennio ricordano l'importanza di prendere coscienza dei cambiamenti in atto, per non rischiare di subirli passivamente.4

Il "progetto culturale" intende far crescere una comunità cristiana consapevole dei mutamenti sociali, culturali e antropologici che caratterizzano il nostro tempo.

Non pochi di essi toccano da vicino la parrocchia. Ne richiamiamo alcuni.

Anzitutto la cosiddetta "perdita del centro" e la conseguente frammentazione della vita delle persone.

Il "nomadismo", cioè la diversa e variata dislocazione della vita familiare, del lavoro, delle relazioni sociali, del tempo libero, ecc., connota anche la psicologia della gente, i suoi orientamenti di fondo.

Si appartiene contemporaneamente a mondi diversi, distanti, perfino contraddittori.

La frammentarietà trova forte alimento nei mezzi di comunicazione sociale, una sorta di crocevia del cambiamento culturale.

A soffrirne sono le relazioni personali e sociali sul territorio e, quindi, la vitalità delle parrocchie.

Da tempo la vita non è più circoscritta, fisicamente e idealmente, dalla parrocchia; è raro che si nasca, si viva e si muoia dentro gli stessi confini parrocchiali; solo per pochi il campanile che svetta sulle case è segno di un'interpretazione globale dell'esistenza.

Non a caso si è parlato di fine della "civiltà parrocchiale", del venire meno della parrocchia come centro della vita sociale e religiosa.

Noi riteniamo che la parrocchia non è avviata al tramonto; ma è evidente l'esigenza di ridefinirla in rapporto ai mutamenti, se si vuole che non resti ai margini della vita della gente.

In un contesto che spesso conduce alla dispersione e all'aridità, cresce per contrasto l'esigenza di legami "caldi": l'appartenenza è affidata ai fattori emozionali e affettivi, mentre i rapporti risultano limitati e impoveriti.

Lo stesso processo selettivo si avverte anche sull'orizzonte del cosiddetto bisogno del sacro, in cui, più che le ragioni della trascendenza, a prevalere sono le esigenze di armonia personale.

Anche su questo versante le parrocchie devono lasciarsi interrogare, se vogliono essere case accoglienti per ciascuno senza però smettere di essere aperte a tutti, rifuggendo da processi elitari o esclusivi; se vogliono rispondere sì alle attese del cuore ferito delle persone, ma anche restare luogo in cui si proclama la rivelazione di Dio, la verità assoluta del Risorto.

Un'altra sfida va raccolta.

Il mondo della fede non ha più caratteri unitari: tre vicende spirituali "nuove" esigono risposte.

Persone non battezzate domandano di diventare cristiane; e pure a chi non chiede deve giungere l'annuncio del Vangelo di Gesù.

È gente che proviene da altri paesi e culture, condotta tra noi per lo più dal bisogno di lavoro, in flussi migratori che mescolano popoli e religioni.

Ma ci sono anche ragazzi, giovani, adulti nati in famiglie in cui si è consumato un distacco netto da una fede ora per loro da scoprire.

Ci sono poi i battezzati il cui Battesimo è restato senza risposta: possono anche aver ricevuto tutti i sacramenti dell'iniziazione cristiana, ma vivono di fatto lontani dalla Chiesa, su una soglia mai oltrepassata.

Per loro la fede non va ripresa, ma rifondata; il dono sacramentale va riproposto nel suo significato e nelle sue conseguenze.

Ancora di più sono i battezzati la cui fede è rimasta allo stadio della prima formazione cristiana; una fede mai rinnegata, mai del tutto dimenticata, ma in qualche modo sospesa, rinviata.

Anche per costoro solo da un rinnovato annuncio può partire un cammino d'incontro con Cristo e d'inserimento nella vita ecclesiale.

Le trasformazioni sopra accennate sono solo alcune tra le molte che toccano la vita delle parrocchie.

Più in profondità agiscono i grandi cambiamenti culturali legati alla visione antropologica.

Su tutti occorre operare un discernimento.

Le parrocchie sono attrezzate a questo compito, come antenne sul territorio, capaci di ascoltare attese e bisogni della gente?

Se prima il territorio viveva all'ombra del campanile, oggi è la parrocchia a doversi situare nei diversi "territori" di vita della gente, per capirne i problemi e le possibilità.

Non basta una lettura sociologica, culturale dei dati; ne occorre anche un'interpretazione evangelica, ecclesiale.

Abbiamo così una prima indicazione per il volto della parrocchia missionaria: il mutamento esige il discernimento, quel dono che Paolo fa discendere dalla carità e quindi dalla comunione ( Fil 1,9 ).

Si tratta di dar corpo al discernimento comunitario di cui parlammo al Convegno ecclesiale di Palermo.5

Il compito riguarda tutti, ma soprattutto i consigli pastorali parrocchiali, in collegamento con quelli diocesani, e chiede di valorizzare gli spazi del dialogo culturale, come le sale della comunità, i centri culturali, l'associazionismo d'ambiente, i mezzi di comunicazione sociale.

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4 C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 36-43
5 C. E. I. Con il dono della carità dentro la storia ( 26 maggio 1996 ) 21