31 agosto 1969

Il nostro sguardo oggi si rivolge al Medio Oriente, a quei Paesi che non possono non interessare l'attenzione del Nostro spirito, tanto sono legati alla storia della civiltà e del Cristianesimo.

Fra tutti specialmente la Terra Santa.

E tanto essi si trovano in uno stato di tensione e di conflitti, da far temere, dopo la brevissima guerra del 1967, lo scoppio di altre conflagrazioni che potrebbero durare chissà quanto ed estendersi chissà dove.

Abbiamo l'impressione, meditando gli avvenimenti di questi giorni, che invece di preludere a soluzioni pacifiche, essi rinnovino sotto certi aspetti gli infausti sintomi i quali precedettero, proprio trent'anni or sono, lo scoppio della seconda guerra mondiale.

Dio non voglia!

Ma Noi vorremmo tuttavia scongiurare Governi e Popoli, come già fece allora il Nostro venerato Predecessore Pio XII con voce fatalmente inascoltata, a compiere ogni sforzo per evitare, mentre ancora siamo in tempo, quei primi passi incauti che scivolano poi verso i tragici sentieri di nuove guerre e di nuove rovine.

Noi facciamo a tutti questa preghiera, con cuore amico, in nome di Dio, per il bene e per l'onore dell'umanità.

Un recente episodio che Noi deploriamo vivamente si è aggiunto in questi giorni alla serie dolorosa delle perturbazioni in quella regione.

Si tratta, come sapete, dell'incendio che ha danneggiato la Moschea di Al Aqsa, nella Città Santa di Gerusalemme, dove si trovano i luoghi sacri alle tre grandi religioni monoteistiche.

Il fatto ha colpito questa volta i sentimenti religiosi dei musulmani, scossi dall'avvenimento rovinoso di un luogo caro alla venerazione tenace e gelosa di milioni di uomini.

Noi comprendiamo la loro amarezza, ma auspichiamo che essa non aggravi la condizione del Medio Oriente, già tanto tesa e delicata, e facciamo voti che la situazione non degeneri in altre violenze, o in odii più feroci che pregiudicherebbero maggiormente la causa per tutti superiore e doverosa della giustizia e della pace.

Per questa, nonostante tutto, noi dobbiamo sperare e pregare.

La religione, messa ora in maggiore evidenza in quel complicatissimo stato di cose, non deve essere motivo di più profonde divisioni e di più aspri rancore!

La credenza in Dio, comune sostanzialmente alle parti in causa, deve essere elemento di moderazione e motivo di comprensione, di mutuo rispetto, di superamento delle difficoltà di ordine politico nella giustizia e nell'equità.

Deve essere feconda, vorremmo dire prodigiosa sorgente di pace per uomini legati per tanti vincoli ad una terra per tutti sacra e sopra ogni altra degna di essere salvaguardata dalle avversioni, dalle calamità e dalle distruzioni della guerra.

Per la riconciliazione degli animi e per la incolumità dei Luoghi Santi, oggi, preghiamo!