Domenica delle Palme, 12 aprile 1987

1. "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore" ( 1 Gv 4,16 ).

Il mistero della redenzione che la Chiesa celebra nella Settimana Santa che iniziamo oggi, è un mistero di amore e di fede.

Un mistero diventato realtà nel nostro mondo grazie ad una giovane donna, Maria, la Vergine di Nazaret, che conobbe l'amore di Dio e credette in lui.

Per mezzo di lei ci è giunta la salvezza e la speranza di un mondo nuovo.

Conobbe l'amore di Dio quando l'angelo la chiamò: "piena di grazia" e le annunciò che sarebbe stata la Madre del Salvatore.

Credette nell'amore di Dio quando si abbandonò con tutto il suo essere al disegno amoroso del Padre e si lasciò riempire dallo Spirito Santo, Spirito dell'amore dicendo: "Avvenga di me quello che hai detto" ( Lc 1,3 ).

2. La storia della salvezza continua ad essere nella Chiesa una storia dell'amore di Dio che ci precede e ci accompagna corrisposto da una fede libera e generosa dell'uomo che si abbandona al progetto di Dio sulla stessa umanità.

La Chiesa contempla in Maria il modello e l'esempio più sublime di questa collaborazione, affinché la salvezza penetri all'interno del mondo e della società.

Maria è testimonianza del mistero dell'amore di Dio, che culmina nella passione e resurrezione di Cristo.

Essa è anche il modello di fedeltà e della cooperazione materna nel suo abbandono amoroso alla fede, alla speranza e all'amore.

Lei è la Vergine del Calvario nella notte del dolore, la Vergine della Pasqua nell'aurora del giorno senza tramonto della resurrezione di Cristo.

Per questo è la Vergine della speranza nella Parola e nelle promesse del suo Figlio.

3. Giovani dell'Argentina, dell'America Latina e del mondo intero.

Guardate Maria.

Invocatela e imitatela perché lei è il vostro modello.

È la Madre di Gesù e dei discepoli di Gesù.

Con lei camminiamo verso un mondo nuovo, verso la civiltà dell'amore: come popolo della Pasqua, presente nella storia, pellegrino verso la patria, conosciamo l'amore di Dio, come Maria, e crediamo in lui, per poter essere seminatori di speranza e costruttori di pace.