Costituzione "In agro dominico"

Errori di Eckhart sulla relazione di Dio col mondo e con l'uomo

27 marzo 1329

In seguito a un'inchiesta condotta dapprima … per ordine… dell'arcivescovo di Colonia e infine ripresa su Nostro ordine nella curia romana, abbiamo accertato che risulta in modo evidente in forza della confessione dello stesso Eckhart che egli ha predicato, insegnato e scritto ventisei articoli, che hanno la seguente formulazione:

(1) Interrogato una volta per quale ragione Dio non abbia formato il mondo prima, rispose allora, come ora, che Dio non ha potuto formare il mondo in un tempo precedente perché una cosa non può operare prima di essere; onde per cui non appena Dio fu, subito creò il mondo.

(2) Ugualmente si può ammettere che il mondo esista dall'eternità.

(3) Ugualmente, insieme e una volta per tutte, quando Dio fu, quando Dio generò il Figlio a sé coeterno e totalmente uguale in tutto, creò anche il mondo.

(4) Ugualmente, in ogni opera, anche cattiva, cattiva dico sia della pena che della colpa, si manifesta e risplende in ugual modo la gloria di Dio.

(5) Ugualmente, colui che insulta qualcuno con un insulto, con lo stesso peccato di insulto rende lode a Dio, e quanto più insulta e più gravemente pecca, tanto più rende lode a Dio.

(6) Ugualmente, colui che bestemmia Dio stesso, rende lode a Dio.

(7) Ugualmente, colui che chiede questa o quella cosa, chiede il male e in malo modo, perché chiede la negazione del bene e la negazione di Dio, e prega che Dio gli si neghi.

(8) Coloro che non si rivolgono alle cose, né agli onori, né all'utilità, né alla devozione interna, né alla santità, né al premio, né al regno dei cieli, ma a tutte queste cose hanno rinunciato, e anche a ciò che è loro proprio, in questi uomini Dio è onorato.

(9) Ho pensato ultimamente, se mai io volessi ricevere qualcosa da Dio o desiderare: io voglio riflettere molto bene su questa cosa, perché quando io fossi uno che riceve da Dio, in quel momento io sarei sotto di lui o più in basso di lui, come uno schiavo o un servo, e lui stesso come un padrone nel suo dare, e così noi non dobbiamo essere nella vita eterna.

(10) Noi siamo totalmente trasformati in Dio e siamo in lui commutati; in modo simile, come nel sacramento il pane è commutato nel corpo di Cristo, così io sono commutato in lui, poiché lui stesso mi fa essere uno con se stesso, non simile.

Da parte del Dio vivente, è vero che lì non c'è alcuna distinzione.

(11) Tutto ciò che Dio Padre ha dato al suo unigenito Figlio nella natura umana, tutto questo ha dato a me.

In questo non escludo nulla, né l'unione, né la santità, ma tutto egli ha dato a me come a lui.

(12) Tutto ciò che la sacra Scrittura dice di Cristo, tutto questo si dimostra vero anche di ogni uomo buono e divino.

(13) Tutto ciò che è proprio della natura divina, tutto questo è proprio dell'uomo giusto e divino; per questo motivo, quest'uomo opera tutto ciò che Dio opera, ed egli ha creato insieme a Dio il cielo e la terra, ed è colui che genera il Verbo eterno, e Dio senza un simile uomo non saprebbe fare nulla.

(14) L'uomo buono deve conformare la sua volontà alla volontà divina in modo tale che lui stesso voglia ciò che Dio vuole.

Poiché Dio vuole che io in un qualche modo abbia peccato, io non vorrei mai non aver commesso peccati, e questa è la vera penitenza.

(15) Se un uomo avesse commesso mille peccati mortali, se un tale uomo fosse rettamente disposto, non dovrebbe volere di non averli commessi.

(16) Dio non comanda propriamente un atto esteriore.

(17) Un atto esteriore non è propriamente né buono né divino, e Dio propriamente non lo compie né lo produce.

(18) Noi non portiamo il frutto degli atti esteriori, che non ci rendono buoni, ma degli atti interiori, che il Padre, che in noi dimora, fa e compie.

(19) Dio ama le anime, non le opere all'esterno.

(20) L'uomo buono è il Figlio di Dio unigenito.

(21) L'uomo nobile è quel Figlio di Dio unigenito che il Padre ha generato dall'eternità.

(22) Il Padre genera me come figlio suo e come il medesimo figlio.

Qualsiasi cosa Dio opera, questa è uno; per questo egli mi genera come suo figlio, senza nessuna distinzione.

(23) Dio è uno in tutti i modi e secondo ogni punto di vista, di modo che in lui stesso non si può trovare una qualche molteplicità, nell'intelletto o fuori dall'intelletto.

Colui infatti che vede una dualità o vede una distinzione, non vede Dio; Dio infatti è uno al di fuori del numero e al di sopra del numero, né si compone nell'unità con qualcun altro.

Ne segue [ ben inteso in un passo successivo ]: dunque in Dio stesso non può esserci e non può essere pensata nessuna distinzione.

(24) Ogni distinzione è estranea a Dio, sia nella natura che nelle persone; lo si dimostra: perché la natura stessa è una e questo uno, e qualsiasi persona è una e questo stesso uno, ciò ( è ) la natura.

(25) Quando viene detto: "Simone, mi ami tu più di costoro?" ( Gv 21,15 ), il senso è questo, cioè me più che loro, ed è senza dubbio bene, ma non è perfetto.

Infatti nel primo e nel secondo, e nel più e nel meno c'è una gradazione e un ordine, nell'uno invece non c'è né gradazione né ordine.

Colui dunque che ama Dio più di quanto ami il prossimo, fa senza dubbio bene, ma non ancora in modo perfetto.

(26) Tutte le creature sono un puro nulla: non dico che sono un qualcosa di piccolo o un qualcosa, ma che sono un puro nulla.

Inoltre fu imputato al suddetto Eckhart di aver predicato altri due articoli con queste parole:

(1) C'è qualcosa nell'anima di increato e di increabile; se tutta l'anima fosse di tal genere, sarebbe increata e increabile, e questo è l'intelletto.

(2) Dio non è buono, né migliore, né ottimo; ogni qual volta io chiamo Dio buono, io mi esprimo così in modo erroneo, come se chiamassi il bianco nero.

[ Censura: ] …

Poiché Noi… abbiamo trovato che i primi quindici articoli menzionati e anche gli altri ultimi due, sia dal tono delle loro parole che dalla connessione dei loro concetti, contengono l'errore o piuttosto la macchia dell'eresia, e abbiamo anche constatato che gli altri undici, il primo dei quali comincia "Dio non comanda" ecc. ( prop. 16 ), risuonano in modo troppo equivoco e sono fortemente temerari e sospetti di eresia, anche se con molte chiarificazioni e con molte aggiunte sono in grado di formare o di avere un senso cattolico: affinché articoli di tal fatta o meglio le cose in essi contenute non possano più oltre corrompere i cuori delle persone semplici presso cui furono predicati, …

Noi … condanniamo e respingiamo chiaramente i sunnominati primi quindici articoli e gli altri ultimi due come eretici, e anche gli altri undici nominati, come risuonanti in modo equivoco, temerari e sospetti di eresia, e così anche qualsiasi libro od opuscolo dello stesso Eckahrt che contenga i sunnominati articoli o qualcuno di loro. …

D'altra parte … vogliamo che sia noto, come consta dal pubblico documento in seguito elaborato, che il sunnominato Eckahrt al termine della sua vita, professando la fede cattolica, i suddetti ventisei articoli che confessò di aver predicato, e anche tutte le altre cose da lui scritte e insegnate …, cose che possono generare nelle menti dei fedeli un giudizio eretico o erroneo e nemico della vera fede, ha ritrattato e anche condannato in quanto a quel giudizio …, sottomettendo se stesso, i suoi scritti e tutte le cose dette al modo di pensare della sede apostolica e Nostro.

Giovanni XXII


Nota Maestro Eckhart O.P. ( in latino oltre Echardus anche Ekkardus [ come egli stesso scrive ], Aychardus, e diversamente ) dovette per la prima volta rispondere delle sue dottrine il 26 sett. 1326 per ordine dell'arcivescovo di Colonia Enrico di Virneburg.
Dapprima gli furono rimproverati 49 articoli, poi altri 59.
L'appello di Eckhart al papa ( 13 febbr. 1327 ) fu impedito dai suoi avversari; tuttavia la sua causa fu portata alla curia avignonese.
Di essa abbiamo un "votum teologico avignonese", in cui vengono trattate tutte quelle proposizioni, che più tardi, dopo la morte di Eckhart, furono condannate nella bolla di Giovanni XXII.
Il papa si limitò a mandare il 15 aprile 1329 una copia di questa bolla all'arcivescovo di Colonia, affinché venisse resa pubblica unicamenteS nella sua diocesi e provincia ecclesiastica.