Evangelii nuntiandi

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Le religioni non cristiane

53 Esso si rivolge anche a immense porzioni di umanità che praticano religioni non cristiane, che la Chiesa rispetta e stima perché sono l'espressione viva dell'anima di vasti gruppi umani.

Esse portano in sé l'eco di millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta, ma realizzata spesso con sincerità e rettitudine di cuore.

Posseggono un patrimonio impressionante di testi profondamente religiosi.

Hanno insegnato a generazioni di persone a pregare.

Sono tutte cosparse di innumerevoli « germi del Verbo »74 e possono costituire una autentica « preparazione evangelica » per riprendere una felice espressione del Concilio Vaticano II tratta da Eusebio di Cesarea.75

Tale situazione suscita, certamente, questioni complesse e delicate, che conviene studiare alla luce della Tradizione cristiana e del Magistero della Chiesa per offrire ai missionari di oggi e di domani nuovi orizzonti nei loro contatti con le religioni non cristiane.

Vogliamo rilevare, soprattutto oggi, che né il rispetto e la stima verso queste religioni, né la complessità dei problemi sollevati sono per la Chiesa un invito a tacere l'annuncio di Cristo di fronte ai non cristiani.

Al contrario, essa pensa che queste moltitudini hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo, ( Ef 3,8 ) nella quale noi crediamo che tutta l'umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni su Dio, sull'uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte, sulla verità.

Anche di fronte alle espressioni religiose naturali più degne di stima, la Chiesa si basa dunque sul fatto che la religione di Gesù, che essa annunzia mediante l'evangelizzazione, mette oggettivamente l'uomo in rapporto con il piano di Dio, con la sua presenza vivente, con la sua azione; essa fa così incontrare il mistero della Paternità divina che si china sull'umanità; in altri termini, la nostra religione instaura effettivamente con Dio un rapporto autentico e vivente, che le altre religioni non riescono a stabilire, sebbene esse tengano, per così dire, le loro braccia tese verso il cielo.

Per questo la Chiesa mantiene vivo il suo slancio missionario, e vuole altresì intensificarlo nel nostro momento storico.

Essa si sente responsabile di fronte a popoli interi.

Non ha riposo fin quando non abbia fatto del suo meglio per proclamare la Buona Novella di Gesù Salvatore.

Prepara sempre nuove generazioni di apostoli.

Lo costatiamo con gioia nel momento in cui non mancano di quelli che pensano ed anche dicono che l'ardore e lo slancio apostolico si sono esauriti, e che l'epoca delle Missioni è ormai tramontata.

Il Sinodo ha risposto che l'annuncio missionario non si inaridisce e che la Chiesa sarà sempre tesa verso il suo adempimento.

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74 S. Iustini I Apologia, 46, 1-4; II Apologia, 7 (8), 1-4; 10, 1-3; 13, 3-4: Florilegium Patristicum II, Bonn 1911-2, pp. 81, 125, 129, 133;
Clementis Alexandrini Stremata 1, 19, 91, 94: S. Ch. 30, pp. 117-118, 119-120;
Ad Gentes 11;
Lumen Gentium 17
75 Eusebii Caesariensis Praeparatio Evangelica, 1, 1: PG 21, 26-28;
Lumen Gentium 16