Messaggio Urbi et Orbi Pasquale 1978

26 marzo 1978

Figli carissimi della Chiesa di Dio!

e voi Fratelli dell'umano consorzio!

Noi raccogliamo in questo momento quanto ancora ci resta di umana energia e quanto ancora ci sovrabbonda di sovrumana certezza per fare a voi eco beatissima all'annuncio che attraversa e rinnova la storia del mondo: Cristo è risorto!

sì, nostro Signore Gesù Cristo è risuscitato dalla morte ed ha inaugurato una nuova vita!

per sé e per l'umanità!

Egli è venuto incontro agli uomini esterrefatti del grande prodigio della sua nuova esistenza col saluto più semplice e più meraviglioso, quello della sua pace: « Pace per voi! » ( Gv 20,19-21 ) egli disse, ricomparendo fra i suoi seguaci.

Noi, eredi autentici di quella fortuna, noi lo salutiamo con la meraviglia dell'inaudita novità, con la coscienza esultante della sorprendente realtà e con la gioia che una nuova presenza del divino Maestro ci obblighi ad avvertire la sua vittoria su la nostra pavida incredulità, ed a ripetere con pari impeto le parole del discepolo Tommaso: « Mio Signore e mio Dio »! ( Gv 20,28 )

Ed è così che, mentre noi celebriamo la verità e la gloria della Tua Risurrezione, o Signore, la luce ci inonda e ci invade.

Sì, noi sappiamo, noi godiamo di una sicurezza nuova, che ci mette in comunione spirituale e viva con Te.

Sì, noi crediamo!

noi possiamo offrirTi il dono che da Te, o Risorto, ci viene, la nostra fede, la nostra umile, ma già gloriosa fede, di cui viviamo, per cui viviamo, secondo quanto ci è insegnato e che noi, in certa misura, sperimentiamo nel nostro spirito: « L'uomo giusto vive in virtù della fede » ( Gal 3,11 ).

Questo della Fede, o Figli e Fratelli, dev'essere il nostro frutto pasquale.

Dobbiamo essere « fortes in fide » ( 1 Pt 5,9 ).

Dobbiamo aderire alla Parola di Dio, la quale viene a noi per le vie della Rivelazione, con fiducia completa.

Noi dobbiamo porre in essa il cardine dell'umana esistenza, cardine logico ed operativo ( Gal 5,6 ).

Noi che abbiamo la fortuna di professarci credenti, dobbiamo superare quegli stati di pensiero propri delle opinioni discutibili, delle ideologie costruite dall'umana mentalità, o da interessi pratici particolari, per riconoscere con la Fede i diritti della Parola di Dio, anche se ora la nostra conoscenza di essa è come riflessa in uno specchio enigmatico ( Cfr. 1 Cor 13,12 ); verrà la rivelazione frontale; ma intanto noi dobbiamo essere fedeli con coraggiosa coerenza alla norma di pensiero e di azione che, tramite il magistero autentico della Chiesa, madre e maestra, deriva a noi dalla religione di Cristo.

Oh! non abbiamo timore!

Questa sapienza soprannaturale non intristisce la libertà e lo sviluppo che a noi deriva dalla scienza e dalla esperienza del nostro studio naturale, sì bene essa lo sostiene e lo integra nella scoperta del muto linguaggio della creazione.

E risolve in superlativo colloquio di intelligenza e di amore la nuova Parola che il Padre, mediante il Figlio, nello Spirito Santo si degna di rivolgere all'umile nostra vita per associarla alla sua pienezza.

Oh! non abbiamo timore a fare del « Credo », che ci è garantito dalla Risurrezione di Cristo, la forma della nostra speranza ( Cfr. Eb 11,1 ), e sappiamo superare il fondo di dubbio, di scetticismo, di negazione, che si è depositato nella mentalità di tanti uomini, che si dicono moderni, solo perché sono figli del tempo; e vediamo piuttosto di meritare per la nostra pace e la nostra stessa temporale attività la forza luminosa della parola di Cristo: « voi conoscerete la verità e la verità vi farà liberi » ( Gv 8,32 )

Così l'augurio pasquale, Figli e Fratelli! che con la certezza della fede, voi possiate sperimentare il gaudio che le è proprio ( Fil 1,23 ) così che possiamo far nostra la compiuta preghiera della Chiesa: Ibi nostra fixa sint corda ubi vera sunt gaudia: « che i nostri cuori là siano fissi dove veri sono i gaudii »! ( Cfr. Collecta Dominicae XXI « per annum » )

Così il nostro augurio pasquale, che ora confermeremo con la nostra Benedizione Apostolica.