I rifugiati una sfida alla solidarietà

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III. Il cammino della solidarietà

17. Rimane molto attuale la contraddizione rilevata dal Concilio Vaticano II: "Mentre il mondo avverte così lucidamente la sua unità e la mutua interdipendenza dei singoli in una necessaria solidarietà, a causa di forze tra loro contrastanti, violentemente viene spinto in direzioni opposte; infatti permangono ancora gravi contrasti politici, sociali, economici, razziali e ideologici …".11

L'irrisolto problema dei rifugiati ne è una dolorosa conferma.

La mancata risposta è ancora più sconcertante in quanto esprime noncuranza per quei diritti individuali e sociali, che pure sono additati come una conquista del nostro tempo.

18. Sempre più, tuttavia, nel corso della storia e grazie alla riflessione etica, la coscienza dell'interdipendenza trova espressione in istituzioni internazionali.

L'azione e la testimonianza di organismi specializzati delle Nazioni Unite, di molti organismi internazionali o non governativi, di associazioni di volontari civili o religiosi, di servizi sociali e pastorali di Conferenze Episcopali, meritano stima e riconoscenza.

Si deve rendere un riconoscimento tutto particolare all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, istituito il 1° Gennaio 1951 con sede a Ginevra, il cui mandato, rinnovato ogni cinque anni, ne sottolinea simbolicamente il carattere "provvisorio".

Le sue due funzioni principali sono: assicurare una "protezione internazionale" ai rifugiati e ricercare "soluzioni permanenti" ai loro problemi.12

19. Numerosi membri di associazioni di volontariato e funzionari di istituzioni internazionali, malgrado tante difficoltà di ogni genere, si dedicano al servizio dei più poveri e pagano talvolta con la loro vita l'aiuto che generosamente offrono.

La presenza tra i rifugiati di persone impegnate a tempo pieno o per un periodo più o meno lungo, è una testimonianza efficace che va continuata ed incrementata.

20. Sono più che mai necessarie creatività e conversione dei cuori per far fiorire concrete iniziative di solidarietà.

Già il riconoscimento dei diversi tipi di persone forzatamente sradicate costituisce un positivo sviluppo nel recente dibattito internazionale su questo tema.

Esso facilita la comprensione della loro tragedia e la programmazione di interventi per la loro protezione e assistenza.

È venuto il tempo di guardare ai rifugiati al di là e al di fuori di posizioni ideologiche, che hanno impedito finora l'elaborazione di accordi internazionali adatti alle necessità contemporanee.

Inoltre, la tutela dei diritti umani dei profughi interni esige l'adozione di specifici strumenti legislativi e di appropriati meccanismi di coordinamento da parte della comunità internazionale, i cui legittimi interventi non potranno essere considerati come violazioni della sovranità nazionale.

21. Lo spirito di solidarietà rivela chiaramente inaccettabile il fatto che milioni di rifugiati vivano in condizioni disumane.

In particolare i cittadini e le istituzioni di Stati democratici ed economicamente sviluppati, non possono rimanere indifferenti di fronte a una così drammatica situazione.

L'inazione o lo scarso impegno da parte di questi Stati sarebbe una stridente contraddizione con i principi da essi giustamente considerati alla base della loro cultura, fondata sulla pari dignità riconosciuta ad ogni persona umana.

L'effettiva universalizzazione dei diritti umani dipende oggi in gran parte dalla capacità dei paesi sviluppati di fare quel salto di qualità morale che permetta di cambiare le strutture che mantengono così tante persone in una condizione di estrema emarginazione.

Non si tratta, infatti, soltanto di bendare le ferite; ci si deve anche impegnare e intervenire sulle cause che sono all'origine dei flussi di rifugiati.

La solidarietà internazionale deve innanzitutto concretizzarsi all'interno della comunità nazionale ed essere vissuta da ogni cittadino.13

22. Un'espressione particolare della solidarietà verso i Rifugiati è l'appoggio dato per il rimpatrio volontario, che è l'aspirazione della maggior parte di essi.

Si avverte sempre più fortemente la necessità di creare un sistema di controllo internazionale che assicuri ai Rifugiati la piena libertà di essere rimpatriati.

23. È significativo che oggi soltanto una piccola percentuale di rifugiati cerchi o riceva asilo in paesi al di fuori di quelli della vicina regione di origine.

L'onere dell'assistenza ai rifugiati nelle varie fasi della loro situazione ricade in gran parte sui paesi limitrofi.

Esso dovrebbe essere equamente assunto da parte della comunità internazionale.14

È inoltre sempre più evidente che la solidarietà verso i rifugiati esige iniziative combinate di aiuto umanitario e di cooperazione allo sviluppo.

24. I governi che hanno generosamente operato per accogliere rifugiati non interrompano gli sforzi e non chiudano le loro frontiere finché la sistemazione in paesiterzi rimane per molti rifugiati l'unica possibilità di sopravvivenza.

Tanto più che l'ingresso di rifugiati in un paese, pur creando inevitabili disagi, può stimolare lo sviluppo della società locale.

Tale opportunità richiede, però, adeguate scelte politiche ed economiche da parte del paese ospitante.

I rifugiati, poi, dal canto loro, si aiutino gli uni gli altri ponendo le loro risorse umane e spirituali al servizio della ricerca di soluzioni valide per far fronte alla loro situazione.15

Le istituzioni internazionali sono chiamate a svolgere un ruolo di mediazione tra culture e sistemi sociopolitici diversi, per favorire lo sviluppo di atteggiamenti di integrazione solidale.

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11 Gaudium et spes, 4
12 Tra gli organismi delle Nazioni Unite che operano in favore dei rifugiati, bisogna segnalare anche l'UNRWA Agenzia di soccorso e di lavori delle Nazioni Unite per i rifugiati di Palestina e del VicinoOriente creata nel 1950.
Tra le organizzazioni non governative occore sottolineare il ruolo storico della Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni ( CICM ), istituita dalla Santa Sede nel 1951 al servizio sia dei rifugiati che dei migranti
13 Cf. Giovanni PaoloII, Lett. Enc. Sollicitudo rei socialis, 38 ( 30 dicembre 1987 ):
"Si tratta innanzitutto dell'interdipendenza, sentita come sistema determinante di relazioni nel mondo contemporaneo, nelle sue componenti economica, culturale, politica e religiosa, e assunta come categoria morale.
Quando l'interdipendenza viene così riconosciuta, la correlativa risposta, come atteggiamento morale e sociale, come 'virtù', è la solidarietà … è la determinazaione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti"
14 Cf. Giovanni Paolo II, Messaggio alla II Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite per l'Assistenza ai Rifugiati in Africa ( ICARA II ) ( 5 luglio 1984 )
15 Cf. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Quaresima 1990 ( 8 settembre 1989 )