Cerimoniale dei Vescovi

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Capitolo XV - La solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo

Premesse

385. Benché dell'istituzione dell'eucaristia si faccia un particolare ricordo nella messa in cena Domini, quando Cristo Signore cenò coi suoi discepoli e affidò a loro il sacramento del suo corpo e del suo sangue da celebrarsi nella Chiesa, tuttavia in questa solennità è proposto alla pietà dei fedeli il culto di un così salvifico sacramento, così che celebrino le opere mirabili di Dio in esso significate e ottenute per mezzo del mistero pasquale, imparino a partecipare al sacrificio eucaristico e a vivere più intensamente di esso, adorino nello stesso sacramento la presenza di Cristo Signore e rendano giustamente grazie a Dio per i suoi doni.248

386. Come particolare celebrazione di questa solennità, la pietà della Chiesa ha tramandato la processione, con la quale il popolo cristiano, portando solennemente per le vie l'eucaristia con accompagnamento di canti e di preghiere, rende pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso questo sacramento.

Conviene dunque che là dove le circostanze attuali lo permettono e la processione può essere davvero un segno comune di fede e di adorazione, essa si conservi e sia favorita.

Anzi nel caso di una grande città, qualora la necessità pastorale lo faccia ritenere opportuno, si possono, a giudizio del vescovo diocesano, organizzare altre processioni nei principali quartieri della città stessa.

Spetta al vescovo diocesano giudicare sia della opportunità nelle circostanze attuali, sia del luogo e dell'organizzazione di tale processione, in modo che si svolga con dignità e senza pregiudizio delle riverenza dovuta a questo ss. Sacramento.

Là dove invece in questa solennità non è possibile fare la processione, è bene che si svolga un'altra pubblica celebrazione per tutta la città o per i suoi principali quartieri nella chiesa cattedrale o in un altro luogo più opportuno.249

Processione Eucaristica

387. È preferibile che la processione si faccia immediatamente dopo la messa, nella quale viene consacrata l'ostia da portarsi poi in processione.

Nulla vieta però che la processione si svolga anche a coronamento di una un'adorazione pubblica e prolungata, fatta dopo la messa.250

388. Oltre a quanto è richiesto per la celebrazione della messa stazionale, preparino:

a) nel presbiterio:

- sopra la patena l'ostia da consacrarsi per la processione;

- l'ostensorio;

- il velo omerale;

- un secondo turibolo con la navicella;

b) in un luogo opportuno:

- i piviali bianchi o di colore festivo ( cf. più sotto al n. 390 );

- le torce e le candele;

- ( il baldacchino ).

389. Terminata la comunione dei fedeli, il diacono colloca sull'altare l'ostensorio nel quale ripone con riverenza l'ostia consacrata.

Quindi il vescovo con i suoi diaconi genuflette e torna alla cattedra, dove proclama l'orazione dopo la comunione.

390. Terminata l'orazione, omessi i riti di conclusione, si fa la processione.

Il vescovo la presiede rivestito o di casula, come per la messa, o di piviale di colore bianco.

Se invece la processione non segue immediatamente la messa, indossa il piviale.251

Conviene che i canonici e i presbiteri che non concelebrano indossino il piviale sopra la cotta e la veste talare.

391. Dopo aver messo l'incenso nel turibolo e averlo benedetto, il vescovo, in ginocchio davanti all'altare, incensa il ss. Sacramento.

Riceve poi il velo omerale, sale all'altare, genuflette e, con l'aiuto del diacono, prende l'ostensorio, tenendolo con entrambe le mani coperte dal velo.

Allora si avvia la processione: precede l'accolito con la croce, accompagnato dagli accoliti che recano i candelabri con i ceri accesi; seguono il clero, i diaconi che hanno prestato servizio alla messa, i canonici e i presbiteri rivestiti di piviale, i presbiteri concelebranti, i vescovi per caso presenti, rivestiti di piviale, il ministro che porta il pastorale del vescovo, due turiferari con i turiboli fumiganti, il vescovo che porta il ss. Sacramento, un poco dietro i due diaconi che lo assistono, quindi i chierici che prestano servizio per il libro e la mitra.

Tutti portano in mano la candela e, attorno al Sacramento, si portano delle torce.

Si usi il baldacchino, sotto il quale proceda il vescovo che porta il Sacramento, secondo le consuetudini locali.

Se il vescovo non può portare il ss. Sacramento, segua la processione rivestito dei paramenti, a capo scoperto, portando il pastorale ma senza benedire, immediatamente davanti al sacerdote che porta il ss. Sacramento.

Invece gli altri vescovi che per caso partecipano alla processione, quando sono rivestiti dell'abito corale, seguono il ss. Sacramento, come è descritto più sotto al n. 1100.

392. Per quanto riguarda l'ordine dei fedeli, si osservino le consuetudini locali; ugualmente per quanto riguarda l'addobbo delle vie e delle piazze.

Nel corso della processione, se la consuetudine lo comporta e lo consiglia il bene pastorale, si può fare qualche sosta con la benedizione eucaristica.

Tuttavia i canti e le preghiere che si fanno, portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode dei Signore.252

393. Conviene che la processione si diriga da una ad un'altra chiesa.

Tuttavia, se le circostanze lo consigliano, può anche ritornare alla medesima chiesa da cui era partita.253

394. Alla fine della processione viene impartita la benedizione con il ss. Sacramento nella chiesa in cui si è giunti o in un altro luogo più opportuno.

I ministri, i diaconi e i presbiteri, entrando in presbiterio, si recano direttamente al loro posto.

Dopo che il vescovo è salito all'altare, il diacono riceve sulla destra l'ostensorio dalla mano dei vescovo che sta in piedi e lo colloca sopra l'altare.

Quindi il vescovo, insieme con il diacono, genuflette e, deposto il velo, si mette in ginocchio davanti all'altare.

Poi, dopo aver messo nel turibolo l'incenso e averlo benedetto, il vescovo riceve il turibolo dal diacono, fa l'inchino con i diaconi che lo assistono, e incensa con tre tratti il ss. Sacramento.

Dopo aver fatto per una seconda volta l'inchino al ss. Sacramento, restituisce il turibolo al diacono.

Frattanto si canta la strofa Tantum ergo o un altro canto eucaristico.

Quindi il vescovo si alza e dice: Preghiamo.

Si fa una breve pausa di silenzio; quindi il ministro, se è necessario, sorregge il libro davanti al vescovo, mentre lo stesso vescovo continua dicendo: Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia o un'altra orazione del "Rituale Romano".

Terminata l'orazione, il vescovo riceve il velo omerale, sale all'altare, genuflette e, aiutato dal diacono, prende l'ostensorio, tenendolo alzato con entrambe le mani coperte dal velo, si volta verso il popolo e traccia con l'ostensorio un segno di croce senza dire nulla.

Dopo di che, il diacono riceve l'ostensorio dalle mani del vescovo e lo colloca sopra l'altare.

Il vescovo e il diacono genuflettono.

Quindi mentre il vescovo resta in ginocchio davanti all'altare, il diacono porta con riverenza il sacramento alla cappella della riposizione.

Frattanto il popolo, secondo l'opportunità, proclama qualche acclamazione.

Infine ci si reca processionalmente verso il secretarium nel modo consueto.

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248 Cf. Messale Romano Principi e norme, Proemio, n. 3
249 Cf. Rituale Romano, Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico, nn. 101-102;
cf. S. Congregazione dei riti, Istruzione Eucharisticum Mysterium, 25 maggio 1967, n. 59: A.A.S. 59 ( 1967 ), p. 570
250 Cf. Rituale Romano, Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico, n. 103
251 Cf. ibidem, n. 105
252 Cf. ibidem, n. 104
253 Cf. ibidem, n. 107