Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 3 Gennaio 1919

Sono ritornato ieri sera alle 18 da Fra Leopoldo, per scusarmi che nemmeno in giornata avevo potuto visitare il Prof. Teodoreto a causa dell'ufficio che non me lo aveva permesso.

Se ne mostra davvero spiacente e mi dice che il Professore ieri mattina mi attese tutta la mattinata.

Teme che il demonio lo impedisca perché indubbiamente tale lettura mi farà molto bene.

Fra Leopoldo nella sua grande bontà mi ripete per la centesima volta il suo affetto grande nel Signore per me e mi dice che sarà per lui un dolore quando non gli sarò più vicino.

Io tento di dimostrargli che devo molto a lui ed egli mi ripete che è difficilissimo trovare due anime che si intendano completamente nell'amore al Signore.

Mi dice che sarebbe suo desiderio che io fossi al suo letto di morte e assistessi le sue ultime ore ed io, ricordandogli che quel giorno sarò lontano, non gli nascondo che tale sarebbe pure il mio desiderio.

Mi ricorda ancora che ha avuto per me confidenze celate agli altri e che il Signore permette che legga anche le sue meraviglie.

Mi parla della bontà del Prof. Teodoreto e mi ripete: "Creda, è proprio un Santo".

Mi dice che fra le rivelazioni ( e questo me lo nota incidentalmente ) ve ne erano diverse riguardanti il Sommo Pontefice e che una pia persona aveva portato a Roma.

Ma le carte non giunsero al Papa ed egli, dice che si è dovuta constatare la verità del detto.

Consisteva ( prima della guerra ) che il Papa non si fosse mosso da Roma e difatti ebbe sollecitazioni, mi dice, ma non si è mosso.

Fra Leopoldo è sempre più umile, più francescano.

Quando mi congedo, egli mi accompagna sempre alla porta, mi chiede quando ritorno ed oggi, in un momento di maggiore affezione, egli mi prende le mani e mi accarezza una volta in viso con paterna delicatezza.

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