Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 20 Gennaio 1919

Oggi è il mio compleanno.

Stamani mi sono portato al mio caro Santuario della Consolata ed ho ricevuto Gesù con un trasporto veramente grande.

Il Signore nella sua misericordia permette che ogni anno in questo giorno io provi una gioia grandissima, una letizia insolita e stamani ai piedi della mia cara Mamma Consolata, nel ricevere Gesù vivo nel Sacramento d'Amore, ho sentito un gaudio tale, un rapimento così intenso da provare per ore intere una tale contentezza da sentirmi Gesù presente nel cuore e pensare con trasporto a Lui anche in mezzo ai rumori del mondo.

Ed ho sentito stamani una tale gioia sovrumana, un tale bisogno di agire, di pregare, di comunicare, di ringraziare il Signore, di vederlo presente in tutto, da sentire una felicità incomparabile, una felicità completa, un'assenza direi da questo mondo e godere gioie celesti.

Dopo la S. Comunione e la preghiera fervorosa, ardente, sincera, completa, ho sentito il Signore che mi rendeva allegro gaio e mi spingeva ad andare dal Prof. Teodoreto per leggere le meraviglie del Signore.

Passai prima da Fra Leopoldo per comunicargli la mia gioia, il mio trasporto ed egli si mostrò felice e volle offrirmi il caffè e pregando di ritornare la sera mi disse che: "Certo il Signore preparava qualche cosa".

Alle 9,30 sono dal Prof. Teodoreto.

Facciamo una breve visita al Santissimo ed il Professore prende il quaderno sul quale trascrive i detti rivelati dal Signore a Fra Leopoldo per leggermeli.

Io rivolgo ancora un'ardente preghiera a Gesù perché prepari il mio animo, una preghiera mentale, ardente e mi raccolgo perché la lettura s'imprima nel mio cuore e nella mia mente.

Sono conscio dell'importanza del momento e mi passa un fremito per la responsabilità di corrispondere ed ascolto con devota attenzione.

Fra Leopoldo inizia il suo scritto dedicandolo al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, cioè alla SS. Trinità.

Dà alcuni cenni della sua vita in quanto ha valore e relazione alla sua unione con Gesù, quanto vale a dimostrare diversi punti che maggiormente illustrano episodi della sua vita.

Egli dice che fa questo semplicemente per ubbidienza e sotto consiglio del teologo ed ora canonico Bracco e del Fratello Caneparo Sacramentino ( l'ultimo dei quali ho avuto il piacere di conoscere e il primo di sentire ).

Egli ricorda che non è uomo di lettere e per questo invoca il Veni Sante Spiritus, perché le sue parole diano soltanto gloria a Dio.

Cita quello che io ho già scritto circa la prima apparizione avvenuta nel 1887 nel sogno di Maria Addolorata, la quale lasciandogli nel cuore una dolcezza grandissima gli aveva detto: "Ricordati di quanto sofferse il mio Figlio".

Poi della visione in sogno del Santo Crocifisso con ai piedi sfolgorante e bella un'anima; quella della SS. Trinità pure citata, nella quale aveva visto una immensa cortina che dalla terra saliva al cielo e gli angioli aprendola gli avevano fatte vedere le persone della SS. Trinità.

Molte anime in maggior quantità poveri salivano al cielo, altre destinate al Purgatorio e qualcuna all'Inferno ed a chi si ricusava, degli angioli rigettavano con delle forche.

Vi erano poi delle anime che salivano più in alto della SS. Trinità e queste erano quelle che avevano in vita conservata la stola del candore battesimale.

Parla poi della sua vita in casa di nobili in qualità di cuoco ( non ricordo il nome dei conti ), le tentazioni del demonio; le sue giornate trascorse a Viale d'Asti, i fatti più salienti, uno fra i quali, nonostante i suoi padroni fossero ottimi cristiani, il demonio cercava ogni modo per fargli del male.

Fra Leopoldo nelle ore libere, d'accordo con un ottimo giovane agiato, aveva preso della stoffa per addobbare una cappella dedicata a S. Rocco e lavorava in casa per quella Chiesa.

Il padrone accortosi lo sgridò che occupandosi di altro avrebbe trascurato la cucina, tutto per opera del diavolo.

E proprio in quei giorni facendo dei crostini per la minestra, sentì una voce che gli diceva: "Guarda che nei crostini vi è un vetro", Fra Leopoldo guarda e non trova.

La voce ripete e Fra Leopoldo, vede davvero fra i crostini un vetro, il quale se non visto poteva far del male e procurargli il licenziamento.

Quello che scrivo io, ricordando appena qualche cenno, è sconnesso e toglie tutta la bellezza, la semplicità, l'interesse di quelle pagine che sono divine.

Così parla della benedizione della Chiesa nel cimitero mediante il suo intervento, della pioggia caduta dopo due mesi di siccità dopo l'inaugurazione di una statua a Nostra Signora di Lourdes.

Ricorda la sua divozione a Gesù nella Chiesa di S. Dalmazzo, dove aveva il suo Direttore spirituale in Padre Cozzi; le prime rivelazioni di Gesù ai piedi del Santo Crocifisso dove lo esorta ad andare a servire la S. Messa.

Ricorda l'episodio che invitato a portare l'ombrello in un viatico, prima rifiutò preso da rispetto umano poi vintosi, gli aveva detto a Gesù che sarebbe stato contento di averlo avuto così vicino nel Santo Paradiso.

Parla del suo ritorno a casa presso la mamma inferma da 18 anni e come prima di lasciar Torino avesse presa un'immagine anzi un quadro della Vergine Consolata, lo avesse posto sull'altare nel suo Santuario e qui ripeté l'orazione inspirata fatta allora alla Vergine e poi lo avesse fatto benedire dal Cardinale.

E racconta come ritornato a casa lo avesse colto male e viatico, fosse andato in fin di vita e come miracolosamente, fissando la Vergine, questa le fosse venuta raggiante vicino al letto e gli avesse detto che era guarito, nonostante il dottore gli avesse dato poche ore di vita.

Narra come la sua mamma che desiderava morire nelle sue braccia fosse vissuta ancora un anno ed è addirittura una pagina inspirata, sublime, il colloquio di Fra Leopoldo con la mamma negli ultimi momenti della vita.

La mamma è avvertita dal cielo della sua partenza e lo annunzia al figlio.

Parlano del Paradiso ed alla mamma che spiace di lasciarlo solo egli annunzia il suo desiderio di darsi tutto al Signore facendosi religioso.

Questi ultimi momenti sono addirittura parole di un Santo.

Dice con una semplicità, una rassegnazione angelica, che la sua mamma ha messe le braccia sul petto in segno di croce, ha abbandonato il capo, chiusi gli occhi e si è addormentata placidamente senza nessun strepito.

In questo punto ha un'invocazione sublime.

Io che conosco Fra Leopoldo ed ho la fortuna di avvicinarlo quasi ogni giorno e sono messo a parte da lui di tutte le confidenze possibili, non stupisco di nulla, perché sapendo quanto sia la sua cultura limitata, so pure quale grado di virtù egli abbia.

Tuttavia ascolto questa lettura con crescente interesse, con le mani giunte, con la mente ed il cuore assorti compreso dal miracolo palese di Gesù.

Mentre sento che in quello scritto vi è tutto Fra Leopoldo, nella sua semplicità, carità, santità, ingenuità francescana, schiettezza che attira, nel suo ardente, immenso amore a Gesù, sento pure che vi è la mano di Dio che ha inspirato la mente e guidato la penna.

Dopo la morte della mamma ritorna a Torino e dopo poco viene ammesso nei francescani, dove si trova ancora, nella Chiesa di S. Tommaso.

E qui lo scritto assume un altro carattere, un altro tono.

Non è più Fra Leopoldo che racconta, ma è Gesù che parla, ed è un Santo che ha delle elevazioni mistiche, delle estasi d'amore, adoperando un linguaggio da angeli che il sentirlo riempie l'animo di una dolcezza infinita come una soave melodia di Paradiso.

Io ascoltavo e leggevo cose mai sentite e provavo un senso tale di sicurezza, il Signore operava in me in modo che nessun dubbio veniva nella mia mente.

Sono bellezze che la mia mente è impossibilitata di ripetere senza perderne tutta la meraviglia, sono detti laconici, precisi, chiari di Nostro Signore ed espansioni, proteste di amore, accenti d'un ardente cuore innamorato di Gesù.

Ed è ammirabile la continuità progressiva delle parole di Gesù in ragione dell'amore e della perfezione dell'anima del francescano.

Le rivelazioni cominciano nel 1906 ed è notato il giorno, l'ora, come e quando Gesù ha parlato.

I primi detti sono laconici, direi quasi freddi.

Gesù domanda se vuol farsi santo e quantunque vi sia poco tempo pure poteva ancora benissimo.

Da allora i detti si succedono con una continuità che confonde.

Né Gesù parla a Fra Leopoldo nella sua cella, ma ancora e molto sovente dal Tabernacolo e nella SS. Comunione.

Né meno interessanti sono le aggiunte ai detti del Signore fatte da Fra Leopoldo sotto ispirazione del Signore.

Vi sono delle osservazioni, delle esortazioni, degli impeti di amore degni dei Santi Padri della Chiesa, di S. Paolo e di tutte le menti più elette.

Gesù si compiace in modo grandissimo dell'amore del suo servo e gli dice spesso che gli sarà vicino, che non tema e gli parla con ardore della Santa Adorazione del desiderio che si propaghi e lo esorta spesso a pregare ed una volta glielo ripete tre volte di pregare, pregare, pregare.

Il Signore si compiace pure dei sacrifici che Fra Leopoldo fa, e una volta leggendo nel suo cuore qualche dubbio gli dice cosa vorrebbe da Lui?

Se forse desidererebbe vederlo sfolgorante di gloria come in Paradiso, se non gli basta sentire la Sua voce.

Altra volta, Fra Leopoldo dopo la Santa Comunione, non sentendosi bene, domanda al Signore di liberarlo dal male che gli impediva di fare il ringraziamento e Nostro Signore gli ricordò che era sufficiente a ringraziarlo fare la Sua Santa Volontà.

Lo esorta spesso a stare in silenzio, parlare poco e le sue parole siano di edificazione.

In un punto mirabile dice che quelli che sono nel mondo devono comportarsi con dignità e vivere con spirito di cristiano cattolico, perché molti sono i pericoli in mezzo al mondo e senza la grazia di Dio nulla si può fare ed i Sacerdoti devono amare la preghiera, il ritiro, la solitudine.

In altro punto si compiace dell'amore del suo servo e dice che a lui piacciono le anime che abbandonano cose e persone e diventano poveri come San Francesco d'Assisi, ma sono pochi, molto pochi, questi tali.

Così in altro punto dice che a molti Sacerdoti concederebbe più grazie, ma che purtroppo lo trattano troppo materialmente.

Parlando della Santa Divozione il Signore assicura che sarà vicino a chiunque la farà e darà la salvezza eterna.

Così dice a Fra Leopoldo che quantunque egli non lo veda e senta soltanto la sua voce, ogni volta che nella sua cella fa la Santa Adorazione egli gli è vicino e gli angioli lo guardano.

Così in una aggiunta Fra Leopoldo dice che la Santa Adorazione gioverà anche alle anime più impenitenti e chi la farà potrà salvare anche quelle.

Misericordioso e ammirabile è Gesù quando Fra Leopoldo rivolge calda preghiera per i peccatori moribondi e Gesù gli dice che quando sarà in Paradiso vedrà quante anime sono salve per queste sue preghiere.

Così Fra Leopoldo si rivolge a Gesù Crocifisso per la conversione di tutto il mondo e Gesù gli dice che anche in questo sarà esaudito, perché gli vuole bene tanto bene.

Il Signore lo esorta a gettare pure il seme che verrà a raccogliere Gesù stesso.

li dice come vi sia ancora molto lavoro da fare.

Gli ricorda che il tempo che impiegherà a parlare di Lui con le anime buone non è tempo perduto e lo sprona.

Gli dice come egli sia suo strumento per far conoscere la sua misericordia e dopo morte sarà invocato specialmente come protettore contro la bestemmia.

A Fra Leopoldo che domandava quando sarà di vederlo svelato Gesù rispondeva che andava preparandolo ma che non era ancora tempo.

Gli aveva detto che molte persone sarebbero andate a lui a chiedere grazie e che Gesù avrebbe concesso, ma di non insuperbire.

Che guai a lui se fosse ritornato indietro ora che gli aveva dato il suo amore; Gesù si sarebbe rivoltato sdegnato e avrebbe dovuto adoperare la sferza.

A Fra Leopoldo che chiedeva di potersi saziare nella preghiera, Gesù rispondeva che se si fosse saziato non avrebbe trovato il paradiso come il suo cuore non è mai sazio dell'amore delle anime.

Fra Leopoldo solitava recarsi a far la preghiera nella Cappella di Nostra Signora dopo gli altri ed un giorno che era salito in cella prima del solito, Gesù gli chiese il perché ed egli rispose che desiderava recitare il suo Vespro e le preghiere vicino a Lui.

Gesù lo riprese dolcemente dicendogli che nella Cappella di Nostra Signora vi è Lui pure vivo nel Sacramento dell'altare.

Lo ammonisce un'altra volta di non guardare e di non sentire le cose che gli danno disgusto, ma di stare unito a Lui, alla sua Croce.

Altra volta egli dice di non temere, che in qualunque posto i superiori lo mandino, di fare l'ubbidienza, che egli gli sarà sempre vicino.

Egli raccomanda di non lasciarsi mai turbare, perché se qualche volta ritorna in cella non tranquillo allora avrà disunito il suo cuore da quello di Gesù e non comprenderà più i suoi detti.

Gesù Crocifisso lo chiama Santo Fra Leopoldo e gli dice che fra i Santi avrà un posto privilegiato.

In altro punto gli dice che quando sarà in cielo dispenserà grazie e allora sarà nel gaudio e felicità.

Ricorda poi che un giorno avendo parlato con il Segretario di S.E. il Cardinale Richelmy per il visto alla sua divozione, fosse stato invitato di andare in Arcivescovado.

Prima però sgomento nella sua semplicità chiese a Gesù quello che doveva dire al Cardinale.

Ed è stupenda la parola di Gesù.

Gesù gli dice di esporgli di aver ricevuto dal Santo Crocifisso doni e fatti straordinari e di aver fede speranza e carità e di parlargli della Santa Adorazione.

Di non sgomentarsi se il sig. Cardinale non lo approvasse, che sarebbe giunto il tempo che lo avrebbe fatto.

Fra Leopoldo si presenta con semplicità e umiltà, è ammesso in udienza ed esposto il motivo, viene dal Pio Cardinale congedato dicendo che divozioni ve ne erano già basta.

Fra Leopoldo chiede la sua benedizione e se ne ritorna.

Dopo qualche anno Padre Fedele di Moncalvo, allora curato in S. Tommaso, uomo di molta fede, ritorna con la divozione dal Cardinale ed ottiene il visto.

Fra Leopoldo, dopo la visita al Cardinale, ha una protesta d'amore a Gesù che è sublime e dice fra l'altro che i fatti straordinari e le grazie ricevute egli sente di manifestarli anche dinanzi a tutta la Corte Celeste.

Sono anche diversi i detti che qua e là a intervalli si leggono di Maria Santissima.

In uno si compiace dell'amore di Fra Leopoldo che brucia di ardore e della sua volontà.

Gli altri non ricordo bene.

Come sono moltissimi i detti che riguardano la Santa Divozione e come prometta il Signore a chi la pratichi la salvezza eterna.

Moltissimi sono quelli avuti nella Santa Comunione, ma che purtroppo ora mi sfuggono e che trascriverò man mano che ricorderò.

Le rivelazioni lette comprendono dal 1906 al 1908 e l'ultima letta dice che quando Fra Leopoldo morrà la sua anima sarà trasportata oltre le sfere celesti, ad occupare in cielo il posto tra le anime privilegiate.

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