Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 26 Gennaio 1919

Oggi alle 16 sono andato dalla famiglia dell'Avv. Cav. Natta.

Ho trovato in casa la sola signora, essendo gli altri usciti.

Era con me Cambiaghi.

La signora ci ricolmò di gentilezze, ci parlò tanto del suo Nino, con affetto caro e rassegnato.

Io non ho sentito mai parole più cristiane uscire dalla bocca di una mamma, che non ha un lamento perché il Signore le ha tolto il suo adorato figlio.

Essa ne parla con una rassegnazione da commuovere ed è così convinta che le virtù del figlio lo abbiano portato in Paradiso da provarne un conforto che essa stessa non si spiega.

Dice che diverse volte ha dovuto constatare il suo intervento palese.

Dice che dopo la sua morte ha sentito una tale forza, una tale misteriosa energia, da esserne stupita essa stessa.

E non le sembra che il suo Nino sia morto, ma lo sente sempre vicino come prima.

La sua rassegnazione cristiana commuove.

Io glielo dico, non stupisco, perché Fra Leopoldo mi aveva detto subito che per mezzo della Vergine sapeva che il suo Nino era in Paradiso e non le nascosi che da allora, pur senza conoscerlo, mi sembrava di averlo avuto sempre per amico e che ogni giorno, dopo aver fatto per lui una preghiera, mi rivolgevo a lui stesso perché chiedesse al Signore di darmi la bontà che lui aveva avuto in terra.

La mamma si compiace di queste mie parole, e mi dice che è costretta a palesarmi che sente per noi un affetto così forte come al suo stesso Nino, un affetto che non sa come esprimere e che quando ci vede al mattino fare la Santa Comunione alla Consolata, chiede per noi una protezione speciale.

E ci racconta dei fatti che essa non vuol dire soprannaturali, ma che di fatto hanno dovuto convenire vi fosse l'aiuto del loro Nino.

Mi racconta la sua peregrinazione per la costruzione della Cappella Votiva ancora quando Nino era vivo, l'interessamento di Fra Leopoldo che aveva avuto preavviso un periodo prima della morte che sarebbe avvenuta, le sue ultime lettere, ed il rumore sentito una notte, prima della sua morte, nella porta d'ingresso.

Mi ripete che persone che si sono rivolte alla sua protezione hanno ottenuto esaudimento.

 ripete che essa, ormai è tranquilla, quasi contenta, perché sa che Nino è in Paradiso.

Una Suora visitata al Cottolengo, tenuta in concetto di santità, le aveva detto "Signora se vedesse dov'è come sta bene, non lo vorrebbe più".

Racconta ancora il sogno già da me descritto, la bontà del suo figliolo, la sua virtù, i suoi usi e se ne compiace.

Il nostro interessamento, le nostre parole di fede, la nostra santa invidia di saperlo già in Paradiso sono per quella mamma, di tale gioia che non sa come manifestarcela.

La visita è durata un'ora.

La signora ci offre una bibita e dolci.

Prima di andare via chiede il permesso e ci inginocchiamo dinanzi alla tela dove è riprodotto in grandezza naturale, per pregare.

La mamma risponde alla nostra preghiera, e poi si allontana.

Rimaniamo assorti qualche momento dinanzi a quell'eroe della Fede e della Patria e quando la mamma ritorna prendiamo congedo.

Essa ci ringrazia della visita, ci prega di ritornare presto, e dice di ricordarci che ora e sempre la sua casa è a nostra disposizione.

Mi spiace non poter ripetere le sante parole udite da questa madre cristiana per ripeterle alla mia, insieme ai fatti da essa raccontati circa l'intervento del suo Nino.

É un esempio di famiglia cristiana modello e vorrei poterlo ripetere a mia madre ed a tutte le madri cristiane del mondo, essa che nel dolore si raccoglie, piange, prega, ma si solleva al pensiero che suo figlio è in Paradiso ed il Signore premia la sua fede con grazie straordinarie.

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