Articoli processo Ordinario Informativo |
1. - Qualmente la verità fu ed è che Luigi Musso, nominato poi, nell'Ordine dei Minori, Fra Leopoldo Maria, nacque a Terruggia, diocesi di Casale Monferrato, il 30 Gennaio 1850 da genitori sinceramente cristiani e uniti in legittimo matrimonio.
Il padre Giuseppe Musso era giardiniere e la madre Maria Cavallone attendeva ai lavori di casa.
Ricevette il battesimo nel giorno stesso della sua nascita e il 24 Maggio 1857 ricevette la Cresima da S. Ecc. Monsignor Luigi Nazari di Calabiana Vescovo di Casale.
Come proveranno testimoni bene informati, addudendo anche la causa della loro scienza: vale a dire, o perché abbiano visto le cose che narreranno, o perché le abbiano udite raccontare da testimoni oculari, o perché le abbiano apprese dalla pubblica voce, e come proveranno altresì documenti debitamente autentici e degni di fede.
2. - Il piccolo Luigi fu educato nella pratica delle virtù e nel timor di Dio, con altri due suoi fratelli e una sorella, dalle cure diligenti della madre, eccezionalmente buona e pia, coadiuvata dal padre, uomo severo ma buono.
Nella famiglia Musso i genitori davano buon esempio ai figli coi quali la sera recitavano le orazioni, cantavano pie laudi al Signore e poi, per tempo, andavano a riposo.
- Come proveranno ecc.
3. - Luigi corrispose docilmente alle cure della madre e ne divenne il prediletto.
Manifestò pietà e contegno rispettoso in chiesa fin dalle prime volte che la mamma ve lo portò e gli disse che là c'era Gesù.
Aveva circa quattro anni, quando un giorno la madre gli pose tra le mani un libro che conteneva le figure della Via Crucis e gli diede qualche spiegazione su di esse.
Luigi prese un ago e si mise a pungere con esso i personaggi che maltrattavano Gesù.
La madre accortasi dell'operato del figlio, gli domandò perchè facesse così, ed egli rispose: « Non voglio che quei cattivi maltrattino Gesù ».
Fatto più grandicello fu assiduo alla chiesa, diligente nel recarsi ai catechismi parrocchiali e applicato nell'imparare la dottrina cristiana.
- Come proveranno ecc.
4. - Non è precisato l'anno e il giorno in cui Luigi fece la sua prima Comunione, ma ben si notarono in seguito i frutti di questo suo grande atto, perchè i suoi discorsi su cose di pietà, si fecero edificanti tanto da far dire a qualche persona del vicinato: « Custe a sun cose da Sant »: queste sono cose da Santo.
Così pure seppe dimostrare il suo amore alla purezza e riuscire vincitore di perfide insinuazioni in un'occasione pericolosissima, nella quale preferì sopportare gli schiaffi e i maltrattamenti di un brutale, piuttosto che macchiare il candore della sua innocenza.
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5. - Imparò, a servire la S. Messa e con la frequenza alle funzioni parrocchiali seppe imprimere nella sua mente le immagini degli oggetti sacri con tanta vivacità da riuscire a modellare con cemento un ostensorio che rimase esposto sopra un mobile e venne conservato per diversi anni.
Anche la divozione alla SS. Vergine, ricevuta dalla madre, formava le sue delizie e lo rendeva premuroso nell'ornare l'altarino che teneva in casa, con i fiori freschi raccolti nel giardino coltivato dal padre.
Quando capitava che i suoi fratelli facessero qualche difficoltà per recitare insieme le preghiere, egli, sebbènè il secondogenito, riusciva a indurli con le sue dolci maniere e col suo esempio, a pregare devotamente.
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6. - Anche nella scuola elementare del comune, Luigi si comportò sempre bene e imparò con diligenza tutto quello che, in quei tempi, s'insegnava nelle scuole uniche rurali.
Egli evitava i compagni chiassosi e amava starsene a parte per trattenersi con immagini sacre o per pregare.
Compiuti gli studi della scuola elementare, il padre lo collocò presso il medico del paese, Dottor Boltri, per attendere ai lavori domestici, al giardino, e più tardi, a far da carrozziere.
Nel passaggio, non facile, dalla vita del fanciullo a quella del giovanotto, Luigi tenne una condotta esemplare, religiosa e fervente.
Era paziente, semplice e modesto; continuava a frequentare la chiesa ed era premuroso di servire la S. Messa.
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7. - Mentre si avvicinava ai 19 anni di età Luigi venne mandato al servizio di un ricco proprietario vercellese, ritenuto buono dalla famiglia Musso, ma in seguito riconosciuto pessimo per la sua condotta morale.
Appena Luigi conobbe il pericolo in cui si trovava decise di lasciare assolutamente tale padrone.
Venne accolto dal Rev. Canonico del Duomo di Vercelli Mons. Miglione al quale si affezionò e lo servì per molti anni non solo come cuoco, ma anche, senza esserne obbligato, coll'attendere a rammendare e stirare abiti, a confezionare fiori e ricamare arredi di chiesa.
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8. - Dopo il 1881 Luigi dovette cercare un posto più lucroso per sopperire alle necessità della mamma rimasta vedova fin dal 5 Agosto 1870 e caduta poi in dissesto finanziario.
L'ottenne entrando come cuoco della famiglia dei Conti Arborio Mella di Vercelli ove rimase per parecchi anni compiendo sempre bene i suoi doveri.
Mentre Luigi era nella famiglia dei Conti Arborio Mella, oltre alle sue divozioni e la S. Messa di ogni mattino, attendeva, nelle ore libere, alla lettura della vita dei Santi e anche al ricamo.
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9. - Nel 1889 rimasto vacante il posto di capo-cuoco nel Collegio Dal Pozzo in Vercelli, Luigi, per dare maggior aiuto alla sua cara mamma divenuta inferma, fece domanda e ottenne quell'impiego.
Anche in detto Collegio Luigi continuò la sua vita di cristiano fervente e cercò anzi di far del bene alle anime dei giovani, ma in seguito a calunnie ( smentite poi completamente da documenti e testimoni irrerefutabili ), dovette, il 23 luglio 1890, lasciare il Collegio.
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10. - La bontà di Dio venne in aiuto al suo servo e nello stesso anno fu ricevuto a Torino come cuoco dalla famiglia del Conte Emilio Caisotti di Chiosano.
Non avendo detta famiglia l'alloggio per il cuoco, Luigi prese in affitto una camera nella quale cercò di raccogliere, nelle or libere dal suo impiego, i ragazzi abbandonati nella via per farli pregare e per esortarli al bene; ma le maligne interpretazioni di quel suo atto di carità, lo costrinsero a cercare un altro alloggio.
La Divina Provvidenza, traendo il bene anche dalle calunnie, portò Luigi a scegliersi un alloggio presso la famiglia dei fratelli Vacca, in via della Consolata. N. 1, sotto la parrocchia di S. Dalmazzo ove gli aveva preparato, nel Rev. P. Cozzi Barnabita, il Padre spirituale che doveva guidarlo nella via della perfezione cristiana.
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11. - Docile alle direttive del suo Padre spirituale, Luigi compì opere di pietà e di zelo che lo fecero ammirare non solo nella parrocchia di S. Dalmazzo, ma anche nella famiglia dei fratelli Vacca e specialmente nel paese di Viale d'Asti ove i Conti di Chiusano si recavano ogni anno nella stagione estiva con tutto il personale di servizio.
Luigi rimase nella famiglia dei Conti di Chiusano dal 1890 al 1897 quando ritornò a Terruggia per assistere la mamma ammalata e sola.
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12. - A Terruggia due anni dopo, 1899, fu colpito da una grave malattia mentre la mamma pure si trovò sul punto di morire.
Guariti entrambi, sentirono la necessità di mezzi finanziari, e allora Luigi prese servizio presso i Rev.di Padri Camilliani nella vicina città di Casale.
Ricaduta la madre ammalata, egli accorse ad asssisterla e confortarla fino alla sua santa morte, avvenuta l'11 Maggio 1900.
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13. - Dopo la morte della mamma Luigi ritornò per pochi mesi presso i Camilliani di Casale.
Dovendo uno dei Padri Camilliani recarsi a Torino, condusse Luigi con sè presso la chiesa di S. Giuseppe in via S. Teresa.
A Torino Luigi Musso, nel novembre 1900, potè effettuare il suo ideale.
Si presentò al Rev. Padre Luigi Borgialli Provinciale dei Minori e lo pregò di riceverlo nel suo Ordine.
Il Provinciale, preso tempo per assumere informazioni, il 17 dicembre dello stesso anno, lo accettò come Terziario Aspirante e un mese dopo, il 18 Gennaio 1901, Luigi Musso ebbe la gioia di rivestire l'abito Francescano col nome di Leopoldo Maria.
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14. - Il 21 gennaio 1901 Fra Leopoldo venne mandato dal Convento di S. Antonio di Torino, ove era stato ricevuto, al Convento Parrocchia di S. Tommaso della stessa città.
Felice del nuovo suo stato egli si esercitò con fervore nell'osservanza della S. Regola ed il 1° aprile 1905 iniziò il suo Noviziato che, per dispensa speciale della Santa Sede, potè compiere nello stesso Convento di S. Tommaso.
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15. - Fatta il 6 aprile 1906 la professione di voti semplici, il 26 aprile 1909 quella dei voti solenni nello stesso convento di S. Tommaso F. Leopoldo continuò a mostrarsi un perfetto religioso, servendo i Confratelli come cuoco.
I Confratelli ammiravano in lui una pazienza e una dolcezza inalterabile.
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16. - Non lo si vide mai ozioso.
Nei tempi in cui non era occupato alle faccende della cucina o nell'ascoltare le molte persone che venivano a chiedergli consigli e preghiere, egli si dedicava alla confezione di fiori di carta, in cui eccelleva.
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17. - I Religiosi degli altri conventi andando a S. Tommaso, correvano subito a salutare F. Leopoldo.
Non già che si fosse scoperto in lui il Religioso Santo come avvenne molto più tardi, ma perchè egli aveva un modo tutto suo nell'accogliere i forestieri.
Aveva per tutti una parola buona condita con un eterno e simpatico sorriso, che attirava.
Con lui i religiosi senza saperlo non osavano tener discorsi o frivoli o mancanti alla carità.
Si sentivano soggiogati dalla sua modestia, dalla sua semplicità, dalla sua affabilità e nel congedarsi da lui non potevano far a meno di raccomandarsi alle sue preghiere.
Il congedo per tutti finiva sempre con un: F. Leopoldo, preghi per me.
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17bis. - Le visite man mano che passavano gli anni si facevano sempre più frequenti cose che molte ore F. Leopoldo passava in parlatorio per soddisfare alle domande, ai bisogni che gli erano esposti.
I visitatori erano borghesi, Preti, Professori, umile gente.
Nessuno che abbia potuto trovare nelle sue risposte, nei suoi consigli cose da ridire.
Tutti sentivano e provavano un non so che che li convinceva e che non poteva essere se non di un santo illuminato in modo particolare da Dio.
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18. - Per tutte queste visite un giorno un suo Guardiano, il Padre Vittorio Delaurenti, forse per provarlo gli disse: F. Leopoldo, perchè tanta gente viene sempre a trovarti, mentre nessuno chiama di me?
Tu non sei che un cuoco e io sono il Guardiano.
F. Leopoldo si restrinse in sè, come era solito quando parlava coi superiori e rispose: Che vuole, P. Guardiano, il mondo è fatto così, cerca sempre gli sciocchi e gli ignoranti.
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19. - Era assiduo agli atti comuni e solo per necessità usciva dal convento.
Fino alla sua morte i religiosi che convissero con lui restarono edificati del suo esempio.
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20. Benchè fosse tormentato da diversi acciacchi e dalla malattia di cuore, per cui occorsero a lui alcune dispense, come quella di andar scalzo tuttavia si adattò alle dispense più per ubbidire al medico e ai Superiori e suppliva a ciò con aumentare altre mortificazioni e le preghiere.
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21. - Fu in quegli anni passati a S. Tommaso che egli istituì la devozione a Gesù Crocifisso, oggi diffusa in tutto il mondo.
Compilò egli stesso le preghiere che le autorità ecclesiastiche arricchirono di Indulgenze e il cui foglietto fu dispensato gratis.
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21bis. Lo scopo che si era prefisso era di ottenere la conversione dei peccatori e per riparare alle bestemmie e al turpiloquio.
Venuto in relazione coi Fratelli delle Scuole Cristiane e specialmente con Fratel Teodoreto, affidò alle loro cure la propaganda della devozione del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata.
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22. - Quando i Fratelli delle Scuole Cristiane, per opera sopra tutto di Fratel Teodoreto, diventato l'intimo confidente di F. Leopoldo, fondarono « l'Unione dei Catechisti » che si prende la cura sopra tutto della Propagazione della divozione al Crocefisso, F. Leopoldo assistette alla compilazione degli statuti che articolo per articolo erano sotto posti al suo giudizio.
Ne fu non l'autore, ma il consigliere e il patrono.
Prima di approvare o dare il suo giudizio egli prendeva tempo, dicendo che avrebbe pregato e difatti pregava ai piedi del SS. Sacramento e della Madonna, chiedendo lumi e solo dopo ciò approvava o consigliava. « L'Unione dei Catechisti » divenne proprietaria riservata della « Devozione a Gesù Crocifisso ».
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23. - I Fratelli volevano pure fondare una Scuola di arti e mestieri per preparare dei tecnici cattolici nelle officine, e fu pure interpellato F. Leopoldo.
Questi disse a Fratel Teodoreto che bisognava intitolare quella scuola: « Casa di Carità Arti Mestieri ».
Tale intitolazione non piacque e si discusse a lungo con gran dispiacere di F. Leopoldo, il quale non volle mai sentir parlare di altro titolo.
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24. - Questi dolori e contrarietà unitamente ad altri che dal 1912 alla sua morte dovette soffrire, furono da lui sopportati con pazienza ammirevole.
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