Segretario del Crocifisso |
Il Servo di Dio praticò la virtù di povertà per tutta la vita prima ancora di farne professione
solenne nell'Ordine di S. Francesco.
A cominciare da quando era a Vercelli e finché visse la propria mamma, non pensò a se stesso,
ma unicamente a sostenere e a curare la madre povera e inferma.
Una terziaria francescana di Torino, madre della famiglia Ferraris ove il Servo di Dio aveva i migliori suoi amici
e confidenti, scrisse di lui: « Alla madre mandava mensilmente quanto più poteva, solo trattenendosi il puro necessario,
e a volte capitò che mandando tutto alla mamma, egli si trovasse a disagio per ragioni finanziarie.
Quando entrò in convento, diceva che voleva essere povero come S. Francesco.
Raggiunto il suo ideale, sovente diceva che egli stava così bene, tanto bene povero senza alcun attaccamento
né al mondo, né alla roba... Ciò lo ripeteva manifestando una grande gioia come di chi,
dopo un grande sforzo, ha potuto vincere una causa ».27
Ecco che cosa diceva alla SS. Vergine il 4 aprile 1909:
« Mamma Santissima, non ne posso più, tanto desidero di scrivere a mio fratello
che definitivamente si prenda la casa e la terra che da anni gli ho lasciato godere.
La regola comanda di rinunciare a tutto, e ciò è per me il gaudio anticipato.
Così sarò libero delle molestie della roba del mondo e respirerò aria molto libera
e potrò amare più da vicino il mio caro Gesù e la sua SS. Madre.
Giacché la rovina più grande, il male peggiore è quello di colui che per i beni di terra è impedito di amare Dio
e la sua SS. Madre Maria Vergine » ( D 490 ).
Ceduta al proprio fratello Vincenzo la sua parte di terra e della casetta di Terruggia Monferrato,
ne consegnò il modesto compenso al Padre Vallaro suo Superiore, perché provvedesse,
presso la Curia Arcivescovile, alla fondazione di un legato a favore dell'Arciconfraternita
dell'Adorazione Quotidiana Universale Perpetua.
Il giorno 26 aprile 1909, festa della Madonna del Buon Consiglio, poté pronunciare,
con somma gioia, il Voto Solenne di Povertà.
La vita di convento non presentò grandi occasioni che manifestassero lo spirito di santa povertà
che animava Fra Leopoldo, ma le prove che egli ne diede, sebbene piccole,
erano indice del grande suo amore per una virtù particolarmente francescana.
« Era poverissimo nei vestiti, internamente tutti rappezzati;
la sua cella era disadorna quanto mai, senza nulla di superfluo ».28
« Cuciva egli stesso le sue robe e gli abiti suoi, sebbene vecchi erano sempre puliti.
Povertà perfetta; mai un accenno sentii in lui al denaro, ai beni di questo mondo ».29
Il suo grande amore per la virtù di povertà lo portava a propagare nel mondo il distacco dai beni della terra
e rimediare ai grandi mali prodotti dall'amore smoderato alla roba.
Scriveva il 30 ottobre 1909: « Ah! voglia il Signore, per mezzo dei ( Catechisti ) figli suoi,
anime di buon volere, far lavorare molto per estirpare l'empio e satanico interesse! » ( D 783 ).
Questo voto di Fra Leopoldo dovette essere gradito a Dio
che si servì proprio di lui per iniziare opere dirette a tale splendido scopo.
Per le direttive da lui ricevute, si è tolto infatti dall'Unione Catechisti tutto ciò che sa di interesse;
vi si propaga gratuitamente la Divozione a Gesù Crocifisso e si spedisce gratuitamente il Bollettino
« L'Amore a Gesù Crocifisso » senza rifiutare la carità di chi voglia venire in aiuto all'Associazione.
Le sue insistenze furono specialmente rivolte ad ottenere che le scuole delle « Case di Carità Arti e Mestieri »
fossero gratuite e sostenute dalle offerte dei ricchi, di Sacerdoti, degli Ex-Allievi e anche dei parenti degli allievi,
a titolo spontaneo di riconoscenza ( e fatte alle persone appositamente incaricate di riceverle ).
Così Fra Leopoldo fu non solo un modello, ma anche un apostolo della virtù di povertà.
Indice |
27 | Angela Ferraris da Torino. |
28 | Fra Guido Franchino, O.F.M. |
29 | Dott. Prof. Luigi Andrea Rostagno. |