Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone V

I. I quattro generi di spiriti. Lo spirito dell’essere vivente irrazionale, umano e angelico hanno bisogno del corpo

1. Vi sono quattro generi di spiriti; voi li conoscete; dell’animale non ragionevole, il nostro, l’angelico, e lo Spirito dal quale questi sono stati creati.

Tutti questi hanno bisogno di un corpo, sia per sé, sia per gli altri, sia per l’uno e l’altro, sia di un corpo vero, sia di un corpo apparente, eccetto tuttavia, quello Spirito al quale ogni creatura, corporale o spirituale giustamente confessa dicendo: Dio mio sei tu. Tu non hai bisogno dei miei beni ( Sal 16,2 ).

Per quanto riguarda lo spirito dell’animale irrazionale, gli è talmente necessario il corpo, che senza di esso non può assolutamente sussistere.

Quando infatti muore la bestia, il suo spirito cessa simultaneamente e di vivificarla, e di esistere.

Noi invece viviamo sì dopo la morte del corpo, ma non possiamo innalzarci o accostarci a quelle cose per cui ci si rende partecipi della vita beata se non mediante il corpo.

Aveva compreso questo colui che diceva: Le cose invisibili di Dio si comprendono e si vedono per mezzo delle cose create ( Rm 1,20 ).

Le stesse creature, infatti, cioè queste cose corporali e visibili, non vengono da noi conosciute se non tramite i sensi del nostro corpo.

Ha dunque bisogno del corpo la creatura spirituale che siamo noi; senza di esso non può in alcun modo acquisire quella scienza che sola può farla salire a quelle cose la cui cognizione la rende beata.

Se qui mi si fa l’obiezione dei bambini battezzati che, morendo senza scienza delle cose corporee, raggiungono tuttavia, come si crede, la vita beata, rispondo brevemente che questo viene loro conferito dalla grazia, non dalla natura.

Non mi interessano i miracoli di Dio quando discuto di cose naturali.

2. Che poi anche gli spiriti celesti abbiano bisogno dei corpi, ce lo dice la vera e veramente divina sentenza: Non sono forse essi tutti, dice, spiriti incarnati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza? ( Eb 1,14 ).

E in qual modo adempiranno il loro ministero senza un corpo, tanto più che lo devono fare in favore di chi vive in un corpo?

E infine, non appartiene se non ai corpi correre qua e là e passare da un luogo all’altro, come è ben noto e provato che facciano gli angeli.

Difatti essi apparvero ai padri, entrarono in casa loro, mangiarono, lavarono i piedi.

Così lo spirito inferiore e quello superiore hanno bisogno di corpi propri, ma solo per essere di giovamento per mezzo di essi, non per essere aiutati.

3. L’animale pertanto, creato per servire, giova nell’uso delle necessità temporali e corporali; per questo il suo spirito passa con il tempo, e viene meno con il corpo.

Come servo, infatti, non resta in casa in eterno, anche se, coloro che usano bene di esso, fanno servire questo aiuto temporale per l’acquisto dei beni eterni.

L’angelo invece si prende premurosa cura di esercitare, in libertà di spirito, il suo pietoso ufficio, mostrandosi ai mortali come pronto e alacre ministro dei beni futuri, considerando gli uomini, suoi concittadini per l’eternità e coeredi con lui dell’eterno gaudio.

Quello pertanto perché serva, come è giusto, questi per fornire il suo amorevole aiuto, entrambi certamente hanno bisogno per questo dei loro corpi, sempre per giovare ad altri.

Non vedo infatti quale utile possano ritrarne essi stessi in merito alla vita eterna.

Lo spirito irrazionale, infatti, sebbene anch’esso usufruisca, tramite il corpo, dei beni corporali, forse ne ritrae giovamento a tal punto da salire dalle cose temporali e sensibili, che percepisce mediante il corpo, alle cose intelligibili e spirituali?

Ma, attraverso il suo aiuto materiale e temporale contribuisce a far raggiungere queste cose a coloro che, usando di questo mondo come se non ne usassero, fanno servire ogni uso delle cose temporali all’acquisto dei beni eterni.

4. Invece lo spirito superceleste è capace di apprendere le cose più alte e penetrare le cose intime senza l’aiuto del corpo e senza l’intuito delle cose che si sentono per mezzo del corpo, soltanto con la vicinanza e la vivacità della sua natura.

Questo intese l’Apostolo quando diceva: Le cose invisibili di Dio si comprendono e si vedono per mezzo delle cose che furono fatte ( Rm 1,20 ), e subito aggiungeva: dalla creatura del mondo.

Giacché non è così da parte della creatura celeste.

Dove infatti lo spirito rivestito di carne e abitatore della terra si sforza di pervenire come per gradi, elevandosi dalla considerazione delle cose sensibili, là l’abitatore del cielo, per la sua naturale sottigliezza e sublimità, arriva con tutta velocità e facilità, non basandosi su alcun dato del senso corporeo, senza aiuto di alcun membro corporeo, senza bisogno di venire informato dalla considerazione delle cose corporali.

Per quale ragione infatti dovrebbe cercare tra i corpi i sensi spirituali, dal momento che li legge, e senza contraddizione, nel libro della vita?

Perché dovrebbe faticare sudando a separare il grano dalla paglia, il vino dall’uva, l’olio dalla morchia colui che ha sotto mano di tutto e in abbondanza?

Chi andrebbe a mendicare il suo pane alle case altrui, mentre nella sua c’è vitto in abbondanza?

Chi si metterebbe a scavare un pozzo, cercando con fatica le vene dell’acqua nelle viscere della terra, mentre una fonte viva, gli offre da sé in abbondanza acque limpide?

Dunque, né il bruto, né lo spirito angelico, sono aiutati dal loro corpo per raggiungere quelle cose che fanno beata la spirituale creatura: il bruto, perché, privo d’intelletto, non capisce, il secondo invece perché, a causa della prerogativa di una più eccelsa gloria, non ne ha bisogno.

5. Lo spirito dell’uomo poi, che tiene il posto tra il supremo e l’infimo, ha bisogno, come si sa, del corpo, senza del quale non può giovare, né a sé, né agli altri.

Infatti, per non parlare delle altre membra e dei diversi loro uffici, come potresti istruire chi ti ascolta senza la lingua, o sentire, senza orecchie, colui che ti istruisce?

6. Pertanto, poiché senza il contributo del corpo, né lo spirito del bruto può compiere il servizio dovuto per la sua condizione, né la spirituale e celeste creatura adempiere il ministero di pietà, né l’anima razionale è capace di provvedere alla salvezza, sia nei riguardi del prossimo, sia per se stessa, risulta chiaramente che ogni spirito creato, sia per giovare, sia per giovarsi e per giovare, ha assolutamente bisogno dell’aiuto del corpo.

E che dire di certi animali che, in quanto al loro uso, sembrano scomodi e non adatti ad alcun uso per le umane necessità?

Sono pertanto utili a chi li vede, anche se non servono ad alcun uso, più utili ai cuori di chi li guarda che non ai corpi di chi potesse servirsene.

Anche se nocivi, anche se consta che sono perniciosi alla salute temporale degli uomini, non lasciano tuttavia di cooperare al bene di coloro che secondo il disegno di Dio sono stati chiamati santi, e, pur non servendo di alimento, né prestando alcun aiuto, sono oggetto di studio e di riflessione, secondo il principio sempre a portata di mano di chi usa bene della ragione, cioè che le cose create fanno conoscere le perfezioni invisibili di Dio.

Perfino il diavolo e i suoi satelliti, sempre malignamente intenzionati, sono bensì bramosi di nuocere, ma non possono farlo a coloro che operano il bene, come dice la Scrittura: Chi vi potrà nuocere se gareggerete nel fare il bene? ( 1 Pt 3,13 ).

Invece i diavoli, anche contro voglia, giovano ai buoni, e cooperano al loro bene.

II. Problema del corpo degli angeli

7. Non voglio poi che pretendiate che io vi dica se gli angeli abbiano per natura dei corpi angelici propri, e siano animali come gli uomini: questi corpi poi li mutino e cambino nella forma e apparenza che vogliono, quando vogliono apparire, condensandoli e solidificandoli a piacimento, mentre, a motivo della loro vera natura e sostanza sottile sono impalpabili e sfuggono ai nostri sguardi; oppure, consistendo essi in una sostanza spirituale semplice, assumano, quando occorre, dei corpi e, nuovamente, compiuta la loro missione, li depongano, lasciando che si dissolvano nella materia dalla quale sono stati tratti.

Sembra che i Padri abbiano avuto pareri diversi su questa questione, e non vedo chiaro quale delle due sentenze tenere.

Confesso di non saperlo. Ma penso che per il vostro profitto spirituale non sia molto importante il sapere queste cose.

8. Sappiate tuttavia questo, che nessuno degli spiriti creati può di per sé congiungersi con le nostre menti in modo tale che, senza servirsi del nostro o del loro corpo, possa mescolarsi o infondersi in noi e renderci, con la partecipazione di sé, dotti o più dotti, buoni o migliori.

Nessun angelo o nessun’anima può operare questo in me, a nessuno di loro posso farlo io.

E neppure gli angeli possono farlo tra di loro.

III. Solo lo Spirito che è Dio non ha bisogno del corpo né per sé né per gli altri

Sia pertanto questa prerogativa riservata al sommo e incircoscritto Spirito, il quale, solo, quando insegna la scienza all’angelo e all’uomo, non cerca lo strumento del nostro orecchio ( per essere uditi ), come egli non ha bisogno ( per esprimersi ) di una bocca.

Per sé viene infuso, per sé viene conosciuto, puro viene compreso dai puri.

Egli solo non ha bisogno di nessuno, bastando da solo per sé e per tutti con la sola onnipotente volontà.

9. Egli opera tuttavia cose immense e innumerevoli tramite la creatura, sia corporale che spirituale a lui soggetta, ma come uno che comanda, non che chiede un servizio.

Ecco, per esempio, adesso si serve della mia lingua corporale per compiere il suo lavoro, vale a dire, per insegnare a voi ciò che egli stesso potrebbe certamente fare più facilmente e più soavemente, il che non è indigenza, ma indulgenza da parte sua.

Infatti, nel provvedere al vostro profitto, egli cerca il mio merito, non un sollievo per sé.

Così deve pensare ogni uomo che opera il bene, perché non gli succeda di gloriarsi in se stesso per i beni del Signore, e non nel Signore solo.

Tuttavia c’è chi opera il bene contro voglia, sia l’uomo malvagio, sia l’angelo cattivo, e sappiamo che non viene fatto per lui ciò che è fatto da lui, dato che nessun bene può giovare a chi non lo vuole.

A lui pertanto ne è affidata la dispensazione, ma non so come sentiamo più gradito e giocondo il bene che ci viene procurato attraverso un individuo cattivo.

Questa è dunque la causa per cui Dio fa del bene ai buoni per mezzo dei cattivi, non perché, nel fare il bene, Egli abbia bisogno del loro concorso.

10. Quanto poi a quelli che sono privi di ragione o di sensi, è chiaro che Dio ha molto meno bisogno di essi.

Ma quando anch’essi concorrono in un’opera buona, appare chiaro che essi servono a colui che a buon diritto dice: Mia è tutta la terra ( Sal 50,12 ).

O anche perché egli sa la convenienza con cui le cose si devono fare, nel servirsi delle creature corporee, non cerca tanto l’efficacia quanto la congruenza.

È vero poi che nelle operazioni divine spesso rendono opportuno servizio i corpi, come, per esempio, le piogge per fare germogliare le sementi, moltiplicare le biade, maturare i frutti; ma, dico, che cosa serve avere un corpo proprio a colui al cui cenno obbediscono tutti i corpi, sia celesti che terrestri?

Sarebbe per lui superfluo avere un corpo suo, dal momento che nessun corpo gli è estraneo.

Ma se volessimo trattare in questo sermone tutte le cose che ci sarebbero da dire a questo riguardo, il sermone oltrepasserebbe i limiti, e forse le forze di qualcuno; perciò, quello che resta ci riserviamo di esporlo all’inizio del prossimo ( sermone ).

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