Cantico spirituale Manoscritto B

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Nota sulla strofa seguente

1 - Credo che sia chiaro come per l'intreccio di queste ghirlande e la loro collocazione nell'anima, la sposa voglia far comprendere il grado dell'unione esistente tra lei e Dio in questo stato.

Lo Sposo è i fiori, essendo il fiore del campo e il giglio delle convalli, come Egli dice ( Ct 2,1 ); il capello dell'amore dell'anima, come è stato detto, è quello che lega ed unisce con lei questo fiore dei fiori, perché, come afferma l'Apostolo, l'amore è vincolo della perfezione ( Col 3,14 ), la quale è l'unione con Dio.

L'anima è il cuscino dove si collocano queste ghirlande, poiché è il soggetto di questa gloria, non apparendo più quello che era prima, ma lo stesso fiore perfetto, dotato della perfezione e bellezza di tutti i fiori.

Quel filo di amore unisce e stringe Dio e l'anima con tanta forza da trasformarli e renderli una sola cosa per amore.

E così, anche se nella sostanza sono differenti, nella gloria e nell'apparenza l'anima sembra Dio e Dio l'anima.

2 - Tale è l'unione di cui si parla.

È mirabile più di quanto si possa dire.

Si fa un po' capire in ciò che la Sacra Scrittura dice di Gionata e di David nel primo libro dei Re ( 1 Sam 18,1 ): l'amore del primo per il secondo era così forte da immedesimare l'anima di Gionata con quella di David.

Se dunque l'amore di un uomo per un altro uomo fu così forte da unire strettamente le anime, che cosa sarà l'unione dell'anima con Dio, suo Sposo, compiuta dall'amore che ella porta a Dio, tanto più che Egli è l'amante principale che, con l'onnipotenza del suo amore abissale, assorbe in sé l'anima con efficacia e forza maggiore di quanto non farebbe un torrente di fuoco con una goccia di rugiada mattutina, che suole disperdersi nell'aria?

Pertanto il capello che compie quest'opera di unione, indubbiamente deve essere molto forte e sottile, se con tanta forza penetra le parti che stringe.

Perciò nella strofa seguente l'anima dichiara le proprietà di questo suo bel capello.

Strofa 31

Da quel solo capello

che ondeggiar sul mio collo tu guardasti,

sul mio collo mirasti,

preso tu rimanesti,

da un occhio mio piagare ti lasciasti.

Spiegazione

3 - Tre cose l'anima vuol dire nella strofa presente:

prima, vuol far capire come l'amore da cui sono legate le virtù deve essere forte, poiché in verità deve essere tale per poterle conservare;

seconda, afferma che Dio fu conquistato fortemente da questo suo capello di amore, vedendolo solo e forte;

terza, dice che si è innamorato fortemente di lei, vedendo la purezza e l'integrità della sua fede.

Perciò dice:

Da quel solo capello

che ondeggiar sul mio collo tu guardasti.

4 - Il collo è la fortezza su cui, come dice l'anima, volava il capello dell'amore mediante il quale le virtù restano intrecciate.

È un amore unito alla fortezza, poiché per conservare le virtù non basta l'amore solo, esso deve essere anche forte affinché nessun vizio contrario possa spezzare in qualche punto la ghirlanda della perfezione.

Infatti queste virtù sono legate dal capello dell'amore dell'anima in maniera tale che, spezzatane una, subito verrebbero meno tutte le altre: esse stanno tutte dove se ne trova una, dove manca una mancano tutte.

L'anima afferma che il capello volava sul collo.

Sul!a fortezza dell'anima, che è il collo, l'amore vola verso Dio con grande forza e agilità senza fermarsi in cosa alcuna.

Come sul collo l'aria agita il capello facendolo volare, così l'afflato dello Spirito Santo agita grandemente l'amore forte perché spicchi il volo verso Dio.

Senza quest'aura divina che spinge le potenze nell'esercizio dell'amore, le virtù, anche se presenti nell'anima, non compiono né producono i loro effetti.

Dicendo che l'Amato contempla volare sul collo questo capello, l'anima fa capire quanto Dio ami l'amore vigoroso.

Infatti contemplare significa guardare qualcosa con particolare attenzione e stima; l'amore forte spinge Dio a rivolgere verso di lui i suoi occhi per guardarlo.

Quindi segue:

sul mio collo mirasti.

5 - Ella dice ciò per farci capire che Dio non solo ha apprezzato molto il suo amore perché vide che era unico, ma anche che l'amò, vedendolo che era forte: il mirar di Dio è il suo amare, come il suo contemplare è lo stimare ciò che contempla.

In questo verso l'anima ripete la parola collo, dicendo del capello sul mio collo mirasti, poiché il vederlo forte fu la causa per cui il Signore l'amò molto.

Perciò è come se dicesse: Lo amasti, vedendo che era forte senza pusillanimità e timore, solo, senz'altro amore, e che volava con leggerezza e con fervore.

6 - Fino a questo momento Dio non aveva mirato questo capello in modo da restare preso, poiché non l'aveva veduto solo e separato dagli altri capelli, cioè da altri amori e appetiti, affetti e gusti; esso quindi non volava sul collo della fortezza.

Ma, dopo che per mezzo delle mortificazioni e dei travagli, delle tentazioni e della penitenza, è riuscito a staccarsi e a rendersi forte in modo da non spezzarsi in nessuna occasione e per nessuna forza, Dio lo mira, lo prende e vi attacca i fiori delle ghirlande, poiché il capello ha forza sufficiente per tenerli uniti nell'anima.

7 - Ma quali e come siano queste tentazioni e travagli, e dove arrivino perché l'anima possa giungere a questa forza di amore, nella quale il Signore si congiunge a lei, viene spiegato nel commento alle quattro strofe che cominciano: O fiamma d'amor viva!

L anima, essendo ormai passata per quelle pene, è giunta a tal grado di amore di Dio da meritare l'unione con Lui.

Perciò dice subito:

preso tu rimanesti.

8 - O cosa veramente degna di ogni ammirazione e gioia: Dio resta preso da un capello!

La causa di questa cattura tanto preziosa va riposta nel fatto che Egli si è fermato a guardare il volo di questo capello, come si narra nei versi precedenti: il mirare di Dio è amare, per cui, se Egli, per la sua grande misericordia, non ci avesse prima guardati ed amati, come dice S. Giovanni ( 1 Gv 4,10 ), e non si fosse abbassato, il volo del capello del nostro vile amore non avrebbe fatto in Lui alcuna presa, non volando tanto in alto da poter prendere questo divino uccello delle vette.

Ma poiché Egli si è abbassato a mirarci, a invitarci al volo e a renderlo superiore al nostro amore dandoci valore a tale scopo, Egli stesso ha voluto essere preso in volo dal capello, vale a dire Egli stesso se ne e invaghito, se ne è compiaciuto e quindi ne è stato preso.

Ciò vuol dire: Sul mio collo mirasti, - preso tu rimanesti.

É infatti possibile che un uccello di basso volo prenda un aquila reale dal volo sublime se questa, desiderando di essere presa, viene in basso.

Da un occhio mio piagare ti lasciasti.

9 - Per occhio qui si intende la fede.

L'anima dice che Dio si è lasciato piagare da un occhio solo perché, se la fede dell'anima verso Dio non fosse sola ma mescolata con altri riguardi, non produrrebbe l'effetto di piagare Dio di amore.

Perciò uno solo deve essere l'occhio da cui lo Sposo e piagato, come uno solo è il capello dal quale è stato preso.

Ed e così forte l'amore con cui lo Sposo si affeziona alla sposa per la fedeltà unica che vede in lei, che se si è lasciato prendere dal capello del suo amore, nell'occhio della sua fede è legato da un nodo così stretto che amorosamente l'impiaga a causa della grande tenerezza dell'affetto con cui è stretto a lei, immergendola così sempre di più nel suo amore.

10 - Intorno al capello e all'occhio vengono dette le stesse cose dallo Sposo nel Cantico allorché parlando con la sposa dice: Tu hai ferito il mio cuore, sorella mia, hai ferito il mio cuore con uno dei tuoi occhi e con un capello del tuo collo ( Ct 4,9 ).

Ripete due volte che ella gli ha ferito il cuore, cioè con l'occhio e con il capello.

Perciò nella strofa suddetta l'anima fa menzione di queste due cose per significare la sua unione con Dio secondo l'intelletto e la volontà, poiché la fede, significata dall'occhio, si soggetta nell'intelletto per fede e nella volontà per amore.

L'anima si gloria di questa unione e ringrazia di questa mercede il suo Sposo, perché l'ha ricevuta dalle sue mani dando grande importanza al fatto che Egli si sia degnato di compiacersi del suo amore e restarne preso.

In ciò si può immaginare il gaudio, l'allegrezza e il diletto che l'anima proverà con un tal prigioniero, come colei che da tanto tempo era prigioniera di Lui, essendone innamorata.

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