Cantico spirituale Manoscritto B

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Nota sulla strofa seguente

1 - I regali da amico fatti all'anima dallo Sposo in questo stato sono inestimabili, le lodi e le espressioni di divino amore scambiate fra loro sono ineffabili.

Ella si dedica completamente a lodare e ringraziare Lui, ed Egli a glorificare, lodare e ringraziare lei.

La cosa è ben visibile nel Cantico ( Ct 1,14-15 ), dove lo Sposo parlando con la sposa le dice: Ecco che tu sei bella, amica mia, ecco che tu sei bella e i tuoi occhi sono come quelli della colomba, a cui ella risponde: Ecco che tu sei bello, amato mio, e leggiadro.

A queste si aggiungano molte altre espressioni di lode che si scambiano l'un l'altra ad ogni passo del Cantico.

L'anima nella strofa precedente disprezzava sé dicendo di essere bruna e brutta, mentre lodava Lui dicendolo bello e grazioso, poiché con un suo sguardo aveva infuso in lei grazia e bellezza.

E il Signore, il quale ha l'abitudine di esaltare chi si umilia, posa su di lei, che glielo ha chiesto, gli occhi e nella strofa che segue la loda, chiamandola non bruna, come ella si disse, ma bianca colomba e mettendone in risalto le ottime qualità simili a quelle della colomba e della tortora.

Quindi dice:

Strofa 34

La bianca colombella

col ramoscello all'arca è ritornata;

e già la tortorella

il suo compagno amato

lungo il verde ruscello ha ritrovato.

Spiegazione

2 - In questa strofa parla lo Sposo cantando la purezza di cui è dotata l'anima in tale stato e le ricchezze e il premio che essa ha conseguito essendosi faticosamente disposta per raggiungerlo.

Canta inoltre la sorte felice da lei avuta nell'aver trovato lo Sposo in questa unione mettendo in risalto il coronamento dei desideri, la gioia e il conforto nel possesso di Dio, poiché finalmente sono terminati i travagli e le angustie della vita passata.

Perciò dice:

La bianca colombella

3 - La chiama bianca per il candore e la purezza ricevuta dalla grazia che ha trovato in Dio.

La chiama colomba, usando un termine usato nel Cantico ( Ct 2,10 ), per indicarne la semplicità e la mansuetudine della natura e l'amorosa contemplazione di cui ella gode.

Infatti la colomba non solo è semplice, mite e senza fiele, ma possiede anche gli occhi luminosi e amorosi.

Per indicare quindi la contemplazione amorosa con cui l'anima fissa Dio, lo Sposo dice ancora nel Cantico ( Ct 1,14 ) che essa ha gli occhi di colomba.

Di essa aggiunge:

col ramoscello all'arca è ritornata.

4 - Paragona l'anima alla colomba dell'arca di Noè, prendendo l'andirivieni di questa dall'arca come simbolo di quanto accade a lei nel presente stato.

Infatti ad essa è accaduto come alla colomba uscita dall'arca di Noè la quale, non trovando un luogo dove posare il piede in mezzo alle acque del diluvio, usciva ed entrava nell'arca finché non vi tornò con un ramo di olivo nel becco, quale segno della misericordia di Dio che aveva fatto cessare le acque sulla terra sommersa dal diluvio ( Gen 8,8-11 ).

Uscita fuori dell'arca della onnipotenza divina, cosa che è avvenuta al momento della creazione, dopo essere andata raminga per le acque del diluvio dei peccati e delle imperfezioni, per le aure delle ansie amorose l'anima torna all'arca del petto del suo Creatore, senza che di fatto riesca ad esservi accolta.

Finalmente, avendo Dio fatto cessare sopra la sua terra tutte le acque delle imperfezioni, questa colomba è tornata al felice e sicuro asilo del petto dell'Amato, con il ramo di olivo, simbolo non solo della vittoria che per la clemenza e misericordia del Signore ha riportato su tutti i suoi nemici, ma anche del premio conferito ai suoi meriti, poiché l'una e l'altra cosa è significata dal ramo di olivo.

Perciò la colombella ora torna all'arca del suo Dio non solo bianca e pura come ne era uscita al momento della creazione, ma anche con l'aumento del ramo del premio e della pace conseguiti con la vittoria su di se stessa.

E già la tortorella

il suo compagno amato

lungo il verde ruscello ha ritrovato.

5 - Qui l'anima viene chiamata tortorella poiché nella ricerca dello Sposo ella si comporta come questo uccello quando non trova il compagno amato.

Per comprendere meglio la cosa è necessario sapere che la tortora, quando non trova il consorte, non si posa sul ramo verde, non beve l'acqua chiara e fresca, non si riposa all'ombra e rifugge la compagnia degli altri uccelli; riunita invece a lui, prende diletto in tutte queste cose.

L'anima ha tutte queste proprietà della tortora, ed anzi è bene che le possieda, per giungere all'unione con lo Sposo, il Figlio di Dio.

Infatti le conviene avere tanto amore e tanta sollecitudine in modo da non posare il piede dell'appetito sul ramo verde di nessun diletto, né di bere l'acqua chiara di nessuno onore e gloria mondana, né quella fresca di nessun refrigerio o conforto temporale.

Non deve mettersi all'ombra di qualche favore o protezione di una creatura, non deve cercare riposo in nessuna cosa né la compagnia di altri affetti, ma deve piuttosto gemere per la solitudine totale finché non trova lo Sposo con soddisfazione perfetta.

6 - Poiché quest'anima, prima di giungere a tale stato, come la tortorella se ne andava con grande amore in cerca del suo Amato, non trovando né volendo trovare conforto se non in Lui, lo Sposo in persona canta ora la fine delle fatiche e il compimento dei desideri di lei dicendo: E già la tortorella - il suo compagno amato - lungo il verde ruscello ha ritrovato.

Dice dunque che ella ormai se ne sta su un ramo verde, provando diletto nell'Amato, che beve ormai l'acqua chiara della sublime contemplazione e sapienza divina e quella fresca del refrigerio e della gioia che prova in Lui, e infine che si è posta sotto l'ombra della sua protezione e del suo favore, tanto desiderati, dove è consolata e ristorata saporosamente e divinamente, secondo quanto afferma con gioia nel Cantico: Mi sono seduta sotto l'ombra di chi desideravo, e il suo frutto è dolce al mio palato ( Ct 2,3 ).

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