Vita prima  

I Miracoli di San Francesco

Nel nome di Cristo iniziano i miracoli del santissimo padre nostro Francesco

[543] 127. Invocando umilmente la grazia del Signor nostro Gesù Cristo, nell'intento di eccitare la doverosa devozione dei contemporanei e corroborare la fede dei posteri, prendiamo a narrare brevemente, ma secondo verità, i miracoli che, come abbiamo sopra ricordato, furono letti e annunziati al popolo, presente il Signor papa Gregorio.

I - Paralitici Guariti

[544] Il giorno medesimo in cui il santo corpo di Francesco, come un preziosissimo tesoro, fu sepolto cosparso di aromi celesti più che terrestri, venne condotta sulla sua tomba una fanciulla, che già da un anno aveva il collo orribilmente piegato da una parte e il capo aderente alla spalla, così che non poteva guardare in alto se non di traverso e a gran fatica.

Le misero per qualche istante il capo sotto l'urna in cui riposava il corpo del Santo, immediatamente, per i meriti di lui, la fanciulla eresse il collo e il capo riprese la sua posizione normale, tanto che essa, colta da spavento per l'improvvisa trasformazione, cominciò a fuggire e a piangere.

Sulla spalla si vedeva come una fossa dovuta evidentemente alla posizione innaturale del capo durante la lunga infermità

[545] 128. Nel territorio di Narni viveva un fanciullo con una tibia talmente deformata che non poteva muoversi se non appoggiandosi su due stampelle.

Era povero e viveva di elemosine, poiché era ammalato da molti anni e non conosceva neppure suo padre e sua madre.

Per i meriti del beatissimo padre nostro Francesco riacquistò piena salute, e camminava liberamente, senza bastone, lodando e benedicendo Iddio e il suo servo fedele.

[546] 129. Un abitante di Foligno, di nome Nicolò, era paralizzato alla gamba sinistra.

Straziato dal dolore, aveva speso più di quanto potesse in medici, fino a indebitarsi, nella speranza di ricuperare la salute.

Vedendo che tutte le cure non approdavano a nulla e rincrudendosi il dolore al punto che con i suoi ripetuti urli nella notte impediva il sonno anche ai vicini, decise finalmente di votarsi a Dio e a san Francesco, e si fece condurre sul sepolcro di lui.

Vi rimase una notte intera in preghiera.

Ed ecco, poté tornare a casa con le proprie gambe, senza bastone, il cuore pieno di gioia.

[547] 130. Un altro fanciullo aveva una gamba contorta in maniera tale che il ginocchio aderiva al petto e il calcagno alla coscia.

I genitori lo portarono al sepolcro del Santo, e intanto il padre si era rivestito di un aspro cilicio, mentre la madre si impegnava in una dolorosa penitenza per lui.

Guarì così rapidamente e completamente, che poteva correre tutto sano e lieto per la piazza, rendendo grazie a Dio e al beato Francesco.

[548] 131. Nella città di Fano c'era un rattrappito, che aveva le tibie ulcerate, ripiegate all'indietro e appiccicate al corpo e talmente maleodoranti che nessuno si sentiva disposto ad accoglierlo in ospedale.

Egli implorò la misericordia del beatissimo padre Francesco, e poco dopo ebbe la gioia di vedersi completamente ristabilito.

[549] 132. Una bambina di Gubbio dalle mani rattrappite, già da un anno aveva perduto l'uso di tutte le membra.

La balia, fiduciosa di ottenerne la guarigione, la porta alla tomba di san Francesco, recando con sé anche una figura di cera della misura della bimba.

Dopo otto giorni di attesa, ecco avverarsi il miracolo: la piccola inferma ricupera l'uso delle sue membra, così da essere ritenuta idonea alle faccende di prima.

[550] 133. Un ragazzo di Montenero, incapace di camminare e di star seduto perché paralizzato dalla cintola in giù, giaceva da più giorni privo di forze davanti alla chiesa che custodiva il corpo del Santo.

Ma un giorno riuscì ad entrare in chiesa e si trascinò fino a toccare il sepolcro, e subito si sentì guarito e uscì fuori sano e salvo.

Raccontava questo ragazzo che, mentre se ne stava presso la tomba del glorioso Santo, gli si parò innanzi, proprio sopra il sepolcro, un giovane vestito da frate, con delle pere in mano, il quale offrendogli una pera, lo incoraggiò ad alzarsi.

Lui, prendendo la pera, aveva risposto: « Come vedi, sono rattrappito e non posso alzarmi ».

Intanto mangiò la pera e stese la mano per prendere una seconda pera che il giovane gli offriva incoraggiandolo ancora una volta ad alzarsi.

Ma l'infermo, ancora appesantito dal male non riusciva a mettersi in piedi.

Mentre però stendeva la mano, il giovane frate gli lasciò prendere la pera, intanto gli prese la mano, lo condusse fuori e sparì.

Ed egli, vedendosi sano e guarito aveva incominciato subito a gridare con tutta la voce, raccontando a tutti quello che gli era accaduto.

[551] 134. Una donna di Coccorano che era priva dell'uso di tutte le membra, ad eccezione della lingua, venne trasportata su barella di stuoie al sepolcro del Santo.

Dopo una breve sosta, si rialzò completamente guarita.

Anche un altro cittadino di Gubbio portò, dentro una cesta, un suo figlioletto davanti al sepolcro del Santo.

Era talmente deformato, che aveva le tibie del tutto atrofizzate e ripiegate sui femori.

Lo riebbe completamente guarito.

[552] 135. C'era a Narni un povero mendicante, di nome Bartolomeo.

Una volta si era addormentato sotto un noce; al risveglio ebbe la dolorosa sorpresa di trovarsi paralizzato e di non poter più camminare.

Crescendo il male di giorno in giorno, la gamba e il piede colpiti si assottigliarono, si piegarono e si inaridirono in modo tale, che il poveretto non avvertiva più né tagli né ustioni.

Ma una notte gli appare in sogno il beato Francesco, vero amico dei poveri e padre dei miseri, invitandolo a recarsi a un bagno campestre, perché, commosso da tanta miseria, aveva deciso di guarirlo.

L'infermo, destatosi, non sapendo cosa fare racconta per filo e per segno la visione al vescovo della città, il quale lo consiglia di fare come gli era stato detto in sogno e lo benedice.

Così, aiutandosi col suo bastone, si avvia barcollante, come meglio può verso il luogo indicato dal Santo.

Mentre se ne va, triste e stremato per lo sforzo, ode una voce: « La pace del Signore sia con te! Coraggio, io sono colui al quale ti sei votato! ».

Il bagno è ormai vicino, ma è notte ed egli sbaglia strada; e la solita voce lo avverte e gli indica la direzione giusta.

Ed ecco appena arriva e si immerge nel bagno, una mano gli tocca il piede e un'altra mano la gamba riportandoli dolcemente alla posizione normale.

Sentendosi guarito, balza fuori dall'acqua lodando e benedicendo l'onnipotenza del Creatore e il beatissimo suo servo Francesco, che gli aveva fatto una grazia così grande.

Infatti erano sei anni che viveva in quello stato miserando, ed era molto anziano.

II - I ciechi ricuperano la vista

[553] 136. Una donna di nome Sibilla, da molti anni cieca, viene un giorno condotta, cieca e triste, sulla tomba del Santo.

Ricupera istantaneamente la vista e se ne torna a casa lieta e giuliva.

Così anche un uomo di Spello ricupera la vista, da tempo perduta, davanti al sepolcro del Santo.

C'è a Camerino, una donna cieca all'occhio destro.

I parenti le applicano sull'occhio leso un panno toccato dal beato Francesco, facendo un voto; subito esauditi, cantano a Dio e al Santo il loro gioioso ringraziamento.

Un caso analogo capita ad una donna di Gubbio, che non finisce di rallegrarsi per avere riavuta la vista in seguito a un voto fatto.

Un assisano cieco da cinque anni, che era stato amico di Francesco in vita, e continuava a pregarlo, ricordandogli la passata amicizia, si ritrovò guarito al solo contatto col sepolcro di lui.

Un certo Albertino di Narni aveva perduto completamente la vista e le palpebre gli scendevano fino agli zigomi.

Appena fece voto al beato Francesco, fu prontamente guarito; allora fece i suoi preparativi e venne a visitare il sepolcro di lui.

III - Gli indemoniati liberati

[554] 137. Viveva a Foligno un uomo di nome Pietro.

Postosi in cammino per visitare il santuario di San Michele arcangelo, non si sa se per adempiere un voto o per soddisfare una penitenza impostagli, – arrivato ad una fonte, stanco e assetato, prese a bere dell'acqua; e gli sembrò d'avere ingoiato dei demoni.

Ed effettivamente da quell'istante rimase ossesso per tre anni, dicendo e compiendo cose orrende.

Si portò alla tomba del santissimo padre Francesco, e vi giunse ancora strapazzato dai demoni, più che mai furiosi contro di lui; appena toccò il sepolcro, fu, con evidente e chiaro miracolo, liberato del tutto e per sempre.

[555] 138. Una volta il Santo apparve a una donna di Narni che era furiosa e talmente fuori di sé che faceva e diceva cose spaventose e sconce, e le disse: « Fatti un segno di croce ».

Quella rispose di esserne impedita.

Allora Francesco stesso glielo impresse sulla fronte, e all'istante fu liberata dalla pazzia e da ogni influsso demoniaco.

Innumerevoli sono stati gli infelici, uomini e donne che, tormentati in vari modi e con molteplici inganni dai demoni, furono liberati in virtù dei meriti del glorioso padre.

Ma siccome tali persone possono essere sovente vittime piuttosto di illusioni, ne abbiano fatto soltanto un rapido accenno, per passare al racconto di fatti più importanti e mirabili.

IV - Malati strappati alla morte e altri infermi guariti

[556] 139. Matteo, un bambino di Todi, da otto giorni giaceva in un letto più morto che vivo: bocca ermeticamente chiusa, occhi serrati, volto, mani e piedi anneriti come un paiolo al fuoco.

Tutti pensavano che non c'era più nulla da sperare.

Vomitava inoltre sangue marcio e con tali convulsioni che sembrava dovesse rovesciare gli intestini.

Un giorno la madre si prostra in preghiera, invocando il nome e l'aiuto di san Francesco.

Quando si alza, il bambino comincia ad aprire gli occhi, a vederci e a succhiare il latte.

Poco dopo, caduta quella pelle nera, la carne ritorna al suo colorito normale e riprende vigore e sanità.

Appena lo vede fuori pericolo, la madre lo interroga: « Chi ti ha guarito, figlio mio? ».

Il fanciullo balbettando risponde: « Ciccu, Ciccu ».

Di nuovo lo interrogano: « A chi devi questa grazia? ».

E il bimbo replica: « Ciccu, Ciccu! » dimezzando in questo modo il nome di Francesco, poiché era ancora piccino e incapace di parlare bene.

[557] 140. Un giovane, precipitando al suolo da grande altezza, perdette la favella e rimase totalmente paralizzato.

Per tre giorni non mangiò né bevve; e poiché non dava più segni di vita, tutti lo credevano morto.

Sua madre non ricorse ai medici, ma ne implorò la guarigione dal beato Francesco, facendo anche un voto.

Riebbe il figlio guarito. e subito cominciò a innalzare lodi all'onnipotente e misericordioso Salvatore.

[558] Mancino, un altro giovane, colpito da malattia mortale e ritenuto inguaribile da tutti, invoca il nome di Francesco, così come può, e istantaneamente guarisce in modo perfetto.

Gualtiero, un fanciullo di Arezzo, sempre febbricitante e tormentato da due ascessi, dichiarato inguaribile dai medici, per un voto fatto a san Francesco dai genitori. ricupera l'auspicata salute.

Un altro giovane è moribondo.

Si decide di fare una figura di cera in onore di san Francesco per impetrare la grazia della vita; non è ancora finito il lavoro, che quel giovanetto viene liberato da ogni male.

141. Una donna, inferma da molti anni e completamente immobilizzata nel suo letto, appena ebbe fatto un voto a Dio e al beato Francesco, si rialzò guarita e in grado di attendere a tutte le sue occupazioni.

Nella città di Narni viveva una donna che da otto anni aveva una mano inaridita, del tutto inutilizzabile.

Un giorno le apparve il beato padre e, toccandole la mano malata, gliela rese atta al lavoro come l'altra.

Un giovane della stessa città, infermo da dieci anni, s'era talmente gonfiato che era ormai inutile qualsiasi farmaco.

La madre fece un voto al beato Francesco, e subito riacquistò piena salute.

Analogamente un idropico di Fano, col corpo paurosamente tumefatto, fu guarito in maniera perfetta per i meriti del glorioso servo di Dio.

Un abitante di Todi soffriva di gotta artritica talmente brutta, che non poteva neppure sedersi né starsene disteso su di un letto.

La veemenza della malattia lo gettava in preda a continui brividi, così da sembrare prossimo alla morte.

Chiamò medici, moltiplicò bagni e farmaci; ma tutto era inutile.

Un giorno però, alla presenza di un sacerdote, fece un voto a san Francesco implorando la grazia della guarigione.

E subito si vide guarito.

[559] 142. A Gubbio, una donna paralitica ripete per tre volte il nome del beato Francesco, e subito è guarita.

Un certo Bonifacio, colpito alle mani e ai piedi da strazianti dolori, non può muoversi né camminare, e perde del tutto sonno e appetito.

Viene un giorno da lui una donna e lo consiglia ed esorta a votarsi al beato Francesco, se vuole essere subito liberato.

Quell'uomo, dapprima quasi impazzito a causa degli spasimi, si rifiuta dicendo: « Non lo credo un Santo ».

Poi cedendo all'insistenza della donna, formula un voto così: « Mi affido all'intercessione di Francesco e lo considero Santo, se entro tre giorni mi libererà dalla mia malattia ».

E viene subito esaudito, ricuperando la possibilità di camminare, l'appetito e il sonno, e rende gloria a Dio onnipotente.

[560] 143. I sanitari si dichiaravano impotenti davanti ad un uomo che era stato trafitto al capo da una freccia la cui punta di ferro era penetrata nel cranio attraverso la cavità dell'occhio.

L'infelice con umile devozione si vota al santo di Dio, Francesco, con viva speranza d'essere liberato per sua intercessione.

Mentre dorme per un poco, viene Francesco nel sonno e gli dice di farsi strappare quella punta di ferro dalla nuca.

All'indomani, operando nella maniera indicata dal Santo, si riesce a liberarlo con facilità.

[561] 144. A Spello, un uomo, di nome Imperatore, è affetto da un'ernia così grave che gli escono gli intestini dal ventre e, nell'impossibilità di farli rientrare, l'infelice è costretto per molto tempo a sostenerli con un guanciale.

Ricorre ai medici, ma di fronte al prezzo richiesto, lui che aveva denaro appena sufficiente per il vitto di un solo giorno, perde ogni fiducia nel loro aiuto.

Finalmente ricorre all'aiuto celeste, e incomincia a supplicare per strada, in casa e ovunque il beato Francesco.

In brevissimo tempo, per grazia di Dio e per i meriti del beato Francesco, guarisce pienamente.

[562] 145. Un frate del nostro Ordine, della Marca di Ancona, aveva una fistola al bacino e ai fianchi.

Per la gravità della situazione non c'era più speranza che potesse guarire ad opera di nessun medico.

Allora egli domandò il permesso di recarsi a visitare la tomba del beato padre, con filiale fiducia che, per i meriti di lui, avrebbe ottenuto la guarigione.

Ma il ministro provinciale non gli permise di partire, temendo che lo strapazzo del viaggio, a causa della neve e della pioggia caduta abbondantemente in quella regione, gli portasse maggior danno.

L'infermo ne rimase angosciato.

Ma ecco che una notte gli apparve lo stesso santo padre Francesco, che gli disse: « Figliuolo, non rattristarti; togliti la pelliccia che indossi, butta via l'impiastro e le fasciature, osserva la tua Regola e sarai sanato! ».

Il frate, appena si levò al mattino, eseguì tutto questo; e poté ringraziare Iddio per l'immediata guarigione ottenuta.

V - Lebbrosi mondati

[563] 146. A San Severino, nella Marca d'Ancona, abitava un giovane di nome Atto.

Era talmente coperto da ulcere che, per giudizio dei medici era ritenuto da tutti un vero lebbroso.

Le membra erano tutte tumefatte e ingrossate, e a causa della dilatazione e del rigonfiamento delle vene, tutto gli appariva deformato.

Camminare gli era impossibile, e doveva starsene sempre inchiodato nel giaciglio del suo dolore, con disperata afflizione dei genitori.

Specialmente il padre suo, straziato da quel diuturno eccessivo dolore, non sapeva più che cosa fare.

Ma finalmente gli venne in mente di raccomandarlo e votarlo al beato Francesco, e gli fece questa proposta: « Figlio mio, vuoi fare un voto al glorioso Francesco, che rifulge per molti miracoli, perché voglia liberarti dal tuo male? ».

Rispose: « Sì, babbo! ».

Il padre si fece subito portare un foglio di papiro, prese le misure dell'altezza e grossezza del figlio, e poi gli disse: « Alzati, fai voto al beato Francesco che, se guarirai, ogni anno e per tutta la tua vita, andrai pellegrino alla sua tomba, recandogli un cero alto come te ».

Il giovane obbedì alla richiesta paterna, si alzò come poté e a mani giunte incominciò a invocare la misericordia dei beato Francesco.

Presa la misura del papiro, si alzò appena finita la preghiera, ed era completamente guarito dalla lebbra.

Cominciò a camminare, dando lode a Dio e al beato Francesco.

Nella città di Fano, un giovane di nome Bonomo, ritenuto da tutti i medici lebbroso e paralitico, appena viene offerto molto devotamente dai genitori al beato Francesco è liberato dalla lebbra e dalla paralisi e riacquista piena salute.

VI - Muti e sordi sanati

[565] 147. A Città della Pieve c'è un fanciullo, povero e mendicante, sordomuto dalla nascita; ha la lingua tanto corta che tutti la ritengono addirittura mozza.

Una sera si reca a casa di un concittadino, di nome Marco, e con gesti, come sogliono fare i muti, gli indica che vorrebbe essere suo ospite: piega il capo da una parte accostando la guancia alla mano, indicando chiaramente che vorrebbe dormire in casa di lui.

Quell'uomo è felice di accoglierlo nella sua casa e volentieri lo prende con sé, perché lo sa abile al servizio, di buon carattere e, benché sordo e muto dalla nascita, in grado di comprendere gli ordini dai cenni.

Una sera quell'uomo, alla presenza del fanciullo, dice alla moglie: « Questo sì che sarebbe un grande miracolo, se il beato Francesco gli rendesse udito e favella! ».

148. E aggiunge: « Prometto a Dio che se il beato Francesco compirà questo miracolo, io, per amor suo, avrò carissimo questo giovinetto e provvederò a mantenerlo per tutto il tempo della sua vita ».

Cosa meravigliosa! Appena finita quella preghiera, il fanciullo si mette a parlare, esclamando: « Viva san Francesco! », e con lo sguardo elevato al cielo, soggiunge: « Vedo Francesco qui sopra, che è venuto a donarmi la guarigione! ».

Ma, aggiunge ancora: « Che cosa dirò io ora alla gente? ».

E quell'uomo gli risponde: « Loderai Iddio e salverai molti ».

Allora si alza e corre pieno di esultanza a gridare a tutti il grande miracolo.

Accorrono in massa quelli che avevano veduto prima il piccolo sordomuto e, pieni di ammirazione e di stupore, elevano lodi al Signore e al beato Francesco.

Intanto la lingua del fanciullo si snoda e cresce, tornando alla misura normale, e comincia a parlare così speditamente e chiaramente come se avesse da sempre l'uso della parola.

[566] 149. Un altro fanciullo, chiamato Villa, è muto e incapace di camminare.

Sua madre ricorre all'aiuto divino portando sul sepolcro di san Francesco una immagine votiva di cera.

Al suo ritorno a casa, trova il figlioletto in perfetta salute, che cammina e parla.

[567] Un uomo della diocesi di Perugia, muto e costretto a tenere la bocca sempre spalancata e spaventosamente ansimante, a causa della gola enormemente gonfiata, arriva un giorno alla tomba di san Francesco e, nell'atto di salire i gradini a toccarla, vomita sangue.

Ed ecco, subito liberato completamente, comincia a parlare, ed apre e chiude la bocca in maniera normale: è guarito!

[568] 150. Anche una donna, colpita da gravissimo dolore alla gola, così da avere la lingua inaridita e attaccata al palato per l'arsura, non è in grado di parlare, né di bere, né di mangiare, e qualsiasi medicamento si rivela perfettamente inutile.

Allora, dall'intimo del suo cuore, poiché non può parlare, si vota fiduciosa a san Francesco.

Immediatamente l'apparato palatale si spezza e le esce dalla gola un sasso rotondo, che mostra a tutti, ed è interamente liberata dal suo male.

[569] A Greccio, un giovane, avendo perso l'udito, la memoria e la favella insieme, non può intendere né sentire nulla.

I genitori, che hanno una grande fiducia in san Francesco, fanno voto a lui con suppliche sincere.

Quasi subito il loro figlio, per grazia singolarissima del padre santo, ricupera l'uso di tutti i suoi sensi.

A lode, gloria e onore del Signor nostro Gesù Cristo, il cui regno e l'impero rimane stabile e imperituro nei secoli dei secoli.

Amen.

Fine - Epilogo

[570] 151. Abbiamo narrato qualcuno dei miracoli del beatissimo padre nostro Francesco, e molti ne abbiamo omessi.

Lasciamo ad altri che vorranno seguire i suoi passi, di meritarsi con la loro ricerca la grazia di nuove benedizioni.

Egli, che ha mirabilmente rinnovato il mondo con la parola e l'esempio, con la vita e la dottrina, si degni di beneficare con altri carismi i cuori di coloro che amano sinceramente Iddio.

[571] Ed io, per amore del Crocifisso povero e delle sue sacre stimmate, che il beato padre Francesco portò nel suo corpo, prego tutti quelli che leggeranno, vedranno e udranno la mia narrazione, di ricordarsi presso Dio di me peccatore Amen.

Benedizione, onore e ogni lode al solo sapiente Iddio, che tutto compie con sapienza in tutti e sempre a sua gloria.

Amen. Amen. Amen!

Indice