Leggenda Minore

V - Obbedienza delle creature e accondiscendenza di Dio

Lezione I

[1366] Certamente. nel suo servo Francesco. era presente quello Spirito del Signore che lo aveva unto e lo stesso Cristo, potenza e sapienza di Dio: per la potenza e la grazia di questo spirito non soltanto gli venivano manifestate le cose incerte ed occulte, ma anche gli obbedivano le creature di questo mondo.

Ci fu un tempo in cui i medici lo consigliavano e i frati lo esortavano con insistenza ad accettare di lasciarsi curare la malattia degli occhi mediante la cauterizzazione.

L'uomo di Dio acconsentì umilmente, persuaso che l'intervento non solo sarebbe stato una medicina contro l'infermità del corpo, ma anche materia per esercitare la virtù.

Poiché la sensibilità della sua carne, alla vista dello strumento di ferro ormai incandescente, era rimasta scossa da un naturale orrore, il Santo prese a parlare al fuoco come a un fratello e gli comandò, nel nome e nella potenza del Creatore, di moderare il suo calore e di bruciare con dolcezza, in modo che lui riuscisse a sopportarlo.

Il ferro crepitante affondò nella tenera carne e il cauterio venne esteso dall'orecchio fino al sopracciglio; eppure l'uomo pieno di Dio, con lo spirito esultante, disse ai frati: « Lodate l'Altissimo, perché, dico la verità, il calore del fuoco non mi ha dato molestia e il dolore della carne non mi ha procurato afflizione ».

Lezione II

[1367] Mentre il servo di Dio era travagliato da una malattia gravissima, presso l'eremo di sant'Urbano, sentendosi venir meno, chiese un bicchiere di vino.

Gli fu risposto che vino non ce n'era proprio, da potergliene dare.

Allora comandò di portargli dell'acqua e, quando gli fu portata, la benedisse, tracciando il segno della croce.

Subito diventa vino ottimo quella ch'era stata acqua pura: ciò che la povertà del luogo non poteva dare, lo impetrò la purità del Santo.

Al gustar di quel vino, subito si ristabilì con estrema facilità.

E così fu chiaro ed evidente che il generoso Datore gli aveva concesso la bevanda desiderata, non perché valevole per il sapore, ma perché valida per la salute.

Lezione III

[1368] Un'altra volta l'uomo di Dio si era voluto trasferire in un certo eremo, dove avrebbe potuto dedicarsi più liberamente alla contemplazione.

Siccome era debole, veniva condotto da un poveruomo sul suo asinello.

Era d'estate e quell'uomo, scortando il servitore di Dio su per le montagne, spossato dal camminare e dalla strada assai difficoltosa, molto dura e molto lunga, si sentì venir meno per la gran sete e si mise a gridare con veemenza e a dire che, se non beveva un po', avrebbe tirato subito l'ultimo respiro.

Senza indugio l'uomo di Dio saltò giù dall'asinello e, inginocchiatosi per terra, alzò le mani al cielo, e non smise di pregare finché comprese di essere stato esaudito.

Terminata, finalmente, l'orazione: « Va in fretta - disse all'uomo - vicino alla roccia e là troverai l'acqua viva: in questo momento Cristo misericordiosamente l'ha fatta scaturire dalla pietra, per farla bere a te ».

L'uomo, assetato, corse al luogo indicato e bevve l'acqua fatta scaturire dalla pietra, per la virtù di quell'orante, e attinse la bevanda che Dio gli aveva somministrato dal sasso durissimo.

Lezione IV

[1369] Una volta il servitore del Signore stava predicando in riva al mare, a Gaeta.

Volendo sottrarsi alla calca della folla che per devozione si riversava su di lui, saltò su da solo su una barca, che si trovava presso il lido.

E quella, come fosse pilotata dalla forza di una misteriosa spinta interiore, senza alcun rematore si allontanò un bel pezzo da terra, sotto lo sguardo ammirato di tutti i presenti.

Addentratasi per un po' nel mare, restò poi immobile in mezzo alle onde, per tutto il tempo che all'uomo di Dio piacque di predicare alle turbe in attesa sul lido.

Ascoltato il discorso e visto il miracolo, la moltitudine, dietro preghiera del Santo stesso, si stava allontanando, dopo aver ricevuta la benedizione: e allora, non per altra spinta che per quella di un comando celeste, la barca venne a riva: così la creatura, per servire al suo Fattore, si assoggettava senza ribellione e obbediva senza indugio a colui che era un adoratore perfetto del Creatore.

Lezione V

[1370] Una volta egli si trovava nell'eremo di Greccio.

Gli abitanti del luogo erano oppressi da molti malanni: ogni anno una tempesta di grandine devastava i raccolti e le vigne e una moltitudine di lupi rapaci sterminava non soltanto gli animali, ma anche gli uomini.

Il servitore del Signore onnipotente, che provava una benevola compassione per quegli uomini così fortemente afflitti, durante una predica promise loro pubblicamente, facendosene personalmente garante, che tutta quella calamità sarebbe scomparsa, se essi si fossero confessati e avessero voluto fare degni frutti di penitenza.

Poiché quelli, alla sua esortazione, avevano fatto penitenza, da quel momento cessarono le stragi, si dispersero i pericoli, lupi o grandine non recarono più danno.

Anzi, cosa ancor più notevole, se qualche volta la grandine cadeva sui seminati dei confinanti, quando si appressava ai terreni di costoro restava circoscritta sul posto stesso o si dirigeva da un'altra parte.

Lezione VI

[1371] Un'altra volta l'uomo di Dio, mentre si aggirava per la valle Spoletana a scopo di predicazione, giunse, vicino a Bevagna, in un luogo dove si era dato convegno una grandissima quantità di uccelli di vario genere.

Mentre stava ad osservarli con occhio pio, fu investito dallo Spirito del Signore; corse veloce verso quel luogo, li salutò vivacemente e impose loro silenzio, perché potessero ascoltare con attenzione la parola di Dio.

Intanto che egli parlava loro e portava molti argomenti per dimostrare i benefici che Dio ha fatto alle creature e le lodi che essi dovevano tributargli, gli uccelli, dimenandosi in mirabil modo, si misero ad allungare il collo, a stendere le ali, ad aprire il becco e a fissarlo con attenzione, come se si sforzassero di sentire quei suoi discorsi così ammirevoli ed efficaci.

Era davvero giusto che l'uomo pieno di Dio si sentisse attratto da un sentimento di pietà e d'umanità verso tali creature prive di ragione, mentre esse, a loro volta, in un modo così meraviglioso si sentivano attratte verso di lui e stavano attente quando le istruiva, obbedivano quando comandava; si rifugiavano da lui con sicurezza, ed egli le accoglieva; senza difficoltà rimanevano con lui, ed egli le teneva con sé.

Lezione VII

[1372] Nel tempo in cui egli, per conseguire la palma del martirio, aveva cercato di andare nei paesi d'oltremare, senza per altro riuscirvi, perché impedito dalle tempeste del mare, il Timoniere di tutte le cose lo assisté con la sua Provvidenza e si degnò di strappare lui e molti altri con lui dal pericolo di morte, dispiegando in suo favore le meraviglie della sua Potenza nelle profondità del mare.

Volendo ritornare dalla Schiavonia in Italia, egli salì su una nave, totalmente sprovvisto di mezzi per pagare.

E, proprio mentre egli saliva vi fu un uomo mandato da Dio in aiuto di quest'uomo poverello: costui non solo portò con sé le provviste necessarie, ma fece venire dalla nave una persona timorata di Dio e gliele consegnò, perché a tempo opportuno le servisse a coloro che non avevano proprio niente.

Se non che, per la violenza dei venti, i marinai non riuscivano a sbarcare in nessun posto e, perciò, tutte le loro provviste di cibo si esaurirono: rimase soltanto una piccola porzione dell'elemosina donata dal cielo all'uomo beato.

Quella porzione, per le sue preghiere e i suoi meriti e per l'intervento della Potenza celeste, crebbe talmente che soddisfece appieno alle necessità di tutti, durante i molti giorni di continua burrasca, finché giunsero al porto desiderato, cioè ad Ancona.

Lezione VIII

[1373] Un'altra volta, mentre quest'uomo di Dio era in viaggio con un compagno, a scopo di predicazione, fra la Lombardia e la Marca Trevigiana, fu sorpreso dal buio e dalle tenebre della notte nei pressi di Padova.

Siccome la strada era esposta a molti e gravi pericoli, a causa del fiume, delle paludi e delle tenebre, il compagno insisteva con l'uomo di Dio, perché in una necessita così grande, implorasse l'aiuto di Dio.

Ed egli rispose con molta fiducia: « Dio può bene se piace alla sua cortesia, scacciare il buio e le tenebre e illuminarci con la sua luce benefica ».

Meraviglia davvero: aveva appena finito di parlare, ed ecco: per l'onnipotenza celeste una grande luce incominciò a risplendere attorno a loro, tanto che, mentre altrove persisteva l'oscurità della notte, essi vedevano distintamente non soltanto la strada, ma anche molte cose tutt'intorno, dall'altra parte del fiume.

Lezione IX

[1374] Era davvero giusto che, in mezzo alle tenebre dense della notte, lo precedesse la chiarità celeste: così, il fatto stesso ci manifesta che non possono essere avviluppati dal buio della morte quanti seguono con retto sentiero la luce della vita.

Guidati nel corpo dallo splendore meraviglioso di tale luce e confortati nello spirito, fecero un lungo tratto di strada cantando e lodando Dio, finché giunsero all'ospizio.

O uomo veramente luminosissimo e ammirabile!, davanti al quale il fuoco modera il calore, l'acqua cambia sapore, la pietra somministra bevanda abbondante, gli esseri inanimati si mettono a servire, gli animali selvatici diventano mansueti e gli esseri privi di ragione si mostrano solleciti di capire; perfino il Signore di tutte le cose si piega ad obbedire, per sua benignità, accogliendone i desideri: prepara con liberalità il cibo, offre la sua luce chiara come guida.

Veramente, in questo modo, a lui, come ad uomo d'esimia santità, tutte le creature si piegano a servire e lo stesso Creatore di tutti si fa accondiscendente.

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