Leggenda di Santa Chiara Vergine

I rattrappiti

[3270] 55. Un certo Petruccio del castello di Bettona, consumato da tre anni da una malattia, appariva come tutto disseccato dal lungo consumante languire.

E per la violenza di quel male era talmente rattrappito ai reni, che sempre curvo e piegato verso terra, poteva a stento muoversi con un bastone.

Il padre del ragazzo esperimenta l'abilità di molti medici, soprattutto di specialisti nella cura delle fratture ossee.

Era pronto a spendere tutti i suoi averi pur di ricuperare la salute del fanciullo.

Ma, poiché tutti gli rispondevano che non v'era rimedio della medicina che potesse risanare quella malattia, si volse a chiedere soccorso alla nuova Santa, di cui sentiva raccontare meraviglie.

Il ragazzo viene portato al luogo dove riposano le preziose spoglie della vergine; e rimanendo per poco lì davanti al sepolcro, riceve la grazia della completa guarigione.

Immediatamente, infatti, si alza su ritto e sano, camminando e saltando e lodando Dio ed invita il popolo accorrente a lodare santa Chiara.

[3271] 56. V'era un bambino di dieci anni a Villa di San Quirico, nella diocesi di Assisi, storpio fin dalla nascita; aveva le tibie sottili e camminava irregolarmente perché buttava i piedi di traverso, poteva appena tirarsi in piedi che subito cadeva.

Sua madre più volte lo aveva offerto in voto al beato Francesco, senza averne tuttavia l'aiuto di qualche miglioramento.

Ma, sentendo che la beata Chiara splendeva della luce di recenti miracoli, portò il bambino al suo sepolcro.

Dopo alcuni giorni, le ossa delle tibie scricchiolarono e le membra ritornarono nella loro posizione corretta: e ciò che san Francesco, implorato con molte preghiere, non aveva concesso, per volere divino lo elargì la sua discepola Chiara.

[3272] 57. Un cittadino di Gubbio, di nome Giacomo di Franco, aveva un bambino di cinque anni che, per debolezza dei piedi, non aveva mai camminato né poteva camminare: si rammaricava, per questo bambino, come per una macchia deforme della sua casa e un obbrobrio della sua carne.

Il bambino era solito giacere a terra, si strascinava nella polvere e cercava di sollevarsi di tanto in tanto, appoggiandosi a un bastone, senza riuscirci: la natura gli aveva dato il desiderio di camminare, ma gliene aveva negato la possibilità.

I genitori votano il bambino ai meriti di santa Chiara e, per usare la loro stessa espressione, vogliono che sia « uomo di santa Chiara », se per suo merito guarirà.

Tosto, formulato il voto, la vergine di Cristo risana il « suo uomo », ridonando la libera possibilità di camminare al bambino a lei offerto.

Subito allora i genitori si affrettano col bambino alla tomba della vergine, offrendolo al Signore saltellante e lieto.

[3273] 58. Una donna del castello di Bevagna, di nome Pleneria, avendo a lungo sofferto di una contrazione alle reni, non poteva camminare se non appoggiandosi a un bastone.

Ma, pur con quel sostegno, non poteva raddrizzare il corpo incurvato e trascinava alla meglio, come poteva, i passi vacillanti.

Un certo venerdì si fece portare alla tomba di santa Chiara: dove, pregando con tutta la devozione, ottenne in fretta quello che aveva domandato con fede.

Il giorno seguente, sabato, completamente guarita tornò a casa coi suoi propri piedi, lei che era stata trasportata lì da altri.

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