Deserto
Il deserto nel pensiero religioso evoca sia la sterilità sia l'ambiente dove si fanno esperienze innovative in un contesto di solitudine e silenzio. Nella tradizione biblico-ebraica l'esperienza del deserto è stata fondamentale; il popolo d'Israele ha passato nel deserto del Sinai circa quarant'anni, per arrivare dall'Egitto alla Terra Promessa. Lì ha ricevuto molti "doni"; la Torà, l'alleanza, l'acqua, il cibo, la protezione, le teofanie. Per questo il simbolo del deserto è particolarmente presente nella spiritualità ebraica: come il tempo della fede pura e il luogo di ogni rigenerazione futura ( Is 40-55: il ritorno da Babilonia ). Anche nel Nuovo Testamento appare il tema del deserto, specialmente nei Vangeli sinottici, dove viene messo in relazione con il Battista e con Gesù ( digiuno, tentazioni, preghiera ). Nella Chiesa primitiva si svilupparono correnti di ascesi e preghiera che cercarono come habitat il deserto. Intatti le prime esperienze monastiche cristiane ( secc. III e IV ) fiorirono nel deserto e furono caratterizzate da rottura col mondo, lotta col demonio ( che abita i luoghi inabitabili ), vita di penitenza e solitudine, nuova armonia con la natura. I luoghi più famosi sono stati l'Egitto, la Siria, la Palestina. La tradizione del "deserto" riapparve di tempo in tempo lungo la storia del cristianesimo, con esperienze particolari ( come gli ordini monastici camaldolesi, certosini, francescani; i recogidos, Ch. de Foucaud, C. Carretto ). Anche oggi ci sono molteplici esperienze di eremitismo ( in Francia e Italia, in Canada; nei monasteri ortodossi dell'Oriente ), mentre le case di spiritualità offrono spesso proposte di "esperienza di deserto": cioè brevi periodi di solitudine, di preghiera, di digiuno, in clima di autogestione, in casette solitarie. |
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Gli abitanti del deserto: BJ traduce: « la bestia ». Questo termine, che designa gli animali o i demoni che frequentano i deserti ( Is 13,21; Is 34,14; Ger 50,39; Ez 34,28 ), evoca qui gli stati pagani abbattuti ( Is 27,1; Dn 7,3; Ap 13,1 ). |
Sal 72,9 |
… abitazione dei demoniAzazel, in ebraico « forza di Dio », come sembra aver ben compreso la versione siriaca, è il nome di un demone che gli antichi ebrei e cananei credevano abitasse il deserto, terra infeconda in cui Dio non esercita la sua azione fecondante. |
Lv 16,8 |
Satiri: la parola ebraica seirim significa « capri » e designa dei geni dalla forma animale, che si credeva frequentassero i luoghi deserti e in rovina. Azazel era uguagliato a loro, Lv 16,8+. Qui e in 2 Cr 11,15, la parola designa con disprezzo i falsi dèi. |
Lv 17,7 |
… ideale perdutoNel deserto: la vita nel deserto, durante l'esodo, appare come un ideale perduto ( già Am 5,25; Os 12,10 ); Israele, ancora bambino ( Os 11,1-4 ), non conosceva gli dèi stranieri e seguiva fedelmente il Signore, presente nella nube ( Os 2,16.17; Ger 2,2-3 ). sull'uso profetico del tema dell'esodo, vedi inoltre Is 40,3+. |
Os 2,16 |
Schedario biblico |
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Cristo e Mosè (Capo) | B 39 |
Assemblea del deserto | C 11 |
Deserto | F 35 |
Tentazione di Cristo | B 74 |
Chiesa, arca d'alleanza | C 30 |
Monaci | C 47 |
Acqua viva | D 7 |
Magistero |
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L'immagine del deserto è una metafora assai eloquente della condizione umana. |
Angelus Benedetto XVI 5-3-2006 |
E mentre attraversiamo il "deserto" quaresimale, noi teniamo lo sguardo rivolto alla Pasqua, che è la vittoria definitiva di Gesù contro il Maligno, contro il peccato e contro la morte. Il deserto è il luogo dove si può ascoltare la voce di Dio e la voce del tentatore. |
Angelus Francesco 22-2-2015 |
Summa Teologica |
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… e tentazione di Cristo | III, q. 41, a. 2 |