Giovanni Battista de La Salle

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Il La Salle si dimette dal canonicato.

Alla fine del 1682 il La Salle comprese che Dio lo chiamava a prendersi la responsabilità delle scuole.

Conseguentemente capì che, dovendo egli per primo dare l'esempio nel partecipare alle pratiche stabilite per la comunità, non poteva nel contempo essere assiduo alla recita dell'ufficio in coro.

Questo nonostante che il suo direttore spirituale continuasse a chiedergli di essere fedele ai suoi impegni di canonico.

Tali considerazioni lo confermarono nella risoluzione di rinunciare al canonicato.

Lo prospettò al suo direttore che oppose serie difficoltà.

Nel frattempo egli dovette recarsi a Parigi e là consultò diverse persone, alcune delle quali si rivelarono favorevoli, altre contrarie al suo progetto.

Tra le persone consultate, il reverendo Padre Barre, religioso dei Minimi e fondatore delle scuole gratuite per fanciulle, dette del Bambino Gesù che, come ho già detto, abitava nel convento di Place Royale, consigliò in modo deciso il La Salle di rinunciare al canonicato e di trasferirsi a Parigi, convinto che il Signore volesse servirsi di lui per iniziare le scuole gratuite maschili.

Gli predisse anche che egli non sarebbe morto senza vedere attorno a sé un certo numero di Fratelli; ciò che poi si avverò.

Questo santo religioso manifestava un forte zelo per la salvezza delle anime, ma fu obbligato a moderarlo per volontà dei Superiori i quali, dieci anni prima della sua santa morte, lo obbligarono a vivere ritiratamente senza più occuparsi delle scuole che aveva fondato.

Inoltre il Barre consigliò il La Salle di segnalare all'Arcivescovo di Reims una persona in favore della quale rinunciare al canonicato.

Il La Salle, che già agli inizi, ma poi per tutta la vita, non prendeva decisioni senza prima essersi consigliato, si attenne fedelmente a quanto gli aveva detto il Barre e per la seconda volta propose al suo direttore il desiderio di rinunciare al canonicato, ma questi si manifestò ancora contrario.

Il nuovo rifiuto non frenò il fervente servo di Dio.

Anzi continuò a esporre al suo direttore le ragioni che avrebbero dovuto indurlo ad accondiscendere al desiderio.

E questo per nove o dieci mesi. Infine fu un ecclesiastico comune amico che ripropose al direttore spirituale il caso del La Salle, il quale non poteva dedicarsi al nuovo impegno in cui era venuto a trovarsi e contemporaneamente mantenere gli obblighi del canonicato.

Il direttore, dopo aver lungamente riflettuto, nel mese di giugno del 1683, diede il suo consenso.

Il La Salle, pieno di gioia d'aver finalmente ottenuto ciò che desiderava da lungo tempo, partì immediatamente da Reims alla volta di Parigi, dove allora si trovava il suo Arcivescovo,1 per presentargli le dimissioni da canonico.

Ma non poté incontrarlo perché questi, nel contempo, aveva fatto ritorno a Reims.

Ogni volta che il nostro servo di Dio veniva a Parigi, prendeva dimora presso il seminario di San Sulpizio, dove era accolto con chiari segni di affetto per l'edificazione che vi aveva dato.

Nella circostanza convenne con il parroco di San Sulpizio Monsieur de La Barmondière2 di inviargli due Fratelli, cui affidare la scuola della sua parrocchia.

Ma i tempi non erano ancora maturi e il La Salle non poté mantenere la promessa che sei o sette anni dopo.

Il nostro santo sacerdote, di ritorno a Reims, volle incontrare l'Arcivescovo, ma questi aveva timore di parlargli perché, nutrendo per lui una profonda stima, temeva di dare risposte che gli dispiacessero, soprattutto in tema di rinuncia al canonicato di cui aveva avuto qualche sentore.

Nel frattempo il La Salle, che cercava solo di realizzare la volontà di Dio, dopo matura riflessione e aver sentito il parere di quanti gli era possibile, nel timore di sbagliare, consultò ancora alcune persone tra cui Monsieur Philbert, già superiore del seminario a Reims, che fu poi "grand chantre"3 della cattedrale e che egli conosceva bene.

Tutti lo approvarono e gli consigliarono di stabilirsi a Parigi.

Alla vigilia della partenza da Reims dell'Arcivescovo, il La Salle cercò ad ogni costo di parlargli.

Prima dell'udienza si recò in cattedrale per pregare dinanzi al Santissimo, e vi restò qualche ora come immobile in un intero abbandono alla volontà di Dio.

Non posso tacere ciò che fu detto a sua lode, mentre apriva così il cuore a Dio: una persona, presa da naturale compassione verso di lui, vedendolo pensieroso e accasciato per la pena che gli causava la rinuncia al canonicato, disse a un'altra persona che egli stava perdendo lo "spirito" e che lo raccomandava alle sue preghiere.

Ma questi, nutrendo sentimenti più elevati e avendo un concetto ben più alto delle virtù del La Salle, gli rispose che egli stava sì perdendo lo "spirito", ma quello del mondo.

Terminata la preghiera, Dio concesse al La Salle di incontrare l'Arcivescovo il quale, appena appreso il progetto di rinunciare al canonicato, chiese al La Salle se aveva consultato qualcuno.

Egli si limitò a rispondere che aveva consultato Monsieur Philbert e che questi aveva approvato il suo proposito.

L'Arcivescovo mandò immediatamente a cercare Monsieur Philbert in coro e gli domandò espressamente se aveva consigliato il La Salle di rinunciare al canonicato e a recarsi a Parigi.

Egli non negò e aggiunse che gli aveva suggerito di rinunciare al canonicato in favore di suo fratello.4

Al che l'Arcivescovo rispose che poteva rinunciare in favore di chi voleva.

Queste parole rallegrarono il nostro santo sacerdote perché comprese che poteva realizzare il suo disegno di donare il canonicato a un estraneo, piuttosto che a suo fratello.

Questo era lo spirito evangelico che animava il La Salle in quei felici inizi.

Per colmo della sua gioia l'Arcivescovo aggiunse che accoglieva le sue dimissioni da canonico; ciò che fece la sera stessa e il suo direttore firmò la rinuncia.

Tuttavia l'Arcivescovo non era contento di perdere un così valido collaboratore e lo testimoniò in presenza di molte persone.

Non lasciò trapelare nulla al La Salle e nulla disse per distoglierlo dal suo proposito poiché, conoscendo la sua fermezza d'animo, capì che non lo avrebbe distolto dal cambiare idea.

Certo Dio lo permise perché il suo servo trovasse meno ostacoli a compiere un passo così difficile come era quello di lasciare una rendita considerevole e di uscire dal mondo.

Come un nuovo Abramo, spogliato di tutto ciò che poteva lusingare la sua natura, poté fare grandi progressi nel cammino della virtù seguendo Gesù Cristo, privo di tutto.

La gioia della libertà acquistata con la rinuncia al canonicato fu così grande che, di ritorno dall'udienza dell'Arcivescovo, fece cantare il Tè Deum dai Fratelli riuniti in cappella.

Ora egli si sentiva libero da un impegno nel quale si riteneva poco utile alla Chiesa a imitazione di San Domenico, come ha scritto nella meditazione per la sua festa, e di San Bruno, anch'egli canonico della cattedrale di Reims, che si dimise per ritirarsi nella Certosa di Grenoble.

Quando il La Salle espose all'Arcivescovo il suo piano per rinunciare al canonicato, nominò anche la persona che aveva scelto per sostituirlo: Monsieur Faubert, nativo di Chàteau-Porcien, prete molto zelante, privo di beni terrestri ma ben provvisto di quelli del cielo, che otteneva frutti meravigliosi dalle sue molteplici e ferventi predicazioni in tante chiese.5

Questo fu il motivo che indusse il La Salle a cedergli la sua rendita con cui gli assicurava i mezzi per continuare nel bene che faceva.

Ma poiché gli onori cambiano gli uomini, il Faubert non continuò per lungo tempo nelle sue predicazioni e a poco a poco abbandonò il primitivo slancio.

Ciò che fece dire al La Salle che non gli avrebbe lasciato la rendita del canonicato, se ne avesse previsto le conseguenze.

Quando il servo di Dio propose all'Arcivescovo il Faubert come suo successore, non manifestò all'interessato l'intenzione di lasciargli il canonicato.

Per cui egli rimase meravigliato quando Monsignore lo convocò e, dopo essersi intrattenuto un po' con lui, lo congedò facendogli dire dal superiore del seminario6 che gli avrebbe inviato le "provisions",7 cosa che egli non si aspettava.

All'Arcivescovo non piacque la scelta fatta dal La Salle, inoltre si meravigliò che non avesse lasciato il beneficio a suo fratello, allora studente, che già portava l'abito ecclesiastico.

Il La Salle si limitò a rispondere che non glielo avevano consigliato.

Questo distacco del La Salle fu in seguito ricompensato.

Infatti qualche anno dopo, morto un canonico8 senza designare il successore, l'Arcivescovo assegnò al fratello il canonicato vacante, senza che nessuno facesse passi per procurarglielo, anche se parecchi si erano presentati per ottenerlo.

In presenza di molti, l'Arcivescovo benignamente aggiunse che bisognava riparare alla "pazzia" del La Salle.

Ciò che determinò l'Arcivescovo a questa liberalità verso il virtuoso studente fu certamente la testimonianza che gli rese Monsieur Philbert quando venne con lui a Parigi dopo le dimissioni da canonico del La Salle.

L'Arcivescovo, infatti, aveva compiuto un nuovo tentativo per convincere il La Salle a rinunciare al canonicato in favore del fratello, prima di inviare le "provisions" a Monsieur Faubert, affidando l'iniziativa al Superiore del seminario.9

Questi ne parlò al La Salle, ma egli rispose che, se non si fosse trattato di suo fratello, sarebbe stato disposto a fare ciò che Monsignore gli chiedeva.

Il degno Superiore del seminario fu così affascinato dalla risposta tutta evangelica che, ben lungi dal convincerlo su ciò che desiderava l'Arcivescovo, gli disse che anch'egli non glielo consigliava.

Questo uomo di Dio, zelante della sua gloria quanto è possibile, era Monsieur Callou, la cui memoria è ancora viva in tante città della Francia e specialmente a Reims, dove il suo zelo brillò in maniera particolare.

Di lui si servì l'Arcivescovo per riformare il clero che trovò in totale abbandono appena preso possesso della diocesi, dopo trent'anni di sede vacante.

Il La Salle, lieto che la divina Provvidenza gli facesse conoscere sempre più la sua volontà e lo confermasse nel suo proposito attraverso la risposta di Monsieur Callou, scrisse subito all'Arcivescovo informandolo del colloquio.

Egli allora si decise a inviare le "provisions" a Monsieur Faubert.

Così il La Salle fu sciolto dal canonicato il giorno dopo la festa dell'Assunzione di Maria Santissima dell'anno 1683.

Opposizioni e sua risoluzione nel superarle.

Se la scelta di Monsieur Faubert dispiacque all'Arcivescovo, non dispiacque meno ai Canonici del Capitolo.

E manifestarono il loro malcontento in numerose occasioni e a diverse persone, compreso il La Salle stesso che, però, non si smosse da quanto deciso.

Lo scontro maggiore il La Salle lo ebbe con i parenti e gli amici che più volte gli rimproverarono durezza di cuore per non aver pensato ai suoi fratelli lasciando loro il beneficio del canonicato.

Tutto questo e ben altre incomprensioni subite per la sua decisione riguardo al canonicato non fecero alcuna impressione su di lui.

Egli rimase fermo nel suo proposito.

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1 È noto che Mons. Le Tellier, come molti alti prelati e dignitari, passava lunghi periodi dell'anno alla corte di Luigi XIV a Versailles.
2 Bottu de La Barmondière Claude, personaggio eminente del seminario di San Sulpizio poi parroco di San Sulpizio dal 1678 al  1689. Personalità controversa tra debolezza, iniziativa e stravaganza,
diede filo da torcere al La Salle.
3 Canonico responsabile del canto liturgico, allora elemento di primaria importanza nelle fastose funzioni religiose, e delle scuole di canto.
4

Si tratta evidentemente di Louis. Se ne parlerà diffusamente nel seguito di questa biografia.

5 Faubert Jean, figura ben delineata in pochi tratti da Fr. Bernard.
6 Monsieur Jacques Callou, direttore spirituale del La Salle e personalità di spicco tra il clero di Reims.
7 Atto ufficiale del conferimento di un incarico ecclesiastico.
8 Si tratta di Moet Charles.
9 È il menzionato Monsieur Callou.