Il consenso degli Evangelisti

Indice

Libro III

4.10 - Gesù nel Getsemani

Matteo continua il racconto dicendo: Allora Gesù si recò con loro in un podere chiamato Getsemani. ( Mt 26,36 )

Lo stesso dice Marco; e Luca, anche se non segnala esplicitamente il nome del podere, ( Mt 26,38-46; Mc 14,32-42; Lc 22,39-46 ) scrive: Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.

Giunto sul luogo disse loro: " Pregate, per non entrare in tentazione ". ( Lc 22,39-40 )

È questo il luogo che secondo gli altri due evangelisti si chiamava Getsemani e dove, se intendiamo bene, doveva trovarsi quell'orto ricordato da Giovanni quando scrive: Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cedron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. ( Gv 18,1 )

Viene poi quel che nota Matteo: Egli disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".

E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia.

Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".

E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".

Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano.

E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?

Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".

E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".

E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.

E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.

Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.

Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina". ( Mt 26,36-46 )

4.11 Lo stesso racconto troviamo in Marco, che procede usando le identiche frasi e seguendo lo stesso ordine, salvo quei rari casi in cui accorcia le espressioni mentre altre volte le esplica con qualche dettaglio in più.

Tuttavia anche qui ci imbattiamo in una difficoltà, e a crearcela è la narrazione di Matteo, che sembrerebbe essere in contrapposizione con se stessa.

Egli scrive infatti che, dopo aver pregato tre volte, Gesù venne dai discepoli e disse loro: Dormite ormai e riposatevi!

Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.

Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino.

Come può aver detto poco prima: Dormite ormai e riposate se subito dopo aggiunge: Ecco, è giunta l'ora, e in vista di ciò li sprona ad alzarsi e a partire?

Certi lettori, turbati da questa, diciamo pure, contraddizione, si sforzano di pronunziare le parole del Signore: Dormite ormai e riposatevi come dette da uno che rimprovera e non da uno che dà l'assenso a fare quanto ordina.

Se una tale licenza fosse necessaria, la si potrebbe certo usare; ma Marco nel ricordare l'accaduto scrive che Gesù, dopo aver detto ai discepoli: Dormite ormai e riposate aggiunse: Basta!, e poi sempre di seguito: È giunta l'ora; il Figlio dell'uomo sta per essere tradito. ( Mc 14,41 )

Se ne deduce che, dopo le parole: Dormite ormai e riposatevi, ci poté essere una pausa di silenzio nella quale i discepoli eseguirono quanto il Signore aveva loro permesso; e poi, trascorso questo tempo, egli riprese il discorso dicendo: Ecco, è giunta l'ora.

A indicare ciò valgono le parole riferite da Marco: Basta così!, cioè: " Vi siete riposati abbastanza: ora basta ".

Siccome però questo intervallo di silenzio del Signore, non è ricordato, la frase così abbreviata obbliga la mente a cercare, per quelle parole, una particolare accentuazione.

4.12 Luca non riferisce quante volte il Signore abbia pregato, ma ci narra cose omesse dagli altri evangelisti: com'egli cioè fu confortato da un angelo durante la preghiera e come nel lungo pregare il sudore gli divenne color sangue e prese forma di gocce che grondavano in terra. ( Lc 22,41-44 )

Dice, è vero, che alzatosi in piedi al termine della preghiera si recò dai discepoli, ( Lc 22,45 ) ma non precisa i diversi momenti della preghiera stessa.

Ora in tutto questo non c'è nulla che contrasti con il racconto degli altri.

Quanto a Giovanni, egli riporta l'ingresso di Gesù nell'orto in compagnia dei discepoli ma nulla dice su ciò che compì nell'orto fino al momento in cui il suo traditore, accompagnato dai Giudei, venne a catturarlo. ( Gv 18,1-11 )

4.13 I tre primi evangelisti riferiscono gli avvenimenti come quando una stessa persona narra tre volte la stessa cosa: si concedono una certa diversità, ma nessuna opposizione.

Luca, ad esempio, precisa con maggiore esattezza quanto si allontanò dai discepoli, e dice che per recarsi a pregare si separò da loro un lancio di pietra. ( Lc 22,41 )

Marco una prima volta con parole sue racconta che il Signore pregò dicendo che, se fosse stato possibile, passasse da lui quell'ora, ( Mc 14,35 ) cioè l'ora della Passione, chiamata subito dopo col nome di calice.

Successivamente riporta le precise parole del Signore: Abbà, Padre, tutto ti è possibile: allontana da me questo calice. ( Mc 14,36 )

Se a queste parole aggiungi quelle riportate dagli altri e che Marco stesso riporta in persona propria, si ricava con tutta chiarezza la frase: Padre, se è possibile - poiché a te tutto è possibile - passi da me questo calice.

Si esprime così perché nessuno pensi che egli abbia voluto sminuire la potenza del Padre affermando: Se la cosa è possibile.

Non dice infatti: Se puoi farlo, ma: Se la cosa è possibile. E possibile è tutto ciò che egli vuole.

Si dice dunque: Se la cosa è possibile con significato identico a: Se vuoi.

Infatti in che senso si debbano prendere le parole: Se la cosa è possibile lo spiega Marco con l'aggiunta: Tutto è possibile a te.

E se gli evangelisti ci hanno tramandato queste sue parole: Ma avvenga non ciò che voglio io ma quello che vuoi tu ( espressione equivalente all'altra: Non si faccia la mia, ma la tua volontà ), da questa narrazione risulta chiaro che la frase: Se la cosa è possibile, fu pronunciata non in riferimento al potere del Padre ma alla decisione della sua volontà.

Ciò si ricava ancor più chiaramente dal racconto di Luca, che scrive non: Se la cosa è possibile, ma: Se vuoi. ( Lc 22,42 )

A questa espressione quanto mai chiara si ricollega in maniera molto logica quel che scrive Marco, per cui la frase sarebbe stata detta così: Se vuoi - e in effetti tutto ti è possibile - allontana da me questo calice.

4.14 Riferisce Marco che Gesù non disse solo: Padre ma: Abba, Padre.

Ora Abba è in ebraico la stessa cosa che Padre in latino.

Ed è probabile che il Signore disse tutt'e due le parole, annettendovi un significato sacramentale.

Egli intendeva mostrare che s'era gravato di quella tristezza perché voleva impersonare il suo corpo, cioè la Chiesa di cui era diventato pietra angolare.

Ora questa Chiesa accorreva a lui partendo, in parte, dal popolo ebraico ( e a loro si riferisce la parola Abba ) e in parte da mondo pagano, e in riferimento ai pagani disse: Padre. ( Ef 2,11-22 )

L'apostolo Paolo nemmeno lui sorvola su questo senso misterioso quando scrive: In lui gridiamo: Abba, Padre; ( Rm 8,15 ) e altrove: Dio ha inviato nei nostri cuori il suo Spirito, che grida: Abba, Padre. ( Gal 4,6 )

In questa maniera egli, Maestro buono e vero Salvatore, mostrava compassione per gli uomini e la loro debolezza, e in se stesso mostrava ai martiri che non avrebbero dovuto disperare se durante i dolori del martirio fosse penetrata nel loro cuore una certa quale angustia, frutto dell'umana fragilità.

Essi l'avrebbero certamente superata se avessero anteposto alla propria la volontà di Dio, il quale sa cosa sia veramente utile a coloro cui provvede.

Di tutto questo problema non vogliamo però adesso trattare diffusamente, poiché il nostro tema attuale è l'accordo fra gli evangelisti, per cui se nelle loro parole troviamo delle divergenze, appunto perché vogliamo che la ricerca ci giovi a salvezza, e nelle parole scritte altro non cerchiamo se non la verità, non ci preoccupiamo d'altro che della sostanza delle affermazioni.

Orbene, Padre è la stessa cosa che Abba, Padre; ma per sottolineare più efficacemente il mistero è più espressivo: Abbà, Padre, mentre per esprimere l'unità sarebbe bastato Padre.

In pratica è da supporsi che il Signore disse: Abba, Padre, ma il suo pensiero non sarebbe risultato del tutto palese se altri non avessero scritto: Padre.

In questo modo si rende esplicita l'idea che le due Chiese, quella proveniente dal giudaismo e quella formata da greci, sono un'unica Chiesa.

Disse dunque il Signore: Abba, Padre con quello stesso significato con cui altrove disse: Ho altre pecore che non sono di questo ovile, alludendo ai pagani, mentre era scontato che aveva delle pecore nel popolo d'Israele.

Ma siccome continuò: Anche quelle debbo condurre; e diventeranno un solo gregge e un solo pastore, ( Gv 10,16 ) ne consegue che Abba, Padre è in riferimento agli Israeliti e ai pagani, mentre il solo Padre è detto per l'unico gregge.

5.15 - La cattura di Gesù

Mentre egli stava ancora parlando - così dicono Matteo e Marco - ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.

Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: " Quello che bacerò è lui; arrestatelo ".

E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbi ", e lo baciò. ( Mt 26,47-49 )

A lui Gesù in principio disse quanto scrive Luca: Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo ( Lc 22,48 ) e poi quel che nota Matteo: Amico, cosa sei venuto a fare? ( Mt 26,50 )

In seguito è da collocarsi quanto riferisce Giovanni: Che cosa cercate?

Gli risposero: " Gesù il Nazareno ". Disse allora Gesù: " Sono io ".

Vi era con loro anche Giuda il traditore.

Appena disse: " Sono io ", indietreggiarono e caddero a terra.

Domandò loro di nuovo: " Chi cercate? ". Risposero: " Gesù il Nazareno ".

Gesù replicò: " Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano ".

Perché s'adempisse la parola, che egli aveva detto: " Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato ". ( Gv 18,9 )

5.16 Vedendo la piega che stavano prendendo le cose - scrive Luca - gli amici che gli erano vicini dissero: " Signore, dobbiamo colpire con la spada? ".

E uno di loro ( la cosa è riferita da tutti e quattro gli evangelisti ) colpì un servo del sommo sacerdote, e gli mozzò l'orecchio destro, ( Lc 22,49-51 ) come precisano Luca e Giovanni.

Secondo Giovanni colui che vibrò il colpo fu Pietro, e il servo che fu colpito si chiamava Malco. ( Gv 18,10 )

Poi, stando a Luca, Gesù prese la parola e disse: Basta così, ( Lc 22,52 ) aggiungendo però quanto riferito da Matteo.

Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.

Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici mila legioni di angeli?

Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire? ( Mt 26,52-54 )

A tali parole si possono aggiungere quelle riportate da Giovanni: Il calice datomi dal Padre non vorresti che io lo beva? ( Gv 18,11 )

Nel dire questo - così Luca - toccò l'orecchio di colui che era stato colpito e lo risanò. ( Lc 22,51 )

5.17 Non ci debbono turbare le differenze esistenti fra il racconto di Luca e quello di Matteo.

È vero infatti che Luca scrive: Avendo i discepoli chiesto al Signore se dovessero menare di spada, egli rispose: Basta così, dando l'impressione che la botta era già stata data ed egli approvava quel che era successo fino a quel momento volendo però impedire che la cosa andasse più avanti.

Stando invece alle parole di Matteo, tutto l'accaduto sembrerebbe doversi ridurre all'uso della spada fatto da Pietro, cosa che non piacque per niente al Signore.

È infatti più verosimile che i discepoli gli avessero chiesto: Signore, dobbiamo colpire con la spada?, alla quale domanda egli rispose: Basta così.

E voleva dire: Non spaventatevi per quel che accadrà in seguito; sarà infatti loro concesso d'arrivare fino al punto di arrestarmi, e così si adempiranno le Scritture su di me.

Nell'intervallo fra la domanda posta al Signore dai discepoli e la risposta di lui, Pietro, smanioso di difendere il Maestro e profondamente turbato per quanto accadeva nei suoi confronti, vibrò il colpo.

Ma anche se le cose furono contemporanee fra loro, non fu possibile a Matteo raccontarle tutte contemporaneamente.

D'altra parte Luca non avrebbe potuto scrivere: Gesù rispose se non ci fosse stata una domanda a cui rispondere, poiché la risposta non riguarda l'operato di Pietro.

Di questo operato quale giudizio diede il Signore lo riporta solo Matteo, il quale non scrive: Gesù replicò a Pietro che riponesse la spada, ma: Gesù allora gli disse: Riponi la tua spada, parole che, almeno all'apparenza, dovettero essere proferite dal Signore subito dopo il fatto.

Quanto alle parole riportate da Luca, e cioè: Gesù rispondendo disse: Basta così, ( Lc 22,51 ) le dobbiamo prendere come una risposta data ad alcuni che lo avevano interrogato; ma, come abbiamo sopra notato, tra la domanda dei discepoli e la risposta del Signore dovette in un battibaleno esser calato quel fendente di Pietro: per cui Luca si ritenne autorizzato a collocarlo fra la domanda e la risposta.

Ne segue che il racconto di Luca non si oppone a quanto scrive Matteo, che cioè il Signore disse: Quanti prenderanno, cioè useranno, la spada, di spada periranno. ( Mt 26,52 )

La contrapposizione esisterebbe qualora si riuscisse a dimostrare che il Signore, rispondendo come rispose, approvava il ricorso arbitrario alla spada almeno per una volta e per un colpo non mortale.

Si potrebbe inoltre, e ragionevolmente, supporre che tutta l'espressione sia stata rivolta a Pietro, per cui da quello che scrive Luca e quello che scrive Matteo possa ricostruirsi un unico racconto, che, come notavo sopra, scorrerebbe in questo modo: Basta così!, e poi: Riponi la tua spada nel fodero.

Quanti prenderanno la spada, di spada periranno.

Ho già esposto il senso da darsi alle parole: Basta così. Se qualcuno ne sa uno migliore, prevalga il suo parere.

L'importante è che non venga intaccata la veridicità degli evangelisti.

5.18 Matteo prosegue raccontando le parole che in quel momento il Signore rivolse alle turbe: Siete venuti a catturarmi con spade e bastoni come si farebbe con un brigante; mentre io tutti i giorni mi intrattenevo nel tempio a insegnare e nessuno mi ha mai messo le mani addosso. ( Mt 26,55 )

In quell'occasione aggiunse anche le parole riportate da Luca: Ma questa è l'ora vostra, [ l'ora ] delle potenze tenebrose. ( Lc 22,53 )

E nota Matteo: Tutto questo accadde affinché si adempissero le Scritture dei Profeti.

Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e si diedero alla fuga. ( Mt 26,56 )

Così narra anche Marco, che aggiunge: Lo seguiva un ragazzo avvolto in un lenzuolo; trattennero anche costui ma egli, buttato via il lenzuolo, nudo scappò dalle loro mani. ( Mc 14,50-52 )

6.19 - Gesù nella casa del sommo sacerdote

Essi intanto, tenendo legato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, dove si erano dati convegno gli scribi e gli anziani. ( Mt 26,27 )

Così narra Matteo, ma, al dire di Giovanni antecedentemente egli era stato condotto da Anna, suocero di Caifa. ( Gv 18,12-27 )

Marco e Luca omettono il nome del sommo sacerdote. ( Mc 14,53-72; Lc 22,54-62 )

Lo condussero legato. Fra la turba erano presenti il tribuno con la sua coorte e alcuni inservienti delle autorità giudaiche.

Ciò è riferito da Giovanni; e Matteo completa: Pietro intanto lo aveva seguito fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione. ( Mt 26,58 )

E si scaldava al fuoco, ( Mc 14,54 ) come dice Marco in questo punto del racconto.

E gli fa eco il testo più ampio di Luca: Pietro lo seguiva da lontano.

Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. ( Lc 22,54-55 )

Anche Giovanni racconta che seguivano Simon Pietro e un altro discepolo.

Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote.

Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta.

Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro, ( Gv 18,15-16 ) come dice ancora Giovanni.

E così accadde che anche Pietro poté entrare all'interno, nell'atrio, come scrivono gli altri evangelisti.

6.20 Prosegue Matteo: I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per condannarlo a morte, ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. ( Mt 26,59-60 )

Difatti, dice Marco riferendo lo stesso fatto, le testimonianze non erano concordi. ( Mc 14,56 )

Finalmente - così Matteo - giunsero due falsi testimoni che affermarono: " Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni ". ( Mt 26,60-61 )

Marco racconta che ci furono certi altri che dicevano: Noi l'abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mano d'uomo. ( Mc 14,58-59 )

Per questo motivo Marco dice che le loro testimonianze non erano concordi.

A quel che scrive Matteo, si alzò allora il sommo sacerdote e gli chiese: " Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te? ".

Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: " Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio ".

" Tu l'hai detto ", gli rispose Gesù. ( Mt 26,62-64 )

Marco narra le stesse cose con parole diverse; ( Mc 14,60-61 ) omette che il sommo sacerdote ricorse alla formula del giuramento, pur facendo capire che l'espressione di Gesù "Tu l'hai detto " equivale all'altra: Io lo sono.

Quindi, a quanto scrive Marco, Gesù gli disse: Io lo sono, e continuò: Voi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra dell'Onnipotente venire sulle nubi del cielo. ( Mc 14,62 )

Ugualmente scrive Matteo, ( Mt 26,64 ) esclusa la risposta di Gesù: Io lo sono.

Riferito questo, egli continua: Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: " Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? ".

Matteo ricorda e seguita: " Ecco, ora avete udito la bestemmia: che ve ne pare? ".

E quelli risposero: " È reo di morte ".

Lo stesso racconto ha Marco. Allora, così prosegue Matteo, gli sputarono in faccia e lo percossero con pugni; altri lo schiaffeggiarono dicendo: " Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso? ". ( Mt 26,65-68 )

Così anche Marco, che in più ricorda il particolare che gli velarono la faccia. ( Mc 14,63-65 )

Con tale racconto concorda anche Luca. ( Lc 22,63-65 )

6.21 A tutti questi maltrattamenti fu sottoposto il Signore durante la notte nella casa del sommo sacerdote, dove fu condotto all'inizio della passione e dove anche Pietro fu tentato.

La tentazione di Pietro ebbe luogo durante questi maltrattamenti, ma il racconto degli evangelisti non procede secondo un medesimo ordine.

Matteo e Marco infatti parlano prima dei maltrattamenti di Gesù e poi della tentazione di Pietro; ( Mt 26,69-75; Mc 14,66-72 ) Luca al contrario colloca prima la tentazione di Pietro e dopo la serie dei maltrattamenti a cui fu sottoposto il Signore; ( Lc 22,56-62 ) finalmente Giovanni comincia col parlare della tentazione di Pietro, continua narrando una parte dei maltrattamenti di Gesù e in ultimo, dopo aver precisato che dalla casa di Anna egli fu condotto dal sommo sacerdote Caifa, riassumendo si sofferma a descrivere la tentazione di Pietro di cui aveva cominciato a parlare e che era avvenuta nella casa dove Gesù fu scortato subito dopo la cattura.

Torna quindi all'ordine e ci presenta il Signore condotto in casa di Caifa. ( Gv 18,15-28 )

6.22 Matteo così prosegue: Pietro intanto se ne stava seduto fuori nel cortile.

Una serva gli si avvicinò e gli disse: " Anche tu eri con Gesù, il Galileo! ".

Ed egli negò davanti a tutti: " Non capisco che cosa tu voglia dire ".

Mentre usciva per la porta, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: " Costui era con Gesù, il Nazareno ".

Ma egli negò di nuovo giurando: " Non conosco quell'uomo ".

Dopo un poco i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: " Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce! ".

Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: " Non conosco quell'uomo! ". E subito un gallo cantò. ( Mt 26,69-74 )

Tale il racconto di Matteo: dove è da sottintendersi che, quando il Signore uscì di casa, Pietro lo aveva rinnegato già una volta e un gallo aveva già cantato, precisazione omessa da Matteo ma ricordata da Marco. ( Mc 14,68 )

6.23 Quando Pietro rinnegò il Signore per la seconda volta non si trovava più fuori davanti alla porta, ma era già tornato presso il focolare: quando esattamente ci ritornasse non occorreva fosse precisato dagli evangelisti.

Ecco come Marco racconta i fatti: Pietro uscì fuori nell'atrio e il gallo cantò.

E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: " Costui è di quelli ". Ma egli negò di nuovo. ( Mc 14,68-70 )

Questa serva non è la stessa di prima ma un'altra, come asserisce Matteo.

Bisogna inoltre rilevare anche questo, che cioè nella seconda negazione Pietro fu provocato da due persone: la serva, ricordata da Matteo e Marco, e un altro tizio, di cui parla Luca.

Costui scrive: Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti lì attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.

Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: " Anche questi era con lui ".

Ma egli negò dicendo: " Donna, non lo conosco! ". Poco dopo un altro lo vide e disse: " Anche tu sei dei loro! ". ( Lc 22,54-58 )

Quel che Luca designa come: Dopo un poco comprende più fatti, e cioè che Pietro era uscito fuori della porta, che il primo gallo aveva cantato e che Pietro era rientrato in casa, per cui, al dire di Giovanni, quando lo rinnegò la seconda volta si trovava presso il focolare.

Lo stesso Giovanni, narrando la prima negazione di Pietro, non solo sorvola sul primo canto del gallo - cosa che fanno anche gli altri evangelisti ad eccezione di Marco - ma non dice nemmeno che la serva lo riconobbe mentre sedeva accanto al fuoco.

Dice solo così: Una giovine portinaia disse a Pietro: " Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo? ". Lui rispose: " Non lo sono ". ( Gv 18,17 )

Quindi passa a narrare quel che avvenne a Gesù mentre era in quella casa, secondo che gli sembrava opportuno riferire, e scrive così: I servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. ( Gv 18,18 )

A questo proposito è da supporsi che Pietro fosse già uscito una volta fuori casa e fosse rientrato.

Prima d'uscire infatti lo troviamo seduto accanto al fuoco, quando invece rientrò se ne stava in piedi.

6.24 Al riguardo qualcuno potrebbe dire: Non è vero che egli era uscito; si era solo alzato perché voleva uscire.

Un'ipotesi del genere può ritenerla soltanto chi suppone che Pietro fu interrogato per la seconda volta mentre era fuori casa, dinanzi alla porta, e lì rinnegò il Signore.

Vediamo ora come si svolsero i fatti secondo la narrazione di Giovanni: Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.

Gesù gli rispose: " Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla in segreto.

Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno cosa ho detto ".

Aveva appena detto questo quando una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù dicendo: " Così rispondi al sommo sacerdote? ".

Gli rispose Gesù: " Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? ".

Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. ( Gv 18,19-24 )

Dal testo si ricava che anche Anna era sommo sacerdote, poiché quando fu detto a Gesù: Così rispondi al sommo sacerdote?, egli non era stato ancora condotto da Caifa.

E in effetti che due fossero allora i sommi sacerdoti, cioè Anna e Caifa, lo racconta anche Luca all'inizio del suo Vangelo. ( Lc 3,2 )

Quanto a Giovanni, riferite queste vicende, torna al racconto già iniziato del rinnegamento di Pietro: ci riporta così in quella casa dov'erano accaduti i fatti da lui narrati, e cioè alla casa da dove mosse Gesù quando fu condotto a Caifa.

Con espressione diversa tramanda l'accaduto Matteo, il quale sottolinea fin dal principio che era Caifa colui al quale intendevano condurre Gesù.

Giovanni ricorda in modo riassuntivo le vicende di Pietro e le inserisce nel suo racconto, al termine del quale, per darci un quadro completo della triplice negazione, scrive: Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi.

Gli dissero: " Non sei anche tu dei suoi discepoli? ". Egli lo negò e disse: " Non lo sono ". ( Gv 18,25 )

Da questa descrizione deduciamo che Pietro rinnegò il Signore la seconda volta non quand'era davanti alla porta ma mentre stava in piedi presso il focolare: cosa che non poté accadere se non dopo che, uscito all'aperto, era rientrato in casa.

È infatti da escludersi che egli fosse uscito e che quell'altra serva lo vide mentre era fuori casa; al contrario lo vide quando stava per uscire, cioè quando s'era levato in piedi con l'intenzione di uscire.

Fu allora che disse rivolta a coloro che erano lì, cioè che stavano con lui lì presso il fuoco nell'atrio interno della casa: Anche costui stava con Gesù Nazareno. ( Mt 26,71 )

Sentendo queste parole, Pietro, che era uscito fuori, rientrò in casa e contro tutti quegli oppositori giurò di non conoscere quell'uomo. ( Mt 26,72 )

Ciò è tanto più vero se si consulta Marco che, riferendosi alla serva in parola, scrive che cominciò a dire alla gente che l'attorniava: Costui è uno di quelli. ( Mc 14,69 )

Non si rivolgeva quindi a Pietro ma a coloro che erano rimasti in casa allorché egli era uscito fuori.

Le sue parole tuttavia furono udite anche da Pietro, il quale, rientrato in casa e stando in piedi accanto al focolare, ribatteva le loro affermazioni insistendo nel rinnegare.

Se poi Giovanni può scrivere: Gli dissero: Ma non sei anche tu dei suoi discepoli? ( Gv 18,25 ) dobbiamo intendere che tali parole furono rivolte a Pietro quand'era già tornato e stava in casa.

La conferma ci viene dal fatto che a provocare Pietro non fu soltanto l'altra serva menzionata da Matteo e Marco nel riferire la seconda negazione ma con lei ci fu anche un altro tizio di cui parla Luca.

Giustamente quindi Giovanni può scrivere al plurale: Gli dissero dunque.

Questa insomma potrebbe essere la successione dei fatti: Pietro esce di casa e, mentre egli è fuori, la serva dice a quelli che erano rimasti con lui nell'atrio: Costui è dei loro.

All'udire queste parole Pietro rientra volendosi scagionare mediante la negazione.

Più verosimile però è quest'altra ricostruzione: Pietro non udì quello che avevano detto sul suo conto mentre era fuori casa, ma dopo il suo rientro, la serva e quell'uomo ricordato da Luca gli dissero: " Ma non sei anche tu uno dei suoi discepoli? ". E Pietro: " Non lo sono ". ( Lc 22,58 )

L'uomo però di cui parla Luca seguitava a insistere con cocciutaggine: Tu sei certamente uno di loro; e Pietro a lui: O uomo, non lo sono.

Ad ogni modo, confrontando fra loro le testimonianze fornite al riguardo da tutti gli evangelisti, si deduce con chiarezza che Pietro rinnegò per la seconda volta il Signore non stando fuori della porta ma dentro casa, cioè nell'atrio, vicino al fuoco.

Quanto a Matteo e Marco, che ricordano la sua uscita e non il rientro, questo loro silenzio lo si deve attribuire a motivi di brevità.

6.25 Esaminiamo ora l'accordo fra tutti e quattro gli evangelisti nel raccontare la terza negazione di Pietro, che abbiamo già ricordato attenendoci alla sola narrazione di Matteo.

Cominciamo con Marco, il quale, continuando il discorso, scrive: Dopo un po' di tempo i presenti dissero a Pietro: " Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo ".

Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: " Non conosco quell'uomo che voi dite ". Per la seconda volta un gallo cantò. ( Mc 14,70-72 )

Anche Luca, continuando il racconto, ci dà le stesse notizie.

Scrive: Passata circa un'ora, un altro insisteva: " In verità anche questo era con lui; è anche lui un Galileo ".

Ma Pietro disse: " O uomo, non so quello che dici ". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. ( Lc 22,59-60 )

E così pure Giovanni. Seguitando il racconto delle negazioni di Pietro, fornisce questi particolari sulla terza: Uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: " Non ti ho forse visto con lui nel giardino? ".

Pietro negò di nuovo e subito un gallo cantò. ( Gv 18,26-27 )

L'espressione usata da Matteo e Marco per indicare il tempo e cioè: Dopo un poco, è esplicitata da Luca con il suo: Passata circa un'ora, mentre Giovanni riguardo al tempo non dice niente.

Riguardo invece alle persone che provocarono Pietro a rinnegare, Matteo e Marco le presentano non al singolare ma al plurale, mentre Luca dice che si tratta di una sola persona e in ciò concorda con Giovanni, il quale per di più precisa che era un parente di colui al quale Pietro aveva staccato l'orecchio.

A questo proposito possiamo pensare, senza ricorrere a forzature, che Matteo e Marco si siano serviti di quel consueto modo di parlare per cui invece del singolare si usa il plurale.

Ovvero potrebbe anche essere successo che ad insistere fu soprattutto una persona, particolarmente al corrente della cosa in quanto aveva visto Pietro, mentre gli altri facevano violenza su Pietro prestando fede a quanto quel tizio affermava.

Ciò omesso, ne segue che due degli evangelisti usano il plurale presentando la cosa nel suo complesso, mentre gli altri due intesero soffermarsi esclusivamente su quel tale che primeggiava nelle insistenze.

Riguardo al suono delle parole, Matteo afferma che esse furono rivolte direttamente a Pietro: Veramente anche tu sei del loro numero; ti tradisce il tuo modo di parlare; ( Mt 26,73 ) e similmente Giovanni afferma che, rivolto a Pietro, quel tale gli disse: Non ti ho forse visto io stesso mentr'eri con lui nell'orto? ( Gv 18,26 )

Marco viceversa riferisce di persone che parlando fra loro di Pietro dicevano che egli era veramente del gruppo dei discepoli, difatti è un Galileo. ( Mc 14,70 )

Lo stesso attesta Luca, secondo il quale l'accusatore di Pietro non parlava rivolto a lui ma, pur parlando di lui, il suo dire era rivolto ad altri.

Un tale - così l'evangelista - affermava: Ma certamente anche costui era al seguito del Nazareno, difatti è un Galileo. ( Lc 22,59 )

In tutta la vicenda, come ci è dato comprendere, sono nel vero quanti si limitano a dire che Pietro fu interpellato; e questo rimane valido tanto se le cose dette sul suo conto le dicevano solo in sua presenza quanto se erano rivolte direttamente a lui.

Oppure si può pensare che gli eventi accaddero in ambedue i modi, e di questi modi due evangelisti riferiscono il primo mentre altri due il secondo.

Quanto al canto del gallo, riteniamo trattarsi del secondo canto, avvenuto dopo la terza negazione, come espressamente attesta Marco.

6.26 Continua Matteo: Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: " Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte ".  E uscito all'aperto, pianse amaramente. ( Mt 26,75 )

E Marco: Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: " Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte ". E scoppiò in pianto. ( Mc 14,72 )

Luca finalmente: Allora il Signore voltatosi guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: " Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte ". E uscito, pianse amaramente. ( Lc 22,61-62 )

Giovanni non riferisce nulla su Pietro che, ricordando, si mette a piangere. ( Gv 18,27 )

A questo punto è doveroso esaminare molto accuratamente in che senso si debbano prendere le parole di Luca quando afferma che il Signore voltatosi guardò Pietro.

In effetti, sebbene ci siano degli atri situati all'interno, è certo che Pietro era nell'atrio esterno, là dove erano anche i servi che insieme con lui si scaldavano al fuoco.

Non appare viceversa attendibile l'ipotesi che il Signore fosse ascoltato dai Giudei in una stanza così vicina che quello sguardo poté essere rivolto con gli occhi del corpo.

Così infatti narra Matteo: Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano dicendo: " Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso? ".

E aggiunge: Nel frattempo Pietro sedeva fuori nell'atrio, ( Mt 26,67-69 ) la quale osservazione sarebbe superflua se quanto accadeva al Signore non fosse accaduto al di dentro. È quanto si ricava dal racconto di Marco, il quale anzi ci informa che i fatti si svolgevano non solo all'interno della casa ma addirittura nei piani superiori.

Questo evangelista infatti, riferite le altre cose, prosegue: Mentre Pietro era giù in basso nell'atrio. ( Mc 14,66 )

Dal che si ricava che, come Matteo precisando che Pietro sedeva fuori nell'atrio ( Mt 26,29 ) ci lascia intendere che il resto accadeva dentro, così Marco col dirci che Pietro era giù in basso nell'atrio ci fa concludere che quanto narrato in riferimento a Gesù accadde non solo all'interno della casa ma addirittura nei piani superiori.

In tale ipotesi come poté il Signore rivolgere a Pietro lo sguardo con gli occhi del corpo?

Sono pertanto dell'avviso che quello sguardo è da prendersi come un intervento divino, mediante il quale tornò in mente a Pietro quante volte aveva rinnegato il Signore e come il fatto gli era stato da lui predetto.

In conseguenza di ciò, sempre sotto l'azione di colui che lo guardava con occhio di misericordia, egli si pentì e scoppiò in un pianto salutare.

Come quotidianamente noi diciamo: " Signore, volgi a me il tuo sguardo ", e: " Il Signore lo guardò ", nel caso di uno che sia stato dalla misericordia divina liberato da un pericolo o da una sofferenza.

Così anche leggiamo: Volgi a me lo sguardo ed esaudiscimi; ( Sal 13,4 ) e ancora: Volgiti a me, Signore, e libera l'anima mia. ( Sal 6,5 )

Alla stessa maniera penso che sia stato detto: Il Signore voltandosi diede uno sguardo a Pietro e Pietro si ricordò della parola del Signore. ( Lc 22,61 )

Infine, è da notarsi che nella loro narrazione gli evangelisti usano più spesso "Gesù" che non "il Signore", mentre ora Luca pone "il Signore" dicendo: Il Signore voltandosi diede uno sguardo a Pietro e Pietro si ricordò della parola del Signore.

Si spiegherebbe così anche il fatto che Matteo e Marco, i quali non ricordano il particolare dello sguardo, dicono che Pietro si ricordò della parola di Gesù e non delle parole del Signore.

In tal modo anche attraverso questa sottolineatura ci si fa intendere che quello sguardo di Gesù non fu dato con gli occhi del corpo ma si trattò d'un intervento divino.

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