Padri/Agostino/DisNT/144.txt Dalle parole del medesimo Vangelo di Giovanni Gv 16,8-11: " Egli convincerà il mondo quanto al peccato, quanto alla giustizia e quanto al giudizio " 1.1 - Perché viene incolpato il solo peccato d'incredulità. Lo Spirito Santo è detto " Grazia di Dio " Il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, parlando diffusamente della venuta dello Spirito Santo, che egli promise di inviare e mandò, fra l'altro asserì: Egli convincerà il mondo quanto al peccato, quanto alla giustizia e quanto al giudizio. Né, dopo aver detto questo, trasferì il discorso su altro argomento, ma si degnò di far penetrare alquanto più chiaramente le stesse affermazioni. Proprio quanto al peccato - dice - perché non hanno creduto in me; ma quanto alla giustizia, perché vado al Padre; quanto poi al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato già giudicato. ( Gv 16,8-11 ) In conseguenza sorge in noi il desiderio di capire perché non credere in Cristo debba essere quasi l'unico peccato degli uomini e tale che disse come lo Spirito Santo convincerebbe il mondo solo di questo peccato; ma se è palese che, oltre tale incredulità, molti altri sono i peccati degli uomini, perché di questo solo lo Spirito Santo deve convincere il mondo? O piuttosto, perché tutti i peccati sono trattenuti per l'incredulità, sono rimessi per la fede, per cui Dio, più che il resto, imputa questo solo a causa del quale avviene che tutti gli altri non possono essere rimessi, fino a che l'uomo superbo non crede nel Dio umile? È stato scritto infatti così: Dio resiste ai superbi, ma dà la grazia agli umili. ( Gc 4,6 ) Senza dubbio la grazia di Dio è dono di Dio. Ma il dono più grande è lo stesso Spirito Santo: per questo è detto grazia. Poiché tutti infatti hanno peccato e sono privi della grazia di Dio; ( Rm 3,23 ) perché a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, per il peccato, la morte, ( Rm 5,12 ) e nel quale tutti hanno peccato; per questo, grazia, perché è data gratuitamente. Per questo è data gratuitamente, perché non si corrisponde, quasi ricompensa, dopo l'esame dei meriti, ma è data quale dono dopo il perdono dei peccati. 2.2 - Non è la stessa cosa credere nell'esistenza di Cristo e credere in Cristo Insomma, sono convinti di peccato gli increduli, cioè gli amici di questo mondo, poiché essi stessi sono indicati con il nome di mondo. Convincerà il mondo di peccato; ( Gv 16,8 ) non si tratta di altro peccato che quello di non aver creduto in Cristo. Infine, non essendoci più questo peccato, non resteranno peccati, perché, vivendo il giusto di fede, tutti sono rimessi. Ma c'è gran differenza se uno crede nell'esistenza di Cristo e se crede in Cristo. Giacché anche i dèmoni hanno creduto che Cristo esiste, eppure i dèmoni non hanno creduto in Cristo. Crede infatti in Cristo colui che ripone la sua speranza in Cristo ed ama Cristo. Poiché, se ha una fede senza speranza e senza amore, crede nell'esistenza di Cristo, non crede in Cristo. Perciò in chi crede in Cristo, in lui Cristo viene, proprio per la fede in Cristo; egli in certo qual modo si unisce a Cristo e risulta quale membro nel corpo di lui. Ciò non si può verificare se non si aggiunge e la speranza e la carità. 2.3 - La giustizia di cui viene convinto il mondo Che vuol dire anche ciò che afferma: Quanto alla giustizia, perché vado al Padre? ( Gv 16,10 ) Ma per prima cosa c'è da chiedere: se il mondo è convinto quanto al peccato, perché anche quanto alla giustizia? Infatti, quanto alla giustizia, di che cosa si può legittimamente convincere? O magari il mondo è convinto del peccato suo proprio e, quanto alla giustizia, di certo quella di Cristo? Non vedo che si possa intendere di diverso dal momento che dice: Quanto al peccato, perché non hanno creduto in me; quanto poi alla giustizia, perché vado al Padre. Quelli non hanno creduto, egli se ne va al Padre. Perciò, quanto al peccato, il loro proprio, ma quanto alla giustizia quella propria di lui. Ma perché ha voluto alludere alla giustizia solo accostandola al suo andare al Padre? Non è forse giustizia anche l'essere venuto quaggiù dal Padre? O non è piuttosto misericordia quella per cui viene a noi dal Padre, ed è certo giustizia perché va al Padre? 3.4 - Per quale ragione è giustizia il ritorno di Cristo al Padre Pertanto, fratelli, nell'abissale profondità delle Scritture - in quelle parole si può celare qualche mistero - intendo disarticolare ciò che a proposito si deve rendere accessibile, così come ad un tempo possiamo ricercare nella fede, in modo da meritare di conseguire un salutare profitto. Com'è allora che denomina giustizia il " perché va al Padre ", e non anche il " perché viene dal Padre "? Sarà in quanto il suo venire è misericordia e perciò è giustizia che egli vada; affinché apprendiamo che anche in noi non può adempiersi la giustizia se saremmo stati negligenti nel praticare la misericordia, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri? Avendo fatto questo avvertimento, l'Apostolo allegò subito dopo l'esempio del Signore stesso: Non fate nulla - dice - per spirito di rivalità o per vanagloria, ma in umile sentire di sé, l'uno considerando l'altro superiore a se stesso, non badando ciascuno al proprio interesse, ma anche a quello degli altri. Poi aggiunse immediatamente: Abbiate ciascuno in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù; il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un'appropriazione indebita il suo essere uguale a Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, facendosi simile agli uomini e riconosciuto quale uomo dall'aspetto esteriore; umiliò se stesso, fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Questa è la misericordia per cui venne dal Padre. Qual è allora la giustizia per la quale va al Padre? Prosegue dicendo: Per questo Dio lo ha esaltato, e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre. ( Fil 2,3-11 ) Questa è la giustizia per la quale va al Padre. 4.5 - Cristo solo ascende in cielo. Un solo Cristo dal capo e dalle membra. Altra è l'unità di Cristo con il Padre, altra l'unità con noi Ma se Cristo da solo va al Padre, che giova a noi? In che modo il mondo viene convinto quanto a tale giustizia dello Spirito Santo? Eppure se non andasse solo al Padre non direbbe in altro passo: Nessuno è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cielo. ( Gv 3,13 ) Ma anche l'apostolo Paolo afferma: La nostra cittadinanza è nei cieli. ( Fil 3,20 ) Ma com'è questo? Perché dice parimenti: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo si trova alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi siete morti infatti, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. ( Col 3,1-3 ) In che modo allora egli solo? Da solo, magari per il fatto che Cristo, comprendendo tutte le sue membra, è uno, così come è uno il capo con il suo corpo? Ma qual è il corpo di lui, se non la Chiesa? Proprio come afferma il medesimo Dottore: Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. ( 1 Cor 12,27 ) Pertanto, poiché noi siamo caduti ed egli, per noi, è disceso, che vuol dire: Nessuno è salito, se non colui che è disceso, se non che nessuno è asceso, a meno che non sia diventato " il solo " insieme a lui, e connesso, quale membro, al corpo di lui che è disceso? Dice così anche ai discepoli: Perché senza di me non potete far nulla. ( Gv 15,5 ) In un modo infatti è una cosa sola con il Padre, in altro modo è una cosa sola con noi. È una cosa sola con il Padre perché unica è la natura del Padre e del Figlio; è una cosa sola con il Padre perché, pur essendo di natura divina, non considerò un'appropriazione indebita l'essere uguale a Dio. Ma si è fatto un solo con noi, perché spogliò se stesso assumendo la condizione di servo; ( Fil 2,6-7 ) si è fatto uno solo con noi secondo la discendenza di Abramo, nel quale saranno benedette tutte le nazioni. Dopo aver ricondotto l'attenzione su questo, l'Apostolo precisa: [ La Scrittura ] non dice: E ai tuoi discendenti, come se si trattasse di molti, ma: E alla tua discendenza, come a uno solo, che è Cristo. E poiché anche noi abbiamo parte a quello che è Cristo, per effetto della nostra comune incorporazione e coesione a quel capo, Cristo è uno solo; e perché anche a noi dice: Allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. ( Gal 3,16.29 ) Infatti, se una sola è la discendenza di Abramo, e quell'unica discendenza di Abramo non s'intende identificata altrimenti che in Cristo, e poiché anche noi siamo questa discendenza di Abramo, consegue che questa totalità, cioè capo e corpo, è il solo Cristo. 5.6 - In che modo è nostra la giustizia di Cristo Anche per questo non ci dobbiamo ritenere separati da quella giustizia cui fa riferimento il Signore stesso, dicendo: Quanto alla giustizia, perché vado al Padre. ( Gv 16,10 ) Poiché siamo infatti risorti anche noi con Cristo e, con il nostro capo, noi siamo Cristo, per ora nella fede e nella speranza; ma la nostra speranza avrà il suo compimento nella risurrezione ultima dei morti. Ma quando la nostra speranza sarà compiuta, raggiungerà la sua pienezza anche la nostra giustificazione. A renderla perfetta sarà il Signore che ha mostrato nella sua carne ( cioè nel nostro capo ), nella quale è risuscitato ed è asceso al Padre, che cosa dobbiamo sperare. Perché così è stato scritto: È stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 ) Perciò il mondo è convinto quanto al peccato in coloro che non credono in Cristo, e quanto alla giustizia in coloro che risorgono tra le membra di Cristo. È stato detto al riguardo: Perché noi potessimo diventare, per mezzo di lui, giustizia di Dio. ( 2 Cor 5,21 ) Infatti, se non per mezzo di lui, in nessun modo saremmo giustizia. Ma se per mezzo di lui, egli, il Cristo totale, con noi va al Padre, e questa realtà porterà a compimento in noi la perfetta giustizia. Perciò il mondo è convinto anche quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è già giudicato: ( Gv 16,11 ) cioè il diavolo principe degli empi; costoro non danno al cuore altra dimora fuori di questo mondo che amano e ne segue di esser chiamati mondo; come in cielo è la nostra patria se saremo risuscitati con Cristo. In conseguenza, a quel modo che Cristo è uno con noi, cioè con il suo capo, così il diavolo è uno con un certo qual suo corpo, con tutti gli empi dei quali è capo. Pertanto, come noi non siamo separati dalla giustizia, che il Signore rimanda al perché vado al Padre, così gli empi non sono separati da quel giudizio del quale ha detto: Perché il principe di questo mondo è stato già giudicato.