Padri/Agostino/DisNT/159.txt Dalle medesime parole dell'apostolo Rm 8,30-31, O sulla giustificazione ed anche dalle parole di Gc 1,2-4: " Considerate perfetta letizia, fratelli miei, l'esservi imbattuti in ogni genere di tribolazioni ", ecc. 1.1 - Sulla terra non è piena la nostra giustificazione. La giustificazione è perfetta nei Martiri. È ingiurioso suffragare i Martiri Ieri, a voi in ascolto, sul tema della nostra giustificazione - che riceviamo dal Signore Dio nostro - per dono di lui, attraverso il mio ministero, è stato presentato un discorso. E poiché in questa vita siamo gravati dal carico della carne corruttibile, non certamente senza peccato, perché se diremo che non abbiamo peccato inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. ( 1 Gv 1,8 ) A mio avviso, è risultato chiaro alla Carità vostra che noi siamo giustificati, tuttavia in modo confacente alla nostra situazione di pellegrini, che viviamo di fede fin quando non possiamo godere della visione. Si parte pertanto dalla fede, nel senso del progredire verso la visione; la via si percorre in fretta, la patria si desidera. Nel corso del pellegrinaggio, l'anima nostra dice: Poiché davanti a te è ogni mio desiderio e il mio gemito a te non è nascosto. ( Sal 38,10 ) In realtà, nella patria la supplica è fuori luogo, ma vi ha posto soltanto la voce della lode. Per quale motivo non ci sarà posto per la preghiera? Perché non manca nulla. Ciò che qui si crede, là si vede; ciò che qui si spera, là si possiede; ciò che qui si chiede, là si riceve. Tuttavia in questa vita esiste una qualche perfezione, alla quale sono giunti i martiri. E per questo si ha la disciplina ecclesiastica, che i fedeli conoscono, per cui i martiri sono nominati all'altare di Dio in un momento nel quale non si debba pregare in loro favore; si prega, invece, in suffragio degli altri defunti, dei quali si fa memoria. È ingiurioso infatti pregare a favore di un martire; siamo noi nella necessità di raccomandarci alle sue preghiere. Ha combattuto davvero fino al sangue contro il peccato. In realtà, di certuni che sono ancora imperfetti e, tuttavia, parzialmente giustificati, dice l'Apostolo agli Ebrei: Veramente non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato. ( Eb 12,4 ) Ne segue che se quelli non hanno durato fino a versare il sangue, indubbiamente alcuni sono giunti fino al sangue. Quali fino al sangue? Certamente i santi martiri; a loro riguardo è stata appena ascoltata la lettura del santo apostolo Giacomo: Considerate perfetta letizia, fratelli miei, l'esservi imbattuti in ogni genere di tribolazioni. ( Gc 1,2 ) Si dice ai già perfetti, i quali per di più possono dire: Scrutami, Signore, e mettimi alla prova. ( Sal 26,2 ) Sapendo - dice - che la prova produce la pazienza; la pazienza, poi, porta a compimento l'opera. ( Gc 1,3 ) 2.2 - L'amore della giustizia comprende una gradualità. Il primo grado. I piaceri dei sensi leciti ed illeciti Evidentemente la giustizia dev'essere amata; e questo doveroso amore della giustizia è presente secondo una gradualità in coloro che progrediscono. Il primo grado comporta che all'amore della giustizia non siano preferite le cose piacevoli tutte. Questo è il primo grado. Che cosa ho voluto dire? Che fra tutte le cose che procurano diletto, sia appunto la giustizia a farti godere di più; non perché le altre cose non siano piacevoli, ma prevalga l'amore per essa. Alcune cose infatti soddisfano naturalmente la nostra debolezza, come il cibo e la bevanda quanti hanno fame ed hanno sete; come ci giova questa luce che al levar del sole s'irradia dal cielo, o che risplende dagli astri e dalla luna, o che si accende sulla terra con i lumi che alla vista compensano le tenebre; è dilettevole una voce armoniosa e una soavissima canzone; piace un buon odore; è gradito al nostro tatto ciò che riguarda un qualche piacere della carne. E di tutte queste cose che comunicano un'impressione gradevole ai sensi del corpo, alcune sono lecite. Infatti, come ho detto, procurano godimento allo sguardo questi magnifici spettacoli della natura, ma sono un diletto per gli occhi anche gli spettacoli dei teatri. Quelli leciti, questi proibiti. Il sacro Salmo modulato soavemente è gradito all'ascolto, ma fanno piacere anche i canti degli istrioni; quello è un piacere lecito, questo illecito. Sono un piacere per l'olfatto i fiori e gli aromi, anche queste cose creazione di Dio; sono un piacere per l'olfatto anche gli incensi sugli altari degli idoli. Quello è concesso, questo è proibito. Si gusta con piacere un cibo non vietato, sono un godimento per il palato anche le vivande di sacrifici sacrileghi. Quello un piacere lecito, questo illecito. Danno piacere gli amplessi coniugali, ma anche quelli delle meretrici. Quello legittimo, questo illecito. Quindi, voi notate, carissimi, come in questi sensi del corpo si avvertano godimenti leciti e illeciti. La giustizia vi procuri un piacere tale che sorpassi anche le gioie legittime; ma anteponi la giustizia a qualsiasi diletto di cui ti compiaci lecitamente. 3.3 - Il godere della mente quanto alla giustizia e alla fede In riferimento a ciò di cui ho parlato, poniamoci davanti agli occhi l'esempio di una gara. Ti domando se ami la giustizia; risponderai: Io l'amo. Non sarebbe la tua risposta secondo verità, se in una certa misura non ti piacesse. Non si ama infatti se non ciò che fa piacere. Cerca la gioia nel Signore, ( Sal 37,4 ) dice la Scrittura. Ma la giustizia è il Signore. Non ti devi raffigurare Dio quasi fosse un idolo. Dio è simile alle realtà invisibili, e in noi proprio le realtà invisibili sono le migliori. La fede è migliore della carne, la fede è migliore dell'oro, la fede è migliore dell'argento, del denaro, dei poderi, della famiglia, delle ricchezze; ma tutte queste cose si vedono, la fede non si vede. Penseremo allora che Dio sia più simile alle realtà visibili, oppure a quelle invisibili? Alle cose preziose o alle vili? Parlerò delle più vili. Tu hai due schiavi, uno deforme fisicamente, uno bellissimo; ma fedele quello deforme, perfido l'altro. Dimmi quale ami di più: ma mi accorgo che tu ami le realtà invisibili. Come mai ti sei sbagliato nell'amare di più lo schiavo fedele, sebbene deforme nel corpo, che non lo schiavo perfido di bell'aspetto, ed hai preferito quel che è brutto a ciò che è bello? Certamente no, ma hai anteposto le cose belle alle deformi. Non hai tenuto conto degli occhi della carne, ed hai sollevato gli occhi del cuore. Ti sei rivolto agli occhi della carne e quale risposta ti hanno dato? Questo è bello, quello è brutto. Li hai respinti, hai riprovato la loro attestazione; hai levato gli occhi del cuore verso lo schiavo fedele e verso lo schiavo perfido; quello hai trovato deforme nel corpo, bello quest'altro; ma hai pronunziato la sentenza e hai detto: Che più bello della fede? Che più brutto della perfidia? 4.4 - Alla giustizia spetta un amore di preferenza su tutti i godimenti permessi Quindi la giustizia dev'essere amata al di sopra di tutti i godimenti, cioè anche delle gioie lecite. Se hai infatti sensi interiori, tutti quei sensi interiori godono del piacere della giustizia. Se hai occhi interiori, volgi lo sguardo alla luce della giustizia: Poiché presso di te è la sorgente della vita, e nella tua luce vedremo la luce. ( Sal 36,10 ) Di quella luce dice il Salmo: Da' luce ai miei occhi affinché io non finisca nel sonno della morte. ( Sal 13,4 ) Ugualmente, se hai orecchi interiori, ascolta la giustizia. Colui che diceva: Chi ha orecchi per intendere, intenda, ( Lc 8,8 ) cercava di tali orecchi. Se hai olfatto nel più intimo, ascolta l'Apostolo: Dovunque, noi siamo per Dio il buon odore di Cristo. ( 2 Cor 2,15 ) Se hai il gusto nel più intimo, ascolta: Gustate e vedete com'è buono il Signore. ( Sal 34,9 ) Se hai tatto nel più intimo, ascolta che canta la sposa dello Sposo: La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. ( Ct 2,6 ) 4.5 - Il godere della giustizia dev'essere preferito a tutti gli altri piaceri Come avevo cominciato a dire prima, proponiamo un esempio di questo confronto. Vediamo, fratelli miei, se mai ci sia qualcuno; pongo una domanda e risponda a ciò che dirò: se si compiaccia della giustizia al punto da preferirla agli altri godimenti che toccano questi sensi del corpo. Ecco, ti piace l'oro, è un diletto per i tuoi occhi; è un metallo nobile, lucidissimo, che si fa desiderare. È bello, non nego; poiché se avrò negato che è bello, offendo il Creatore. Viene dunque un seduttore e ti dice: Ti porto via l'oro se tu non dài una falsa testimonianza a mio favore; ma se l'avrai data, te ne aggiungerò altro. In te sono in lotta due opposte attrattive: ora ti chiedo a quale dài preferenza, che cosa ti avvince di più: se l'oro o la verità; l'oro o l'attestazione del vero. O che quello risplende e questo non risplende? La fede si cerca in una vera testimonianza. L'oro risplende, la fede non risplende? Arrossisci, avrai gli occhi; rendi al tuo Signore ciò che amavi nel tuo servo. Poco fa, infatti, domandando quale tu amassi di più dei tuoi due servi, quello deforme e fedele, l'altro di bell'aspetto e perfido, mi rispondevi rettamente e preferivi ciò che era da apprezzare di più. Rientra in te, perché ora si tratta di te stesso. Hai amato certamente il servo fedele: il Signore non merita di avere in te un servo fedele? E tu, al tuo schiavo fedele, che cosa promettevi come un gran bene? Per amarlo assai, il più grande dei doni, la libertà. Che di grande promettevi al tuo schiavo fedele? La libertà in questa vita. Non è vero forse che vediamo molti schiavi che sono liberi dal bisogno e molti uomini liberi che sono schiavi della miseria? A chi promettevi l'affrancamento, proprio da lui pretendevi la fedeltà; ma da parte tua non ti mantieni fedele neppure a colui che ti promette l'eternità! 5.6 - La giustizia unita al compiacimento va ricercata con slancio dall'amore Si va per le lunghe ad esplorare i singoli sensi corporei; ma ciò che ho detto degli occhi, questo intendete degli altri sensi; e preferite la soddisfazione della mente ai piaceri della carne. I piaceri sensuali illeciti certamente procurano godimento alla vostra carne; sia la giustizia, invisibile, bella, casta, santa, piena di armonia e di dolcezza il diletto della vostra mente, per non essere costretti ad essa dal timore. Infatti, se ad essa siete indotti dal timore, non può essere ancora motivo di gioia. Devi evitare il peccato, per amore della giustizia, non per il timore della pena. Di qui dice l'Apostolo: Parlo in modo umano, a causa della debolezza della vostra carne. Infatti come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità, a favore dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione. ( Rm 6,19 ) Che ha voluto dire? Parlo in modo umano: mi esprimo come potete ricevere. Quando avete messo le vostre membra a servizio dell'iniquità per commettere turpitudini, siete stati indotti dal timore o attirati dal piacere? Che dite? Rispondeteci, perché anche voi che vivete onestamente, forse un tempo siete vissuti male. Nel commettere i peccati, il vostro godimento era nei vostri peccati; vi spingeva a peccare il timore o la piacevolezza del peccato? Risponderete: La piacevolezza. Al peccato vi sospinge la piacevolezza, oppure è il timore a imporre la giustizia? Verificatevi, scrutatevi. Porti pur via l'oro chi minaccia: la giustizia ha maggior dolcezza, la giustizia è più fulgente. Non offra oro chi promette: all'oro è da preferirsi la giustizia, va preferita con l'amarla; è più risplendente, è più luminosa, è più soave, è più dolce. Ora, dunque, se alcuno si verifica e trova di aver vinto in questo confronto, ha ascoltato dire dall'Apostolo: Parlo in modo umano a causa della debolezza della vostra carne. Senza dubbio ha tenuto conto della debolezza; e non so che cosa ha tentato di più accessibile ai meno capaci. 6.7 - Per la giustizia non solo va disprezzata la sensualità, ma si deve tollerare anche il dolore Ecco, egli dice, parlo di ciò che potete capire: avete ceduto le vostre membra a piaceri illeciti, per compiere di tali cose, vi siete lasciati indurre dalla seduzione dei peccati; ti guidi la soavità e la dolcezza della giustizia ad operare rettamente; amate la giustizia, come avete amato l'iniquità. La giustizia merita di ottenere da voi che mettiate al suo servizio ciò che avete ceduto al male; questo è: Parlo in modo umano, ( Rm 6,19 ) vale a dire ciò che la vostra debolezza fino ad ora è capace di portare. Come mai l'Apostolo fa riserve? Perché differisce il discorso? Darò ragione del suo rimandare se mi sarà possibile. Metti a confronto la giustizia e l'iniquità. Si può equiparare il bene che deriva dalla giustizia a quello che viene dall'iniquità? Quella dev'essere amata come è amata questa? Non sia mai in tal modo, ma anzi, magari così fosse. Di più allora? Assolutamente di più. Nel male hai seguito la seduzione, per la giustizia tollera il dolore. Non nell'ingiustizia, ripeto, hai seguito il piacere, per la giustizia tollera il dolore: questo è " di più ". Ecco, un certo qual ragazzo lascivo, dall'età malsicura, adescato dal piacere carnale, pose gli occhi su una donna coniugata, l'amò e desiderò farla sua, tuttavia ebbe cura che non lo si sapesse; ama il piacere in modo che è più grande il timore della pena. Per quale ragione si preoccupa del segreto? Ha paura di essere preso, messo in catene, condotto in tribunale, posto in carcere, chiamato in giudizio, torturato, ucciso. Nel timore di tutte queste conseguenze, cerca l'oscurità nel cogliere il suo piacere; spia l'assenza del marito, teme di trovare un complice della sua turpe azione, ha terrore di finire nei guai, se fatto consapevole di sé. E lo vediamo portato dalla seduzione, ma la forza dell'attrattiva non è tanta da superare il timore e il dolore e la minaccia delle pene. Dammi la nobile giustizia, dammi la bellezza della fede; si ponga al centro, si riveli agli occhi del cuore, infiammi i suoi amanti. Ora senti dirti: Vuoi godere di me? Disprezza ogni altra cosa che ti piace, disprezzala per me. Ecco che sei giunto al disprezzo, ma è poco per essa. Questo è umano a causa della debolezza della vostra carne. Non basta che tu disprezzi tutto ciò che ti faceva piacere, disprezza tutto ciò che ti incuteva terrore; disprezza il carcere, disprezza le catene, disprezza la tortura, disprezza i tormenti, disprezza la morte. Hai superato queste cose, hai trovato me. Nell'uno e nell'altro grado voi verificate coloro che amano la giustizia. 7.8 - I Martiri amano perfettamente la giustizia È possibile che si trovino coloro che preferiscano la gioia che deriva dalla giustizia ai diletti sensuali ed al piacere del proprio corpo. Credi tu che in mezzo a voi si trovi qualcuno che, invece, per la giustizia disprezzi sofferenze, dolori, la morte? Almeno riflettiamo su ciò che non abbiamo il coraggio di dichiarare. Che ne pensiamo? Dov'è il nostro pensiero? Migliaia di martiri sono sotto i nostri occhi, sono essi gli autentici e perfetti amanti della giustizia. Di essi è stato detto: Considerate perfetta letizia, fratelli miei, quando v'imbattete in ogni genere di prove; sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza; la pazienza, poi, porta a compimento l'opera. ( Gc 1,2 ) Che cosa si può aggiungere perché porti a compimento l'opera? Ama, brucia, s'infiamma; calpesta ogni cosa che procura diletto e va oltre; perviene a subire asprezze, orrori, crudeltà, minacce; calpesta, supera e va oltre. O che forza di amare, o che slancio a salire, o che superarsi morendo, o che incontro con Dio! Chi ama la propria anima la perderà, e chi avrà perduto la propria anima per me, la ritroverà per la vita eterna. ( Mt 10,39 ) In tal modo si deve premunire chi ama la giustizia, così si deve proteggere l'amante della bellezza invisibile. Quello che dico nelle tenebre ditelo nella luce; e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. ( Mt 10,27 ) Che significa: Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce? Quello che vi dico e ascoltate interiormente ditelo senza esitazione. E quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. Che significa: ascoltate all'orecchio? Lo ascoltate in segreto perché ancora temete di dichiararlo apertamente, di renderlo manifesto. Che vuol dire allora: predicatelo sui tetti? Le vostre case sono i vostri corpi; le vostre case sono la vostra carne. Sali sul tetto, calpesta la carne e predica la parola. 8.9 - Se abbiamo una certa giustizia, essa viene da Dio Per prima cosa però, fratelli miei, piangete ciò che eravate, perché vi sia possibile essere ciò che non siete ancora. Quanto vado dicendo è qualcosa di grande. E come ci viene qualcosa di grande? È il sommo, è il perfetto, è il migliore: come a noi? Ascoltate come ci viene: Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre dei lumi, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento. ( Gc 1,17 ) Da lui procede ciò che abbiamo di bene, da lui ciò che non abbiamo ancora. Non l'avete ancora? Chiedete e riceverete. ( Mt 7,7 ) Se voi - afferma il Salvatore - se voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste non darà cose buone a coloro che gliele domandano? ( Mt 7,11 ) Ognuno verifichi se stesso e renda grazie a colui che ha donato tutto ciò che di bene avrà trovato in sé, ciò che deve servire alla nostra giustificazione; e, nel ringraziare colui che ha dato, gli domandi anche ciò che non ha dato ancora. Per il fatto che tu, ricevendo, fai profitto, non è che egli subisca perdita nel dare. Per quanto sia la capacità della tua gola, la capacità del tuo ventre, la sorgente sopravanza il bisogno dell'assetato.