Discorsi sui Santi

Indice

Nella festa del martire Vincenzo

1 - La forza del martire viene da Cristo
2 - La spada a doppio taglio del mondo contro i soldati di Cristo: lusinghe e terrori
3 - Più grave per Daziano che per Vincenzo l'esito delle pene da questi subite
4 - Dopo il martirio Vincenzo è glorificato anche in questo mondo

1 - La forza del martire viene da Cristo

Nella passione di cui oggi ci è stata data lettura, o miei fratelli, è posto in evidenza un giudice brutale, un carnefice sanguinario, un martire invitto.

Nel corpo di lui, scavato dai tormenti, le membra erano ancora disponibili alla prova, mentre era già esaurita la scorta dei mezzi di tortura.

Ridotta a confusione da tanti prodigi, l'empietà teneva duro e la debolezza, pur tormentata dai supplizi, non cedeva: si riconosca, dunque, che Dio era all'opera.

Infatti, come avrebbe potuto resistere a tormenti così gravi la polvere corruttibile se Cristo non fosse stato presente in essa?

In tutte queste vicende bisogna riconoscere lui, lui glorificare e lodare, che nella prima chiamata donò la fede e, nella passione ultima, la forza.

Se volete sapere perché ha donato l'una e l'altra, ascoltate l'apostolo Paolo: A voi è stato dato - egli dice - non solo di credere in Cristo, ma anche di patire per lui. ( Fil 1,29 )

Il diacono Vincenzo aveva ricevuto l'una e l'altra cosa e, come le aveva ricevute, le conservava.

Se infatti non le avesse ricevute, che avrebbe?

Nelle parole aveva la fiducia, nel martirio aveva la pazienza.

Perciò nessuno conti sulla propria saggezza quando parla; nessuno abbia fiducia nelle proprie forze quando soffre la tentazione, in quanto e perché si faccia un discorso retto e prudente viene da lui la nostra sapienza e perché si possano tollerare i mali con fortezza viene da lui la nostra pazienza.

Ripensate al Signore Gesù Cristo che, secondo il Vangelo, avverte i suoi discepoli; ripensate al Re dei martiri che provvede le sue schiere delle armi dello spirito, fa prevedere le guerre, somministra gli aiuti, promette le ricompense.

Egli, dopo aver detto ai suoi discepoli: In questo mondo sarete nelle tribolazioni, a rincuorarne l'animo che ne era stato atterrito, subito proseguì dicendo: Ma abbiate fiducia perché io ho vinto il mondo. ( Gv 16,33 )

Perché allora, carissimi, andiamo meravigliandoci se Vincenzo ha vinto in Colui che ha vinto il mondo?

In questo mondo - dice il Signore - sarete nelle tribolazioni, ma in modo tale che, se la tribolazione angustia, non opprima e, se assale, non conquisti.

2 - La spada a doppio taglio del mondo contro i soldati di Cristo: lusinghe e terrori

Contro i soldati di Cristo il mondo sfodera una spada a doppio taglio.

Badate, fratelli, il mondo - ho detto - sfodera una spada a doppio taglio contro i soldati di Cristo.

Lusinga, infatti, per indurre nell'errore, terrorizza per infrangere la resistenza.

Non lasciamoci trasportare dall'impulso a conservarci, non ci spaventi la crudeltà altrui, e il mondo è vinto.

E, poiché Cristo si para innanzi all'una e all'altra via di accesso, non è vinto il cristiano.

Se in questa passione si prende a considerare la pazienza dell'uomo, comincia a rivelarsi incredibile; se si scopre la divina potenza, cessa allora ogni meraviglia.

All'infierire della brutalità nel corpo del martire corrispondeva la serena pacatezza della sua voce; vibrava tanta fermezza nelle parole per quanto l'atrocità dei dolori travagliava le membra, da indurre con sorpresa a credere che era un altro ad essere torturato mentre Vincenzo era sotto la prova o, almeno, che un altro lo era mentre Vincenzo parlava.

E, in realtà, fratelli carissimi, era così; era veramente così: era un altro a parlare.

Infatti Cristo promise anche questo ai suoi testimoni.

Perciò, ai suoi che andava disponendo a combattimenti di tal genere, nel Vangelo tenne questo discorso: Non preoccupatevi di come o di cosa sia necessario dire.

Infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in Voi. ( Mt 10,19-20 )

Quindi, a patire era la carne e a parlare lo Spirito e, per la parola dello Spirito, non solo veniva sconfessata l'empietà ma, nello stesso tempo, la debolezza ne provava ristoro.

3 - Più grave per Daziano che per Vincenzo l'esito delle pene da questi subite

Tutti i tormenti rendevano il martire più nobile ai nostri occhi.

Scavato dalle tante ferite d'ogni genere, non desisteva dalla lotta, ma la rinnovava con più ardore.

Potresti credere che non avesse sensibilità al fuoco per averlo indurito la fiamma; e, come fornace di vasaio che riceve molle la creta, conferirebbe resistenza al vaso.

Il nostro martire poteva dire a Daziano: Ormai non fa caso al tuo fuoco la mia carne perché la mia forza è stata temprata come vaso di creta. ( Sal 22,16 )

E poiché secondo verità è stato scritto: La fornace del vasaio dà la tempra ai vasi di creta e la prova della tribolazione agli uomini giusti, ( Sir 27,6 ) Vincenzo fu messo alla prova e ad essere arso da quel fuoco, ma in realtà chi arse e ribollì fu Daziano.

Infatti, se non aveva il fuoco addosso, perché sbuffava?

Che cos'erano le parole che gli strappava la collera se non il fumo che esalava ardendo?

Al nostro martire allora la consolazione che aveva in cuore teneva lontane le fiamme all'esterno, mentre quello, acceso dai tizzoni del furore, diventato quasi un forno, bruciava interiormente e consumava nel fuoco il diavolo da cui era abitato.

Infatti, attraverso le grida furenti di Daziano, lo sguardo truce, il volto minaccioso e l'agitazione di tutto il corpo, esercitava il suo influsso quello che si era insediato nell'intimo di lui; e lo tradivano questi visibili segni, simili a fenditure che andavano aprendosi nel vasello che possedeva e aveva riempito.

I tormenti non travagliavano tanto il martire per quanto il furore faceva scempio di quello.

4 - Dopo il martirio Vincenzo è glorificato anche in questo mondo

Però, fratelli, tutte quelle vicende sono ormai diventate lontane nel tempo: e l'ira di Daziano e la tribolazione di Vincenzo.

Restano invece la pena di Daziano e il premio di Vincenzo.

Infine, senza ora tener conto del traguardo ultimo della futura retribuzione - per dimostrare che la gloria dei martiri è presente anche in questo mondo - oggi, quale regione o quale provincia d'oltremare, fin dove giunge l'Impero romano o la denominazione di cristiano, non si allieta di celebrare il natale di Vincenzo?

D'altra parte, chi avrebbe sentito almeno pronunziare il nome di Daziano, se non fosse stata data lettura della passione di Vincenzo?

A che scopo in realtà il Signore avrebbe protetto il corpo del martire con tanta cura se non per dare a conoscere che non ha trascurato da morto chi aveva avuto da vivo sotto la sua protezione?

Così Vincenzo vinse Daziano da vivo e ancora dopo la morte.

Vivendo, disprezzò i tormenti, da morto, passò i mari.

Egli stesso poi, che tra gli strumenti di tortura dette in offerta a Dio lo spirito invincibile, guidò sulle onde il proprio corpo esanime.

La fiamma della tortura non ne piegò lo spirito, l'acqua del mare non ne sommerse il corpo.

Ma in tutti questi eventi non c'è altro che la morte dei suoi santi è preziosa davanti al Signore. ( Sal 116,15 )

Tale gloria, sotto la sua protezione, ci faccia raggiungere il Signore degno di onore e potenza per i secoli dei secoli.

Amen.

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