Discorsi sui Santi

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Nel giorno natalizio dei martiri

1 - Cristo ci ha esortato a disprezzare la vita presente e a desiderare quella futura
2 - Cercare con la vita di meritare come i martiri. Siamo amici di Dio per grazia sua, non per merito nostro
3 - È meglio il volere di Dio che il nostro

1 - Cristo ci ha esortato a disprezzare la vita presente e a desiderare quella futura

Tutte le solennità dei beatissimi martiri ci inducono a riflettere sulla necessità di non far conto della vita presente e sull'importanza di un'ardente ricerca della vita futura.

Per questo anche lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, principe dei martiri, la cui Passione fu il prezzo dei martiri, che nacque mortale non per esigenza di natura ma per misericordiosa degnazione, volle e morire e risorgere.

Egli, infatti, se non avesse voluto la morte, non sarebbe morto; non sarebbe allora risuscitato se non fosse morto.

Per questo, dunque, volle l'una e l'altra cosa: morendo, ci esortò a disprezzare la vita presente; risorgendo, a desiderare la vita futura: nella mia passione e risurrezione ravvisate per voi l'uno e l'altro di questi eventi, cioè, e che cosa dovete sopportare in questa vita e che cosa desiderare nella vita futura.

Cristo, nei suoi tormenti, ci ha mostrato una vita laboriosa, piena di stenti, di prove, di ansietà e di dolori nel corso della quale si svolge l'esistenza del mondo.

Persino quella vita quando nessuno avrà dolore, quando nessuno avrà ansietà, nessuno morirà, nessuno esorterà alla pace perché nessuno sarà in lite egli ci ha mostrato con la sua risurrezione, quasi a dire: Ecco che dovete soffrire e che dovete sperare; dovete soffrire tormenti e sperare la risurrezione.

E quale risurrezione! Non quella che fu la risurrezione di Lazzaro che tornò a morire.

Risorgendo, Cristo risuscitato dai morti - come dice l'apostolo - non muore più e la morte non ha più alcun potere su di lui. ( Rm 6,9 )

So che desiderate tale vita.

E chi non la può desiderare, infatti?

Gli stessi pagani empi vogliono essere immortali; non credono però di poter essere immortali.

Coloro che non hanno accettato la fede hanno infatti perduto la speranza dell'immortalità.

Non è quindi gran cosa desiderare l'immortalità: tale è appunto il desiderio anche degli empi; ma è certamente d'importanza essenziale credere che saremo immortali, e vivere in modo da poter raggiungere proprio l'immortalità.

Per questo ogni uomo, se potesse, vorrebbe avere il potere dell'angelo, ma non vuole avere la giustizia dell'angelo.

Vuole avere l'immortalità, ma non vuole la pietà.

Vogliono dove si giunge ma non vogliono per dove si passa.

2 - Cercare con la vita di meritare come i martiri. Siamo amici di Dio per grazia sua, non per merito nostro

Perciò, fratelli, vi invito, vi esorto, vi scongiuro perché come celebrate con devozione la solennità dei martiri, così vi sia caro il santo modo di vivere dei martiri.

Sono martiri, ma sono stati uomini.

Ci sostengono con le preghiere, ma erano ciò che noi siamo.

Non rinunziate, dunque a meritare come loro.

Chi ne ha fatto dono a loro può farlo infatti anche a noi.

In verità abbiamo il culto dei martiri non come se fossero dèi, ma li onoriamo per Dio; lui, che è il Signore nostro e loro, adoriamo appunto quale Dio.

Quegli gli sono amici grazie a lui, noi vediamo di essere almeno i servi di lui.

Nondimeno, se avremo amato sinceramente i martiri e avremo seguito le loro orme, non saremo dunque anche noi amici di Dio, per grazia sua, non per merito nostro?

Per la felicità che è in noi viene lodato egli che, da infelici, ci rende felici.

Noi infatti, da parte nostra, abbiamo potuto renderci infelici, ma noi non siamo in grado di procurarci la felicità.

Facciamo presto a rivolgerci a lui, supplichiamolo, ed anche noi riceveremo quello che i martiri hanno ricevuto.

3 - È meglio il volere di Dio che il nostro

Ieri ho rivolto questa esortazione alla Carità vostra: quanti di voi, Catecumeni, trascurano ogni dilazione, dovete affrettarvi al lavacro della rigenerazione; quelli di voi che, per consuetudine riprovevole, eravate nei peccati, nelle turpitudini, nelle impurità, dovete cambiare vita, far penitenza e non disperare di raggiungere la vita; anche voi che fate penitenza - e il dolce per voi non è la penitenza dei peccati ma la dissolutezza - dovete cambiare vita e tutti siate solleciti a ritornare in pace alla volontà
di Dio, poiché, per l'uomo, è meglio quel che Dio ha disposto, non quel che vogliamo noi.

Almeno preghiamo lui che è potente a liberarci da tutti i mali e a darci la pace, come liberò i tre fanciulli nella fornace.

Questi fanciulli, o meglio, questi giovani - per consuetudine sono infatti detti fanciulli - poiché la Scrittura li.

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