Discorsi sul Vecchio Testamento

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Discorso tenuto ad Utica l'11 settembre

Sul versetto del salmo 146: "Loderò il Signore nella mia vita, salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò"

1 - Fede e visione
2 - Breve è la vita dell'uomo sulla terra
3 - Non aspirare a felicità terrene
4 - Lazzaro ed il ricco epulone

1 - Fede e visione

Il Signore ci doni di potervi parlare sulle parole del salmo che abbiamo cantato.

Abbiamo detto: Loderò il Signore nella mia vita, salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò. ( Sal 146,2 )

Riguardo a queste parole dobbiamo in primo luogo avvertire la vostra Carità a non credere - quando ascoltate o proferite le parole: Per tutto il tempo che vivrò salmeggerò al mio Dio - che la lode di Dio finisca in noi col finire della vita presente.

Allora piuttosto lo loderemo quando vivremo senza fine.

Se infatti lodiamo nell'esilio, dove siamo transitoriamente, come dovremo lodare nella casa, da cui mai emigreremo!

Come si dice e si legge e si canta nell'altro salmo: Beati coloro che abitano nella tua casa; ti loderanno nei secoli dei secoli. ( Sal 84,5 )

Le parole che ascolti, cioè: Nei secoli dei secoli, escludono ogni fine.

E noi vivremo la vita beata, dove vedremo Dio senza ambagi, lo ameremo senza ostacoli, lo loderemo senza fine.

Proprio questa sarà la nostra vita: vedere Dio, amarlo e lodarlo.

Se pertanto lo lodiamo al tempo della fede, come lo loderemo quando lo vedremo!

Come lo loderà la visione, se tanto lo loda la fede!

Dice al riguardo l'Apostolo: Finché siamo nel corpo siamo pellegrini lontano dal Signore, difatti camminiamo nella fede, non nella visione. ( 2 Cor 5,6-7 )

Adesso nella fede, allora nella visione.

Adesso crediamo ciò che non vediamo; allora vedremo ciò che avevamo creduto.

Non patisce confusione il credente, poiché sarà vero ciò che vedrà.

In effetti il nostro Signore ha in noi prima costruito l'edificio della fede e, se questa fede ha da ricevere una ricompensa, non la si chieda anticipatamente, che sarebbe disordinato.

2 - Breve è la vita dell'uomo sulla terra

Qualcuno potrebbe chiedere: Perché il salmo ha detto: Salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò, ( Sal 146,2 ) e non ha detto: Salmeggerò per sempre al mio Dio?

Dove infatti si dice: Per tutto il tempo che vivrò si lascia intendere che vi sia un termine: ma questo accade se non si capisce bene.

Se pensi che l'espressione: Per tutto il tempo che vivrò si riferisca alla vita presente, esamina questa vita e vedi se vi sia un "per tutto il tempo".

Per quanto sia lunga la tua vita quaggiù non è la totalità del tempo.

E come potrebbe esserci questa totalità, se tu stesso non te ne senti sazio?

Il fanciullo dice che un uomo ha vissuto a lungo quando lo vede invecchiato; ma quando sarà lui stesso arrivato all'età raggiunta dall'altro, allora s'accorgerà che il tempo non era poi tanto lungo.

Assolutamente! Le età volano e i minuti, in se stessi, passano così presto che noi personalmente possiamo accorgerci che avant'ieri eravamo fanciulli, ieri giovani, oggi vecchi.

Se dunque tu credessi che salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò sia stato detto della vita presente per il fatto che ha detto: Per tutto il tempo che vivrò, nota che la giusta interpretazione è proprio che non l'ha detto della vita presente, e ciò a motivo di quel Per tutto il tempo che ha menzionato.

Mai infatti la Verità avrebbe detto: Per tutto il tempo in riferimento alla vita presente dove nulla è perpetuo.

Questo sono riusciti a scorgere i saggi del mondo presente, e non lo dovrebbero scorgere i cristiani?

Un sapiente del mondo, persona eloquentissima, diceva: Che cos'è questo stesso che noi chiamiamo "a lungo", se in esso c'è, al termine, un limite?1

Negò risolutamente essere "a lungo" ciò che in qualsiasi tempo arriva alla fine.

Proprio "in qualsiasi tempo", non al termine della tua vita, anche supponendo che tu arrivi alla più decrepita vecchiaia.

In realtà, la vita di un uomo, specialmente ai tempi nostri, è un vapore che appare per un istante. ( Gc 4,15 )

Questa espressione è della Scrittura.

La divina Scrittura dice questo alle persone che sono nell'allegrezza, che per la superbia si attribuiscono grandi risorse e che non sanno se per caso non tocchi loro morire entro breve tempo: ammonisce costoro, superbi e fiduciosi di cose vane, a pensare alla loro fugacità e fragilità.

Dice: Cos'è mai la vostra vita? È un vapore che appare per un istante e poi svanisce. ( Gc 4,15 )

Ne segue che chi si innalza per orgoglio confida nel vapore: si innalza negli onori, finisce come il vapore.

Occorre quindi domare la superbia, occorre calpestarla con tutta la forza che abbiamo.

Bisogna convincerci che la nostra vita sulla terra è una vita mortale e che occorre pensare alla fine che non avrà fine.

Poni infatti il caso che tu - come avevo cominciato a dire -, chiunque tu sia, abbia raggiunto la vecchiaia e per questo voglia inorgoglirti per essere cioè vissuto a lungo, mentre verrà giorno in cui dovrai finire; non solo, ma poni il caso che lo stesso Adamo vivesse ancora e non avesse a morire oggi ma alla fine del mondo.

Non avrebbe una vita indefinitamente lunga, dal momento che in essa, almeno da un lato, ha un termine.

Ciò con somma verità è stato detto e con saggezza è stato compreso, e che sia vero non solo lo si predica ma anche lo si ammette dagli uditori.

3 - Non aspirare a felicità terrene

Ritorniamo con la mente al salmo che abbiamo cantato.

Troveremo che il salmista non avrebbe detto: Salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò ( Sal 146,2 ) se non avesse parlato della vita dove c'è la perennità.

Se infatti in questa vita nulla è perenne perché vi è un limite, non ci si chiama a desiderare questa vita quando diventiamo cristiani.

Non diventiamo infatti cristiani per godere della felicità in questa vita.

Se infatti credessimo che diventiamo cristiani per star bene quaggiù, secondo le esigenze di questa vita temporale, per una felicità che svanisce a guisa di vapore, sbaglieremmo di grosso.

I nostri piedi vacillerebbero ( Sal 73,2 ) vedendo qualcuno che gode di tale e tanta dignità da emergere su tutti loro in mezzo ai quali vive, vedendolo sano di corpo giungere a una decrepita vecchiaia.

Vede una cosa del genere un cristiano povero, senza titoli nobiliari, uno che sospira e geme fra gli stenti di ogni giorno.

Forse fra sé e sé dice: Cosa mi giova l'essermi fatto cristiano?

Forse che per aver fatto questo mi trovo meglio di quel tale che cristiano non è, o di quell'altro che non crede in Cristo, o di quell'altro che bestemmia il mio Dio?

Lo avverte il salmo: Non confidate nei principi. ( Sal 146,3 )

Perché dovrebbe incantarti il fiore del fieno?

Che ogni uomo sia fieno ( Is 40,6 ) lo dice il profeta, e non solo lo dice ma lo grida.

Gli gridò il Signore dicendo: Grida! Rispose: Cosa griderò?

Ogni uomo è fieno e ogni onore dell'uomo come il fiore del fieno.

Il fieno disseccò, il fiore avvizzì.

Quindi tutto andò in malora? No certamente!

Ma la parola del Signore rimane in eterno. ( Is 40,6-8 )

Perché tanta attrattiva per ciò che è fieno? Ecco, il fieno è giunto alla fine.

Vuoi non perire anche tu? Aggrappati alla parola.

Lo stesso nel nostro salmo. Teneva forse infatti, quel cristiano povero e umile, gli occhi rivolti al pagano, nell'ipotesi ricco e potente.

Guardava a un fiore del fieno e, forse, sceglieva d'aver per patrono costui anziché Dio.

Una persona del genere apostrofa il salmo: Non confidate nei principi né nei figli dell'uomo, nei quali non c'è la salute. ( Sal 146,3 )

Quel tale replica subito: Forse che lo dice di costui, nel quale la salute c'è?

Eccolo! egli è sano, oggi lo vedo vivo e vegeto.

Piuttosto sono io che, miserello, di continuo ho malattie.

Perché vuoi fermarti su queste cose che ti piacciono e ti procurano diletto? Non è questa la salute.

Uscirà il suo spirito e ritornerà alla sua terra. ( Sal 146,4 )

Ecco tutta la [ sua ] salute: un vapore che appare per un istante. ( Gc 4,15 )

Uscirà il suo spirito e tornerà alla sua terra. ( Sal 146,4 )

Fa' che passino alcuni anni.

Si sposti il fiume - come suole talvolta accadere - e la corrente attraversi alcuni sepolcri con dentro dei morti.

Pròvati a distinguere le ossa del ricco da quelle del povero!

Uscito il suo spirito, ognuno ritorna alla sua terra. ( Sal 146,4 )

Ottimamente dello spirito di lui non disse nulla perché anche lui, da vivo, non ebbe alcun pensiero spirituale.

Ritornerà alla sua terra, ( Sal 146,4 ) certo secondo la carne, secondo il corpo, dov'era prestante, dove si vantava, dove ti ingannava, dove ti traviava mostrandoti la felicità della carne.

Uscirà il suo spirito e tornerà alla sua terra; in quel giorno periranno tutti i loro pensieri. ( Sal 146,4 )

Tutti quei pensieri che erano terreni: Ecco, farò, riempirò, giungerò; ecco, comprerò questo, acquisterò quello, giungerò alla tale e tal altra dignità.

In quel giorno periranno tutti i suoi pensieri. ( Sal 146,4 )

Se tu invece, convinto che la parola del Signore rimane in eterno, ( Is 40,8 ) ti terrai stretto alla parola, affinché ti dia la vita eterna, allora il tuo pensiero non solo non perirà ma si avvererà.

Quando il pensiero dell'altro perirà, il tuo si avvererà.

Lui infatti pensava a cose temporali e terrene: aggiungere sostanze a sostanze, accumulare all'eccesso disponibilità finanziarie, brillare per dignità onorifiche, esser gonfio per la potenza.

Ebbene, poiché pensava a tali cose, in quel giorno periranno tutti i suoi pensieri. ( Sal 146,4 )

Quanto a te, essendo cristiano, se pensavi non alla felicità temporale ma al riposo eterno, quando il tuo corpo ritornerà alla sua terra, allora la tua anima troverà il suo riposo.

4 - Lazzaro ed il ricco epulone

Osserva il Vangelo, e vedi e penetra i pensieri di due uomini.

C'era un ricco che vestiva di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava lautamente. ( Lc 16,19 )

Ogni giorno fieno e fiore di fieno.

Non ti ammalii la felicità di colui che vestiva di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava lautamente.

Era superbo, era empio: pensava a cose vane e cose vane desiderava.

Quando morì, in quel giorno perirono i suoi pensieri. ( Sal 146,4 )

C'era poi dinanzi alla sua porta un povero di nome Lazzaro. ( Lc 16,20 )

Ci ha taciuto il nome del ricco e ci ha detto il nome del povero.

Il nome del ricco andava di bocca in bocca, ma Dio l'ha taciuto; il nome del povero passava sotto silenzio, ma Dio ce l'ha rivelato.

Non vorrei che tu te ne stupissi.

Dio ha comunicato ciò che aveva trovato scritto nel suo libro.

Difatti a proposito degli empi è detto: E nel tuo libro non saranno scritti. ( Sal 69,29; Sal 139,16 )

Accadde che un giorno gli Apostoli si gloriassero perché nel nome del Signore anche i demoni erano loro sottomessi. ( Lc 10,17 )

Affinché d'una tal cosa come uomini non si inorgoglissero o vantassero, sebbene si trattasse d'una cosa veramente grande, sebbene fosse una potenza strabiliante, disse loro: Non godete per il fatto che i demoni vi stanno sottomessi, ma godete perché i vostri nomi sono scritti nel cielo. ( Lc 10,20 )

E così Dio, che abita nel cielo, passò sotto silenzio il nome del ricco perché non lo trovò scritto nel cielo.

Manifestò invece il nome del povero perché lì lo trovò scritto, anzi perché comandò che vi venisse scritto.

Ebbene, osservate quel povero.

Abbiamo parlato dei pensieri dell'empio, ricco, famoso, vestito di porpora e di bisso, dedito ogni giorno a splendidi banchetti. ( Lc 16,19 )

Quando morì, perirono tutti i suoi pensieri. ( Sal 146,4 )

Dinanzi alla porta del ricco c'era invece Lazzaro, un povero pieno di ulceri che desiderava saziarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco, ma nessuno gliene dava: anzi i cani venivano e leccavano le sue ferite. ( Lc 16,20-21 )

Qui ti voglio vedere, o cristiano.

Di questi due uomini infatti ci si descrive la fine.

Dio, è vero, ha il potere di dare al cristiano la salute durante questa vita, di toglierlo dalla miseria e non fargli mancare il necessario.

Tuttavia, anche se le cose non andassero così, tu cosa sceglieresti?

Essere povero come Lazzaro o essere ricco come l'altro? Non lasciarti ingannare!

Ascolta quale fu la fine e nota la scelta cattiva.

Quel povero, che era anche pio, mentre si trovava fra le sofferenze temporali aveva senza dubbio in mente che quella vita a un certo punto sarebbe finita e che avrebbe ottenuto il riposo eterno.

Morirono tutt'e e due, ma a quel povero quel giorno non perirono i suoi pensieri. ( Sal 146,4 )

Accadde infatti che quel povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. ( Lc 16,22 )

Quel giorno furono risanati tutti suoi pensieri.

E siccome Lazzaro in latino significa "aiutato " - ciò che in latino si dice adiutus, in ebraico si dice Lazzaro - ben a ragione [ ci ] avverte il salmo: Beato colui che ha per aiuto il Dio di Giacobbe. ( Sal 146,5 )

Quando uscirà il suo spirito e la sua carne tornerà alla terra, non periranno i suoi pensieri, poiché la sua speranza è nel Signore suo Dio. ( Sal 146,5 )

Questo si impara alla scuola di Cristo maestro; questo si spera dall'animo di chi ascolta con fede; questa è l'autentica ricompensa promessa dal Salvatore.

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1 Cicerone, Pro Marcello 9