Padri/Agostino/DisVT/008.txt Sulle dieci piaghe d'Egitto e sui dieci precetti della Legge Tenuto a Cartagine nella Basilica di S. Cipriano 1 - Argomento del discorso In un certo passo delle Scritture in lode del Signore Dio nostro, che noi adoriamo, si dice: Tutto hai disposto in misura, numero e peso. ( Sap 11,21 ) L'ammaestramento dell'Apostolo ci insegna a percepire le cose invisibili di Dio attraverso quelle che ci sono state rivelate e a ricercare le cose nascoste attraverso quelle manifeste. ( Rm 1,20 ) Se interroghi in certo qual modo ogni creatura, con la voce della sua propria specie ti risponderà che ha per creatore il Signore Dio. Inoltre l'Apostolo ci ricorda che quanto è scritto nei libri che formano l'Antico Testamento è avvenuto in figura; [ tutte queste cose ] sono state scritte per avvertimento a noi, sui quali è giunta la fine dei tempi. ( 1 Cor 10,11 ) Perciò, fratelli, se quelle cose che nella natura sembrano sorgere quasi fortuitamente, una volta diligentemente approfondite e studiate, sapientemente investigate e conosciute, manifestano la lode al Creatore e la divina Provvidenza che si estende a tutte le cose e che, come è stato detto, dispone soavemente ogni cosa, estendendosi, con potenza, da un capo all'altro del mondo; ( Sap 8,1 ) quanto più quelle cose che leggiamo non solo essere avvenute ma anche affidate alle sacre Scritture? Questo il motivo per cui intraprendiamo nel nome dei Signore nostro, per quanto lui ci aiuterà e ce lo concederà, con l'appoggio della pia attenzione del vostro animo, a spiegare per quanto possiamo una questione propostaci da alcuni fratelli, anzi un'indagine e una dissertazione: cioè, che cosa significhi che gli Egiziani vengono colpiti da dieci piaghe e il popolo di Dio viene sorretto con dieci comandamenti. Coloro che me l'hanno proposta sanno quello che hanno proposto, cioè sanno di avermela proposta, anche se non ricordano che io, certo non senza motivo, ne ho rimandato la trattazione. Quelli tra voi che non l'hanno proposta, parimenti ascoltino quanto possiamo dire, affinché quanto proposto dai fratelli sia interesse di tutti e l'esposizione del nostro ministero sia alimento per tutti. Siamo convinti che il Signore ci aiuterà, anche se non per i nostri meriti, certamente per i vostri, affinché possiamo dire ciò che è necessario dire e utile ascoltare, perché, camminando insieme nella via della sua verità e affrettandoci insieme verso la patria, meritiamo di evitare i nemici che insidiano il nostro cammino, conoscendo la volontà di Dio, nota attraverso la sua legge. 2 - Sono realmente accaduti i fatti narrati nelle Scritture Dieci sono le piaghe con cui fu colpito il popolo egiziano. Dieci sono i comandamenti con cui fu sorretto il popolo di Dio. Vediamo, fratelli, come avvenimenti materiali debbano intendersi in senso spirituale. Non crediamo infatti che quelle cose siano state dette e scritte ma non siano avvenute; crediamo invece che sono realmente avvenute e avvenute come le leggiamo; tuttavia dall'insegnamento dell'Apostolo sappiamo che queste cose avvenute erano ombra di quelle che dovevano accadere. ( Eb 10,1 ) Riteniamo quindi che le cose avvenute si debbano interpretare in senso spirituale; non possiamo tuttavia negare che siano realmente avvenute. Nessuno pertanto dica: "È stato scritto che l'acqua si mutò in sangue come piaga per gli Egiziani: ( Es 7,14-25 ) ciò sta ad indicare certo qualcosa, ma non poté essere realmente accaduto". Chi dice così vuol cercare la volontà di Dio in modo da fare ingiuria alla sua potenza. E che? Se alle parole poté dare un significato, non lo poté dare anche ai fatti? Non nacquero forse [ realmente ] Isacco e Ismaele? Nacquero, erano uomini, erano nati da Abramo, l'uno dalla schiava, l'altro dalla donna libera. Benché fossero uomini, benché fossero realmente nati, raffiguravano tuttavia i due Testamenti, l'Antico e il Nuovo. ( Gal 4,22ss ) Così anzitutto dobbiamo cercare i significati posti sul fondamento della realtà degli avvenimenti, per non dare l'impressione di voler costruire in aria, avendo tolto ogni fondamento. Penso che tutti quelli che disprezzano e non osservano i dieci comandamenti della legge soffrano spiritualmente quelle cose che gli Egiziani hanno sofferto fisicamente. Finché sto trattando con l'aiuto di Dio questo argomento, voglio che stiate attenti e preghiate per me, affinché dica cose utili per voi. Ciò che riguarda noi forse riusciamo a pensarlo, mentre invece quando parliamo [ a voi ] è un servizio che vi prestiamo. 3 - La verga di Mosè Anzitutto sappiate, per non sbagliare nel numero, che in queste dieci piaghe non rientra il primo avvenimento, accaduto come segno, cioè che la verga divenne serpente. Mosè si era presentato al faraone per dirgli che avrebbe condotto fuori dall'Egitto il popolo di Dio. [ Gli Egiziani ], contumaci, ancora non venivano colpiti, ma erano già atterriti da quel segno divino. Non è ora il caso, né c'è stato chiesto, di soffermarci alquanto sulla verga divenuta serpente. ( Es 7,10-12 ) Tuttavia, poiché l'abbiamo nominata per necessità, perché nessuno sbagliasse riguardo al numero [ delle piaghe ], e poiché non deve rimanere nell'animo di nessun ascoltatore lo scrupolo per una cosa non capita, brevemente diciamo che la verga significa il regno di Dio e il regno è il popolo di Dio; il serpente è il tempo della [ presente ] vita mortale: la morte infatti ci è stata propinata dal serpente. Cadendo - diciamo così - dalla mano di Dio in terra gli uomini divennero mortali. Per questo la verga caduta dalla mano di Mosè divenne serpente. Anche i maghi del faraone fecero la stessa cosa: le loro verghe gettate a terra, divennero serpenti. Ma anzitutto il serpente di Mosè, cioè la verga di Mosè, divorò tutti i serpenti dei maghi. Poi, afferrato per la coda, ridivenne verga come prima, e il regno ritornò alla mano. Le verghe dei maghi sono i popoli empi. Questi popoli empi, vinti dal nome di Cristo, quando vengono inseriti nel suo corpo, è come se venissero divorati dal serpente di Mosè, finché ritorniamo, noi regno di Dio, alla mano di Dio, ma alla fine del mondo mortale: questo significa la coda del serpente. È un grande segno: si realizzi! si realizzi! ( Sal 106,48 ) Avete ascoltato che cosa dovete desiderare; ascoltate ora che cosa dovete evitare. 4 - 1° comandamento: Non avrai altri dèi all'infuori di me; 1a piaga: l'acqua mutata in sangue Il primo comandamento della Legge riguarda il culto dell'unico Dio: Non ci saranno per te - dice - altri dèi all'infuori di me. ( Es 20,3 ) La prima piaga degli Egiziani fu l'acqua mutata in sangue. ( Es 7,14-25 ) Paragona il primo comandamento alla prima piaga. Immagina l'unico Dio, dal quale sono tutte le cose, ( 1 Cor 8,6 ) nella figura dell'acqua, dalla quale tutte le cose vengono generate. A che cosa fa riferimento il sangue se non al corpo mortale? Che significa dunque il cambiamento dell'acqua in sangue se non che il loro cuore stolto si ottenebrò? Vantandosi di essere sapienti, divennero stolti, cambiarono la gloria di Dio incorruttibile con immagini dell'uomo mortale; la gloria di Dio incorrotto in immagini dell'uomo mortale, di uccelli, di quadrupedi e di serpenti. ( Rm 1,21-23 ) La gloria di Dio incorrotto, dal quale sono tutte le cose: ( 1 Cor 8,6 ) ecco l'acqua; la somiglianza dell'immagine dell'uomo corruttibile e di uccelli, di quadrupedi e di serpenti: ecco il sangue. E questo avviene nel cuore degli empi, perché Dio rimane immutabile; difatti non perché l'Apostolo disse: cambiarono, è cambiato Dio. 5 - 2° comandamento: Non nominare il nome di Dio invano; 2a piaga: le rane Secondo precetto: Non userai il nome del Signore Dio tuo invano; chi userà il nome del Signore Dio suo invano non sarà innocente. ( Es 20,7 ) Il nome del Signore Dio nostro Gesù Cristo è verità; lui stesso ha detto: Io sono la verità. ( Gv 14,6 ) La verità rende innocenti, la vanità contamina. E poiché chi parla di verità parla di Dio - chi infatti mentisce parla di quel che gli è proprio ( Gv 8,44 ) - dire la verità è parlare ragionevolmente; dire millanterie è strepitare, non parlare. A ragione, perché l'amore alla verità è conforme al comandamento, l'amore alla vanità è contrario ad esso. La verità parla, la vanità strepita. A questo secondo comandamento vedete che si oppone la seconda piaga. Qual è la seconda piaga? L'invasione delle rane. ( Es 8,1-6 ) Hai ben significata la vanità se osservi la loquacità delle rane. Osserva: i seguaci della verità non usano invano il nome del Signore Dio loro, parlano sapientemente tra i perfetti e anche tra gli imperfetti: ( 1 Cor 2,6 ) non parlano di ciò che non riescono a capire; non si allontanano dalla verità e non s'incamminano verso la vanità. Gli imperfetti non comprendono quando si discute in maniera un po' più elevata del Verbo di Dio, Dio presso Dio, per il quale tutte le cose sono state create; ( Gv 1,1-3 ) possono però comprendere ciò che Paolo dice ad essi come parlando a bambini in Cristo Gesù, Cristo e questo crocifisso. ( 1 Cor 2,2 ) [ Non dobbiamo pensare ] che nel primo caso c'è verità, nel secondo vanità. Sarebbe vanità se dicessimo che Cristo non ha subito effettivamente la sua morte, ma ha finto, che le sue ferite sono immaginarie, che dalle ferite non emanò sangue vero ma simulato, ( Gv 19,34 ) che ha mostrato false cicatrici risultato di antecedenti false ferite. ( Gv 20,27 ) Ma siccome affermiamo che tutte queste cose sono vere, siccome affermiamo che sono realmente accadute, certe, evidenti, siccome crediamo e predichiamo che si sono realmente compiute, anche se non parliamo della sua sublimità e della verità immutabile, tuttavia non camminiamo verso la vanità. Quelli che affermano che tutte quelle cose che riguardano Cristo sono false e simulate, sono come le rane che gracidano nella limacciosa palude. Possono strepitare con la voce, non possono comunicare un insegnamento sapiente. Insomma, nella Chiesa coloro che aderiscono alla verità insegnano la Verità, per la quale sono state create tutte le cose; ( Gv 1,3 ) è verità che il Verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi; ( Gv 1,14 ) è verità che Cristo è nato da Dio, unico [ Dio ] dall'unico [ Dio ], unigenito e coeterno; è verità che, preso l'aspetto di servo, nacque dalla Vergine Maria, patì, fu crocifisso, è risorto, è asceso al cielo; tutto questo è verità, sia quella che il bambino può capire, sia quella che il bambino non può capire; c'è verità nel pane e nel latte, nel pane dei grandi, nel latte dei bambini. ( 1 Cor 3,2 ) Il pane per diventare latte, passa attraverso il corpo. Quelli che contraddicono a questa verità e, tratti in inganno dalla loro vanità, a loro volta traggono in inganno [ altri ], sono come le rane che danno solo fastidio alle orecchie e non cibo alle menti. Ascoltate, per terminare, chi sono gli uomini che parlano ragionevolmente: Non c'è racconto, non c'è discorso in Cui non si odano le loro voci, ( Sal 19,4 ) ma voci non vuote, perché per ogni terra uscì la loro voce e fino ai confini del mondo le loro parole. ( Sal 19,5 ) Se invece vuoi conoscere le rane, ascolta questo versetto del salmo: Menzogne dice ciascuno al suo prossimo. ( Sal 12,3 ) 6 - 3° comandamento: Ricordati di santificare il sabato; 3a piaga: le zanzare Terzo comandamento: Ricordati di santificare il sabato. ( Es 20,8 ) Con questo terzo precetto ci viene inculcato un certo richiamo al riposo, alla quiete del cuore, alla tranquillità della mente, prodotto di una retta coscienza. C'è la santificazione perché lì c'è lo Spirito di Dio. Effettivamente, pensate al riposo cioè alla quiete: Su chi - dice - riposerà il mio spirito? Sull'umile, sul mite e su chi teme le mie parole. ( Is 66,2 ) Sugli irrequieti quindi, sui rissosi, sui seminatori di calunnie, sui desiderosi più di contese che di verità non riposa lo Spirito Santo; per la loro irrequietezza non fanno penetrare in se stessi la quiete del sabato spirituale. Contro l'irrequietezza di costoro, come se col termine "sabato" venga intesa la santificazione del cuore ad opera dello Spirito di Dio, è detto: Sii mansueto per ascoltare la parola, affinché comprenda. ( Sir 5,13 ) Che cosa potrò comprendere? Dio che dice: "Smetti la tua irrequietezza; nel tuo cuore non ci sia agitazione che ti corrompa a causa di fantasticherie che ti svolazzano attorno e ti punzecchiano; non sia così". Potrai comprendere Dio che ti dice: Riposate e riflettete che io sono Dio. ( Sal 46,11 ) Tu a causa dell'irrequietezza non vuoi riposare e accecato dalla seduzione delle tue contese pretendi di vedere ciò che non puoi. Fa' attenzione alla terza piaga che si oppone a questo terzo comandamento: sorsero dal fango le zanzare in tutta la terra d'Egitto. ( Es 8,16-17 ) Si tratta di una specie di mosche piccolissime, irrequietissime, che volano disordinatamente, che penetrano negli occhi, che non fanno riposare l'uomo; scacciate si precipitano, allontanate di nuovo ritornano: del tutto come le vane fantasticherie dei cuori rissosi. Osservate il comandamento, guardatevi dalla piaga. 7 - 4° comandamento: Onora tuo padre e tua madre; 4a piaga: i mosconi Al quarto comandamento: Onora tuo padre e tua madre, ( Es 20,12 ) si contrappone la quarta piaga degli Egiziani. ( Es 8,20-26 ) Il tafano è la mosca canina: è un termine greco. È da cani non rispettare i genitori. Niente somiglia di più al modo di fare dei cani quanto l'atteggiamento di coloro che non rispettano quelli che li hanno generati. Non per nulla infatti i cuccioli del cane nascono ciechi. 8 - 5° comandamento: Non commettere adulterio; 5a piaga: la morte del bestiame Quinto comandamento: Non commettere adulterio; ( Es 20,14 ) quinta piaga fu la morte del bestiame egiziano. ( Es 9,1-7 ) Facciamo il paragone. Prendi un uomo che commette adulterio, che non rispetta i limiti del suo matrimonio. Non vuol dominare in sé una certa voluttà sensuale, che è comune a noi e alle bestie. Infatti anche le bestie si accoppiano e generano; mentre ragionare, comprendere è proprio degli uomini. Pertanto la ragione, che dall'alto della mente presiede [ al corpo ], deve frenare i moti della carne, che le è inferiore, regnando su di essa e dominandola, e non farli espandere smoderatamente e illecitamente senza regola e da ogni parte. Agli animali è stato concesso dalla natura, per disposizione del Creatore, di essere attratti alle femmine e all'accoppiamento solo in certi periodi. Negli altri periodi la bestia non se ne trattiene con la ragione, ma rimane come intorpidita perché l'attrazione si è del tutto spenta. L'uomo invece può sempre sentire l'attrattiva, proprio perché ha la capacità di dominarla. Il Signore ti ha dato il dominio della ragione. Ti ha dato il comandamento della continenza come alle bestie inferiori ha dato un freno naturale. Tu osservi ciò che la bestia non può osservare e per questo anche speri ciò che non può sperare la bestia. Tu ti affatichi alquanto per essere continente, la bestia non si affatica. Ma tu godrai per sempre nell'eternità, ciò che non farà la bestia. Se lo sforzo per essere continente ti stanca, ti incoraggi la ricompensa. La pazienza consiste proprio nel tenere a freno la passione e nel non far dilagare da ogni parte, come fa la bestia, ciò che hai in comune con la bestia. Se disprezzi te stesso in te e, vinto dalla stessa smania delle bestie dimentichi l'immagine di Dio secondo la quale sei stato creato, ( Gen 1,27 ) sei una bestia, come se avessi rinunciato ad essere uomo non cambi la tua natura in quella della bestia, ma, pur rimanendo uomo nell'aspetto, diventi simile alla bestia, e non ascolti colui che dice: Non siate come il cavallo e il mulo, privi d'intelligenza. ( Sal 32,9 ) Preferisci essere una bestia e fluttuare nella sfrenata libidine e non tenere a freno con nessuna legge la sensualità per arrivare alla continenza? Fa' attenzione alla piaga. Se non hai timore di essere una bestia, almeno abbi timore di morire come una bestia. 9 - 6° comandamento: Non uccidere; 6a piaga: le piaghe nel corpo Sesto comandamento: Non uccidere; ( Es 20,13 ) sesta piaga: pustole nel corpo e vesciche ribollenti e purulente e ascessi brucianti causati da fuliggine di fornace. ( Es 9,8-11 ) Tali sono le anime degli omicidi. Ardono d'ira perché per l'ira che provoca l'omicidio viene meno la fraternità. Gli uomini possono ardere d'ira e possono ardere di grazia. Ma una cosa è l'ardore della salute, altra è il bruciore della ferita. Gli omicidi concepiti nel cuore sono come pustole brucianti sparse per tutto il corpo. È pieno, ma non di salute; arde, ma non dello Spirito di Dio. Arde chi vuole aiutare e arde chi vuole uccidere: il primo perché ama il comandamento, il secondo perché è malato; il primo di buone opere, il secondo di ulcere purulente. Se potessimo vedere le anime degli omicidi, ne piangeremmo più di quanto si piangono i putrescenti corpi degli ulcerati. 10 - 7° comandamento: Non rubare; 7a piaga: la grandine Seguono il settimo comandamento: Non rubare, ( Es 20,15 ) e la settima piaga: la grandine sui frutti. ( Es 9,22-26 ) Ciò che, contravvenendo a questo comandamento, sottrai, lo vieni a perdere nel cielo. Nessuno si procura un ingiusto lucro senza riceverne un giusto danno. Chi, ad esempio, ruba si procura una veste ma, per [ giusto ] giudizio divino, perde la fede. Dove c'è un lucro, c'è anche un danno: il lucro visibile, il danno invisibile; il lucro dal suo accecamento, il danno dalla nube del Signore. Niente avviene senza provvidenza, carissimi. O credete veramente che le cose che gli uomini debbono sopportare si subiscono perché Dio dorme? Sembrerebbe che queste cose accadano per caso: si ammassano le nubi, cadono le piogge, precipita con violenza la grandine, la terra è scossa dai tuoni e atterrita dai lampi. Si crede dunque che accadano per caso e che non ci entri affatto la provvidenza divina. Contro questo modo di pensare ci dice prontamente il salmo: Lodate il Signore dalla terra - avendo già parlato delle lodi provenienti dal cielo - draghi e tutti gli abissi, fuoco, grandine, neve, ghiaccio, vento di tempesta, che eseguono la sua parola. ( Sal 148,7-8 ) Coloro che per la loro perversa bramosia rubano oggetti altrui vengono interiormente colpiti come da grandine dal giudizio di Dio. O se potessero osservare il campo del loro cuore! Senza dubbio piangerebbero, perché non vi troverebbero l'alimento da mettere nella bocca dell'anima, anche se con il loro furto avessero trovato di che soddisfare l'avidità della gola. Più grande è la fame dell'uomo interiore, più grande è la fame, più pericolosa la piaga, più grave la morte. Molti [ che interiormente sono ] morti camminano, e molti affamati si rallegrano di insulse ricchezze. La Scrittura chiama interiormente ricco il servo di Dio: L'uomo nascosto del vostro cuore, che è ricco davanti a Dio. ( 1 Pt 3,4 ) Non ricco davanti agli uomini, ma ricco davanti a Dio; è ricco dove Dio vede. Orbene, che cosa ti giova rubare dove l'uomo non ti vede ed essere distrutto come dalla grandine dove Dio ti vede? 11 - 8° comandamento: Non dire falsa testimonianza; 8a piaga: le cavallette Ottavo comandamento: Non dire falsa testimonianza; ( Es 20,16 ) ottava piaga: la cavalletta, un animale nocivo per i denti che ha. ( Es 10,12-15 ) Cosa vuol fare il falso testimone se non nuocere mordendo e consumare mentendo? L'Apostolo di Dio, ammonendo i cristiani a rifuggire dalle false denigrazioni, disse: Se vi mordete e vi divorate gli uni gli altri, badate almeno di non consumarvi a vicenda. ( Gal 5,15 ) 12 - 9° comandamento: Non desiderare la donna d'altri; 9a piaga: le tenebre Nono comandamento: Non desiderare la moglie del tuo prossimo; ( Es 20,17 ) nona piaga: tenebre dense. ( Es 10,21-23 ) C'è una forma di adulterio, nei confronti del quale più sopra è stato dato il comandamento, che comporta anche di non attentare nemmeno col desiderio all'onestà della moglie di un altro. Adultero è infatti anche colui che, sebbene non vada dalla moglie di un altro, tuttavia non si sente pago della propria. Tradire la propria moglie non solo, ma attentare anche a quella degli altri: sono veramente dense tenebre. Niente è più graffiante al cuore di chi subisce l'offesa. Chi reca questa offesa ad un altro certamente non vorrebbe minimamente subirla. A subire le altre offese ogni uomo è più disposto; ma non so se si sia trovato ancora chi accetti di sopportare questa. O dense tenebre di chi fa tali cose, di chi brama tali cose! Veramente sono accecati da una terribile follia: è infatti una pazzia sfrenata disonorare la moglie di un uomo. 13 - 10° comandamento: Non desiderare la roba d'altri; 10a piaga: la morte dei primogeniti Decimo precetto: Non desiderare nessuna cosa del tuo prossimo, non il bestiame, non il podere, non il bue; non desiderare proprio niente del tuo prossimo. ( Es 20,17 ) A questo comandamento si oppone la decima piaga: la morte dei primogeniti. ( Es 12,29-30 ) Cercando un qualche rapporto in questa piaga [ con il rispettivo comandamento ], niente per ora mi viene in mente - forse verrà meglio in mente a chi approfondirà più diligentemente l'argomento - se non che tutte le cose che gli uomini hanno le lasciano agli eredi, e tra gli eredi il più amato è il primogenito. Viene qui biasimato il desiderio della roba del tuo prossimo. Desidera anche chi porta via rubando. Chi ruberebbe le cose del suo prossimo se non le desidera? Ma riguardo al furto c'è già un comandamento più sopra. Ivi intendi anche la rapina. La Scrittura non ti avrebbe comandato nei riguardi del furto e taciuto della rapina, se non avesse voluto farti capire che, se è punibile portare via di nascosto, è meritevole di pena molto maggiore sottrarre con la violenza. Portare via a chi non vuole, sia di nascosto che apertamente, ha il suo comandamento. Desiderare la roba del prossimo, cosa che Dio vede nel cuore, anche se cerchi di entrarne in possesso in modo giusto, non è lecito. Coloro che vogliono entrare in possesso in modo giusto delle cose altrui cercano di farsi nominare eredi da quelli che stanno per morire. Che cosa sembra più giusto per entrare in possesso di una cosa che è stata lasciata, che averla per diritto comune? " Che cosa ti interessa? Mi è stata lasciata, ho avuto un'eredità, ti leggo il testamento ". Niente sembra più giusto di questa voce dell'avaro. Tu lo approvi perché possiede legalmente, Dio lo condanna perché desidera con avarizia. Guarda come in realtà sei, tu che brami che qualcuno ti faccia suo erede. Non vuoi che lasci l'eredità ai suoi, tra i quali niente è più caro dei primogeniti. Per questo sarai punito nei tuoi primogeniti, tu che bramando le cose degli altri cerchi di ottenere a tutti i costi con una parvenza di diritto ciò che di diritto non ti spettava. È facile, fratelli, perdere fisicamente i primogeniti; gli uomini sono mortali: muoiano prima dei genitori o muoiano dopo di loro, essi muoiono. Sarebbe però grave se tu perdessi, a causa di questa nascosta e ingiusta brama, i primogeniti del tuo cuore. Il primogenito ha in noi l'immagine della grazia di Dio: il nuovo nato è il primo nato. Tra tutti i nati del nostro cuore la primogenita è la fede. Nessuno infatti può compiere il bene se non è preceduto dalla fede. ( Eb 11,6 ) Tutte le tue opere buone sono tuoi figli spirituali, ma tra questi per prima ti è nata la fede. Se brami occultamente una cosa di altri, perdi la fede interiore. Sarai senza dubbio un simulatore, docile non per amore ma per inganno. Se ami colui dal quale desideri essere fatto suo erede, il tuo è un amore che cerca la sua morte; e tu, per possesso dei suoi averi, gli vorresti sottrarre il [ legittimo ] successore. 14 - Chi obbedisce a Dio agisce sempre bene I dieci comandamenti e le dieci piaghe passate in rassegna, fratelli, il raffronto tra i dispregiatori dei comandamenti e gli ostinati, e perciò puniti, Egiziani, vi avranno fatto diventare tanto prudenti, da tenere al sicuro i vostri beni nei comandamenti di Dio. I vostri beni, dico, i beni del vostro scrigno interiore, del vostro tesoro interiore; i vostri beni che né ladro né bandito né un vicino potente possa togliervi, dove non ci sia da temere né la tignola né la ruggine; ( Mt 6,20 ) con i quali anche il naufrago è ricco. Sarete come il popolo di Dio tra gli iniqui Egiziani: questi soffrivano nel cuore i mali, voi invece resterete incolumi nel vostro essere interiore, finché il popolo non venga condotto fuori dall'Egitto come con un secondo vostro esodo. Ciò in realtà avviene: il primo esodo è avvenuto una volta soltanto, questo non cessa di avvenire. Anzi, se ci riflettiamo bene, spogliamo anche gli Egiziani. Quell'episodio non è accaduto senza sottintendere un significato misterioso; ciò spiega il perché le persone meno preparate ardiscano accusare Dio di aver comandato di chiedere agli Egiziani oro, argento e vesti. ( Es 12,35 ) Dio le aveva loro date, Dio le ha tolte: gli ebrei sarebbero stati dei ladri se non l'avessero fatto dietro il comando di Dio. Cercate di capire, fratelli. Dico che gli ebrei sarebbero stati dei ladri se non l'avessero fatto dietro il comando di Dio. Poiché però lo fecero dietro il comando di Dio, non furono dei ladri. Né sono loro quelli che tu accusi; tu poni sotto accusa lo stesso Dio. Essi avevano l'obbligo di obbedire; Dio ritenne opportuno dare il comando, lui che sa chi e che cosa deve soffrire; chi, che cosa, per quale colpa soffra. Sarebbe stato un parricidio evidentissimo e scellerato quello di Abramo, se di sua iniziativa avesse ucciso il figlio. Invece compiva lodevolmente quello che pure era un delitto così grande, perché obbediva a Dio che glielo aveva comandato. ( Gen 22,1-19 ) E ciò che sarebbe stato crudeltà se fatto di propria spontanea volontà, divenne pietà perché fatto su comando di Dio. 15 - Gli esempi di S. Pietro e di S. Paolo Voglio parlarvi un poco degli Atti degli Apostoli, trovando una dimostrazione [ di quanto ho detto ] nei due Apostoli di cui celebriamo in un sol giorno l'anniversario della morte, Pietro e Paolo, gli arieti del grande gregge. Essendo Pietro rinchiuso in carcere, venne a lui un angelo il quale, sciolte le catene dai suoi polsi, gli comandò di uscire. Pietro, uscito, seguì l'angelo. Venne liberato dal carcere per comando del Signore, per autorità di Dio. Il giorno dopo il giudice lo mandò a prendere per interrogarlo. Saputo che era fuggito, comandò che gli venissero presentati i custodi del carcere. Dopo averle interrogate, narra la Scrittura, ordinò che le guardie fossero giustiziate; diede loro la condanna che pensava di dover dare giustamente a Pietro. ( At 12,4-19 ) Che diciamo? Pietro fu responsabile della loro morte? Non sarebbe stato falsamente virtuoso se avesse contraddetto alla volontà di Dio e avesse risposto all'angelo che gli comandava di uscire: "Non esco, per non far morire per causa mia gl'infelici custodi del carcere"? Gli sarebbe stato risposto: "Lascia queste cose al Creatore: non sei tu l'artefice della nascita dell'uomo, non puoi essere il giudice per stabilire quando debba morire". Paolo invece, mentre incarcerato e incatenato cantava al Signore e per un terremoto gli si sciolsero le catene, non fuggì, proprio perché il custode del carcere non ne subisse alcun danno. ( At 16,25-28 ) In questo caso era lasciato al senso di giustizia dell'uomo giudicare che uno non venisse punito al posto di un altro, per il fatto che da Dio non veniva richiesto niente in contrario. Nessuno muore se Dio non vuole. Morire: la decisione è lasciata a Dio giudice, e quindi la passione dell'omicida viene riprovata. Qui non c'è da rivolgere l'attenzione a come Dio ha stabilito, ma a che cosa la cattiva volontà ha desiderato. A motivo del traditore Giuda siamo stati liberati, ( Mc 14,44 ) ma la liberazione a noi non l'ha data Giuda: volle uccidere, non liberare. A Dio la lode, a Giuda la condanna; tuttavia non l'avrebbe fatto se non l'avesse permesso Dio, che non risparmiò il proprio Figlio, ma lo consegnò [ alla morte ] per tutti noi. ( Rm 8,32 ) 16 - Cosa significa spogliare gli Egiziani Nessuno pertanto, fratelli, nessuno osi discutere con Dio: è superbia, empietà, stoltezza. Tu tieni a freno le tue passioni; non fare nulla con animo cattivo; sii pronto ad obbedire, non a fare del male. Gli ebrei fecero [ quel che fecero ] e fu Dio a farlo. Nell'ipotesi che essi avessero commesso un furto, in questo caso Dio avrebbe voluto che gli Egiziani lo subissero, dal momento che l'aveva permesso tollerando coloro che lo fecero. Tuttavia in questo caso avrebbe riservato una pena ai ladri, mentre [ era segno che ] faceva scontare una [ giusta ] punizione temporale a quelli che dovettero subire il latrocinio. Ora invece gli Ebrei non agirono di propria iniziativa: fu Dio a volere che si facesse, nel suo giusto giudizio. E poi, se consideri bene la cosa, forse neanche presero l'oro altrui, ma esigettero una giusta ricompensa. Ingiustamente oppressi, avevano fabbricato per lungo tempo mattoni in Egitto; ( Es 1,8-14 ) non ne uscirono senza la ricompensa per le dure fatiche della schiavitù. È comunque certo che Dio agì così per una qualche giusta causa. Se noi in questo mondo siamo come il popolo d'Israele in Egitto, oso dirvi senza incertezze - e in ciò spero di parlarvi con lo Spirito di Dio -: togliete l'oro, l'argento, le vesti agli Egiziani. Il loro oro sono i loro sapienti, il loro argento sono i loro oratori, le loro vesti sono la varietà delle loro lingue. Non vediamo tutte queste cose realizzarsi nella Chiesa? Non fa questo ogni giorno la Chiesa? Quanti sapienti nel mondo credono in Cristo! È stato tolto l'oro agli egiziani. S. Cipriano, al quale è dedicato questo tempio, fu per un certo tempo oro e argento degli Egiziani. Le vesti, di cui per modo di dire si rivestono i sensi, sono le varie lingue. Vedete queste lingue trasferirsi dall'Egitto al popolo di Dio: Non c'è discorso infatti, non c'è racconto in cui non si odano le loro voci. ( Sal 19,4 ) Qui è l'oro, qui è l'argento, qui sono le vesti degli Egiziani. Usciamo arricchiti e portiamo la nostra ricompensa. Non senza motivo infatti abbiamo lavorato in mezzo al fango d'Egitto. 17 - La santificazione del sabato Tutte queste cose, fratelli, sia quelle che posso spiegarvi sia quelle che ancora non posso [ spiegarvi ], sia quelle che potete capire sia quelle che ancora non potete [ capire ], sia nel modo che vi ho detto io sia anche in un modo migliore, credete fermamente che tutte queste cose accadevano allora ad essi in figura, ma sono state scritte per ammaestramento a noi, sui quali è giunta la fine dei tempi. ( 1 Cor 10,11 ) Io perciò non sarò attento ad esse? E anche tu, cristiano spirituale, chiunque tu sia: non saremo attenti e diremo che è avvenuto senza una ragione particolare quanto fecero i maghi del faraone nella terza piaga? ( Es 8,18 ) Niente vi cercherò? Penserò che per niente ciò è accaduto o è stato scritto? I maghi del faraone fanno sorgere contro Mosè serpenti dalle verghe, sangue dall'acqua, fanno venire le rane, fanno tutte queste cose. ( Es 7,11-12.22; Es 8,7 ) Arrivano alla terza piaga, cioè a quella specie di insetti che si chiamano tafani, e qui diventano impotenti; mentre avevano potuto far venire i serpenti, le rane, diventano impotenti nei riguardi dei tafani. Non è a caso, questo, non è senza un motivo. Bussate con me. Questa terza piaga a che cosa si contrappone? Al terzo comandamento di Dio, dove si dà un comando al popolo nei riguardi del sabato, dove viene ordinato il riposo, dove viene raccomandata la santificazione. Vi si dice: Ricordati di santificare il sabato. ( Es 20,8 ) Anche Dio nelle prime opere del mondo crea il giorno, crea il cielo e la terra, il mare, gli astri, le stelle, gli animali dall'acqua, dalla terra l'uomo a sua immagine. ( Gen 1,11-31 ) Crea tutte queste cose: fino a qui non si sente dire che qualcosa sia stato santificato. Vengono create queste cose in sei giorni e viene santificato il giorno settimo, il giorno del riposo di Dio. Non santifica le opere, santifica il riposo. ( Gen 2,3 ) Che diremo? Come per noi che ci affatichiamo rimane più gradito il riposarci che il lavorare, così dobbiamo credere anche per Dio? Non lo dovremmo pensare neanche se Dio avesse creato non con il comando ma lavorando. Disse Dio: Si faccia, e fu fatto. ( Gen 1,3ss ) Creando in questa maniera neanche l'uomo si affaticherebbe. Ma in quel giorno c'è stato comandato un certo riposo da tutte le nostre opere, affinché capissimo che dopo le nostre opere buone, ci riposeremo senza fine. In quel passo scritturistico infatti ogni giorno ha una sera, il settimo non ce l'ha. ( Gen 1,5ss ) Operiamo infatti per un tempo determinato, ci riposeremo a tempo indeterminato. Nel passo di cui sopra la santificazione include un grande mistero e riguarda lo Spirito Santo. Comunque mi esprima, fratelli, accogliete quanto vi dico con benevolenza, vi prego, sforzandovi d'intuire più ciò che tento di dirvi che quanto vi spiego. So bene di che cosa sto parlando e chi è che parla: un uomo che parla ad uomini di cose divine. Sforzatevi assieme a me, affaticatevi assieme a me, perché assieme a me possiate riposare. Per quanto il Signore lo concede, per quanto ce lo svela, per quanto ce lo fa capire, per quanto ce lo indica la stessa Sapienza che si mostra benigna per le strade a quanti lo amano e con ogni cura va loro incontro, ( Sap 6,17 ) viene santificato il giorno di sabato, il riposo di Dio. ( Gen 2,3 ) In quel passo risuona per la prima volta il termine "santificazione". A quanto mi consta, per quanto anche voi sapete e a quanto crediamo, non esiste nessuna santificazione divina e vera se non proveniente dallo Spirito Santo. Non invano infatti è chiamato propriamente Spirito Santo. Pur essendo santo anche il Padre e anche il Figlio, tuttavia questo nome l'ha preso come proprio lo Spirito, di modo che la terza Persona della Trinità si chiama Spirito Santo. Egli riposa sull'umile e il mite, ( Is 66,2 ) come nel suo sabato. Il numero sette si applica anche a questo Santo Spirito: lo indicano chiaramente le nostre Scritture. Coloro che sono migliori di me trovino cose migliori, coloro che sono maggiori di me trovino cose maggiori e dicano e spieghino di questo numero sette qualcosa di più profondo e di più vicino a Dio. Io invece vedo, e questo per ora è sufficiente, e raccomando anche a voi di vedere, che questo modo settenario di calcolare il numero si riferisce propriamente al Santo Spirito, perché nel settimo giorno è rivelata la santificazione. E donde proviamo che il modo settenario di calcolare il numero si riferisce al Santo Spirito? Dice Isaia che lo Spirito di Dio scende su chi è fedele, su chi è cristiano, su chi è membro di Cristo, Spirito di sapienza e d'intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza e di pietà, di timore di Dio. ( Is 11,2-3 ) Se avete seguito, ho percorso sette tappe, come dire che lo Spirito di Dio è disceso fino a noi dalla sapienza fino al timore, affinché noi possiamo salire dal timore alla sapienza: L'inizio della sapienza infatti è il timore di Dio. ( Sal 111,10 ) In effetti, lo Spirito è settenario ed è un solo Spirito: uno con settupla operazione. Volete una prova ancor più evidente? La Sacra Scrittura ricorda che la festa di Pentecoste è formata da settimane. Lo trovi nella Scrittura nel libro di Tobia: chiaramente dice che questa festa è formata da settimane. ( Tb 2,1 antiche versioni ) Sette volte sette infatti sommano quarantanove. Ma, per ritornare all'inizio,- lo Spirito Santo ci riunisce verso l'unità, non ci disperde dall'unità - ai quarantanove si aggiunge uno, simbolo dell'unità, e diventano cinquanta. Non senza motivo lo Spirito Santo venne nel cinquantesimo giorno dopo l'ascensione del Signore. Risuscitò il Signore, ascese dagli inferi, non ancora in cielo. Da quella risurrezione, da quella ascensione dagli inferi si contano cinquanta giorni e venne lo Spirito Santo nel cinquantesimo giorno facendone come il giorno natalizio [ della sua venuta ] tra noi. Quaranta giorni Cristo si fermò sulla terra con i suoi discepoli; ( At 1,3 ) nel quarantesimo giorno ascese al cielo, e passati da quel momento dieci giorni, come segno dei dieci comandamenti, venne lo Spirito Santo, perché nessuno adempie la legge se non per la grazia dello Spirito Santo. Perciò, fratelli, vedete chiaramente che questo numero sette si riferisce allo Spirito Santo. Chiunque non aderisce all'unità di Cristo e abbaia contro l'unità di Cristo, bisogna pensare che non ha lo Spirito Santo. ( Gd 16 ) Litigi, discordie e divisioni le fanno solo gli [ uomini ] carnali di cui l'Apostolo dice: L'uomo carnale non comprende le cose che sono dello Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,14 ) Si trova scritto anche nella lettera dell'apostolo Giuda: Costoro sono i fautori di scissioni - parlava rimproverando - costoro sono i fautori di scissioni, carnali, privi dello Spirito. ( Gd 19 ) Che cosa andiamo cercando di più chiaro? di più evidente? A buon diritto, anche se credono le stesse verità di noi, vengono per ricevere lo Spirito Santo, ma non lo possono ricevere finché sono nemici dell'unità. L'Apostolo li paragona ai maghi del faraone: Hanno le apparenze della pietà, ma privi di quanto ne forma l'essenza. ( 2 Tm 3,5 ) Per il fatto di avere le apparenze della pietà hanno potuto fare cose simili [ alle nostre ], ma per il fatto di essere privi di quanto ne forma l'essenza sono venuti meno nella terza prova. 18 - Perché i maghi egiziani si fermano alla terza prova Ma vogliate cercare ancora, insieme con me, perché vennero meno alla terza prova. Potrebbero essere venuti meno alla seconda, fermarono alla prima, alla quarta; che importa dove vennero meno coloro che sarebbero venuti meno? Perché dunque alla terza prova? Prima osservate - ve l'avevo promesso - se l'apostolo Paolo abbia paragonato gli eretici a quei maghi: Hanno - dice - le apparenze della pietà ma sono privi di quanto ne forma l'essenza. Sta' lontano da costoro. Ce ne sono, fra questi, alcuni che s'introducono nelle case e seducono donnicciuole cariche di peccati, agitate da passioni di ogni sorta, che sempre stanno ad imparare senza mai giungere alla conoscenza della verità. ( 2 Tm 3,5-7 ) Hanno infatti sempre la testimonianza della Chiesa cattolica ma non vogliono entrare nella Chiesa cattolica. Che sempre stanno ad imparare. Non sentono sempre: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti? ( Gen 22,18 ) Non sentono sempre: Chiedimi e ti darò le genti in eredità e in tuo dominio i confini della terra? ( Sal 2,8 ) Non sentono sempre: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno dinanzi a lui tutte le famiglie delle genti? ( Sal 22,28 ) Non sentono sempre: Dominerà da un mare all'altro e dal fiume fino ai confini della terra? ( Sal 72,8 ) Sentono sempre queste parole, ma stanno sempre ad imparare senza mai giungere alla conoscenza della verità. ( 2 Tm 3,7 ) Vedete quello che vi ho promesso, ciò che l'Apostolo in conseguenza aggiunge: Allo stesso modo che Jannes e Mambres si opposero a Mosè, così costoro si oppongono alla verità, essendo uomini corrotti di mente e riprovati in materia di fede. ( 2 Tm 3,8 ) Che più? Ma non andranno molto avanti. A ragione vengono meno alla terza prova, e non vanno molto avanti. Perché non vanno avanti? Perché la loro follia sarà manifestata a tutti, come lo fu la stoltezza di quei due. ( 2 Tm 3,9 ) Ora vedete perché alla terza prova vennero meno. Ricordate che coloro i quali si oppongono all'unità non hanno lo Spirito Santo. Quei tre primi comandamenti del decalogo s'intendono riferiti all'amore di Dio, come gli altri sette s'intendono riferiti all'amore del prossimo, sicché come compendio delle due tavole della legge e dei dieci comandamenti vengono ritenuti questi due precetti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. E amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti. ( Mt 22,37.39-40 ) Riferiamo perciò i primi tre comandamenti all'amore di Dio. Quali sono questi primi tre? Primo: Non avrai altri dèi all'infuori di me. ( Es 20,3 ) Si contrappone a questo la piaga dell'acqua mutata in sangue, ( Es 7,14-25 ) per cui il Principio sommo, cioè il Creatore, fu indotto a prendere una sembianza di carne. Il secondo comandamento: Non usare il nome del Signore Dio tuo invano, ( Es 20,7 ) si riferisce a parer mio, al Verbo di Dio, che è il Figlio di Dio: Uno infatti é Dio e uno è il Signore nostro Gesù Cristo, per il quale sono state create tutte le cose. ( 1 Cor 8,6 ) In contrapposizione al Verbo, le rane. ( Es 8,1ss ) Osserva: contro il Verbo le rane, contro la ragione il gracidare, contro la verità la vanità. Il terzo comandamento, riguardante il sabato, ( Es 20,8 ) si riferisce allo Spirito Santo per la santificazione che per la prima volta fu menzionata a proposito del sabato: cosa che poco sopra vi abbiamo ardentemente raccomandato, per quanto abbiamo potuto. A questo terzo comandamento si oppone il fastidio delle mosche che nascono dalla putrefazione, ( Es 8,16-17 ) che penetrano negli occhi; per cui quegli uomini sono chiamati anche uomini corrotti di mente. Perciò in questa terza prova vennero meno coloro che, nemici dell'unità, non ebbero lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo lo fece per punirli. Un effetto produce quando è dono, un altro quando è punizione; un effetto produce quando riempie, un altro quando abbandona. Infine, siccome siamo già in grado di conoscere in modo evidente, dietro confessione degli stessi maghi del faraone, in che modo lo Spirito di Dio sia stato chiamato nel Vangelo, vediamo ora quale nome abbia preso. Avendo i giudei detto, schernendo il Signore: Costui caccia i demoni in nome di Beelzebub, principe dei demoni, ( Mt 12,24 ) Gesù rispose: Se io caccio i demoni nello Spirito di Dio, è segno che è arrivato in mezzo a voi il regno di Dio. ( Mt 12,28 ) L'espressione viene così riportata da un altro Evangelista: Se io caccio i demoni nel dito di Dio. ( Lc 11,20 ) Ciò che il primo ha chiamato Spirito di Dio, l'altro l'ha chiamato dito di Dio. Perciò lo Spirito di Dio è anche il dito di Dio. Perciò la legge data ai giudei è stata scritta dal dito di Dio, la legge data sul monte Sinai nel cinquantesimo giorno dopo l'uccisione dell'agnello. ( Es 31,18; Dt 9,10 ) Celebrata la Pasqua dal popolo giudaico si compiono cinquanta giorni dall'uccisione dell'agnello, e viene data la legge scritta dal dito di Dio. Si compiono cinquanta giorni dall'uccisione di Cristo e viene lo Spirito Santo, cioè il dito di Dio. Ringraziamo Dio che nella sua provvidenza ci nasconde il significato e nella sua bontà ce lo rivela. Vedete ora che anche i maghi del faraone lo hanno confessato apertamente. Venendo meno alla terza prova dissero: Qui c'è il dito di Dio. ( Es 8,19 ) Lodiamo il Signore che ci dà l'intelletto, che ci dà la parola. Se queste cose non fossero coperte da misteri, non l'avremmo mai cercate con diligenza; se non l'avessimo cercate con diligenza, non l'avremmo piacevolmente trovate.