Padri/Agostino/DisVT/035.txt Su quanto è scritto nei proverbi di Salomone "Se sarai sapiente lo sarai per te e per i tuoi vicini se invece sarai cattivo tu solo ne trarrai del male" 1 - Le membra sono solidali fra loro A uno che non ascolti distrattamente la parola di Dio non manca motivo, forse, di restare sorpreso per quanto vi è scritto, e cioè: Figlio, se sarai sapiente, lo sarai per te e per i tuoi vicini; se invece sarai cattivo, tu solo ne trarrai del male. ( Pr 9, 12 sec. LXX ) Quale sarà il senso giusto secondo cui intendere queste parole? In effetti, come ci allieta la buona vita del prossimo, così ci rattrista la sua vita cattiva. Ovvero, se si pensa che l'espressione sia stata detta per la forza di persuasione [ che ogni comportamento esercita ] e che per questo il sapiente è sapiente per sé e per coloro ai quali inculca la sapienza, in che senso si potrà dire che, se uno diviene cattivo, è lui solo a trarne del male, mentre proprio di tali allettamenti è scritto: I cattivi discorsi corrompono i buoni costumi? ( 1 Cor 15,33 ) Cos'altro grida ancora infatti quella voce della carità? Se un membro è onorato, ne godono tutte te membra, e se un membro soffre, soffrono tutte le membra. ( 1 Cor 12,26 ) Come risulterà vero, quindi, il detto: Figlio, se sarai sapiente, lo sarai per te e per i tuoi vicini; se invece sarai cattivo, tu solo ne trarrai del male? ( Pr 9, 12 ) Come potrò godere del suo bene e nello stesso tempo non rattristarmi del suo male? Come potrò rallegrarmi d'aver ritrovato il fratello se egli, con mia buona pace, poteva essersi perduto? Non sarà forse vero che, se egli sarà sapiente, sarà un membro sano, col quale godono tutte le membra? In che senso, pertanto, se sarà cattivo ne trarrà del male lui solo, se è vero che al membro malato usano compassione tutte le membra senza distinzione? 2 - Partecipazione nel bene e nel male È, questo, un problema che, se non sarà risolto, ci turberà [ spiritualmente ]. Con l'aiuto del Signore però lo risolveremo, e lo risolveremo se in primo luogo riterremo come definito, stabile e immutabile - essendo una verità certissima - che nessuno può essere buono a beneficio di un altro e che nessuno può essere cattivo a danno di un altro. Ne parla l'Apostolo: Ognuno di noi porterà il suo peso. ( Gal 6,5 ) E altrove: Pertanto ciascuno di noi renderà conto per sé. ( Rm 14,12 ) E ancora: Ciascuno poi esamini la sua opera, e allora avrà gloria soltanto in se stesso e non nell'altro. ( Gal 6,4 ) La stessa cosa viene detta per bocca del profeta Ezechiele: Mia è l'anima del padre e mia è l'anima del figlio: l'anima che avrà peccato morrà. ( Ez 18,4 ) E spiega tutto quel passo in modo da mostrare che figli cattivi non si avvantaggiano per la bontà dei genitori né i figli buoni sono schiacciati dalle colpe dei cattivi [ genitori ]. Affermato nei nostri riguardi questo principio verissimo e ciò fatto in maniera assoluta e decisissima, resta da esaminare quale influsso noi esercitiamo sugli altri, distinguendo con grande diligenza quale effetto ci ripromettiamo per la nostra salvezza e quale affetto vogliamo riversare sul prossimo. Se sei buono, lo sei non per un utile dell'altro ma tuo. Tuttavia, in forza dello stesso bene che ti rende buono, ti allieti anche per il bene prodotto nell'altro, non perché gli abbia partecipato qualcosa della bontà ma in forza del mutuo amore. Lo stesso se sei cattivo: lo sei con danno tuo, non degli altri. Inoltre con la tua cattiveria non ami il prossimo come te stesso: difatti non ami nemmeno te stesso. Ami l'iniquità, che è il più accanito dei tuoi nemici, e l'ami non perché ti è caduta addosso dal di fuori ma perché tu l'hai commessa nel tuo interno, e perché ti vinca più facilmente la favorisci a tuo danno. Che tu dunque odii te stesso ti si dimostra apertamente per il fatto che ami colei da cui sei vergognosamente sopraffatto. Non potrebbe infatti fallire la parola di Dio che ti dice: Chi ama l'iniquità odia la sua anima. ( Sal 11,6 ) 3 - Odiare il male, amare il bene Da questo deriva come conseguenza che chi è buono, per il bene che lo rende buono, si rallegra del bene altrui e si rattrista del male altrui. Approfittando di un tale vicino, - questi veramente ti è vicino, in quanto ti guarda da vicino, cioè con occhio di misericordia -, approfittando di un tale vicino, dico, se sarai sapiente, lo sarai per te e per lui. Non perché egli sarà buono per la tua bontà, ma con suo vantaggio amerà il bene che è in te. Se invece sarai cattivo, ne trarrai del male ( Pr 9, 12 ) non insieme col prossimo, ma tu solo. Egli non sarà cattivo per la tua cattiveria; ma nella tua cattiveria ti sarà compassionevole. La tua malizia lo affligge, per cui non segue in lui alcuna pena. Gli procura tristezza, non gli comunica l'ingiustizia. Se quindi sarai cattivo, non lo sarai [ è vero ] contribuendo al bene del prossimo, ma le conseguenze cattive ricadranno su te solo, poiché quella tristezza che concepisce il buono nei tuoi riguardi la concepisce e con sua utilità e con tuo danno. Quell'afflizione denota il suo amore e la tua perdizione. Te condanna, corona lui; te umilia, esalta lui. Per questo sta scritto: Obbedite ai vostri superiori,- essi infatti vigilano [ su di voi ] come chi ha da rendere ragione delle vostre anime - affinché facciano questo con gioia e non con tristezza. Questo non gioverebbe a voi. ( Eb 13,17 ) Non vi giova quindi essere responsabili della loro tristezza, mentre ad essi giova rattristarsi della vostra colpevolezza. Considera dunque [ tuoi ] vicini i buoni, e sii buono, nel tuo interesse, non nell'interesse altrui, e non per un bene che ti sei dato da te ma che ti è stato elargito da Dio. Cosa hai infatti che non l'abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 ) E in questo modo se sarai sapiente lo sarai per te e per i tuoi vicini, che ricaveranno vantaggio godendo della tua bontà. Se invece sarai cattivo, tu solo ne ritrarrai del male, ( Pr 9, 12 ) e non anche gli altri, che ricaveranno un bene rattristandosi della tua malizia.