Discorso del Signore sulla montagna

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Libro II

Le beatitudini nel rapporto con Dio

La beatitudine dei puri di cuore nella preghiera, elemosina, digiuno e nelle opere di bene

1.1 - Purezza del cuore e amore della lode

La purificazione del cuore, con cui ha inizio questo libro, viene dopo la misericordia, con la cui esposizione ha avuto termine il primo libro.

La purificazione del cuore è paragonabile a quella dell'occhio con cui si vede Dio; e a mantenerlo limpido è indispensabile tanta attenzione quanta ne richiede la dignità dell'essere che con esso si può conoscere.

Ma è difficile che in questo occhio, in gran parte purificato, non s'insinuino furtivamente alcune placche per mezzo delle eventualità che abitualmente accompagnano le nostre buone azioni, ad esempio la lode degli uomini.

Certamente è dannoso non vivere onestamente, ma il vivere onestamente e non volere essere lodato non è altro che essere nemico delle umane eventualità che sono tanto più degne di compassione, quanto meno è gradita la onesta vita degli uomini.

Se dunque coloro, in mezzo ai quali vivi, non loderanno te che vivi onestamente, essi sono in errore; se invece ti loderanno, tu sei in pericolo. Si eccettua il caso che tu abbia un cuore tanto limpido e puro da non fare per le lodi degli uomini quel che fai con onestà e da rallegrarti per loro che lodano con onestà, perché è ad essi gradito ciò che è bene, anziché per te stesso.

Difatti vivresti con onestà, anche se nessuno ti lodasse, e allora capiresti che la tua azione lodevole è utile a coloro che ti lodano, se onorano te non per la tua vita virtuosa, ma Dio perché è suo tempio veramente degno di rispetto chi vive bene.

Si adempie così quel che dice Davide: Nel Signore si gloria la mia anima; ascoltino gli umili e si rallegrino. ( Sal 34,3 )

Spetta dunque all'occhio puro nell'agire onestamente non aver di mira le lodi degli uomini e non riferire ad essi la buona azione che compi, cioè fare una buona azione per essere gradito agli uomini.

Così andrebbe a genio perfino simulare una buona azione, se si bada soltanto a farsi lodare da un individuo il quale, poiché non può vedere il cuore, può lodare anche l'ipocrisia.

E quelli che lo fanno, cioè quelli che simulano la bontà, sono di cuore doppio.

Quindi ha il cuore limpido, cioè puro, soltanto chi supera le lodi umane e nel vivere bene è attento soltanto a lui e a lui s'impegna d'esser gradito, perché egli soltanto è scrutatore della coscienza.

E tutto ciò che proviene dalla rettitudine della coscienza è tanto più degno di lode, quanto meno ambisce le lodi umane.

1.2 - La retta intenzione

Evitate dunque, dice il Signore, di praticare la vostra virtù davanti agli uomini per essere da loro ammirati, ossia: evitate di vivere onestamente con questa intenzione e di stabilire il vostro bene nel farvi ammirare dagli uomini.

Altrimenti non avrete la ricompensa dal Padre vostro che è nei cieli, ( Mt 6,1 ) non nel senso che siate ammirati dagli uomini, ma se vivete con onestà appunto per farvi ammirare.

Altrimenti non avrebbe senso quel che è stato detto all'inizio di questo discorso: Voi siete la luce del mondo.

Non può rimanere nascosta una città collocata sopra un monte, né accendono una lucerna e la mettono sotto il moggio, ma sopra il lucerniere affinché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano le vostre opere buone e non ha terminato con queste parole, ma ha aggiunto: E diano gloria al vostro Padre che è nei cieli. ( Mt 5,14-16 )

Qui invece, poiché rimprovera se sia volto alla lode il fine delle buone azioni, cioè se ci comportiamo con onestà per essere ammirati dagli uomini, dopo aver detto: Evitate di praticare la vostra virtù davanti agli uomini per essere da loro ammirati, ( Mt 6,1 ) non ha aggiunto nulla.

Da questo si evidenzia che non ha proibito che si agisca con onestà davanti agli uomini, ma che si agisca con onestà davanti agli uomini per essere da loro ammirati, ossia che questo ci prefiggiamo e che vi riponiamo il fine della nostra intenzione.

1.3 - Esempio di Paolo

Difatti l'Apostolo dice: Se fossi ancora gradito agli uomini, non sarei ministro di Cristo, ( Gal 1,10 ) mentre in un altro passo dice: Siate graditi a tutti in tutto, come io sono gradito a tutti in tutto. ( 1 Cor 10,32-33 )

Quelli che non capiscono questo pensiero dell'Apostolo vi notano un'antitesi, quantunque egli abbia affermato di non essere gradito agli uomini, perché non agiva con onestà per piacere a loro, ma a Dio, in quanto intendeva, per il fatto stesso che era gradito agli uomini, volgere il loro cuore all'amore di lui.

Perciò affermava con onestà di non essere gradito agli uomini, perché lo avvertiva nel fatto stesso di essere gradito a Dio; e sempre con onestà ingiungeva che si deve esser graditi agli uomini, non affinché questo si desideri come ricompensa delle buone opere, ma perché non potrebbe essere gradito a Dio chi non si offrisse all'imitazione di coloro che vorrebbe indurre alla salvezza; per nessun motivo infatti un individuo può imitare chi non gli è gradito.

Come dunque non irragionevolmente parlerebbe chi dicesse: In questa mia attività, con cui cerco una nave, non cerco la nave ma la patria, così logicamente l'Apostolo direbbe: In questa mia attività, con cui sono gradito agli uomini, non a loro ma a Dio sono gradito perché non tendo a questo, ma intendo che mi imitino coloro che voglio restituire alla salvezza.

Così dice dell'offerta che si dà per i fedeli: Non perché voglio un regalo, ma perché ritengo necessario il merito, ( Fil 4,17 ) cioè: nel fatto che cerco una vostra offerta, non essa cerco, ma un vostro merito.

Da questa precisazione poteva esser manifesto quanto avessero progredito nel Signore perché eseguivano liberamente quel che da loro si richiedeva non per la soddisfazione proveniente dal regalo, ma per la comunione della carità.

1.4 - Vera ricompensa in Dio

Anche quando aggiunge la frase: Altrimenti non avrete la ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli, ( Mt 6,1 ) indica soltanto che noi dobbiamo evitare di esigere la lode degli uomini per ricompensa delle nostre azioni, cioè di lusingarci che con essa diventiamo felici.

2.5 - Retta intenzione anche nell'elemosina

Quando dunque fai l'elemosina, dice il Signore, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e per le strade per essere lodati dagli uomini. ( Mt 6,2 )

Non voler farti notare, dice, come gli ipocriti.

È evidente che gli ipocriti non hanno nel cuore quel che pongono davanti agli occhi degli uomini.

Infatti gli ipocriti sono operatori di finzioni sul tipo dei presentatori dell'altrui personalità nelle rappresentazioni teatrali.

Ad esempio chi nella tragedia fa la parte di Agamennone o di un altro personaggio storico o mitologico non è realmente lui, ma lo rappresenta ed è detto mimo.

Così nella Chiesa e in tutta l'umana convivenza è un ipocrita chi vuol sembrare quel che non è.

Infatti imita con finzione il virtuoso, non lo esibisce, perché ripone tutto l'utile nella lode umana, che possono conseguire anche quelli che fingono nell'atto che ingannano coloro a cui sembrano buoni e dai quali vengono lodati.

Ma tali individui da Dio, che scruta il cuore, ricevono come ricompensa soltanto la condanna dell'inganno.

Infatti hanno ricevuto dagli uomini, dice Gesù, la loro ricompensa. ( Mt 6,2 )

E molto giustamente sarà detto loro: Allontanatevi da me, operatori d'inganno, ( Mt 7,23 ) perché avete portato il mio nome, ma non avete praticato le mie opere.

Hanno dunque ricevuto la loro ricompensa coloro che fanno l'elemosina soltanto per essere lodati dagli uomini, non però se sono lodati dagli uomini, ma se la fanno appunto per esser lodati, come è stato discusso precedentemente.

La lode umana non si deve ambire dunque da chi fa opere buone, ma deve accompagnare chi le fa, affinché diventino migliori coloro che possono imitare ciò che lodano e non perché egli pensi che essi, lodandolo, gli siano di vantaggio.

2.6 - La sinistra non è il nemico

Invece mentre fai l'elemosina non sappia la tua sinistra quel che fa la tua destra. ( Mt 6,3 )

Se intenderai che con la sinistra sono indicati i non cristiani, sarà evidente che non v'è colpa nel voler essere gradito ai cristiani, mentre ci è assolutamente proibito di stabilire il vantaggio e il fine dell'opera buona nella lode di qualsiasi persona.

Ma il complesso di atti, affinché ti imitino coloro ai quali saranno gradite le tue buone azioni, si deve mostrare non soltanto ai cristiani ma anche ai non cristiani, affinché nel lodare le nostre buone opere onorino Dio e giungano alla salvezza.

Se poi per sinistra vorrai intendere un nemico nel senso che un tuo nemico non sappia quando fai l'elemosina, perché mai il Signore stesso, mosso a pietà, sanò alcune persone alla presenza dei Giudei suoi nemici?

Perché l'apostolo Pietro, avendo guarito quell'uomo di cui alla porta Bella del tempio ebbe compassione in quanto storpio, dovette subire la collera dei nemici contro di sé e contro gli altri discepoli di Cristo? ( At 3,1-8 )

Se poi è necessario che il nemico non sappia quando facciamo l'elemosina, non sappiamo che fare col nemico stesso per adempiere il comandamento: Se il tuo nemico avrà fame, dàgli da mangiare; se avrà sete, dàgli da bere. ( Rm 12,20 )

2.7 - La sinistra fra marito e moglie

Di solito v'è una terza interpretazione, assurda e ridicola, dei materialisti.

Non la ricorderei se non conoscessi per esperienza che non pochi sono incappati nell'errore in quanto dicono che con l'appellativo di sinistra è indicata la moglie.

Siccome abitualmente le donne nella gestione della famiglia sono più attaccate al denaro, non dovrebbero conoscere a causa dei litigi di famiglia quando i loro mariti danno qualcosa ai bisognosi.

Come se soltanto gli uomini siano cristiani e il comandamento non sia dato anche per le donne.

A quale sinistra dunque la donna deve occultare l'opera della propria misericordia?

O anche l'uomo sarà la sinistra della donna? È proprio assurdo.

Ovvero se si pensasse che l'uno è la sinistra dell'altro, qualora da uno si distribuisce qualcosa dal patrimonio familiare in modo che sia contro il volere dell'altro, tale matrimonio non sarebbe cristiano.

Ma è inevitabile che se uno dei due, secondo il comandamento di Dio, vorrà fare l'elemosina, chiunque dei due avrà contro, sia nemico del comandamento di Dio e sia quindi da considerarsi tra i non cristiani.

E su tali argomenti è comandamento di Dio che mediante un buon rapporto e comportamento il marito cristiano conquisti la moglie o la moglie cristiana il marito. ( 1 Cor 7,14 )

Perciò non debbono nascondere l'uno all'altro le proprie buone azioni, alle quali si debbono spronare a vicenda, sicché possa l'un l'altro spronarsi alla comune professione della fede cristiana.

E non si devono commettere furti per guadagnarsi la bontà di Dio.

Ma poniamo che si debba occultare qualcosa fin quando la debolezza dell'altro non può sopportare con animo sereno, giacché questo non è né ingiusto né illecito.

Tuttavia dall'esame di tutto il brano non appare con evidenza chi sia indicato come sinistra, perché da esso emergerà che è insieme all'altro chi potrebbe considerare come sinistra.

2.8 - La sinistra è desiderio di lode

Evitate, dice il Signore, di praticare la vostra virtù davanti agli uomini per essere da loro ammirati; altrimenti non avrete la ricompensa dal Padre vostro che è nei cieli. ( Mt 6,1 )

Nell'inciso ha parlato della virtù in generale, in seguito svolge separatamente.

È un settore della virtù l'opera che si compie mediante l'elemosina e quindi ne deduce la massima: Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e per le strade per essere lodati dagli uomini. ( Mt 6,2 )

A questo si riferisce quel che ha detto prima: Evitate di praticare la vostra virtù davanti agli uomini per essere da loro lodati.

Invece quel che segue: In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa si riferisce al pensiero che ha espresso precedentemente: Altrimenti non avrete la ricompensa dal Padre vostro che è nei cieli.

Poi continua: Invece quando tu fai l'elemosina.

Quando dice: Invece quando tu cosa dice di diverso che: non come loro? Che cosa mi comanda allora?

Invece quando tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la tua destra. ( Mt 6,3 )

Quindi essi agiscono in modo che la loro sinistra sappia ciò che fa la loro destra.

Quindi a te si proibisce di fare quel che in loro è reprensibile.

E in loro è reprensibile che agiscano in modo da bramare le lodi degli uomini.

Quindi è evidente che con immediata deduzione la sinistra simboleggia la compiacenza della lode, la destra l'intenzione di adempiere i precetti divini.

Quando dunque alla coscienza di chi fa l'elemosina si congiunge il desiderio della lode umana, la sinistra si rende cosciente dell'azione della destra.

Non sappia dunque la tua sinistra quel che fa la tua destra, cioè: Non si congiunga il desiderio della lode umana alla tua consapevolezza, quando nel fare l'elemosina t'impegni a osservare il comandamento divino.

2.9 - L'elemosina nel segreto

Affinché la tua elemosina rimanga nel segreto. ( Mt 6,4 )

Che cosa significa nel segreto se non nella stessa retta coscienza che non si può mostrare alla vista umana né svelare con le parole?

Difatti molti dicono molte menzogne.

Quindi se la destra agisce interiormente nel segreto, sono di competenza della sinistra tutte le cose esteriori poste nello spazio e nel tempo.

Quindi la tua elemosina avvenga nella coscienza stessa in cui molti fanno l'elemosina con la buona volontà, sebbene non abbiano denaro o qualsiasi altro bene che si deve offrire al bisognoso.

Molti invece agiscono all'esterno e non agiscono all'interno, in quanto vogliono apparire compassionevoli per ambizione o per amore di qualsiasi altro tornaconto esteriore, perché si deve ritenere che in essi agisce soltanto la sinistra.

Così alcuni hanno una posizione di mezzo fra gli uni e gli altri, sicché fanno l'elemosina con l'intenzione volta a Dio e tuttavia s'insinua in questa ottima disposizione un certo desiderio della lode o di qualche altro vantaggio labile ed effimero.

Ma nostro Signore con grande energia proibisce che in noi agisca soltanto la sinistra, quando proibisce che essa s'insinui nelle opere della destra affinché, cioè, non solo evitiamo di fare l'elemosina per il solo desiderio dei beni caduchi ma anche affinché in questa opera non volgiamo l'attenzione a Dio in modo che vi si confonda o aggiunga il desiderio di vantaggi esteriori.

Si tratta infatti di purificare il cuore che, se non sarà limpido, non sarà puro.

E come sarà limpido se serve a due padroni ( Mt 6,24 ) e non purifica il proprio sguardo con la sola percezione dei beni eterni, ma la offusca con l'amore delle cose caduche ed effimere?

Sia dunque la tua elemosina nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. ( Mt 6,4 )

Assolutamente giusto e vero. Se infatti attendi il premio da colui che è il solo scrutatore della coscienza, ti basti a riscuotere in premio la coscienza stessa.

Molti codici latini hanno: E il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà apertamente.

Ma siccome nei codici greci, che sono più antichi, non ho trovato apertamente, ho pensato che non se ne deve trattare.

3.10 - Preghiera non all'aperto …

E quando pregate, soggiunge, non siate come gli ipocriti che amano stare in piedi a pregare nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. ( Mt 6,5 )

Ed anche in questo caso non è proibito essere visti, ma compiere queste azioni per farti vedere dagli uomini.

E inutilmente ripetiamo tante volte i medesimi concetti, perché una sola norma si deve osservare, dalla quale si è appreso che non si deve temere o evitare se gli uomini conoscono questi fatti ma se si compiono con l'intenzione di presumere da essi il risultato di essere graditi agli uomini.

E il Signore stesso usa le medesime parole nel soggiungere come prima: In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa, lasciando intendere di proibire che si desideri quella ricompensa, di cui godono gli stolti quando sono lodati dagli uomini.

3.11 - … ma nel segreto

Voi invece quando pregate, soggiunge, entrate nella vostra camera da letto. ( Mt 6,6 )

Evidentemente la camera è il cuore stesso che viene anche indicato in un salmo, in cui si dice: Di quel che dite nel vostro cuore pentitevi anche sul vostro letto. ( Sal 4,5 )

E chiudendo la porta, continua Gesù, pregate il Padre vostro nel segreto.

È troppo poco entrare nelle camere da letto, se la porta è aperta agli sfacciati, perché attraverso la porta le cose esterne irrompono dentro a frotte e disturbano la nostra interiorità.

Ho detto che sono fuori tutte le cose poste nel tempo e nello spazio, le quali attraverso la porta, cioè attraverso il senso esteriore, s'introducono nei nostri pensieri e con la confusione delle varie immaginazioni ci disturbano mentre preghiamo.

Si deve quindi chiudere la porta, cioè opporsi al senso esteriore, affinché la preghiera proveniente dallo spirito si levi al Padre perché essa avviene nel profondo del cuore, quando si prega il Padre nel segreto.

E il Padre vostro che vede nel segreto vi ricompenserà. ( Mt 6,6 )

E l'argomento doveva aver termine con una simile conclusione.

Difatti con esso non ci esorta a pregare ma a come dobbiamo pregare; e precedentemente non affinché facciamo l'elemosina, ma con quale intenzione dobbiamo farla. ( Mt 6,2-4 )

Difatti ingiunge di purificare il cuore e lo purifica soltanto il solo e schietto anelito alla vita eterna in un unico e puro amore della sapienza.

3.12 - Preghiera non a parole

Quando pregate poi, continua, non dite molte parole come i pagani, i quali suppongono di essere esauditi per le loro molte parole. ( Mt 6,7 )

Come degli ipocriti è esibirsi alla vista, poiché il loro intento è piacere agli uomini, così è degli etnici, cioè in latino pagani, ritenere di essere esauditi per le molte parole.

E in verità il molto parlare proviene dai pagani che s'impegnano più ad educare il linguaggio che a purificare la coscienza.

E si sforzano di adibire questa forma di futile attitudine a convincere Dio con la preghiera, perché suppongono che egli, come l'uomo giudice, sia mosso dalle parole a prendere una decisione.

Non siate dunque come loro, dice l'unico vero Maestro, perché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che glielo chiediate. ( Mt 6,8 )

Se infatti si pronunziano molte parole per informare e istruire uno che non sa, che bisogno se ne ha per colui che conosce tutte le cose, perché a lui parlano tutte le cose nell'atto stesso che esistono e si segnalano come avvenute?

Ed anche gli eventi futuri non sono nascosti alla capacità creativa e sapienza di lui, perché in essa sono presenti e non transeunti tutti gli eventi che sono passati e che passeranno.

3.13 - Opere buone implicate dalle parole

Ma poiché anche il Signore sta per dire delle parole, sebbene poche, con cui ci insegna a pregare, si può chiedere il motivo per cui vi sia bisogno di queste sia pure poche parole per lui che conosce tutti gli eventi prima che avvengano e sa, come è stato detto, di che cosa abbiamo bisogno prima che glielo chiediamo.

A questo quesito prima di tutto si risponde che per ottenere quel che vogliamo, noi dobbiamo rivolgerci a Dio non con le parole, ma con le opere che compiamo mediante la coscienza e l'atto del pensiero assieme all'amore puro e a un sincero affetto.

Nostro Signore poi ci ha insegnato le opere con le parole affinché con queste, trasmesse alla memoria, ci ricordiamo di quelle al momento della preghiera.

3.14 - Essere presenti al Padre

Ma tanto se dobbiamo pregare con le opere come con le parole, si pone ancora la domanda che bisogno si abbia della preghiera stessa se Dio già conosce quello di cui abbiamo bisogno.

La ragione è che l'applicazione stessa alla preghiera rasserena e purifica il nostro cuore e lo rende più capace a ricevere i doni divini che ci vengono elargiti spiritualmente.

Infatti non ci esaudisce per il desiderio delle nostre preghiere, perché egli è sempre disposto a darci la sua luce non visibile, ma intellegibile e spirituale, ma non sempre noi siamo disposti a riceverla perché tendiamo ad altro e ci ottenebriamo nella bramosia delle cose poste nel tempo.

Avviene dunque nella preghiera il volgersi del cuore a lui che è sempre disposto a dare se noi riceviamo quel che ha dato.

E nell'atto del volgersi avviene la purificazione dell'occhio interiore, poiché si respingono i vantaggi che si desiderano per il tempo, affinché lo sguardo d'un cuore limpido possa accogliere la limpida luce che splende col potere divino senza tramonto e variante, e non soltanto accogliere ma rimanere in essa non solo senza inquietudine, ma anche con l'ineffabile gioia, in cui realmente e schiettamente si effettua la felicità.

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