Padri/Agostino/EspSalmi/014.txt Salmo 14 (13) 1 - [v 1.] Per la fine, salmo di David stesso. Che cosa significhi per la fine, non occorre ripeterlo più oltre. Perché fine della legge è Cristo a giustificazione di ogni credente, ( Rm 10,4 ) come dice l'Apostolo. Crediamo a lui, quando cominciamo a entrare sulla via del bene; e vedremo lui quando saremo arrivati. Ecco perché Egli è il fine. 2 - Necessità del Cristo Ha detto l'insensato in cuor suo: non c'è Dio. Neppure gli stessi sacrileghi, né certi detestabili filosofi, che pensano riguardo a Dio cose false e perverse, hanno osato dire: non c'è Dio. Perciò ha detto in cuor suo, perché nessun uomo osa dire una tal cosa, anche se ha osato pensarla. Si sono corrotti e sono divenuti abominevoli nelle loro inclinazioni, cioè perché amano questo secolo e non amano Dio; queste sono le inclinazioni che corrompono l'anima e tanto l'accecano che l'insensato può perfino dire in cuor suo: non c'è Dio. Poiché essi non tennero in alcun conto la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati al loro pervertito giudizio. ( Rm 1,28 ) Non c'è chi faccia il bene, non ce n'è fino ad uno. Fino ad uno, vale a dire non c'è neppure un uomo di tal genere, oppure escluso uno, cioè Cristo Signore. Così diciamo: questo campo arriva fino al mare e non computiamo anche il mare insieme con il campo. È questa la migliore interpretazione, in modo che si intenda che nessuno ha fatto del bene fino a Cristo: perché nessun uomo può fare del bene fino a che Cristo stesso non glielo abbia insegnato. E questo è proprio vero, perché nessuno può fare del bene fino a che non ha conosciuto l'unico Dio. 3 - [v 2.] Il Signore dal cielo ha guardato sopra i figli degli uomini, per vedere se c'è uno saggio o chi ricerchi Dio. Questo si può intendere riguardo ai Giudei, come se avesse voluto in maniera più onorifica chiamarli figli degli uomini per il loro culto al Dio Unico, a paragone dei Gentili di cui credo che prima sia stato detto: ha detto lo stolto in cuor suo: non c'è Dio, con quel che segue. Orbene, il Signore guarda per vedere attraverso le sue anime sante, il che appunto significano le parole dal Cielo; in se stesso infatti niente gli è nascosto. 4 - [v 3.] Tutti sono caduti, ed insieme sono divenuti inutili, cioè i Giudei sono diventati tali e quali i Gentili di cui sopra si è parlato. Non c'è chi faccia del bene, non ce n'è fino a uno, può essere inteso nello stesso senso di prima. Sepolcro spalancato è la loro gola. O si intende la voracità della loro bocca spalancata, oppure, allegoricamente, coloro che uccidono e quasi divorano quei morti che hanno spinto a seguire la perversità dei loro costumi. Analogo, ma contrario, è ciò che fu detto a Pietro: uccidi e mangia, ( At 10,13 ) perché convertisse le genti alla sua fede e ai suoi buoni costumi. Con le loro lingue operavano ingannando: l'adulazione è compagna dei golosi e di tutti i malvagi. Veleno di vipere sotto le loro labbra. Veleno significa la frode; ed è di vipere perché essi non vogliono ascoltare i precetti della Legge, come le vipere non ascoltano le parole dell'incantatore, ( Sal 58,5 ) cosa che in un altro salmo è detta con maggior chiarezza. La bocca di costoro è piena di maledizione e di amarezza, cioè del veleno di vipere. Veloci i loro piedi per versare il sangue, per la loro abitudine a compiere il male. Sofferenza e infelicità nelle loro vie: infatti tutte le vie degli uomini malvagi sono piene di fatiche e di miseria. Per questo dice il Signore: venite a me, voi tutti che siete affaticati e aggravati, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo, e imparate da me che sono mite e umile di cuore. Perché il mio giogo è soave, e il mio fardello leggero. ( Mt 11,28-30 ) E non hanno conosciuto la via della pace, cioè la via cui allude il Signore - come ho detto - parlando del giogo soave e del fardello leggero. Non c'è timore di Dio davanti ai loro occhi. Costoro non dicono: Dio non c'è, ma tuttavia non temono Dio. 5 - [v 4.] Forse che non se ne avvedranno tutti coloro che operano iniquità? Si minaccia qui il giudizio. E divorano il mio popolo come un pezzo di pane, cioè ogni giorno, perché il pane è alimento quotidiano. Divorano il popolo coloro che prendono da esso i loro profitti, non riferendo il loro ministero alla gloria di Dio, né alla salvezza di coloro che governano. 6 - [v 5.] Il distacco dai beni del mondo Non hanno invocato il Signore: non invoca certo il Signore chi desidera le cose che dispiacciono a Lui. Hanno tremato di paura là dove non c'era motivo di temere, cioè hanno avuto paura di perdere i beni terreni. Hanno detto infatti: se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui, e verranno i Romani e ci distruggeranno la città e la nazione. ( Gv 11,48 ) Hanno avuto paura di perdere il regno terreno, ove non c'era motivo di timore, e hanno perduto il regno dei cieli, perdita che avrebbero dovuto temere. Queste parole debbono applicarsi a tutti i beni temporali; quando gli uomini temono di perdere questi beni, non pervengono a quelli eterni. 7 - [v 6.] Serviamo il Creatore, non la creatura Perché Dio sta con la generazione dei giusti, cioè non sta con coloro che amano il secolo. È infatti ingiusto abbandonare il Creatore dei secoli per amare il secolo, e servire la creatura piuttosto che il Creatore. ( Rm 1,25 ) Avete schernito il consiglio del misero, poiché il Signore è la sua speranza, cioè avete disprezzato l'umile avvento del Figlio di Dio perché non avete visto in lui la pompa del secolo; affinché coloro che chiamava ponessero la speranza solo in Dio, non nelle cose passeggere. 8 - [v 7.] Chi darà da Sion la salvezza a Israele? È sottinteso: se non Quegli stesso la cui umiltà voi avete disprezzata? Infatti egli medesimo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e per regnare con i giusti, affinché, dato che in questo umile avvento si è verificata la cecità di una parte di Israele per fare entrare la totalità dei Gentili, ( Rm 11,25 ) nell'altro avvenga quel che segue, cioè che tutto Israele sia così salvo. Riguardo ai Giudei, infatti, l'Apostolo cita anche la testimonianza di Isaia, che dice: verrà da Sion colui che distoglierà l'empietà da Giacobbe; ( Is 59,20 ) e così qui leggiamo: Chi darà da Sion la salvezza a Israele? Quando il Signore scioglierà la prigionia del tuo popolo, esulterà Giacobbe e si allieterà Israele. Si tratta di una ripetizione, secondo il solito. Credo infatti che si allieterà Israele sia lo stesso che: esulterà Giacobbe.