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Lettera 52

Scritta forse nel 399-400.

Agostino esorta Severino, suo consanguineo donatista, ad abbandonare lo scellerato scisma, lamentando di non essere uniti nell'unico Corpo di Cristo, la Chiesa ( n. 1 ), analizza poi il concetto di unità cattolica e di eredità cristiana ( n. 2-4 ).

Agostino al desideratissimo signore e carissimo fratello Severino

1 - Fratelli ma non uniti nell'unico Corpo di Cristo

Sebbene la lettera della tua Fraternità mi sia giunta assai in ritardo e non l'aspettassi ormai più, tuttavia mi ha fatto gran piacere riceverla e molto più mi sono rallegrato nel sapere che il vostro servo è venuto ad Ippona per questo solo scopo, di recapitarmi cioè la lettera della Fraternità tua.

Ho immaginato che non senza un motivo ti è venuto in mente il ricordo della nostra parentela, ma forse perché ti accorgi chiaramente, dotato come sei di singolare equilibrio e di prudenza, a me ben noti, quanto sia deplorevole il fatto che, pur essendo fratelli per via di sangue, non viviamo nell'unica comunanza del Corpo mistico di Cristo, soprattutto perché ti sarebbe facile considerare e vedere la città posta sul monte, di cui il Signore nel Vangelo dice che non può rimanere nascosta. ( Mt 5,14 )

Ora tale città è la Chiesa cattolica, chiamata appunto in greco perché è diffusa in tutto il mondo.

A nessuno è lecito ignorarla appunto, perché, secondo la parola di nostro Signore Gesù Cristo, non può rimanere nascosta.

2 - La setta di Donato ramo secco della vite, che è Cristo

Ecco invece la setta di Donato, limitata ai soli Africani, formulare accuse ereticali contro la Chiesa Cattolica senza considerare, a causa della sua sterilità per cui ha rifiutato di produrre frutti di pace e di carità, d'essersi staccata dalla radice delle Chiese Orientali, dalle quali è venuto all'Africa il Vangelo; se si porta ai Donatisti un po' di terra da quelle regioni la venerano, mentre poi, se arriva di là un fedele, lo esorcizzano e lo ribattezzano!

Ma dal Figlio di Dio, che è la verità, ( Gv 14,6 ) fu già predetto ch'egli è la vite, i suoi figli i tralci e il Padre l'agricoltore: Il tralcio che in me non porta frutto, il Padre mio lo reciderà e il tralcio che in me porta frutto, lo rimonda affinché porti frutto più abbondante. ( Gv 15,1 )

Non c'è dunque da meravigliarsi se da quella vite, ch'è cresciuta e ha riempito tutta la terra, ( Sal 80,10 ) si sono staccati coloro che non hanno voluto produrre il frutto della carità.

3 - Tutte le Chiese, eccetto quella di Donato, in unione con quelle apostoliche

Se i Donatisti avessero rinfacciato ai propri colleghi delle vere colpe, quando i loro predecessori fecero lo scisma, avrebbero vinto la causa presso la Chiesa d'oltremare, dalla quale è venuta la garanzia della fede cristiana, di modo che sarebbero rimasti fuori quelli ai quali rinfacciavano le medesime colpe.

Ora invece, dato che gli accusati si trovano entro la Chiesa e comunicano con le Chiese apostoliche, i cui nomi i Donatisti leggono registrati nella Sacra Scrittura, mentre essi sono fuori e separati da quella comunione, chi non capirebbe che avevano pienamente ragione quelli che poterono farla riconoscere presso giudici imparziali?

Se invece i Donatisti avevano una ragione fondata e non poterono dimostrarla alle Chiese d'oltremare, quale offesa arrecò loro la Chiesa di tutto il mondo quando i vescovi non poterono condannare temerariamente i propri colleghi i quali presso di loro non erano stati convinti delle colpe loro rinfacciate?

Intanto viene reiterato il battesimo a persone innocenti e Cristo è rigettato con disprezzo in quegli innocenti.

Se proprio i Donatisti conoscevano delle vere colpe commesse dai loro colleghi Africani e trascurarono d'indicarle e dimostrarle alle Chiese d'oltremare, da se stessi si staccarono dall'unità cristiana con uno scisma sacrilego e scellerato e non hanno alcuna giustificazione - voi lo sapete bene - soprattutto perché sorsero tra loro molti scellerati e li tollerarono per tanti anni allo scopo di non lacerare la setta di Donato, mentre rinfacciandoci in quella circostanza i loro falsi sospetti non esitarono a spezzare la pace e l'unità cristiana; voi ne siete testimoni.

4 - La parentela carnale non giova senza l'unione nella Chiesa

Ma non so quali rapporti di parentela vi trattengono in cotesta setta, caro fratello Severino.

Da tempo mi addoloro; da tempo gemo specialmente quando penso alla tua saggezza; da tempo desidero vederti per parlare con te di questo argomento.

Cosa giova scambiarci i saluti e la parentela temporale se, per i nostri vincoli di sangue, disprezziamo l'eterna eredità di Cristo e la salvezza eterna?

Ti bastino per ora le considerazioni contenute nella presente; esse sono di poco o quasi nessun giovamento per animi induriti, ma per il tuo animo, a me ben noto, sono molte e di grande importanza.

Non sono infatti mie, ché io non sono nulla e aspetto solo la misericordia di Dio, ma sono dello stesso Dio onnipotente: chi lo disprezzerà come padre in questa vita, lo troverà giudice nella futura.

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