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Lettera 80

Scritta verso la fine del 404.

Agostino risponde in fretta ( n. 1 ) ma prega l'amico Paolino di rispondergli più chiaramente come si può conoscere la volontà di Dio in certe circostanze particolari ( n. 2-3 ).

Agostino invia cristiani saluti a Paolino e terasia, fratelli santi e amati da Dio, meritatamente venerabili e molto desiderabili

1 - Risposta affrettata

Poiché il carissimo fratello Celso mi chiese di rispondervi, mi affrettai a pagare il mio debito, ma lo feci davvero in fretta.

Io infatti pensavo che si sarebbe trattenuto con noi ancora alcuni giorni quand'ecco, avendo trovata l'occasione d'imbarcarsi, m'annunciò, a sera già inoltrata, il suo proposito di partire all'alba del giorno seguente.

Che avrei dovuto fare dal momento che non potevo trattenerlo?

Quand'anche l'avessi potuto, non l'avrei dovuto fare per il motivo che aveva fretta di tornare in mezzo a voi, coi quali si trovava meglio.

Mi sono messo quindi immediatamente a dettargli queste poche righe da spedirvi, pur confessando che sono però debitore verso di voi di una lettera più lunga, non appena sarò appagato di una parte di voi dopo il ritorno dei nostri venerabili fratelli e miei colleghi Teasio ed Evodio.

Voi infatti, come spero, nel nome e con l'aiuto di Cristo, verrete a noi da un momento all'altro nel loro cuore e nelle loro labbra.

Pochi giorni prima di scrivervi queste righe, avevo già consegnato una lettera per voi al nostro amato figlio Fortunaziano, prete della Chiesa di Tagaste, che stava per mettersi in mare alla volta di Roma.

Vi rivolgo ora la mia solita preghiera, di fare per me quel che siete soliti fare: pregate cioè per me il Signore affinché volga il suo sguardo sulla mia pochezza e sulla mia pena e perdoni tutti i miei peccati. ( Sal 25,18 )

2 - Come conoscere la volontà di Dio nelle varie circostanze

Ora, se lo permettete, desidero intrattenermi con voi per lettera su certi argomenti come potremmo discorrerne a viva voce, se io fossi alla vostra presenza.

Si tratta della questioncella che vi avevo proposto qualche tempo fa.

Tu l'hai risolta, come parlandone con me a tu per tu in dolci colloqui, con spirito veramente cristiano pieno di fede, ma troppo in fretta e troppo brevemente.

Il tuo piacevole ragionamento avrebbe potuto soffermarsi un po' più diffusamente e con maggiori particolari sull'argomento.

Dopo aver affermato che hai deciso di restare nella località ove ora dimori perché più confacente al tuo carattere, disposto però a preferire alla tua volontà quella del Signore, se gli piacesse di disporre diversamente nei tuoi riguardi, avresti dovuto spiegare più chiaramente in qual modo possiamo conoscere la volontà di Dio, che deve preferirsi alla nostra: se cioè solo nelle cose che dobbiamo sopportare di buon grado, poiché vi saremmo costretti anche nostro malgrado ( in tal caso avviene bensì una cosa che non vorremmo, ma noi correggiamo la nostra volontà per conformarla a quella di chi non ci è lecito negare la preminenza né evitare la onnipotenza.

Così, per esempio, Pietro si lasciò legare e condurre da altri dove egli non avrebbe voluto; eppure ci andò lo stesso e si sottopose volontariamente a una morte crudele ( Gv 21,18-19 ) ) oppure anche quando vi è possibilità di non cambiare proposito, quantunque si presenti una circostanza diversa, in cui appaia manifesta la volontà di Dio, che c'invita a mutare un proposito che non è per sé cattivo ed a cui potremmo anzi attenerci, se Dio non ci invitasse ad averne uno diverso?

Così, per esempio, Abramo non era colpevole di allevare ed educare il figlio fino a quando potesse e per quanto dipendesse da lui, fino cioè alla fine della propria vita; ma avendo ricevuto all'improvviso l'ordine d'immolarlo, mutò la sua volontà precedente che, pur non essendo cattiva in se stessa, lo sarebbe però divenuta, se dopo il comando di Dio non l'avesse mutata. ( Gen 22,2.10 )

Non dubito pertanto che anche su ciò tu sarai dello stesso mio avviso.

3 - Casi concreti di perplessità circa la volontà di Dio

Il più delle volte però, che la volontà di Dio sia diversa dalla nostra, siamo costretti a riconoscerlo non da una voce del cielo né di un profeta né da una rivelazione avuta in sogno o in quel rapimento dello spirito che si chiama estasi, ma bensì dagli stessi avvenimenti che sopraggiungono.

Tale, per esempio, il caso in cui, dopo aver stabilito di partire, si presentasse poi una faccenda che la ponderata riflessione sulla reale esigenza del nostro ufficio ci vietasse di abbandonare, oppure, dopo aver deciso di rimanere, ci venisse annunciato qualcosa per cui la medesima riflessione ci costringesse a partire.

Ti prego di spiegarmi in modo più completo e più chiaro che cosa pensi di questa terza specie di motivi che ci obbligano a cambiare volontà.

Spesso infatti si resta turbati e ci è difficile non tralasciare qualche faccenda che si sarebbe dovuta sbrigare a preferenza di altre, mentre non vorremmo cambiare il proposito che avevamo stabilito di mantenere, proposito in sé non cattivo, ma ormai cattivo perché si tralascia una faccenda sopraggiunta e che si deve sbrigare a preferenza di altre; se invece essa non fosse sopraggiunta, saremmo restati nel primo proposito non solo senza biasimo, ma anzi con lode.

In simili casi però è difficile non prendere abbagli ed è allora soprattutto che sentiamo più vigorosa la voce del profeta: Chi mai conosce i suoi falli? ( Sal 19,13 )

Ti prego quindi di mettermi a parte delle tue opinioni in proposito, facendomi sapere che cosa sei solito fare o troverai che si debba fare in simili casi.

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