Le nozze e la concupiscenza

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Libro II

4.10 - Osservazioni metodologiche

Vediamo ora gli altri argomenti messi insieme.

Ma quale criterio seguire? Dovrò riportare i singoli testi per dare a ciascuno una risposta, oppure, passando sotto silenzio i punti conformi alla dottrina cattolica, dovrò trattare e confutare solo i passi in cui devia dalla via della verità e cerca di innestare l'eresia pelagiana, come virgulti velenosi, nelle piante cattoliche?

Questa seconda via sarebbe certamente più breve, ma credo mio dovere evitare che qualcuno, avendo letto il mio libro e non avendovi trovato tutto quello che è stato da lui detto, pensi che io non abbia voluto riportare quelle frasi da cui dipendono quelle citazioni e dalle quali si potrebbe arguire, quasi per logica conseguenza, la verità di ciò che io accuso di falsità.

Non rincresca dunque al lettore di fare un attento esame di entrambe le parti di questo mio opuscolo, ossia delle sue affermazioni e delle mie risposte.

4.11 - Con la dottrina del peccato originale il matrimonio non è condannato

I testi che seguono hanno ricevuto il seguente titolo da colui che ha mandato gli estratti alla tua Dilezione: "Contro coloro che condannano il matrimonio e attribuiscono al diavolo i suoi frutti".

Non contro di noi, dunque, perché non condanniamo il matrimonio, di cui anzi nel suo ordine facciamo le lodi dovute, né attribuiamo i suoi frutti al diavolo: i frutti del matrimonio, infatti, sono gli uomini, che in esso sono generati ordinatamente, non i peccati, con i quali gli uomini nascono; d'altra parte gli uomini non sono sotto il potere del diavolo in quanto uomini ( in ciò consiste il frutto del matrimonio ), ma in quanto peccatori ( e questa è la propaggine dei vizi ).

Il diavolo infatti è l'autore della colpa, non della natura.

4.12 - Nel nome di Eva il grande mistero della Chiesa

Presta ora attenzione a ciò che segue; l'autore ritiene che questo testo si accordi, contro di noi, con il titolo premesso: "Dio, dice, che aveva fatto Adamo dal fango, formò Eva da una costola e disse: Questa si chiamerà Vita, perché è la madre di tutti i viventi".

In verità non sta scritto così; ma che importa? Può accadere che la memoria tradisca quanto alla parola, purché tuttavia si conservi il senso!

Non fu Dio a imporre il nome a Eva, perché si chiamasse "Vita", ma il marito.

Si legge così infatti: Adamo impose a sua moglie il nome di Vita, perché è la madre di tutti i viventi. ( Gen 3,20; Gen 2,7.22 )

Ma forse ha interpretato il testo nel senso che Dio ha imposto il nome ad Eva per mezzo di Adamo come per mezzo di una profezia, poiché nel fatto che è stata chiamata Vita e madre dei viventi c'è un grande segno misterioso della Chiesa, del quale sarebbe lungo ora parlare e non necessario all'argomento trattato.

Anche quello che dice l'Apostolo: Questo è un grande mistero, lo dico in ordine a Cristo e alla Chiesa, ( Ef 5,32 ) lo aveva detto pure Adamo: Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una sola carne. ( Gen 2,24; Mt 19,5; Ef 5,31 )

Gesù tuttavia nel Vangelo ricorda che queste parole furono dette da Dio, ( Gen 2,24; Mt 19,5; Ef 5,31 ) senza dubbio perché Dio disse per mezzo dell'uomo ciò che l'uomo predisse profetando.

Leggi dunque attentamente quanto segue: "Con il primo appellativo, dice, indicò a quale ufficio fosse stata destinata la donna e disse: Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra". ( Gen 1,28 )

Chi di noi nega che la donna sia stata destinata dal Signore Dio, creatore buono di tutte le cose buone, all'ufficio di generare?

Leggi ancora come continua: "Dio quindi, dice, creatore dell'uomo e della donna, formò loro le membra adatte alla generazione e stabilì che i corpi fossero generati dai corpi; per renderli efficienti intervenne poi con la potenza della sua azione, poiché governa tutto ciò che esiste con la sua potenza con la quale creò".

Confesso che questa espressione è cattolica, come pure la seguente: "Se dunque non si ha feto se non per mezzo del sesso, se il sesso non esiste se non nel corpo e se il corpo non viene se non da Dio, chi può esitare nell'attribuire giustamente a Dio la fecondità?".

4.13 - Difficoltà sulla trasmissione del peccato originale

Queste espressioni sono vere e cattoliche, si trovano anzi scritte veracemente nei Libri sacri, ma da questo autore non sono ripetute in senso cattolico, perché non ha l'intenzione di un'anima cattolica.

Proprio attraverso di esse incomincia a farsi strada l'eresia pelagiana e celestiana.

Esamina il brano seguente: "Tu dici: "Quali che siano i genitori dei bambini che nascono, crediamo fermamente che essi sono ancora sotto il potere del diavolo, se non rinascono in Cristo".

Mostra dunque ora cosa riconosce di suo il diavolo nei sessi, per cui, come dici tu, con pieno diritto ha potere sul loro frutto.

La diversità dei sessi? Ma questa è una proprietà dei corpi fatti da Dio.

L'unione sessuale? Ma questa è garantita non meno dal privilegio della sua benedizione che della sua istituzione.

È Dio infatti che dice: L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una sola carne. ( Gen 2,24 )

Ed è ancora Dio a dire: Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra. ( Gen 1,28 )

O per caso la stessa fecondità? Ma questa è la causa stessa della istituzione del matrimonio".

5.14 - Il peccato originale si trasmette attraverso la concupiscenza

Vedi dunque come ci interroga: cosa riconosce di suo il diavolo nei sessi, per cui coloro che nascono, quali che siano i loro genitori, sono sotto il suo potere, se non rinascono in Cristo.

Chiede se attribuiamo al diavolo la diversità dei sessi, l'unione sessuale o la stessa fecondità.

Rispondo, dunque: niente di tutto questo!

Perché la diversità dei sessi è propria dei corpi di coloro che generano, l'unione sessuale ha come fine la procreazione dei figli e la fecondità è l'oggetto della benedizione del matrimonio.

Tutte queste cose vengono da Dio.

Ma costui di proposito non ha voluto nominare tra tutte queste cose la concupiscenza della carne, che non viene dal Padre ma dal mondo, ( 1 Gv 2,16 ) mondo di cui il diavolo è stato dichiarato il principe e che non trovò questa concupiscenza nel Signore, perché il Signore facendosi uomo non venne tra gli uomini per mezzo di essa.

Egli stesso dice: Ecco viene il principe di questo mondo e in me non trova niente; ( Gv 14,30 ) evidentemente nessuna traccia di peccato, né di quello che si contrae alla nascita né di quello che si aggiunge durante la vita.

Fra tutti questi beni naturali da lui ricordati non ha voluto ricordare la concupiscenza, di cui prova confusione anche il matrimonio, che si vanta invece di tutti quei beni.

Per quale motivo, infatti, questa azione dei coniugi viene sottratta e nascosta perfino agli occhi dei figli, se non perché essi non possono compiere la loro lodevole unione senza la vergognosa libidine?

Di essa arrossirono anche quelli che per primi coprirono le parti vergognose, ( Gen 3,7 ) che in precedenza non erano vergognose, ma erano degne di lode e di esaltazione in quanto opera di Dio.

Le coprirono, dunque, quando arrossirono e arrossirono quando, dopo la loro disubbidienza, si accorsero che le membra non erano loro più sottomesse.

Della concupiscenza si è vergognato anche questo panegirista.

Ha ricordato la diversità dei sessi, ha ricordato la loro unione, ha ricordato la loro fecondità, ma si è vergognato di ricordare la concupiscenza.

Ma non ci sorprende che se ne vergognino coloro che ne fanno gli elogi, dal momento che vediamo vergognarsene persino coloro che generano.

5.15 - La testimonianza di Ambrogio

Continua poi dicendo: "Per quale motivo, dunque, sono sotto il potere del diavolo coloro che sono stati creati da Dio?".

E risponde alla sua domanda, come se fossimo noi a rispondere: "a causa del peccato, non della natura".

Opponendo, poi, la sua alla mia risposta: "Ma come non può esserci feto senza i sessi, così nemmeno il peccato senza la volontà".

Sì, è proprio così! Così infatti il peccato entrò nel mondo per mezzo di un solo uomo e con il peccato la morte e così si trasmise a tutti gli uomini, nel quale tutti hanno peccato. ( Rm 5,12 )

A causa della cattiva volontà di quel solo uomo tutti hanno peccato in lui, quando tutti erano quell'unico uomo, dal quale perciò i singoli hanno ereditato il peccato originale.

"Tu dici", soggiunge, "che essi sono sotto il potere del diavolo, perché nascono dall'unione dei due sessi".

Affermo chiaramente che essi sono sotto il potere del diavolo a causa del peccato e che non sono immuni dal peccato, perché sono nati da quella unione, che non può compiere senza la vergognosa libidine neppure ciò che è onesto.

Così pensava anche Ambrogio, di felice memoria, vescovo della Chiesa di Milano, quando diceva che la nascita carnale di Cristo è immune dal peccato, perché il suo concepimento non è dovuto all'unione dei due sessi e che nessun uomo è senza peccato se è stato concepito da tale unione.

Queste sono le sue parole: "Perciò, in quanto uomo, fu provato in tutto e a somiglianza degli uomini sostenne tutte le prove; ma perché nato dallo Spirito si astenne dal peccato. ( Eb 4,15 )

Ogni uomo è mendace ( Sal 116,11 ) e nessuno è senza peccato, tranne Dio.

Fu rispettata dunque la regola, per cui nessuno che sia nato dall'uomo e dalla donna, ossia da quella unione carnale, appare esente dal peccato.

Chi è immune dal peccato, è immune anche da un tale concepimento".

Osate voi pelagiani e celestiani accusare di manicheismo anche Ambrogio?

Quest'accusa gli fu già rivolta dall'eretico Gioviniano, contro la cui empietà quel santo vescovo difendeva la verginità della santa Maria anche dopo il parto.

Se dunque non osate chiamare manicheo Ambrogio, perché dichiarate manichei noi, che nella stessa questione difendiamo la fede cattolica nello stesso senso?

Se poi osate affermare che su questo punto anche quell'uomo dalla fede purissima ebbe sentimenti manichei, scagliate, scagliate pure l'insulto per colmare più perfettamente la misura di Gioviniano!

Quanto a me, io preferisco sopportare pazientemente, insieme a quell'uomo di Dio, i vostri insulti e i vostri scherni.

Nondimeno, il vostro eresiarca Pelagio loda a tal punto la fede e il senso purissimo della Scrittura di Ambrogio da dire che neppure un avversario ha osato mai correggerlo.

Considerate dunque fin dove vi siete spinti e guardatevi una buona volta dalla temerarietà di Gioviniano.

Sebbene egli mettesse sullo stesso piano il matrimonio e la verginità, facendo eccessive lodi del primo, tuttavia non negò che ai frutti del matrimonio, anche appena venuti alla luce, sia necessario Cristo, che li salvi e li riscatti dal potere del diavolo.

Cosa che voi negate e ci chiamate anzi manichei, perché ci opponiamo a voi per assicurare la salvezza di coloro che ancora non possono parlare in propria difesa e per difendere i fondamenti della fede cattolica. Ma andiamo oltre!

6.16 - Il corpo e l'unione dei corpi vengono da Dio

Mi rivolge ancora una domanda: "Chi dunque credi che sia il creatore dei bambini? Il vero Dio?". Rispondo: Sì, il vero Dio.

Quindi aggiunge: "Ma Egli non ha fatto alcun male".

E di nuovo mi chiede se è il diavolo che dichiariamo creatore dei bambini e di nuovo risponde: "Ma non è stato lui a creare la natura dell'uomo".

Infine, come traendo una logica deduzione, conclude: "Se l'unione sessuale è cattiva, anche i corpi sono viziati per costituzione e quindi sono da te attribuiti a un creatore malvagio".

Ecco la mia risposta: Al malvagio autore io non attribuisco i corpi, bensì i peccati, a motivo dei quali è avvenuto che l'uomo e la donna abbiano di che vergognarsi, sebbene nei corpi, in quanto opera di Dio, tutto sia buono, cosicché la loro unione sessuale non è più quale poteva essere nel corpo di quella vita, ma quale arrossendo vediamo nel corpo di questa morte.

"Ma Dio, ribatte, ha voluto la differenza dei sessi, perché potessero congiungersi nell'esercizio della propria attività.

L'unione sessuale quindi trae origine dallo stesso autore dal quale hanno origine i corpi".

Ho già risposto che tutto ciò viene da Dio, ma non il peccato, non la disubbidienza delle membra a causa della concupiscenza carnale, che non viene dal Padre. ( 1 Gv 2,16 )

Prosegue: "Non possono essere quindi cattivi i frutti di tante cose buone, cioè dei corpi, del sesso, dell'unione sessuale né gli uomini sono stati creati da Dio allo scopo di tenerli soggetti al diavolo con pieno diritto, come dici tu".

Ho già detto che essi non sono soggetti perché sono uomini, ciò che indica la natura, di cui il diavolo non è affatto l'autore, ma perché sono peccatori, ciò che indica la colpa, di cui è autore il diavolo.

7.17 - La concupiscenza carnale non è l'appetito naturale

Tuttavia tra tanti nomi di cose buone, come i corpi, i sessi e le loro unioni, costui evita di nominare la libidine o concupiscenza carnale.

Tace, perché si vergogna. Ma con straordinaria impudenza di pudore, se così posso esprimermi, non si vergogna di lodare ciò che si vergogna di nominare.

Osserva come abbia preferito indicarla con una circonlocuzione, piuttosto che chiamarla per nome.

Dice: "Dopo che l'uomo, spinto dal desiderio naturale, conobbe la moglie …".

Ecco che di nuovo non ha voluto dire: Spinto dalla concupiscenza carnale, conobbe la moglie; bensì: "Spinto dal desiderio naturale", espressione nella quale possiamo ancora intendere la volontà giusta e onesta di procreare i figli, non quella libidine di cui egli si vergogna al punto da preferire un'espressione ambigua piuttosto che esprimere con chiarezza il suo pensiero.

Cos'è questo desiderio naturale? Voler essere sano, aver la volontà di accogliere, nutrire ed educare i figli non è forse desiderio naturale, proprio della ragione e non della libidine?

Ma poiché conosco l'intenzione di costui, credo che con queste parole egli non abbia voluto significare altro che la libidine degli organi genitali.

Non ti sembra che queste parole somiglino alle foglie di fico, sotto le quali non si nasconde altro se non ciò di cui ci si vergogna?

Proprio così! Costui s'è fatto schermo di questa circonlocuzione allo stesso modo che i primi uomini intrecciarono cinture.

Intrecci pure, quindi, e dica: "Dopo che l'uomo, spinto dal desiderio naturale, conobbe sua moglie, Eva, dice la divina Scrittura, concepì e partorì un figlio che chiamò Caino.

Ma ascoltiamo, dice, cosa dice Adamo: Ho ricevuto un uomo da Dio. ( Gen 4,1 )

Perciò risulta essere opera di Dio colui che, secondo la testimonianza della divina Scrittura, è stato ricevuto da Dio".

Chi ne può dubitare? Chi può negarlo? Non certo un cristiano cattolico.

L'uomo è opera di Dio, ma la concupiscenza della carne, senza la quale, nell'ipotesi che non fosse stato commesso il peccato, sarebbe stato generato l'uomo con gli organi genitali sottomessi, al pari di tutte le altre membra, a una volontà tranquilla, questa concupiscenza non viene dal Padre, ma dal mondo. ( 1 Gv 2,16 )

7.18 - La concupiscenza carnale non è la potenza delle membra

Ora ti prego di osservare con un po' più di attenzione quale termine abbia trovato per coprire di nuovo ciò che si vergogna di scoprire.

"Adamo infatti, dice, l'aveva generato con la potenza delle sue membra e non per la diversità dei suoi meriti".

Confesso di non capire ciò che vuol dire con "la diversità dei suoi meriti", ma con "la potenza delle sue membra" credo che abbia voluto designare una cosa che si vergogna di nominare chiaramente.

Ha preferito dire "con la potenza delle sue membra" piuttosto che con la concupiscenza della carne.

Certamente, anche se non lo ha pensato, ha indicato qualcosa che sembra aver relazione con essa.

Cosa c'è, infatti, di più potente delle membra dell'uomo, quando non sono sottomesse alla sua volontà?

Anche se con la temperanza o continenza il loro uso è tenuto in qualche modo a freno, il loro movimento sfugge al controllo dell'uomo.

Adamo dunque, al dire di costui, generò i figli con questa potenza delle membra, di cui prima di generarli si vergognò, una volta che aveva peccato.

Ma se non avesse peccato, egli non avrebbe generato con la potenza delle sue membra, bensì con la loro obbedienza.

Egli stesso, cioè, avrebbe avuto il potere di imporre la sua volontà alle membra sottomesse, se lui stesso, assoggettandosi a uno più potente, l'avesse servito con la sua volontà.

8.19 - Dono di Dio sono i figli non il piacere libidinoso

"Dopo un po', dice, la divina Scrittura torna a dire: Adamo conobbe sua moglie Eva, che concepì e partorì un figlio.

E gli diede il nome di Seth, dicendo: il Signore mi ha suscitato un altro seme al posto di Abele, ucciso da Caino". ( Gen 4,25 )

E aggiunge: "Come prova della istituzione dell'unione sessuale è detto che la Divinità suscitò questo seme".

Questo benedetto uomo non ha capito ciò che è scritto.

Ha pensato che la frase: Il Signore mi ha suscitato un altro seme al posto di Abele sia stata detta perché si credesse che fu Dio a suscitare in Adamo la libidine sessuale, affinché con il suo movimento fosse suscitato il seme, che doveva essere effuso nel corpo della donna.

Non sa che l'espressione: Mi ha suscitato un seme non significa altro che: Mi ha dato un figlio.

Infine, Adamo non pronunziò quelle parole dopo la sua unione carnale, quando effuse il seme, ma dopo il parto della moglie, quando ricevette in dono da Dio un figlio.

In effetti, una manifestazione di gioia perché si effonde il seme con il massimo piacere della copula, senza che ne segua il concepimento o il parto, in cui consiste il vero frutto del matrimonio, non sarebbe forse propria di gente lussuriosa e di chi possiede, contro la proibizione dell'Apostolo, la propria moglie nel vizio della concupiscenza? ( 1 Ts 4,5 )

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