Maria Marta Chambon la vita

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Le prime manifestazioni

« Non hai richiesto olocausto e sacrificio per lo peccato: allora io dissi: Ecco che io vengo … per fare la tua volontà ». ( Sal 40,7-8 )

La nostra On.ma Madre Teresa Eugenia Reveliniziava appena il secondo triennio di Superiorità quando, alla vigilia di Pentecoste, 19 Maggio 1866, essa vide spegnersi fra le sue braccia la nostra compianta Sorella Deposta Maria Paolina Deglapigny.

Al letto dell'agonizzante, la Comunità pregava.

L'estremo momento s'avvicinava.

A un tratto la morente gettò sopra la giovane Madre, china su di lei, un lungo sguardo d'ineffabile tenerezza che sembrava dirle: « Non temete, sarò con voi e dal Cielo, vi aiuterò! ».

La nostra On.ma Madre credette sempre di vedere l'effetto di questa protezione materna nelle grazie di cui il Salvatore fece dono alla nostra Comunità, nella persona di Suor M. Marta.

Nei due anni che seguirono la Professione, nulla di notevole segnò la via interiore semplice e piana della nostra Sorella.

Eccetto un dono d'orazione non comune, una fame e sete di Dio ognor crescenti, e un continuo raccoglimento: nulla vi fu di veramente speciale che facesse prevedere della via strardinaria.

Poco tempo dopo l'accennato decesso, nel Giugno 1866, la giovane conversa, che entrava allora nei 26 anni, cominciò ad essere favorita di frequenti apparizioni di Nostro Signore, alle quali si aggiunsero quelle della SS. Vergine, delle Anime del Purgatorio, e degli Spiriti Celesti.

« Essa gode della vista di Dio - notava qualche mese dopo la On.ma Madre Teresa Eugenia Revel; essa vive in continua e dolce intimità con Nostro Signore, la Santa Vergine, i nostri Santi Fondatori, gli Angeli e i Santi.

Dio Padre medesimo degnò abbassare verso di lei la sua infinita grandezza donandole Gesù, illuminando il suo cuore di celestiali chiarori ».

Nel tempo stesso, si manifestarono le prime esigenze di Gesù Crocifisso, che voleva condurla fuori dalla via comune.

Suor Maria-Marta è dapprima invitala da N. Signore a passare le notti distesa sul pavimento della sua cella.

Confidatasi con la Maestra, questa le nega il permesso perché la cosa è fuori delle regole ordinarie.

La nostra cara Sorella si sottomette umilmente ed anzi la sua natura prova una certa soddisfazione in questo rifiuto.

Ma Gesù manifesta il suo malcontento togliendo il sonno a quella che, nel suo amore, Egli aveva scelto per vittima.

Dopo una lunga prova, la nostra On.ma Suor Maria Alessia Blanc giudicò opportuno di cedere a ciò che ormai sembrava veramente un desiderio di Gesù.

Appena accordato il permesso, « il sonno ritorna buono e placido come quello di un fanciullo! ».

Poco tempo dopo, è un rude cilicio che Suor M. Marta deve portare giorno e notte.

Nuova prova; nuova manifestazione della Volontà Divina!

La Direttrice le ordina qualche volta di lasciarlo: la nostra docile Sorella obbedisce subito e allegramente, perché essa tollera il cilicio con gran pena.

Il Sovrano Padrone invia alla sua Sposa sofferenze sì gravi che bisogna cedere alle sue esigenze.

Giunge il Ritiro del Settembre 1866, Gesù spingendo ogni giorno sempre più Suor Maria-Marta su questa via di penitenza, le prescrive di mettersi sul capo una corona di spine, affinché essa diventi la sua vivente immagine, quando essa è distesa, la notte, sul pavimento, con le braccia aperte a croce.

A una richiesta così straordinaria, le nostre Madri esitarono lungo tempo.

Allora nuove sofferenze per la nostra giovane Sorella: mali di capo intollerabili, sudori straordinariamente abbondanti, dolori per tutto il corpo; si è obbligati di metterla a letto.

Per parecchi giorni essa non prende ne cibo, ne bevanda.

Un pomeriggio, la nostra Madre si reca presso l'ammalata e le domanda la causa del suo male.

Timidamente, con espressione dolorosa la povera inferma risponde: « Vostra Carità non vuole permettere ciò che Egli desidera ».

È forse a proposito della corona di spine? - « Sì, Madre mia ».

Ebbene! se è veramente nostro Signore che esige da voi questo nuovo genere di mortificazione, a noi è necessario un segno per riconoscere la Sua Volontà: per esempio che il sudore nel quale vi trovate ora, cessi all'istante: che i vostri dolori scompaiano, e che vi sia resa nello stesso tempo una salute perfetta.

Se questa grazia vi è concessa e dura otto giorni di seguito, noi crederemo che Dio lo vuole e vi permetteremo di portare questa corona ».

« Mi allontanai - continua la relazione di nostra Madre - tutta commossa di ciò che avevo fatto e andai a Vespro che suonava in quel momento.

Dopo ritornai subito all'infermeria, e qual non fu la mia meraviglia nel trovare Suor M. Marta, in piedi che mangiava con ottimo appetito!

« Chi vi ha permesso di alzarvi? esclamai con severità.

« Ma, mia Madre, Vostra Carità mi ha imposto di domandare la guarigione a N. Signore e io l'ho fatto.

Egli mi ha detto: « Si, tutto ciò che voi volete ».

Il sudore è cessato immediatamente, i mali sono scomparsi, mi sono alzata; ho una gran fame e spero che Vostra Carità mi lascerà cenare anche stasera …

Che cosa devo fare ora? ».

Tutta la settimana, infatti, la sorella godé ottima salute, ad eccezione del Venerdì, in cui soffri alquanto: all'osservazione che gliene fece N. Madre, il Divin Maestro rispose alla sua serva: « Figlia mia, questo giorno è consacrato alle mie sofferenze, bisogna bene accordarmi qualche cosa ».

Diveniva dunque impossibile il resistere alla Divina Volontà, così chiaramente manifestata.

N. Signore degnò insegnare Egli stesso alla sua Sposa ad intrecciare questa corona con delle spine acutissime, che non le permisero più di appoggiare la testa senza risentirne vivi dolori.

« È veramente simile a una Vergine Martire - scrive N. Madre Teresa Eugenia - essa passa tutte le notti distesa sulla terra, le braccia a croce, la fronte cinta da una corona di spine.

« Una sera, che Suor M. Marta non si sentiva più la forza di sostenere un tanto martirio, se ne lamentò dolcemente col Signore: « Figlia mia, appoggia ancor più forte » le rispose.

Suor Maria Marta obbedì, e la sua obbedienza semplice, coraggiosa fu immediatamente ricompensata; il dolore si dileguò all'istante, per quella volta ».

Occorreva uno straordinario sostegno alla Serva di Dio per poter continuare la vita penitente nella quale il Signore la impegnava.

Il Giovedì Santo 18 aprile 1867, Gesù le fece domandare ai Superiori la grazia della Comunione quotidiana.

Essi giudicarono bene di concedergliela.

Questo privilegio, era allora sì raramente accordato, che Suor M. Marta, pur gustando la sua felicità, si trovava coperta di confusione al pensiero che le sue Sorelle ne sarebbero state più degne di lei.

Essa era altresì tormentata dal timore di essere fuori della regola e di mettersi in evidenza.

Gesù intanto, non cessava di reclamare nuove prove d'amore: non contento delle notti passate sulla nuda terra con il cilicio e la corona di spine, nel Maggio 1867 chiese ancora alla nostra cara Sorella il completo sacrificio del suo riposo, ingiungendole di vegliare la notte presso il SS. Sacramento, mentre il Monastero era immerso nel sonno.

Assoluto Padrone di ogni cosa, Egli fece capire che, se l'autorizzazione non fosse concessa dalle Superiore, avrebbe ritirato la speciale benedizione che spargeva sulla salute delle educande.

La Direttrice, dopo aver accordato per qualche giorno questo permesso, credé suo dovere di fare prendere alla Sorella una notte di riposo; l'indomani, sei educande erano ammalate; le nostre madri inquiete a loro riguardo resero ogni libertà alla nostra Sorella, anzi andarono più avanti, prendendo il partito di Dio, contro il loro proprio cuore, e le tentazioni della loro figlia.

Quando Suor M. Marta oppressa dal sonno e dalla stanchezza veniva a « l'Obbedienza della sera »,1 a supplicarle di mandarla a letto, esse, calpestando la loro compassione naturale, ed ogni umana prudenza la conducevano alla Tribuna del SS.mo.

A tali Divine esigenze, la natura non trova il suo tornaconto!

Ma non è forse questo il prezzo consueto dei favori Divini?

Nel silenzio della notte N. Signore si manifestava alla sua Serva nel modo più meraviglioso!

Alle volte Egli la lasciava lottare per lunghe ore, penosamente, contro il sonno e la stanchezza.

Ma il più delle volte Egli s'impossessava di Lei immediatamente, e la elevava in una specie di rapimento, dove Egli la istruiva trasformandola.

La trasformazione che il Divino Maestro stava compiendo di quest'anima umile, semplice e docilissima, ogni giorno più si rivelava maggiore.

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1 Alle venti e mezzo. L'«Obbedienza » è un esercizio regolare che riunisce due volte al giorno le religiose per ricevere gli ordini o le raccomandazioni della Superiora. Esse vi domandano pure i permessi