Maria Marta Chambon la vita

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Suor Maria-Marta e Gesù Bambino

O Dio sì grande chi vi ha fatto sì piccolo? … « L'amore ». Che cosa chiedete Voi in cambio? … « L'amore! » ( S. Bernardo )

Non è facile esprimere l'ardente amore di Suor M. Marta per il suo caro piccolo Gesù e di riprodurre, come il soggetto lo meriterebbe, i loro deliziosi ed intimi trattenimenti.

Gesù Bambino si rendeva visibile a lei ogni mattina alla S. Comunione, ma ciò non bastava al loro scambievole affetto.

Il Santo Bambino si dilettava nella compagnia di quest'anima che, come terso cristallo, rifletteva la purità e semplicità della sua Divina Infanzia.

Quale freschezza e quale puro candore, stavano infatti racchiusi sotto la ruvida scorza della nostra cara Sorella!

« La sua confidenza è semplice e infantile, scrive la Superiora di Suor M. Marta, essa si rivolge a Nostro Signore come un piccolo bimbo al migliore dei Padri ».

Questo Iato caratteristico della nostra Sorella aggiunge un nuovo incanto alla sua fisionomia morale che, dal detto fin qui, poteva sembrare un po' austera nella sua missione di preghiera e di riparazione.

L'eletta di Gesù Crocifisso è, d'altra parte, un commovente esempio di squisita intimità con Dio, la Santa Vergine, i Santi … e specialmente con Gesù Bambino.

Suor Maria-Marta condivide la vita umiliata, sofferente, penitente e redentrice di Gesù Crocifisso.

Ma altresì, nella compagnia di Gesù Bambino, essa conduce una vita d'infanzia, semplice, gioconda espansiva.

Questi rapporti cominciati fin dalla più tenera età, si trasformarono nel chiostro in familiarità meravigliosa, sia per le cose temporali come per quelle spirituali.

Quante volte, sfinita di forze o mancante di tempo, essa implorava l'aiuto del suo « piccolo Gesù »!

Un giorno che si sentiva male ed era ancora digiuna verso le tredici.

Suor M. Marta stava pensando se doveva o no cercare un'aiutante per il suo lavoro in ritardo: « Maestro buono, voi vedete a che punto mi trovo, come devo fare? … »

Subitamente, un meraviglioso Bambino di sei o sette anni si presenta a lei : « Se tu lo vuoi, verrei Io ad aiutarti! … »

Oh! sì, buon Maestro, io conto su di Voi! …

« Io sono amico della pace, riprende il Divino Fanciullo, e nemico del turbamento.

Io voglio che tu ti tenga vicino a Me ».

Con Gesù, e sotto il suo sguardo divino, ben presto ogni cosa è all'ordine: tavole apparecchiate, vasellame lavato, spazzato il Coro e il refettorio, pronta la merenda delle educande …

Alle 14 la nostra Sorella era libera per la lettura.

Gesù restò presso la sua Sposa fino alle 15, ora in cui disparve lasciandola immersa in una gioia celeste.

Alle 17, la felice privilegiata entrando in Coro per l'Orazione ritrovò il suo « caro piccolo Gesù ».

Talvolta, con incredibile benignità.

Gesù Bambino le offriva i suoi servigi: « Comandami, e Io farò quello che vorrai tu ».

Ebbene, mio buon Signore, aiutatemi a fare il Refettorio …

E Suor Maria-Marta vedeva davanti a sé il Divino Bambino che spolverava « apparecchiava le tavole …

« Io voglio che tu continui a fare tutto per Me », le diceva Egli.

Non chiedere l'aiuto di nessuno per i tuoi lavori, allora mi farò Io stesso il tuo aiuto ».

E Colui che ha gli angeli per servitori si metteva all'acquaio! …

Il tempo passa allora con la rapidità del baleno, mentre il cuore della troppo favorita Conversa si accende di amore per il suo « Divino piccolo Aiutante, sì bello… sì amabile… ».

Questo angolo della casa si trasforma in Paradiso: gli Angeli sono là visibilmente anche essi per fare la corte al loro Signore, e la nostra Sorella trova che il vasellame è finito troppo presto.

« Sempre ingenua, ella crede che se in quel momento venisse qualche Sorella, vedrebbe Gesù Bambino che lava i piatti e lei che li risciacqua … allora, chiude bene l'uscio perché nessuno s'avveda di ciò che accade in quel luogo benedetto ». ( Manoscritto )

Le Sorelle Converse infatti erano stupite e non sapevano spiegarsi come Suor M. Marta potesse sbrigare da sola tanto lavoro …

Se ne capisce ora il perché! Si sa pure che si tenevano là amichevoli conversazioni.

Gesù diceva: « Noi formiamo la Santa Infanzia, noi due … e i due piccoli fanciulli insieme … »

Oh! buon piccolo Gesù! quanto vi amo! … rispondeva essa …

E Gesù sembrava felice: « Quando tu mi parli così, anche se non mi vedi, sono ancor più contento perché sto sempre in ascolto ».

Ritirandosi le domandava con tenerezza: « Sposa mia, non sei contenta di Me? … Non ti aiuto forse bene? … »

Non meno graziose le scene che si svolgevano nell'orto del Monastero.

La raccolta delle frutta era un tempo di celesti delizie per la nostra Sorella.

Essa s'intratteneva continuamente e ad alta voce con il Diletto dell'anima sua.

Prima di andare nell'orto diceva continuamente: « Venite a lavorare con me, mio piccolo Gesù, perché io non posso rimanere in Coro con Voi … »

Talvolta, di buon mattino, « il suo caro piccolo Gesù » l'avvertiva Egli stesso: « Spicciati che è l'ora! » …

Essa si affrettava portando in giardino due ceste enormi: Gesù l'aveva accompagnata …

Essa Lo vedeva che raccoglieva le frutta con lei …

Insieme il lavoro è ben presto sbrigato; le paniere ricolme di belle susine! …

Ma quanto pesano! Suor M. Marta non può sollevarle: « Buon Maestro, io non posso da sola portare questi grossi panieri … ma se Voi mi aiutale lo farò facilmente. »

Il suo piccolo Divino Aiutante non la lascia nell'imbarazzo e tutti e due rientrano in Monastero dividendosi il peso.

Passando alle cose dell'anima troviamo la medesima familiarità.

Certi Ritiri annuali furono particolarmente illuminati dalla compagnia di Gesù Bambino.

« Per fare il tuo esame, diceva, nel 1878, il celeste Direttore, devi considerare ciò che, nella tua condotta, non è stato conforme a Me ».

E l'adorabile Fanciullo additandole il proprio Cuore spiegava alla sua Sposa come « in questo Cuoricino fossero già racchiuse le cognizioni che avrebbe avuto da grande, le sue Piaghe, la sua Passione … e tutte le grazie di cui l'aveva ricolmala fino allora ».

Nella gioia dell'anima sua, essa contemplava il Divino Emmanuele che « ponendosi un ditino sul Cuore » le diceva: « Per credere queste cose bisogna avere la semplicità del bambino che crede tutto quello che gli dicono senza sofisticarci sopra.

Un bimbo se ne sta fiducioso presso suo padre e sua madre perché sa che essi lo amano e che gli perdonano sempre! …

Io ti esorto a non perdere il tempo del tuo Ritiro nella ricerca delle tue mancanze, ma di impiegarlo nel meditare Me ».

E, l'ultimo giorno della solitudine 1885, in cui la presenza di Gesù si era resa ancor più soave: « Se tu non mi abbandoni, assicurava il Divin Bambinello, Io non ti lascerò giammai ».

È alla Santa Comunione sopratutto che Suor M. Marta deve andare come un piccolo fanciullo alla tavola del Padre: « Se tu hai fame, diceva Nostro Signore alla sua Serva, vieni a nutrirti: ma per questo occorre che tu ti faccia piccola …

L'anima fanciulla è un'anima senza malizia, innocente, semplice, e fiduciosa.

Quando l'anima è in questo stato infantile, essa può venire direttamente a me: non vi è alcun ostacolo ».

« Il cuore di questa felice Sorella non può pensare che al suo Gesù » scrive la Superiora.

La vista del Divino Bambino che lavora con lei e la segue passo passo, non la lascia quasi mai.

Essa ci dice con semplicità: « Mia Madre, io sono cosi vicina a Lui come sono vicina a Vostra Carità ».

Nei giorni festivi, la nostra cara Sorella era, per solito, gratificata di qualche speciale favore di Gesù Bambino: « Eccomi, le diceva Egli, oggi è festa, vengo a rallegrarti.

Sposa mia! … Impara da questo Pargoletto che bisogna farsi simili a Lui, cioè divenire fanciulli.

Ecco la grazia che Io ti faccio. Riconosci i miei doni … ma considera altresì la tua miseria, e non perderla giammai di vista ».

E come volete che io faccia, mio buon piccolo Gesù, a distogliere lo sguardo dalla mia miseria? - esclamava la felice Privilegiata, « Ma siate la mia luce, perché senza di Voi, non posso mantenere la mia promessa ».

Figlia di S. Francesco d'Assisi e di S. Francesco di Sales, Suor Maria - Marta gustava, forse più d'ogni altra, la festa di Natale così cara a questi due Patriarchi.

Gesù Bambino si rivelava a lei con attrattive sempre nuove, e una bellezza così meravigliosa che le ore se ne volavano senza che essa ne avesse coscienza!

Essa si abbandonava alle gioie di questa contemplazione, e al mattino la si ritrovava al Coro, in ginocchio, nella stessa posizione della vigilia, nulla avendo essa inteso, ne compreso, se non le tenerezze del Divino Neonato!

Un anno, essa ebbe la visione di tutta la Corte Angelica e dei Beati circondanti la mangiatoia: « Figlia mia, per godermi, bisogna che tu sia come quelli che vedi qui … vale a dire che la terra non sia più nulla per te, e che il tuo cuore e il tuo pensiero siano sempre con Me ».

Un'altra notte di Natale fu la SS. Vergine che portò Gesù alla figlia delle sue predilezioni: « Figliola mia, Io te lo dono; ma occorre essere piccola come Lui … I piccoli vogliono stare coi piccoli ».

E l'adorabile Emanuele, ponendo il colmo alla felicità della nostra Sorella, le sussurrava queste ineffabili parole: « Se non avessi che un cuore come il tuo per prendervi le mie delizie, ancorché tutti gli altri mi fossero ingrati, non rimpiangerei d'essere disceso sulla terra … ».

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