Maria Marta Chambon la vita

Indice

Suor Maria-Marta e la sua comunità

A compimento della prima parte di questa biografia ci è caro mostrare ancora Suor Maria-Marta nei suoi rapporti con la Comunità e l'educandato.

L'abbiamo già vista nella sua austera « missione » riparatrice e nei suoi soavi rapporti con gli abitatori del Cielo, e la ritroveremo ora con la stessa fisionomia morale, tutta candore e semplicità.

« Ecce quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum! ». ( Sal 133 ).

Nell'immensa famiglia del nostro S.to Ordine, la propria Comunità è una piccola famiglia grandemente amata.

Qui ciascuna Religiosa è stata accolta, adottata, educata alla scuola dei nostri Santi Fondatori; qui ha progredito nella cognizione e nell'amore di Gesù suo Sposo, qui si sono stretti i legami di affetto soprannaturale con una Madre venerata e delle dolcissime Sorelle: legami che nemmeno la morte saprebbe sciogliere.

L'amore della Comunità assume un carattere particolare di tenerezza mista a riconoscenza e venerazione.

Questi sentimenti si univano nell'affetto, nel culto che Suor M. Marta professava per la sua Comunità di Chambéry.

Ciò essa lo doveva in gran parte agli alti insegnamenti della sua Maestra, la N. On. Madre M. Alessia Blanc.

Nei suoi trattenimenti con le Sorelle Novizie, questa venerata Madre non si stancava d'inculcare l'affetto, il rispetto, la riconoscenza dovuti alla Comunità « la quale ci ha fatto la carità di riceverci ».

Essa riprendeva rigorosamente ogni negligenza a questo riguardo: « Prima di tutto e ovunque, essa insegnava, bisogna pensare alla Comunità.

Negli uffici dimentichiamo noi stesse e i nostri comodi, per far passare avanti il benessere e gli interessi comuni.

Non temiamo il sacrificio, non cerchiamo d'evitarlo, quando si tratta della Comunità.

Il rispetto, l'educazione, la deferenza e non la troppa disinvoltura, la negligenza, è necessario apportare nei luoghi ove si riunisce la Comunità.

La Comunità sta per venire: che tutto sia in ordine perfetto!

La Comunità! questa parola deve servirci di sprone! ».

Lezioni simili si stampavano profondamente nel cuore delle Novizie.

Nessuna ne rimase così compresa come la nostra fervente Conversa.

Nella sua Comunità le cose più ordinarie come le cose più elevate: interessi materiali, luoghi di riunione, tradizioni, beni spirituali. Sorelle e Superiore … tutto le era come sacro.

La Comunità, oh quanto Suor M. Marta l'amava!

Nulla di ciò che la concerneva, la lasciava indifferente.

Come si è potuto intravedere, essa soffriva nel vedersi privata delle riunioni di famiglia, sì dolci nella vita religiosa.

Così, quando un bel giorno di festa le concedeva qualche tregua, sopratutto quando le vacanze dell'Educandato venivano a sospendere il suo lavoro consueto; con qual gioia la si vedeva giungere tra noi e offrire i suoi servigi alle sue compagne del velo bianco!

La visita alle Sorelle malate era per lei una dolce consolazione.

In brevi parole, ma con delicatezza, esprimeva loro i suoi sentimenti di fraterna ed affettuosa compassione.

E quando una di esse era in punto di morte, essa pregava e soffriva per la povera moribonda, con zelo e affettuosità incomparabili benché ignorati.

Essa viveva con la sua Comunità d'oltre tomba … e vedremo in seguito quali rapporti di carità mantenesse con le nostre compiante Defunte.

Ma che dire del suo affetto per le sue Madri?

« Per nostra Madre - assicurava Suor M. Marta - io farei qualunque cosa, mi lascerei uccidere! »

Se le sapeva afflitte, sentiva il bisogno di consolarle: « Mia buona Madre - le diceva - il mio cuore è in pena perché il Vostro è nell'afflizione ».

Alla sua Comunità essa apparteneva, donandole tutte le forze fino all'esaurimento, le preghiere di giorno e di notte, i suoi sacrifici incessanti.

Preghiere, sacrifici! Questo ricorda un lato già noto della sua fisionomia.

Ciò che la nostra Sorella era per il mondo intero - pregante e vittima - lo era sopratutto per la sua Comunità.

« Vedi, Figliola, - le aveva detto a più riprese il Signore nel 1866 e 1867, - tu sei incaricata con Me di questa porzione del mio gregge …

Ogni giorno devi pagare i debiti che ciascuna anima di questa Comunità contrae con la mia Giustizia …

Io li rendo responsabile delle mancanze del tuo prossimo …

Tu sarai la vittima che dovrà espiare ogni giorno i peccati di tutte ».

Simili esortazioni le erano pure rivolte nel corso di questi medesimi anni, dalla nostra defunta Madre Maria Paolina Deglapigny che, nel 30 luglio 1873, veniva a completare e precisare i messaggi anteriori: « Quando una Madre ha visto ciò che la Divina Giustizia esige dalle anime Religiose, in soddisfazione di tante piccole mancanze, che sfuggono sì facilmente, essa arde dal desiderio di vederle, in punto di morte, affrancate da ogni debito.

Ho chiesto questa grazia per voi: ma affinché nessuna passi da questa vita senza aver prima saldato ciò che deve alla Divina Giustizia, un membro di questa Comunità deve incaricarsi di soddisfare, e tu sei stata scelta a questo scopo: perciò quando morrà qualche Sorella, tu soffrirai molto.

Non lo dimenticare ».

Suor Maria-Marta, si considerava dunque come incaricata nella Comunità e per la Comunità d'una missione di preghiera e di espiazione.

L'atto di offerta che già conosciamo1 lo specifica chiaramente.

Tutto ci porta a credere che quest'alto di « oblazione » fosse molto accetto al Signore, almeno giudicandone dalle benedizioni che Io seguirono.

L'8 ottobre 1868 Suor Maria-Marta fu incaricata di rimpiazzare la Sorella giardiniera, allora in Ritiro annuale: « Figlia mia, - le disse il Divin Maestro - quest'oggi mi farò giardiniere con te ».

E mentre essa lavorava, Gesù le comparve improvvisamente, come era comparso ai suoi discepoli dopo la Resurrezione.

Mostrando poi la Piaga gloriosa del Suor Sacro Cuore, e, tendendo le braccia alla sua umile Serva, le disse con inesprimibile tenerezza: « Dammi il tuo cuore! »

Essa si affrettò ad offrirglielo e sentì che Gesù lo accettava e lo inabissava nel Suo dicendo: « Ora la Comunità mi possiede interamente! …

Questa unione non è solamente per te; ma per tutti i membri della Comunità ».

Gesù la condusse in spirito per il Monastero, promettendo la benedizione a ciascun ufficio: « Dirai alle tue Madri che non temano di nulla, Io le amo molto ».

Simili assicurazioni ritornarono ben sovente sulle labbra del Redentore: « In tutte le occorrenze dovete pregare e Io provvedere …

Bisogna vivere di riconoscenza e di abbandono … senza altra preoccupazione che di amarmi e ringraziarmi, allora Io prenderò cura di tutto ».

E un altro giorno: « Considera nel tuo spirito tutte le anime della tua Comunità e domanda a Me delle grazie per ciascuna …

La tua Comunità non conosce il tesoro che essa possiede.

Io tè lo dico: Fino a tanto che avrà il suo tesoro essa non avrà da temere niente! …

« Figlia mia, sono Io in te che forma il tesoro ».

E le fu mostrato chiaramente che tutto era compreso nell'offerta perpetua che essa faceva delle Sante Piaghe di N. S. Gesù Cristo.

« Noi avemmo a penar molto per strapparle queste parole, nota il manoscritto.

Al colmo della confusione, essa dovette fare uno sforzo violento per articolarle ».

Nel tempo stesso, i manoscritti fan testimonianza delle grazie ricevute.

A ogni istante cade dalla penna delle nostre venerate Madri l'espressione della loro gratitudine per la protezione che circonda visibilmente la nostra Comunità.

Noi troviamo negli annali del Monastero, sotto la data del 1873, una nota scritta dalla nostra On.ma Madre Teresa Eugenia, allora assistente: è un trasporto del cuore attestante che « in Cielo solamente noi sapremo quanto Dio ama la nostra Famiglia Religiosa … »

Allusione velatissima, ma ora perfettamente chiara per noi.

Infatti, la stessa Annalista dichiara, nei documenti relativi a Suor M. Marta: « È impossibile enumerare qui tutte le grazie che la Comunità riceve per mezzo di quest'umile Figlia, che vive ignorata tra le sue Sorelle …

Noi sentiamo realmente un'assistenza soprannaturale e visibile che circonda questa Sorella benedetta.

Tullo ciò di cui ella è incaricata prospera.

Tutto ciò che è affidato a quest'anima semplice si moltiplica in modo che ricorda l'olio e la farina di Sarepta e il barilotto inesauribile della Galleria.2

Il 7 marzo 1868 Nostro Signore manda la sua umile Serva a benedire la provvista, quasi esaurita di patate.

Egli le ordina di mettersi in ginocchio e di umiliarsi molto, poi di fare tre segni di Croce « nel Nome e a Gloria della SS. Trinità ».

L'umile Conversa conobbe in questo momento che la SS. Trinità aveva accolto la sua preghiera.

La sera, essa ci disse: « Madre mia, bisogna credere che avremo delle patate fino al nuovo raccolto.

Nostro Signore l'ha detto ».

Infatti, contro ogni umana previsione, il piccolo mucchietto di patate non diminuì più; benché si sopperisse con quello largamente ai bisogni della Comunità e dell'educandato.

Se ne ebbero così fino alle nuove … e le ultime che furono consumate in giugno, erano così buone e fresche che parevano di nuovo raccolto.

Le nostre Sorelle addette alla cucina, non sapevano che pensare e dicevano: « È cosa straordinaria: è un miracolo ». ( Manoscritto )

Il 19 luglio 1885 Suor M. Marta aveva fatto un'accurata e abbondante raccolta di fragole; il giorno seguente, mentre era intenta a raccogliere delle susine, si sente come un interno impulso di ritornare al fragolaio: « Gesù mio, è inutile - essa dice - è inutile; ieri ho preso tutto, non ve ne sono più ».

Ma l'ispirazione non le dava tregua; cedendo alfine, qual'è la sua meraviglia nel vedere i ramoscelli curvi sotto il peso di grosse e magnifiche fragole!

« Figlia mia, le ho messe lì per procurarti il piacere di offrirne alle tue Sorelle …

Oh! grazie, buon Maestro! concedetemene altrettante l'anno venturo ».

Le nostre Sorelle anziane ricordano con ammirazione, la prodigiosa quantità di frutta che forniva allora il giardino.

Pare che il Signore si compiacesse di moltiplicarle, perché la sua Diletta era incaricata di raccoglierle: « Tu sei il piccino della famiglia che è mandato alla raccolta - le diceva Gesù - e il Padrone mette tutto ciò che è necessario perché tu ne trovi ».

Durante un Ritiro, la nostra Sorella dovette andare, per obbedienza, e con sacrificio, a raccogliere l'uva per la conserva.

Ora, attesta la nostra On.ma Madre Teresa Eugenia, accadde che la nostra cara Sorella riempì nove ceste in un appezzamento di già vendemmiato …

Meravigliate della quantità raccolta, noi le dicemmo: « Ma dove l'avete presa?

Ebbene! sì, rispose, io non so come ciò avvenga; ma quando ho tagliato un grappolo ne vedo tosto un altro di fianco ».

Un simile argomento di meraviglia suggeriva in altro tempo questa riflessione a una Sorella giardiniera: « Proprio non capisco come ciò avvenga!

Non si vede nulla su gli alberi, e ciò nonostante la mia Sorella Maria-Marta riempie tutti i giorni dei panieri di frutta ».

Una volta nella Casa manca l'olio da ardere.

Nella pressante necessita, ci si rivolge alla Serva di Dio.

Questa, sebbene non avesse rinnovata la provvista, trovò il suo recipiente così poco avviato che essa ebbe la soddisfazione di accontentare le sue Sorelle.

Quando il vino prendeva di spunto nelle botti, o le patate marcivano in cantina, l'obbedienza mandava Suor Maria-Marta a portarvi rimedio.

Armandosi del Segno della Croce, essa invocava la SS. Trinità e le Sante Piaghe di Gesù.

Il vino ritornava eccellente, e le parti già marcite delle patate, seccavano mentre il resto veniva preservato.

Le Religiose, che per attribuzione d'ufficio, avevano constatato i guasti, non sapevano spiegarsi questi prodigi e li attribuivano alla santità della loro Superiora.3

Quanto a nostra Madre essa taceva e registrava tutto.

Il debito di riconoscenza della nostra Comunità verso la Serva di Dio è grande specialmente in riguardo ai benefizi spirituali che essa c'impetrò.

« Dio solo può giudicarne ed enumerarli », leggiamo in un manoscritto ove sono racchiuse le attestazioni delle Superiore, che sole erano a cognizione dei fatti.

La Comunità, non ne sapeva nulla.

Ma, benché fossero ignorate le meraviglie di grazia che si compivano in quest'anima pura, in generale si nutriva gran fiducia nelle sue preghiere, che tutto portava a credere, fossero molto gradite al Signore; perciò nei momenti dolorosi, ci si raccomandava volentieri alle sue orazioni.

E allora con uno sguardo, una parola, la pia Conversa sapeva procurare quel conforto di cui l'anima aveva bisogno.

Una giovane Sorella le domandò un giorno: « Che cosa si deve fare, mia Sorella Maria-Marta, per essere un po' accarezzala dal buon Dio? ».

Suor Maria-Marta fissò un istante la sua interlocutrice.

« Giammai, - dichiara questa Sorella - giammai dimenticherò questo sguardo! … questi occhi largamente aperti, limpidi, scrutatori, che investigavano, mi sembrava, fin le più intime profondità dell'anima mia.

Provavo una sensazione indefinibile, commovente tanto più, che così rare volte si vedevano sollevate le palpebre della cara Conversa.

Dopo pochi secondi, che mi parvero lunghi, la Serva di Dio mi rispose con un'autorità dolce insieme e indulgente: « Sorellina, non bisogna vedere che Lui! … non bisogna pensare che a Lui! … non amare che Lui! … niente altro che Lui! … ».

« Alla medesima domanda di un'altra Sorella, dava per risposta: « Sorella mia, bisogna molto umiliarsi! … molto … molto umiliarsi! ».

« Questi consigli aggiunge nostra Madre, erano veramente la gran parola di Dio per queste anime! … » ( Manoscritto )

Si comprende facilmente, che le nostre Superiore, ricorressero volentieri a quest'anima eletta, quando qualche pericolo minacciava il Monastero.

Il Signore, sensibile alle preghiere della sua piccola privilegiata, degnava rassicurarle per mezzo di lei: « Io sono il Guardiano di questa Comunità … La proteggerò sempre », Egli diceva con infinita bontà.

Le assicurazioni di preservazione aumentavano coi pericoli.

Nel mese d'agosto del 1870, Nostro Signore faceva portare queste parole a nostra Madre: « Dì alla tua Superiora di non avere inquietudini: il male non si avvicinerà a voi ».

Il febbraio 1871, Egli rinnovava le sue promesse d'immunità: « Il demonio è arrabbiato con la Comunità, perché ho posto qui una sorgente di grazie, con la Devozione alle mie Sante Piaghe.

La tua Comunità è come una nave sopra un mare in tempesta, ma non perirà: Io sono il suo Pilota ».

Nel 1873, nel 1878, nuove assicurazioni: « Io conosco per nome tutte le mie Spose … e amo molto vedere quelle che Mi sono fedeli.

« Mio buon Maestro, se ci conoscete tutte, ci custodirete, non è vero? e ci conserverete ancora il nostro buon Padre Signor Bouvier? …

Io vi custodirò nel vostro Monastero, vi donerò la mia pace, vi conserverò ancora il vostro buon Padre, perché egli vi è necessario ».4

Più frequenti ancora divenivano queste divine promesse nell'anno 1880.

Nell'ottava del Corpus Domini, mentre Suor Maria-Marta rinnovava le sue umili suppliche, Gesù Bambino degnò comparirle e, mettendosi un ditino sul Cuore, le disse: « Figlia mia, sebbene questo Cuore non vi ripeta ad ogni istante che vi custodirà, basta che ve l'abbia detto una volta.

I motivi di timore sono molti, è vero, ma non temete, o piccolo gregge …

Ho promesso di preservarvi ».

L'8 maggio 1881, la nostra Sorella era occupatissima nell'orto alla raccolta delle frutta, che si annunziava abbondantissima, quando al pensiero dei pericoli che si facevano sempre più minacciosi, si mise a supplicare il Signore di lasciarci godere di questa bella frutta, che ci aveva accordata con tanta liberalità: « Vedete, buon Maestro, che incanto abbiamo qui! … e i « cattivi » vorrebbero distruggere tutto ».

Subitamente Nostro Signore le apparve pieno di maestà e di bontà: « Figlia mia, - le disse, cingendo con gesto protettore il nostro recinto, a capo del quale Egli si trovava, - i cattivi guardano e Io custodisco ».

Indice

1 Ved. cap. VIII
2 Casa della della « Galleria ». Culla dell'Ordine della Visitazione, ove un barile di vino dato in elemosina alle Religiose, nel giugno 1610, durò miracolosamente fino alla vendemmia dell'anno seguente. ( Cf. Histoire de S. Chantal, di Mona. Bougaud )
3 Vita della nostra On. Madre Teresa Eugenia Revel ( Circolare all'Istituto, 1891 )
4 Signor Bouvier - allora settantenne era malato: esso guarì e ci fu lasciato ancora per sette anni