Maria Marta Chambon la vita

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Dopo la morte

Un'aria di giovinezza veramente straordinaria, si sparse sui lineamenti di Suor M. Marta poco dopo il suo transito.

Essi assunsero una distinzione e nobiltà, che non ebbero mai durante la vita.

Nessuna traccia di corruzione comparve su questo corpo che la cancrena aveva già segnato delle sue livide macchie.

Secondo la consuetudine dell'Ordine, la nostra cara Sorella venne rivestita dell'abito religioso; e sul velo nero1 fu deposta una corona di rose bianche.

In previsione dell'avvenire, lo stato civile della Definita fu chiuso, dall'O. Madre G. F. Breton, in una scatola di ferro sigillata del sigillo del nostro Monastero, e deposto sulla salma onde permetterne l'identificazione.

Nella bara scoperta e circondata di fiori bianchi, la Serva di Dio rimase esposta nel Coro fino al momento dei funerali, che ebbero luogo nella mattina del 23 marzo.

Da molti anni noi eravamo prive della consolazione di conservare nel nostro piccolo Cimitero, le spoglie delle nostre Sorelle Defunte.

Fu dunque con emozione che noi vedemmo la venerata salma varcare la porta di Clausura, e la cerimonia funebre svolgerei nella nostra Cappella esterna.2

Il corpo di Suor M. Marta fu seppellito nel Cimitero della Città.

La rimase dieci anni fino al maggio 1917.3

Le concessioni precedenti essendo per finire, noi ottenemmo a questa data, l'autorizzazione di riportare nel Monastero le Sorelle morte dal 1901.

La cassa della Serva di Dio - posta in luogo umido era quasi consumata; così pure le carni.

Lo scheletro e le vesti non avevano subito notevole alterazione.

Particolare curioso: si ritrovò intatto il corpo di Suor M. Giacomina, morta nel 1908, tanto che i becchini dicevano: « La santa è la Sorella Arbet ».

I resti di Suor M. Marta, collocali a parte in una nuova cassa, furono deposti nel nostro Cimitero.

Intanto - noi l'abbiamo detto poc'anzi - dopo la morte della privilegiata di Gesù, i Manoscritti relativi alle sue grazie erano passati dalle mani del nostro Confessore in quelle della Nostra O. Madre Giovanna Francesca Breton.

Appena percorse le prime pagine, essa comprese il valore del tesoro affidatoci, e concepì il desiderio di comunicare al nostro Istituto le ricchezze spirituali contenute in queste preziose Memorie.

Secondo l'uso stabilito dai nostri Santi Fondatori, essa intraprese dunque « il ristretto della vita e delle virtù della nostra cara Suor M. Marta Chambon ».

Tuttavia, le circostanze imponendo una prudente riserva, la nostra buona Madre si contentò di inviare ai nostri Monasteri il breve articolo necrologico del Libro dei Voti, invitandoli a ripetere sovente con noi: « Signore, degnate glorificare la vostra serva che vi ha glorificato con la sua umiltà e col suo zelo a fare fruttificare con tanto amore i meriti delle vostre sante Piaghe! »

Durante quindici anni, l'ombra, che fu quaggiù la compagna di Suor M. Marta sembra ancora avvilupparla.

Tutto, attorno a lei, cammina lentamente fino al giorno in cui, ad un tratto, come lampo che squarcia la nube, la breve biografia voluta dalle circostanze, mette in luce e la Devozione alle Sante Piaghe, e l'umile Apostola a cui il Salvatore Crocifisso aveva affidato la missione di propagarla.

Nel 1915, ci venne dato per Superiore il Can. Maillet, Vicario generale della Diocesi, casista distinto, teologo apprezzato e - d'altra parte - spirito molto positivo.

Precedentemente Confessore straordinario della Comunità dal 1895, amico intimo del Can. Collonge, egli conosceva Suor M. Marta.

Essendo passati per le sue mani il Ristretto della sua Vita ed i Manoscritti, egli si compiaceva di ripetere: « Tutto è conforme alla più pura dottrina.

Io non vi ho trovato nulla di contrario agli insegnamenti della Chiesa ».

Egli ci stimolava vivamente a far conoscere il racconto delle grazie accordate alla nostra Sorella.

Mostrandosi S. E. Mons. Castellan favorevole a questo disegno, se ne parlò vagamente come d'un progetto che, d'altra parte, non poteva non offrire delle difficoltà.

Le cose erano a questo punto, allorché, un giorno, cadendo la conversazione sul « silenzio » che la Privilegiata di Gesù serbava anche di Lassù, la nostra O. Sorella Giovanna M. Anna Spinella disse sorridendo: « Quando io sarò in Cielo, andrò a scuotere Suor M. Marta! »

Era nel 1922, qualche settimana prima della sua morte.

Infatti, poco dopo questo decesso, la N. O. Madre si sentì fortemente ispirata di realizzare uno degli ultimi desideri della compianta Defunta: la domanda di estendere al mondo intero l'Indulgenza accordata alle Invocazioni delle Sante Piaghe.4

Le iniziative da prendersi e la necessità d'informare i Superiori ecclesiastici della Diocesi sull'origine delle due preghiere, determinarono la redazione dell'opuscoletto: « Suor M. Marta Chambon e le Sante Piaghe di N. S. G. C. ».

Noi l'abbiamo letto nella « Parola finale » della seconda edizione: quando gli avvenimenti ci indussero a pubblicare queste pagine ( 13 dicembre 1923 ), noi pensavamo che esse non avrebbero varcalo il recinto familiare dei nostri Monasteri - ne il circolo amicale degli intimi della Casa - e che avrebbero potuto bastare alcune centinaia di copie.

Ora, al momento in cui tracciamo queste linee, le centinaia previste sono trasformate in centinaia di migliaia ( se si tiene conto delle dieci o dodici traduzioni in lingue straniere ).

La Devozione è uscita dai Monasteri.

Essa ha varcato le frontiere e gli Oceani.

Dappertutto si è diffuso l'Opuscoletto delle Sante Piaghe; sono sparse per ogni dove le pagelle col Rosario della Misericordia.

Da ogni angolo della terra salgono verso il Cielo le « Invocazioni alle vere Sorgenti di salvezza ».

E dappertutto s'innalza il cantico della riconoscenza per i favori ricevuti per mezzo di questa santa pratica.

È un rinnovamento della devozione alla Passione del Salvatore.

È la « missione » di Suor M. Marta che si sta compiendo.

Destato dalla lettura dei brevi cenni biografici un desiderio si alzava dai cuori devoti: quello di conoscere maggiormente l'anima privilegiata, strumento della divina misericordia.

Un pentimento unanime di venerazione e di confidenza si manifestava nel tempo stesso circondando devotamente il Nome dell'umile Conversa.

Davanti a questo movimento venuto dall'esterno, come non commuoversi alquanto nell'interno del Monastero?

L'esumazione dei resti della Serva di Dio sembrò imporsi.

Il 31 gennaio 1924, si ritrovò la Cassa intera e chiusa, quasi tutte le ossa e una parte delle vesti.

Sulla manica della veste era l'impronta rugginosa della scatola di ferro scomparsa, senza dubbio, nei lavori della prima esumazione.

Si raccolse anche dei frammenti di cera che la sigillavano.

Dopo il riconoscimento medico, queste ossa vennero collocate in un cofano di zinco piombato e deposte, l'11 febbraio seguente, sotto una lastra di marmo nella Cappella della Madonna dei Sette Dolori, dove la nostra Cara Sorella si era tante volte inginocchiata.

Suor M. Marta non tardò a mandarci un sorriso dall'Alto del Cielo.

Il primo Venerdì di novembre 1925, una Sorella Conversa, da molti mesi in uno stato di deperimento cagionato da una quasi impossibilità di alimentazione, ricuperò subitamente le sue forze e la facilità a digerire, dopo una novena fatta alle Sante Piaghe.5

Non è soltanto al Monastero che la Privilegiata di Gesù, manifesta il suo potere d'intercessione!

Le lettere ricevute attestano i favori che sembrano rispondere alla confidenza dei devoti di Suor M. Marta: conforto nella sofferenza - grazie di lumi e di forza per apprezzare e portare la croce - conversioni e guarigioni.

Come pegno di protezione e sicurezza d'essere più facilmente esaudite, molte pie persone chiedono che i loro nomi e le loro richieste siano deposti sulla tomba dell'umile Serva di Dio.

Quanto alle numerose testimonianze di soddisfazione con cui venne accolto l'«Opuscolo di Suor M. Marta », noi ne citeremo una sola che le riassume tutte ed è contrassegnata da un Nome reso glorioso dalla morte: Parigi, 22 settembre 1924.

« Rispondo con molto ritardo all'invio della vostra ammirabile « Biografia ».

Ho voluto leggere e gustare prima di ringraziarvi.

Tutte queste pagine, così scevre dall'Io, hanno il divino sigillo.

« Questa « Notizia » è una benedizione insigne che dischiude a tutti l'anima del Cristo e, per parte mia, ne voglio serbare il ricordo fino alla mia partenza, fino all'arrivo ove tutti i lumi hanno la loro consumazione.

« Io ammiro come N. Signore conserva la sua forma d'azione in un centro determinato.

È la stessa grazia che si diffonde su Suor Margherita Maria Alacoque e la felice Conversa.

Il medesimo modo di metterci a contatto con le cose celesti, avvicinarle a noi e seppellirci in esse ».

Fr. T. G. Vallèe, des Fréres Precheurs.

Dio sia benedetto!

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1 Il velo bianco, che portano le Sorelle Domestiche a ragione delle fatiche e cui sono addette, dopo la morte viene sostituito dal velo nero che le Sorelle Capitolari ricevono alla Professione
2 Il Signor Abate C. assistente, in qualità di Vicario della Parrocchia, alle esequie di Suor M. Marta, ha conservato questa parola che gli disse allora il Signor Collonge nostro Confessore: « Questa Sorella, un giorno farà parlare di se »
3 Questa modesta tomba fu visitata da pie persone, che presero l'abitudine di ricorrere alla Serva di Dio per ottenere grazie spirituali e temporali
4 Dovuta all'iniziativa della N. O. Madre J. F. Breton, questa indulgenza concessa nel 1909 alla nostra Comunità, era stata sottoposta, nel 1912, alla revisione ordinata col « Motu Proprio » dal Sommo Pontefice.
Rispondendo a un desiderio ( non espresso ) dei nostri cuori, la Sacra Congregazione, la accordò allora per 10 anni a tutto l'Ordine della Visitazione
5 Fatto constato ufficialmente dal Sig. Dott. Amedeo Denarié