La Scala del Paradiso

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Grado III

Della vera peregrinazione

La peregrinazione è uno lasciamento senza rivolgersi adrieto di tutte quelle cose che ci sono contrarie, e danno a noi impedimento a la via della salute.

Le cose e gli modi che sono bisogno a questa peregrinazione, sono queste:

discacciare da sè la propia confidenza e lo costume non reverente e lo modo vergognoso;

nascondere la sapienzia e non dimostrare il sapere suo;

nascondere la vita e lo stato suo e la intenzione sua e la sua cogitazione,

l'appetito della viltà e 'l desiderio della tribulazione,

la multitudine dei santi desiderii e l'amore di Gesù Cristo,

lo renunziamento della vanagloria e

l'odio del nome della santità e della scienzia e

la profondità del silenzio.

Questa cogitazione della peregrinazione à natura di molestare da esso principio gli servi di Dio, ed è sopra ordinata, cioè da Dio, a stimolare gli amatori per lo fuoco divino, che non lascia posare, inducendo gli amatori a quello bello bene, cioè dilungarsi da' parenti e dagli amici per patire viltà e tribulazione.

Ma quanto questa cogitazione è grande e degna di laude, tanto à bisogno di molta discrezione chi la vuole seguitare, però che ogni peregrinazione non è perfettamente bella, perchè sì come Gesù Cristo disse: Il profeta è senza onore nella patria sua, guardianci che la nostra peregrinazione non sia per cagione di vanità, cioè d'essere onorati nella patria aliena.

La peregrinazione verace fa l'anima lasciare tutte le cose, per fare la mente e la cogitazione inseparabile da Dio.

La peregrinazione è amatrice ed operatrice di continuo pianto.

Peregrino verace è quelli, il quale ogni affezione sensuale delle sue cose e dell'altrui fugge e discaccia da sè.

Tu che vuogli essere peregrino ed abitare in solitudine, non sofferire di stare con teco l'anime amatrici del mondo, imperò che 'l furo viene quando no 'l ti pensi, e quando nollo aspetti.

Molti vollero tenere seco li pigri e li negligenti per salvarli, li quali si perderono insiememente con loro, però che 'l fuoco ch'era in loro, si spense a poco a poco.

Tu che ài ricevuta la fiamma, cioè l'accendimento della grazia, corri operando con essa, non attepidando per condiscendere alli negligenti, però che non sai quanto questo accendimento ti debbia durare; e partendosi da te per la tua negligenzia, rimarrai poi nelle tenebre.

Non è richiesto ad ogni uomo di salvare altrui, onde dice il divino apostolo: Ogni uomo renderà ragione a Dio per sè medesimo; ancora disse: Perchè ammaestri altrui, e non ammaestri te medesimo?

Quasi dica: De' fatti altrui non sappiamo, ma al postutto de' nostri n'è bisogno di sapere.

Tu che se' fatto peregrino, àrmati sì bene, che certamente ed al postutto discacci da te il demonio de' vagabondi e girovagi, e quello ch'è amatore de' diletti sensuali.

Bella e buona cosa è di non avere affetto vizioso a neuna cosa, e questa bella e buona cosa dalla vera peregrinazione procede, per ciò che colui che per amore del nostro Signore Gesù Cristo è fatto peregrino, non ligherà più l'affetto suo a neuna cosa, acciò che non paia rappressato alle passioni ed a' vizii, dai quali era ritratto.

Quelli che è fatto peregrino dal mondo, non si rappressi più al mondo, però che le vizia ànno questa natura, che amano di ritornare a coloro, i quali già contaminarono.

Eva prima femina non volontariamente fu sbandita di paradiso, ma il monaco volontariamente si sbandisce dalla patria; e quella anche desiderò il pomo della inobedienzia, per la quale fu discacciata, ma quelli, cioè il monaco, che desiderasse di tornare alla patria, continuamente patirebbe danno spirituale da' suoi secondo la carne.

Fuggi come dal flagello le luogora, nelle quali sono le cagioni di cadere in peccato, imperò che pomo che non è presente, nono tanto desiderato; e non ti sia celato questo modo e questo inganno delli ladroni, cioè delle demonia, che ci amoniscono che non ci partiamo da' secolari, dicendo che averemo grande merito, se vedendo le femine, serveremo la castità, alli quali non si conviene obbedire, anzi fare il contrario.

Quando noi per alcuni tempi essendo stati di lungi da' parenti, avemo acquistata alcuna religione o compunzione o continenzia, allora vengono le demonia colle cogitazioni della vanità, mettendone a vedere che torniamo alla patria ad edificazione e a utilità ed esempio di molti, li quali sapeano le prime nostre male operazioni; e se aremo alcuna scienzia o parlamento spirituale, allora ci mettono a vedere che torniamo al mondo come maestri e salvatori delle anime, a questo intendimento che quel bene che aremo acquistato nel porto, lo spargiamo nel pelago.

Studianci di seguitare Lot e non la moglie, per ciò che l'anima che ritorna d'onde uscì, come il sale si distrugge, e da indi innanzi rimane immobile.

Fuggi d'Egitto sanza rivolgerti, per ciò che li coraggi, li quali ci ritornano, la terra della impassibilità nostra non furono degni di vedere.

Alcuna fiata adiviene alli cominciatori per la picciolezza dello spirito, abbiendo lasciate le cose loro, si volgono a rivolerle e ritornano alla patria; ed è alcuna fiata, che quelli che sono perfettamente purgati, ritornano alla patria con santa intenzione ed utilmente a salvare altri colla salute loro.

Così ritornoe in Egitto quel contemplatore di Dio Moisè per la salute della gente sua mandato da Dio, nel quale Egitto molti pericoli ed angoscie di mente sostenne.

Buona cosa è contristare li parenti e non il nostro Signore Gesù Cristo, però ch'egli ci creò e salvoe; ma gli parenti spesse volte coloro i quali amarono, feceno dannare ed andare alle pene eternali.

Peregrino è colui, che sta scientemente infra quelli della lingua sua sanza parlare, siccom'egli non sapesse parlare quel linguaggio.

Lo partimento della patria e dalli nostri prossimi e parenti non si dè fare per odio, ma per lo nocimento dell'anima, la qual procede dallo appressamento loro; e di questa cosa il nostro Signore Gesù Cristo ce ne diede il magisterio in sè medesimo, come di tutti gli altri beni, in quanto egli alcuna fiata lascioe li parenti secondo la carne; onde a quegli che disse a lui: Ecco la madre tua e li fratelli tuoi, che t'adimandano, incontanente il buono maestro dimostrò l'odio a noi sanza vizio, dicendo: Chi è la madre mia, e chi sono li miei fratelli?

E disse:

La madre mia e li fratelli mei sono quelli, che fanno la volontà del Padre mio di Cielo.

Lo tuo padre sia quegli, lo quale insieme teco si vuole affaticare per levare da te il peso de' tuoi peccati;

la tua madre sia la santa compunzione, la quale ti può lavare dalle sozzure;

il tuo fratello sia quegli, il quale s'affatica teco ed ammonisceti per menarti alla vita spirituale;

la moglie tua sia la memoria della morte, colla quale ti corichi e giaci e lievi.

Li tuo' fipliuoli carissimi sieno li pianti e li sospiri del cuore;

lo servo tuo sia il corpo tuo;

li amici tuoi sieno le sante virtudi, le quali se ti saranno amiche, ti potranno essere utili nel tempo della morte.

Questo è il parentado di coloro, che vogliono andare a Dio.

L'amore e 'l desiderio di Dio spegne nell'anima l'affetto de' parenti; ma chi pensa avere l'uno e l'altro, inganna sè medesimo, udendo colui che disse: Niuno può servire a dui signori; e quello che seguita, cioè: Io non venni a mettere pace in terra, cioè amore di parenti a' figliuoli, e di figliuoli a' padri in quelli che eleggono di servire a me; anzi venni a mettere battaglia e coltello, imperò che, venni a partire gli amatori di Dio dagli amatori del mondo, e quelli che sono immateriali da' materiali, e gli umili dagli amatori degli onori; onde il Signore si rallegra del dipartimento e separazione fatta per la carità sua.

Guardati che non ti para tutto il mondo pieno d'acqua di tribulazioni d'intorno alli tuoi parenti, acciò che tu quasi ragionevolmente ti debbi muovere ad andare a soccorsegli, però che questo ti fa parere Satanas coll'amore vizioso che tu ài a loro, per farti annegare nel diluvio del mondo insieme con essi.

Non avere misericordia alle lagrime de' tuoi parenti, acciò che non sii constretto di piagnere etemalmente.

Quando li tuoi parenti ti circondano come l'api, anzi come vespe, facendo lamento di te, a quell'ora ti reca dinanzi dagli occhi della mente tua li tuoi peccati e la morte tua, e da questo pensiero non cessare, acciò che possi vincere il dolore col dolore.

Promettono a noi malignamente li nostri e non nostri, di fare tutte quelle cose che noi amiamo, cioè opere spirituali, se non ci partiamo da essi; ma la intenzione loro è d'impedire la nostra via spirituale e virtuosa, acciò che rimanendo con loro, finalmente ne ritraggano alla loro intenzione.

Se noi ci partiamo dalli luoghi nostri, sempre andiamo alli luoghi più vili e più poveri, e privati di delizie e di consolazioni del secolo e delle dilettazioni di questa vita, e massimamente delle laude e della vanagloria e de' romori del mondo, e se non facciamo così, noi voliamo colle vizia e colle passioni.

Nascondi la tua nobilità, e non publicare la tua buona fama pomposamente, acciò che non sii trovato d'essere altro in parole ed altro in opere.

Niuno fu che in opera tanto si desse alla peregrinazione, quanto quel grande patriarca Abraam, al quale Iddio disse: Esci della terra tua e del parentado tuo e della casa del padre tuo, però ch'elli fu chiamato ad altro linguaggio e ad altra terra de' barbari; ed è stato alcuna fiata, che Dio à glorificato alcuno peregrino a simiglianza di quel santo Abraam ed anche più, ma quantunque Iddio abbia data questa gloria ad alcuno, buona cosa è di celarla e di velarla collo scudo della viltà.

Quando le demonia o gli uomini ci lodano della nostra peregrinazione, come d'una gran perfezione, a quell'ora ci ricordiamo attentamente di colui, che per noi discese di cielo in terra, e cognosceremo che giamai non potremo adimpiere verace peregrinazione.

Ma molto è crudele ed infetto e vizioso questo affetto ed amore, che avemo ai parenti ed amici e domestici o qualunque altra persona, che ae potenzia di ritrarci al mondo, e spegnere finalmente il fuoco della nostra compunzione; come è impossibile insieme riguardare con uno occhio in cielo e coll'altro in terra, così è impossibile di non perire secondo l'anima quegli, che da' suoi dimestichi e dagli altri non si fa perfettamente peregrino colla cogitazione e col corpo quanto può.

Con molta fatica e con molta battaglia s'acquistano in noi li boni ed ordinati costumi; ed essendo in questo modo acquistati, si possono perdere in uno momento di tempo, imperò che non solamente l'altre cose, ma solo le ree parole, come dice san Paulo, corrompono gli buoni costumi; e non solamente le parole disordinate e lascive e viziose, ma eziandio le parole ornate di sapienzia e prudenzia umana per lo fasto della eloquenzia enfiano di vanità e levano in superbia, le qua' cose non si convengono a' servi di Dio.

Quelli che da poi che à renunziato al mondo, conversa co' mondani o sta presso a loro, al postutto è mestiero che caggia in uno di questi tre lacci, che o egli cadrà nell'opere loro difettuose, o sarà contaminato in cuore, pensando diliberatamente il male che è in loro, o non essendo contaminato in questo modo, sarà contaminato di superbia, indicando quelli che sono contaminati.

Delli sogni che adivengono a coloro, che sono introdutti

La imperfezione della scienzia del nostro intelletto e la nostra ignoranzia non si può occultare, però che siccome per lo gusto si discernono li cibi, così per l'audito degli orecchi si comprendono le cose, che sono nella mente.

La infermità degli occhi la manifesta il sole, e la insipienzia dell'anima si dimostra per le parole; ma impertanto la legge della carità ci sforza a quelle cose, che sono sopra la potenzia, e però io estimo e determino essere convenevole in fra 'l trattato della peregrinazione interponere alcuna cosa delli sogni, acciò che non siamo al tutto ignoranti dell'inganni del demonio.

Il sogno si è movimento di mente non mutato il corpo; fantasia si è delusione degli occhi nella mente dormente; fantasia si è eccesso o levamento di mente nel corpo vegghiante; fantasia si è contemplazione non stante.

La cagione di questo trattare de' sogni in questo capitolo è quasi manifesta, però che quando lasciando noi medesimi con tutte le cose mondane e li parenti e la patria, siamo fatti peregrini per la carità divina, allora le demonia si sforzano di conturbarci per li sogni, dimostrandoci come li nostri parenti e domestici sono uccisi e morti, o tenuti in molta amaritudine ed angoscia per noi; però chi a' sogni crede, è siccome l'omo che corre dopo l'ombra sua e pensala prendere.

Le demonia della vanagloria nelli sogni dimostrano profezie, però che essendo molto astuti, comprendono le cose che debbon venire, e sì le fanno venire in sogno, acciò che vedendole venire in effetto, ci ammiriamo e leviamo il nostro cuore in altura di superbia, pensando noi essere appressati alla grazia de' profeti.

In quelli che l'obediscono, spesse volte lo demonio diventa profeta, ma in coloro che lo spregiano, sempre mente; e lo modo per lo quale il demonio cognosce molte cose che debbono adivenire, è questo, però che essendo egli spirito, vede le cose corporali e le loro cagioni, onde cognoscendo che alcuno debbia morire, per sogno il fa vedere a quelli che più sono lievi e più vani, e profeta a loro; non che egli in altro modo cognosca le cose che debbono venire, se non comprendendo per le cagioni che vede, ed in questo modo li medici e gli uomini esperti e d'incantatori molte fiate predicono le cose che avvengono.

Spesse fiate le demonia si trasmutano in angeli di luce ed in forma di santi martiri, e dimostranci per sogno che vengono a noi, acciò che svegliandoci ci facciano cadere per la propia reputazione e per lo superbo gaudio; e questo ti fia segno dell'inganno, però che gli angeli dimostrano a noi pur pene e iudicii, acciò che svegliandoci piangiamo e temiamo.

Quando noi cominciamo a credere alle demonia ne' sogni, sì e' ingannano e fannone scherno e beffe, essendo noi svegliati.

Chi crede a' sogni, al tutto è vano e matto, ma chi è incredulo, è amatore di sapienzia.

A soli quelli spiriti, li quali ti mostrano pene e iudicii, crede, ma se per queste pene e iudicii la disperazione t'assalisce e molesta, sii certo che questo è dalle demonia.

Questo è il terzo grado e via e corso di pervenire alla beata Trinità.

Tu che se' salito, non dichinare nè a mano diritta nè a sinistra.

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