La Scala del Paradiso

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Grado XXX

Della congiunzione della Santa Trinitade, cioè fede e speranza e carità

Da poi tutte le cose predette resta a dire di queste tre cose, fede, speranza e carità, le qua' tengono e congiungono tutte l'altre virtudi; ma la maggiore fra queste tre è la carità, però che è nominata Iddio, e la prima pare a me come raggio, la seconda lume, la terza cerchio, ma tutte tre sono uno splendore ed una chiarità; e la prima poteo fare tutte le cose, la seconda contiene in sè la divina misericordia, e non lascia venire in confusione l'anima che la possiede, la terza non cade mai nè cessa di correre e non lascia posare il cuore, lo quale in questa beata insania, cioè santa pazzia, è piagato.

Quegli che vuole dire della caritade di Dio, vuole dire d'esso Iddio.

Di Dio fare narrazione con parole, è cosa dubitosa e pericolosa a quelli che non ci attendono.

Lo parlamento della carità è manifesto agli angeli, secondo che ne sono da Dio alluminati.

Quegli che parlando vuole fare determinazione della carità, essendo cieco, vuole misurare l'arena dell'abisso.

La carità secondo la sua qualità è simiglianza di Dio, quanto è possibile all'uomo; secondo la sua operazione è ebbrietà dell'anima, secondo la sua propietà è fonte della fede, abisso di longanimità, mare d'umilitade.

La carità è perfetto lasciamento d'ogni contraria intenzione e meditazione, però che la carità non pensa male.

La carità è la 'mpassibilità e l'adozione de' figliuoli di Dio, però sono distinte per li soli nomi, come lo lume e lo fuoco e la fiamma concorrono in una operazione; così intendo io in queste cose.

Lo timore è nell'anima secondo la misura del difetto ovvero della illuminazione, però che quegli che è sanza timore, o egli è pieno di carità, o egli à l'anima morta; ma dalla perfetta carità nasce lo santo e verace timore di Dio, e del santo timore di Dio nasce poi l'amore.

Non è cosa sconvenevole dalle cose umane prendere imagini e similitudini del desiderio e del timore, della sollicitudine e del zelo e della servitù e dell'amore di Dio.

Beato è quello che à tale amore a Dio, come lo stolto amatore all'amica sua.

Beati coloro che così temono Iddio, come gli malfattori degni di morte temono lo giudice che dee condennare, e beato quegli ch'è tanto sollecito nelle buone sollicitudini spirituali, come gli prudenti servitori sono solliciti a servire le loro signore.

Beati coloro che sono così zelanti a conservare le virtù, come sono gli gelosi zelanti a guardare le mogli loro; beato quegli che così sta in orazione dinanzi a Dio, come stanno gli ministri dinanzi allo rege; beato quegli che così si studia di piacere a Dio, com'egli si studia di piacere agli uomini.

Non s'accosta tanto la madre allo figlio a cui dà lo latte, come lo figliuolo della carità à natura d'accostarsi a Dio, perchè quegli che veramente ama, sempre imagina la faccia del diletto, e con molta delettazione l'abbraccia dentro da sè.

Questo cotale eziandio nel sonno non puote posare dal piacimento del desiderato, ma con piacimento s'esercita con esso; così avviene nell'amore corporale e nello spirituale.

Di questa saetta era piagato quegli che dicea di sè medesimo quella parola, della quale sì m'ammiro: Io dormo per necessità della natura, e lo core mio vegghia per la moltitudine dell'amore.

E ponti a mente, o fedele e ammirabile, che dopo la morte delle bestie vizia l'anima fatta cerbia umile, allora desidera e quasi viene meno per lo foco della carità che à a Dio, come da saetta fosse saettata.

L'operazione della fame non è rappresentativa di questa cosa, ma la sete di questa cosa è manifestativa, però che è significativa di fiamma; però dicea quegli che desiderava Iddio: L'anima mia è assetata di venire a te, Iddio, fonte viva.

Se la faccia d'uno nostro diletto tutti ne transmuta e fanne diventare chiari e allegri, come non lo farà la faccia di Dio e Signore nostro, quando viene ed alberga nell'anima monda?

Lo timore quando viene nell'anima in sentimento, ae natura di nettare l'anima e di votare le sozzure, secondo che dice il profeta: Conficca, Signore, col timore tuo le carni mie; ma la santa carità alcuni ae usati di ferire e piagare, secondo quegli che disse nella Cantica: Ferito e piagato ài lo cuor mio; alcuno altro fae esultare e chiarificali ed illustrali, secondo che dice il profeta: In esso ae sperato lo cuor mio, e sono stato aiutato, e rifiorìo la carne mia, però che quando lo cuore stae in gaudio e letizie, la faccia si schiara ed allegra.

Dunque quando uomo tutto quasi è congiunto e compreso colla carità di Dio, allora di fuori nel corpo quasi in uno specchio si dimostra la chiarità dell'anima, ed in questo modo fu chiarificato quel contemplatore di Dio Moisè.

Quelli che ricevono questo grado eguale agli angeli, molte volte si scordano, cioè si dimenticano del cibo corporale, e pensomi che non lo appetiscono molte fiate, e non è meraviglia, però che se la contraria concupiscenzia toglie spesse fiate l'appetito del cibo, estimo io che quegli ch'è gustatore delle cose incorruttibili e fatto sopra natura, non indifferentemente, come è usanza, per lo non prendere cibo corporale, lo corpo non se ne infermi e leda, però che lo corpo è santificato e fatto quasi incorruttibile per la fiamma della carità, la quale ricide la fiamma del calore dello stomaco; e pensomi io che quello cibo che prendono, non lo prendono con delettazione, però che come l'acqua ae a notricare le radici delle piante che stanno sotto terra, così l'anime loro a notricare lo fuoco celestiale.

L'accrescimento del timore è principio di carità, ma il fine e la perfezione della castità è principio e conducimento di teologia.

Quegli che ae uniti a Dio perfettamente li suoi sentimenti, li suoi parlari che discendono da cielo, spiritualmente sono insegnati, ma se li sentimenti non sono uniti a Dio, dura e pericolosa cosa è fare disputazione e parlamento di Dio.

Lo verbo di Dio ch'è una sustanzia col padre, per lo suo avvenimento nell'anima fa perfetta la castità, mortificando la morte, la quale essendo mortificata, lo discepolo della teologia diventa alluminato.

Lo casto verbo di Dio permane in saecula saeculorum amen.

Quegli che non conosce Iddio, congetturando parla di Dio quello non conosce e non sa.

La castità fece discepolo di Cristo santo Ioanni teolago, affermando per esso la dottrina della santa Trinità.

Quegli che ama Iddio, amoe prima lo frate suo, però ch'è dimostramento del primo il secondo.

Chi ama il prossimo, mostra che ami Iddio.

Quegli che ama il prossimo, non potrà patire li detrattori, ma fuggirà da essi come da fuoco.

Quegli che s'adira col prossimo, e dice sè amare Iddio, è assimigliato a quegli che sogna di correre.

Lo 'mperio della carità è la speranza, però che per essa speranza aspettiamo la mercede della carità, e riceviamo in pace le tribulazioni.

La speranza è uno arricchimento di ricchezze incerte ed occulte; la speranza è uno tesoro sanza dubitazione innanzi al tesoro, ella è riposo nelle fatiche e porta della carità, essa uccide la disperazione, ella è imagine de' beni assenti.

Lo difetto della speranza è esterminazione di caritade.

La illuminazione della speranza è manifestazione della carità; con questa speranza si legano i dolori, con questa s'appendono le fatiche; questa è girata e circondata dalla misericordia.

Lo monaco che à ferma speranza, è ucciditore d'accidia, e nel gaudio suo ae d'essa vittoria.

La sperienza de' doni di Dio partorisce la speranza, però che quegli che non è sporto, non permane sanza dubitazione.

Lo furore disperge la speranza, ed essa non confonde, ma l'uomo furioso non sarà onesto.

La carità è manifestazione della profezia, la carità è operatrice de' miracoli, la carità è abisso d'illuminazione, la carità è fonte di fuoco, la quale quanto più cresce, tanto l'ascendimento più cresceràm.

La carità è madre di pace, fonte di sapienza e radice d'immortalità e di gloria; la carità è stato degli angeli e profitto del secolo.

Annunziane a noi, o bella fra le virtudi, ove pasci le tue pecore, ove abiti nel mezzodì, illuminane, saziane e conducine, però che noi vogliamo salire a te, però che tu signoreggi ogni cosa; ed ora coralmente ài saettata l'anima mia, e non posso più contenere la fiamma tua.

Onde andrò io laudando te?

Tu signoreggi le podestadi del mare, tu mitighi e mortifichi il movimento dell'onde sue.

Tu umiliasti come ferita ed abbattuta la cogitazione superba, e nel braccio della virtù tua dispergesti l'inimici tuoi, e sanza battaglia ed impugnazione gli fai essere tuoi amadori.

Adunque sono venuto ad imparare, come Iacob ti vide appoggiata ed affermata sopra la scala, e priegoti che dichi a me amatore, che è questa figura di questa via di ritornare al cielo, cioè della scala, e dirami quale è il modo della construzione e della composizione di quelli gradi, li quali come salimenti lo tuo amadore dispose nel suo cuore; ed aggio desiderio di sapere lo numero di questi gradi, e quanto è il tempo del corso, però che quegli che imparoe la tua lotta, Iacob, ed ebbe la tua visione, annunziò li conducitori, cioè gli angeli, che discendeano e salivano, ma nulla altra cosa ne volle manifestare o non poteo; ed essa per dicere più propio, apparendo come una regina da cielo, mi si mostrò, e parlando per unione all'anima mia, così disse: « O amatore, se tu discordandoti non ti disciogli da l'ebetudine della mente e dalla grassezza della insipienzia, qual sia la mia visione e il mio aspetto, tu non potrai apparare; ma la scala t'insegni la constituzione e composizione spirituale delle virtù, ed in capo d'essa io sto appoggiata ed affermata, secondo che 'l mio grande dottore disse: Ora permangono fede, speranza e carità, queste tre, e la maggiore di queste è la carità ».

La esortazione alli salimeriti della Scala

Salite, frati, salite prontamente, disponendo li salimenti nel cuore vostro, udendo il profeta che dice: Saliamo al monte del Signore ed alla casa di Dio nostro, lo quale farà li piè nostri come quelli de' cerbi e faranne salire alle cose alte, acciò che vegniamo nella via sua.

Corriamo, pregovi con santo Paulo, che dice a Filemone: Infine a tanto che vegniamo in unità di fede e conoscimento del figliuolo di Dio, ed in uno stato d'uomo perfetto e nella misura dell'etade della plenitudine di Cristo, lo quale nell'età visibile fu battezzato nell'etade di trenta anni; ed in questa spirituale Scala è soprallogato nel trentesimo grado, però che Dio è carità, lo quale è Cristo, a cui sia lode ed imperio e fortezza, però ch'egli è cagione di tutti i beni, e fue e sarà sempre per tutti i secoli mai sempre.

Amen.

Qui si finiscono e si compiono li trenta gradi di questa celestiale Scala ed intellettuale di santo Iovanni Climaco, abbate del monte Sinai.

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