Maestro di vita oltre la scuola

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Nobilitare il lavoro: redimere il lavoratore

Il lungo e paziente itinerario percorso per giungere al traguardo descritto nel capitolo precedente, mentre da un lato ci mostra il benefico intervento della Provvidenza, dall'altro non ci nasconde le difficoltà che, ad un certo momento, parvero insormontabili.

E non si trattava solo di difficoltà logistiche o finanziarie...

Allorquando si aprirono i corsi diurni, in aggiunta ai corsi serali e festivi, i Catechisti s'accorsero di trovarsi ad una svolta determinante per la loro nuova attività.

Essi compresero d'aver infilato una strada assai impegnativa e rimasero per un momento alquanto perplessi.

Si domandarono infatti, se l'inoltrarsi per quella via, rappresentava in tutto il pensiero e la volontà di Dio, e se fosse in armonia con la vita di perfezione da loro professata.

A questo punto intervenne il Fondatore, Fr. Teodoreto, il quale dopo aver lungamente pregato davanti al Tabernacolo, in S. Tommaso, proprio vicino alla tomba del suo amico Fra Leopoldo, così si espresse coi Catechisti: «Continuiamo a lasciarci guidare dal Signore.

Egli ci illuminerà come per il passato, e al momento giusto, attraverso le circostanze degli stessi avvenimenti.

L'Unione si è svolta cosi: ne io, ne Fra Leopoldo avevamo un piano prestabilito, ci siamo lasciati guidare come S. Giov. Batt. De La Salle, che segui il Nyel...».

Non ci furono più indugi. Alcuni Catechisti lasciarono persino il loro impiego consueto per dedicarsi unicamente allo sviluppo di quella scuola professionale a ciclo integrale.

Il ruolo dell'insegna Casa di Carità fu decisivo.

L'educazione e istruzione avrebbero dovuto svolgersi nella completa gratuità, e soprattutto come umanizzazione e santificazione del lavoro. «Educare cristianamente mediante il mestiere» divenne l'espressione sintetica della nuova iniziativa.

Si realizzava cosi il desiderio espresso da Gesù Crocifisso: «salvare anime» e «formare nuove generazioni».

Dunque, uno degli aspetti caratteristici e fondamentale della nuova scuola, dovrà consistere precisamente nel salvare per l'eternità e formare nel tempo i giovani mediante il lavoro santificato. Insomma «essa scuola» come dice Fr. Teodoreto, «deve dare non solo una formazione cristiana alla gioventù operaia, ma deve liberare per tale mezzo, ogni cuore umano dalla schiavitù della materia, mediante la santificazione del lavoro».

Ne ribadisce i concetti l'autorevole voce del Catechista dott. Domenico Conti, Presidente Generale dell'Unione Catechisti e Direttore Generale della Casa di Carità in Aspetti del messaggio di Fratel Teodoreto:

«Il mestiere non può rimanere un mero strumento di produzione, strumentalizzante l'uomo, ma deve farsi consapevole e libera esplicazione personale, trasfigurazione e nobilitazione del mondo, ascetismo purificante, redenzione, compito di fraternità, momento di elevazione, contemplazione nell'azione, imitazione della divina fecondità.

Certo quel termine di Carità riferito al lavoro, è parola del Cristo.

Infatti nel lavoro vi è qualcosa di naturalmente evangelico che attende e invoca il Cristo per potersi pienamente manifestare e sublimare.

Con tutto l'uomo, il lavoro - massima estrinsecazione e affermazione umana - attende la Redenzione.

«Senza Gesù il mestiere non ritrova compiutamente il suo complesso senso umano e tanto meno quello divino.

Senza di Lui, l'esplicazione del mestiere non riesce a sciogliere, in una sintesi di vita superiore, le contraddizioni che lo affliggono, cioè la spontaneità dell'azione e la costrizione che la disciplina; la gioia della realizzazione e il dolore dello sforzo e l'oppressione della monotonia; l'esaltazione della persona e la sua strumentalizzazione nella prestazione; la ricreatività del gioco e la serietà dell' impegno responsabile.

«Risolvere queste antinomie, significa scoprire il senso della vita che le spieghi, le faccia, per l'uomo, aspetti di un unico slancio elevante, slancio che è ad un tempo, penitenza e santificazione, riscatto e sublimazione».

Sono questi i principi che guidano i Catechisti.

Come ognun vede, l'insegnamento che s'imparte nella Casa di Carità, non si limita al puro mestiere e alla sua specializzazione, ma s'irradia a tutte le facoltà umane, e penetra nello spirito, sublimando la persona fino a rendere lieve la fatica e santo chi la sostiene.

Il lungo cammino e l'impegno costante alla ricerca di metodi e forme sempre attuali e adeguati alle esigenze del mondo del lavoro, in continua evoluzione, hanno posto la Casa di Carità, che conta ormai oltre 10.000 allievi inseriti dignitosamente nell'attività lavorativa, all'avanguardia nel campo della formazione professionale.

Essa viene costantemente segnalata «alle competenti Autorità, quale Centro sperimentale modello per lo studio, la sperimentazione e la divulgazione di programmi e metodologie appropriate e per la formazione e l'aggiornamento degli insegnanti sia teorici che pratici»: questi i giudizi espressi dalle Commissioni di Esame inviate ogni anno per il rilascio delle qualifiche professionali ai giovani.

Vi si svolgono Corsi diurni rivolti ai giovani che, licenziati dalla Scuola Media Inferiore, desiderano apprendere con ampiezza di formazione tecnica e di insegnamenti culturali, un mestiere tra i più apprezzati e richiesti e Corsi preserali che provvedono al completamento della formazione tecnico-professionale e di quella umana e sociale degli apprendisti e dei lavoratori già in attività e desiderosi di aggiornamento.

«La proposta formativa della Casa di Carità Arti e Mestieri trova il suo fondamento e la sua ispirazione nel messaggio espresso sinteticamente dall'insegna programmatica; essa è il frutto di una continua ricerca, di una costante elaborazione e sperimentazione che, alla luce del messaggio dell'Opera, procede a interpretare e a corrispondere ai bisogni e alle esigenze umane e sociali che emergono dal mondo del lavoro, dei giovani, dei lavoratori.

«L'Opera assume come punto di riferimento, come intento dominante, la professionalità, fattore ed espressione di evangelizzazione e di promozione umana, di libertà e di socialità, di sviluppo integrale e solidale dei giovani e dei lavoratori per la partecipazione e la cooperazione in quanto soggetti del fatto produttivo e lavorativo.

«Su questa base la Casa di Carità opera in riferimento alla dimensione politica, economica, sociale, spirituale e culturale, pedagogica e didattica del fatto formativo ed educativo che nasce dalla assunzione della professionalità come nucleo di una proposta formativa globale».

Il programma della Casa di Carità, esposto in questi termini dal Catechista dott. Domenico Conti, Direttore Generale, si presenta veramente impegnativo, aperto a sempre più ampi sviluppi.

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