Articoli per il processo ordinario informativo

Della morte del Servo di Dio e del concorso ai suoi funerali

248 Fr. Teodoreto subì varie malattie, soprattutto ricadde una dozzina di volte in eccessi di nefrite, e fu colpito da emorragie celebrali.

Furono sempre mirabili il comportamento suo, la rassegnazione e la totale conformità al volere di Dio, espressi a parole e in atti.

249 Le emorragie celebrali furono causa della sua morte.

Colpito una prima volta nel 1949, guarì, ma rimase offeso nell'uso della parola.

Gli altri attacchi li ebbe nel 1954, anno della morte.

Nella infermeria del Collegio San Giuseppe passò i mesi da gennaio a maggio del 1954 in conseguenza di tali attacchi.

Fu assistito dalla Suora infermiera a cui obbedì come un bimbo, vedendo in lei il suo nuovo superiore, cioè Dio, e a cui manifestò viva riconoscenza per ogni piccolo servizio.

250 Palesava la grande gioia che aveva di poter ogni mattino ricevere la Santa Comunione, e ringraziava con effusione il Cappellano e la Suora che si interessavano per dargli una soddisfazione così grande.

Poi si tratteneva in lungo ringraziamento a Gesù, che gli teneva compagnia nelle sofferenze.

251 Non si lamentò mai, sorrideva anzi, quando gli si parlava del suo male, e balbettava: « Tutto come vuole il Signore! ».

Alla Suora una volta disse: « Quante grazie! » alludendo al periodo delle sofferenze più gravi.

252 il 5 maggio 1954, pochi giorni prima della celebrazione quarantennale della fondazione dell'Unione Catechisti, a cui sperava partecipare, con la intenzione di ringraziare toto corde il Signore insieme con i suoi Catechisti, una ricaduta, ripetutasi più gravemente il giorno 8 maggio successivo, lo lasciò in uno stato di incoscienza perdurato fino al giorno della sua morte santa.

253 Ebbe momenti di probabile conoscenza.

Ricevette la Estrema Unzione, e la benedizione particolare del Santo Padre.

Fu visitato dal card. Arcivescovo di Torino che lo benedisse.

Parve unirsi alle preghiere che Fratelli, Catechisti e amici facevano al suo capezzale, fino al mattino del giovedì 13 maggio, in cui spirò verso le ore tre.

254 Dal gennaio al maggio 1954, periodo in cui previde vicina la morte, vi si preparò, non illudendosi dei passeggeri miglioramenti e delle assicurazioni che sarebbe tornato in salute.

In tal periodo diede saggio ancora più edificante di tutte le virtù praticate costantemente in vita.

Pregava continuamente, passava lunghi tratti della giornata in Cappella ad adorare Gesù Sacramentato, obbediva alla Suora infermiera come un bimbo e le chiedeva i menomi permessi, non si lamentava della difficoltà di articolare le parole, lavorava alla seconda edizione della vita di Fra Leopoldo in sala comune per lunghe ore, pregò umilmente un Confratello di rileggere quello che scriveva e di correggere ovunque credesse opportuno, faceva gli esercizi di comunità più regolarmente che poteva, dava soddisfazione a quelli che venivano a chiedergli qualcosa, con una premura così edificante che i richiedenti temevano di abusare troppo della sua eroica carità.

255 Appena si diffuse la notizia della morte, tutti dissero: « è morto un santo ».

La sua salma, per soddisfare il desiderio dei richiedenti, fu esposta alla venerazione dei fedeli nel parlatorio del Collegio San Giuseppe, trasformato in camera ardente.

I lineamenti conservarono l'espressione normale del suo viso senza alcuna contrazione.

Rimase esposto alla pubblica venerazione dalle ore 10 del giorno 13 maggio alle ore 9 del 15 maggio, e non mancarono mai, né giorno né notte, le persone desiderose di ammirare ancora la sua santa fisionomia, che vennero a pregare lungamente, a raccomandarsi alla sua intercessione, e a toccarne la salma con oggetti di divozione.

256 il Sindaco di Torino visitò la sua salma e decretò i funerali a spese del comune, riconoscendo pubblicamente che Fr. Teodoreto era un benefattore della città.

Trattandosi di un avvenimento cittadino, tutti i giornali parlarono della sua morte, riportando necrologi affettuosi e lusinghieri sulla sua notissima figura.

257 I funerali furono un trionfo a cui partecipò tutta Torino, e sulla bocca di tutti correva il giudizio: « è un santo », e: « è una nuova gloria per la Chiesa! ».

258 Fratelli e Catechisti vollero portare personalmente la bara, e numerose persone la toccarono con divozione.

Malgrado la pioggia insistente, un numero imponente di persone prese parte ai funerali e accompagnò la salma fino al cimitero generale, ove venne deposta nella tomba dei Fratelli.

Un ex allievo, Assessore al Comune di Torino, rievocò la figura del grande scomparso e invitò tutti a rasserenarsi perché Fr. Teodoreto avrebbe continuato a interessarsi di tutti e di tutto, con quella carità eroica che era stata la caratteristica della sua vita, ora avvalorata dalla visione chiara delle necessità terrene, e dalla potenza della sua intercessione presso Dio.

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