Diario di Cesone

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9 marzo 1930

Orazione ( 382 - 383 )

Noviziato dei Catechisti

Conferenza del Fr. Teodoreto

La preparazione immediata fa già parte dell'orazione e consta di tre parti:

1) ritirare l'anima dal mondo esterno

2) mettersi alla presenza di Dio

3) rendere a Dio i nostri doveri

1) Le sensazioni esterne provocano nell'anima delle uscite verso gli oggetti che le producono.

Un'anima dissipata non è in sé, ma nelle creature: il raccoglimento consiste nel far ritornare l'anima in sé e l'razione incomincia quando l'anima è raccolta.

Inoltre, la convenienza ci obbliga ad andare a Dio con tutto ciò che abbiamo ricevuto da Lui e chi non è racolto non si presenta a Dio con tutte le sue potenze.

Di più, il nostro spirito è debole; se si divide in più occupazioni non può più lavorare seriamente.

Invece, applicando tutte le potenze ad un solo soggetto, si acquista forza di intuizione, il cuore si riscalda, la volontà si risolve.

2) Il pensiero della presenza di Dio ci impedisce di cadere alle distrazioni, perché l'anima ha in esso un'occupazione importantissima.

Ci rende più facile ed efficace l'orazione, allo stesso modo che un soldato, sotto gli occhi del suo capitano combatte con più bravura.

La presenza di Dio deve penetrare l'anima come l'acqua penetra la spugna.

Il pensiero della divina presenza è stato definito: un ricordo amoroso di Dio, presente in noi e attorno a noi - un semplice sguardo di Dio - un silenzio rispettoso verso Dio - lo stato di un'anoma che nei pensieri, parole, opere si tiene unita a Dio.

É un imitare l'Arcangelo Raffaele: sembrava che mi nutrissi del vostro alimento, ma il mio nutrimento è Dio.

Non dimentichiamoci della presenza di Dio fuori dell'orazione, ma serviamoci di tutte le cose create e di mezzi oportuni per ricordarla.

Senza mettersi alla presenza di Dio è impossibile fare orazione.

Bisogna insistervi molto e magari farne oggetto di riflessione qualche anno.

S. Teresa e S. Francesco di Sales suggeriscono di usare anche della fantasia, figurandoci N. S. Gesù presente vicino a noi.

S. Bonaventura considerava amorosamente le Piaghe del Salvatore, come se le vedesse.

Possiamo servirci anche della ragione, ma questa ci lascia un pò sterili ed è preferibile basarsi sulla fede, ricordando qualche passo della Sacra Scrittura.

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