Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949

Indice

Spirito della Regola

Abnegazione e mortificazione

" I catechisti devono resistere coraggiosamente alle attrattive dei piaceri, come a grandi impedimenti all'amor di Dio, e sforzarsi di imitare i Santi nella pratica della mortificazione cristiana " ( Regole e Costit. art. 63, 3º )

Questa regola richiede la rinuncia a tendenze della natura e presenta difficoltà da vincere, ma Gesù ha detto:

"Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, dia di mano alla sua croce e mi segua" ( Mt 16,24 )

"Chi vorrà salvare l'anima sua ( cioè seguire le attrattive della natura ) la perderà:

e chi perderà l'anima sua per amor mio ( cioè resisterà coraggiosamente alle attrattive della natura per amor di Dio ) la salverà.

Che giova all'uomo di guadagnare tutto il mondo se poi perde l'anima" ( Lc 9,25 ).

Queste parole di Gesù Cristo sono rivolte a tutti i cristiani e a fortiori ad ogni anima religiosa.

Per vocazione noi abbiamo udito tale chiamata;

dobbiamo dunque seguire questa via nonostante le ripugnanze e le apprensioni della natura.

L'abnegazione è la rinuncia a se stesso che Gesù Cristo esige come prima condizione da quelli che vogliono seguirlo.

Il suo oggetto principale è di rettificare lo spirito e di purificare il cuore.

L'uomo, guidato dall'istinto della natura riferisce tutto a sé invece di riferire tutto a Dio, cerca in tutto la propria soddisfazione:

l'uomo animale cerca quelle dei sensi, l'uomo ragionevole cerca quelle dello spirito e della volontà.

L'abnegazione distoglie l'uomo da queste ricerche di se stesso affinché tenda costantemente al fine per cui Dio l'ha creato e prenda il beneplacito di Dio per regola delle sue azioni.

L'abnegazione ha tre gradi principali.

Il primo porta l'uomo a rifiutarsi ogni soddisfazione anche leggermente sregolata.

Per soddisfazioni sregolate non s'intendono in questo caso quelle che sarebbero, propriamente parlando, peccato, ma quelle che sarebbero per lo meno imperfezioni volontarie e acconsentite.

Il secondo grado consiste nel non proporsi in nulla la propria soddisfazione neppure nelle cose più innocenti e quando si potrebbero fare senza offendere Dio.

Vi sono molte soddisfazioni permesse:

la conversazione di un amico, la vista di una campagna e tante altre simili.

L'abnegazione non richiede che uno si privi di tali cose, ma che in esse non ricerchi se stesso e non si conceda che quelle soddisfazioni che sono nell'ordine di Dio e perché sono nell'ordine di Dio.

Il terzo grado consiste nel combattere senza tregua la propria volontà e nell'abbracciare di spirito e di cuore tutto ciò che può far morire in noi la natura.

È la morte dell'uomo vecchio e la vita dell'uomo nuovo Gesù.

È quest'ultimo grado che noi dobbiamo aspirare se vogliamo avere quel principio interno che deve informare tutta la nostra vita e dare un orientamento generale a tutti i nostri atti la cui applicazione pratica dovrà effettuarsi con discrezione e libertà di spirito.

Questa rinuncia è una liberazione.

Essa sottomette l'io della natura all'io della grazia.

Ci innalza su di noi e su tutto il creato.

Questa rinuncia è un guadagno.

Spogliandoci di noi stessi ci si arricchisce di Dio.

Questa rinuncia è un amore, ché l'amore porta al sacrificio e se ne nutre.

La mortificazione è una seconda condizione che Gesù esige da quelli che vogliono seguirlo.

Dopo aver detto "rinneghi se stesso" ossia pratichi l'abnegazione, aggiunge:  "Prenda la sua Croce".

La mortificazione ci fa eseguire ciò che l'abnegazione ci suggerisce.

Essa combatte la triplice concupiscenza sia interiore sia esteriore.

La mortificazione interiore si confonde quasi con l'abnegazione;

se ne distingue però per i violenti sforzi e i combattimenti contro se stesso che essa esige.

Essa opera sulle passioni, sulla volontà propria, sui sensi interiori dell'anima e sulle affezioni del cuore.

La mortificazione esterna ha per oggetto i sensi esterni e il corpo, ripudiando tutto ciò che sarebbe ricerca troppo naturale di se stesso, sensualità, comodi, gusti.

Essa trova il suo campo d'azione nell'esercizio della vita dura e laboriosa dell'Unione, nella fedele osservanza delle Regole e Costituzioni e in qualche penitenza afflittiva.

Essa ha tre gradi.

Il primo, obbligatorio per tutti i cristiani, consiste nel non concedersi deliberatamente qualsiasi piacere che si opponga al dovere.

L'immortificazione è la base di tutte le nostre colpe.

Il secondo grado consiste nel rifiutarsi ciò che sarebbe meno perfetto sebbene sia permesso, e suppone maggior fedeltà.

Il terzo fa abbracciare ciò che crocifigge di più la natura, per assicurare maggiormente il trionfo della grazia per amore di Gesù Crocifisso.

In quanto alla pratica della mortificazione è utilissimo mortificarsi sempre in qualche cosa e anche in tutto, e ciò sarebbe ancora pochissimo per mantenere il dominio dell'anima.

Bisogna evitare gli eccessi.

Se l'abnegazione non ha limiti, la mortificazione deve essere proporzionata non solo alle forze del corpo, dello spirito e della grazia, ma anche a ciò che la ragione, le circostanze, la prudenza cristiana l'esercizio delle altre virtù e l'esempio di Gesù Cristo insegna e autorizza.

Ognuna di queste condizioni dev'essere considerata e pesata con diligenza per determinare la mortificazione che conviene fare.

Il vero spirito d'amore e di generosità ci porta ad amare Dio più di noi stessi e ad imitare Nostro Signore nella sua vita di povertà, d'umiliazione e di sofferenza.

Per essere il Salvatore del genere umano, Gesù ha voluto esserne la vittima.

Tutti i membri del suo Corpo Mistico devono partecipare al suo sacrificio.

Indice